ANALISI SOCIO-ANTROPOLOGICA DEL “FREQUENTATORE” DEI LOCALI PUBBLICI-PROF.RE GABRIELE GAUDIERI
Redazione-Tutti noi, nella vita quotidiana, trascorriamo alcune ore dell’anno nei locali pubblici e, consapevolmente o inconsapevolmente, celebriamo una “serie di riti”, che costituiscono la vera motivazione della frequentazione di quei luoghi. Ad uno sguardo superficiale potremmo anche pensare che ci rechiamo in un bar solo per consumare caffe’, aperitivi, ma, ad un’attenta analisi, ci rendiamo conto della “realta’ complessa” di interazione tra l’utente e gli “addetti ai lavori”: chi entra in un bar vuole avere la sensazione di essere presente/assente, ossia vuole sentirsi come a casa propria e, nel contempo, non vuole essere al centro dell’attenzione, per non richiamare su di se’ sguardi indagatori , “giudicanti” o “nullificanti”.
Il cliente, tuttavia, desidera essere ben accolto dal personale, dal quale, talvolta inconsciamente, chiede un atteggiamento discreto ma empatico. Lo spazio del bar e’ “convenzionale” e prevede una sorta di accordo collettivo, nel quale nessuno deve sentirsi escluso: vi e’ chi ama consumare al bancone (che deve essere lungo ed adeguatamente largo, per permettere un discreto spazio tra un cliente e l’altro) velocemente la colazione e chi desidera sedersi nei tavoli, anche per iniziare una conversazione semplice e di routine (funzione fàtica della comunicazione). Altri clienti si appartano, in modo piu’ intimo,per confidarsi i piccoli segreti della vita quotidiana: il tono di voce di queste persone cambia, divenendo sommesso se non addirittura sussurrato. Per utilizzare un’espressione di Marc augé, il bar, non luogo (ossia solo luogo di passaggio), viene risemantizzato, diventando un importante luogo di socializzazione. Cio’ che affascina il cliente e’ “lo spazio in movimento”, dal momento che, come in una scena teatrale, e’ possibile ammirare l’abilita’ ed il talento di cameriere e camerieri, i quali, pur seguitando a lavorare, riescono ad interagire, con una “certa parlantina”, con gli astanti, che si dilettano e si rilassano. Per terminare non possiamo non tener conto di un vero e proprio “spazio rituale”, che consiste nell’allontanare, sia pure per qualche minuto, gli avventori dal carattere tragico della condizione umana , permettendo loro di guardare, senza giudicare, la “commedia umana”, costituita da diverse tipologie di persone, astenendosi dal giudizio e recuperando quel senso di fraterno stupore che ci appaga e ci da’serenita’.