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SI DIFFONDE LA PAURA DEI PONTI: GEFIROFOBIA COLLETTIVA O CONSAPEVOLEZZA DELLA “PRECARIETA'” AMMINISTRATIVA?-DOTT.SSA ANTONELLA FORTUNA

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Redazione-Da qualche anno l’idea del “crollo” sia dato da elementi sismici sulle abitazioni che delle infrastrutture pubbliche per cause varie ( come ponti, viadotti) ha ingenerato nell’opinione pubblica un sentimento confusivo di paura e rabbia.

Insieme le due realta’ , rafforzano la disillusione sul credo socio politico di sentirsi “ cittadino tutelato/ protetto/ pensato come fruitore dei servizi” e neanche si crede piu’ nell’esistenza di un “ pensatoio storico di una politica corretta” che metta al centro l’uomo come risorsa e bisogno a cui dover pensare quando si legifera, abroga, discute e manifesta.

A cio’ si aggiunga la “ precarieta’ tutta” di una diverticolata esistenza che si muove ansiosa , e spesso senza connessioni logiche, per evitare la morte e raggiungere il “ godimento sfrenato ( come diceva Lacan)senza fatica ne’ etica.

Un narcisismo esasperato che porta a replicare la propria immagine in frame digitali e proiettarla nell’infinitesimale delle connessioni  credendo di poter vincere/ sopravvivere/ dominare e controllare.

 Ma poi arriva un crollo, inusitato, inavvertito, con un boato imploso che lascia perplessi ed impauriti, silenziosi e preoccupati e ci si riappropria della realta’ fatta di “ finitudine esistenziale” e mancanza di scrupoli per devozione al successo personale.

E si aprono miriadi di sottostorie fatte di mafiette, voti comprati, carriere lampo con pensioni d’oro, affabulazioni pericolose che marciano sulle anime perse di chi non arriva a fine mese e se ne va via per sempre.

Se crolla un ponte si scuote un “ intorpidimento globale” che ci tiene fermi allo specchio nevrotici nel replicare la propria immagine che non si muti, invecchi e poi scompaia.

Sicuramente nel carosello di rimpiattino delle responsabilita’ arriveranno a dire che uno dei nuovi problemi sociali e’ la “gefirofobia”  ( il termine viene dal greco “gephyra” (ponte) e “phobos” (paura)).

 

E’ vero che  La Gefirofobia, è un disordine di carattere psicologico, caratterizzato da esagerata o irrazionale paura che si ha nei confronti dell’attraversamento dei ponti o cavalcavia;

paura di qualcosa che è troppo alto o troppo stretto, vacillante o sospeso, che non si puo’ controllare e gestire.
Ed è altrettanto vero che le origini della fobia possono essere legate a un evento traumatico  o essere collegato con altre paure come paura delle altezze (acrofobia).

Ma questa “psicosi collettiva” vissuta in comune come una intrusione eidetica con le caratteristiche della  persistenza, anormale e ingiustificata non è forse legittima? .

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In entrambi i casi ( sia la paura di un ponte in quanto sospensione o dello stesso in quanto non garante di sicurezza) , l’individuo sperimenta l’esperienza di essere solo e senza ripari, senza appigli sui quali potersi appoggiare rispetto ad eventuali pericoli.

E’ quella “ immobilita’ veggente” in cui ci si sofferma a riflettere sul senso delle cose e alle paure di ponti e gallerie sottendono delle difficoltà ad allontanarsi dalle proprie sicurezze, il luogo o la situazione in cui non ci si può far male, che dà protezione

e ci mette al riparo da tutto cio’ che non ci rende la vita buona.

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