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IL WELFARE SYSTEM COME PROSPETTIVA DI PROGRESS GLOCALISTICO-DOTT.SSA SILVANA DI FILIPPO

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È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare.

(Robin Williams nel film L’attimo fuggente)

Redazione-La prospettiva tridimensionale nelle Scienze Sociali ha un obiettivo di ‘senso’orientato verso una logica di work in progress. La dimensione conoscitiva è il presupposto di partenza su cui poggiare le basi futuristiche.

Gli esiti tridimensionali vedono da una parte, i conferitori di senso e le loro azioni sociali, dall’altra si pone attenzione alla persona dotata di senso e d’identità di appartenenza proiettata verso l’ambiente comunicativo.

Entrambi le dimensioni interconnesse con le Istituzioni e le forme organizzative, danno origine alla prospettiva trifocale, i cui fuochi si concentrano attorno alla persona, le Comunità e le Istituzioni.

Ne conseguono come primo momento l’intercettazione e l’interlocuzione delle persone viste nel loro desiderio di essere ascoltate e riconosciute nelle istanze dei loro bisogni di benessere individuale, collettivo e sociale.

I momenti che consentono a questa prospettiva si concentrano attorno ad una condivisione e senso di fusione che passa sia dal disagio percepito che verso l’agio auspicato.

A completare il modello trifocale è l’affiancamento interpersonale e reticolare , ma anche attraverso l’arte di accompagnamento profuso nell’impegno di fronteggiare le difficoltà.

E’ proprio attraverso la potenza del principio di empowerment che il Servizio Sociale deve promuovere inclusione sociale e implementazione del benessere congiunto.

Si passa, quindi, dal modello reattivo al modello proattivo, dotato di cooperazione sociale e di Self-Help.

L’attenzione contemporanea, si sposta verso modalità di soggetti-attori agenti di cambiamento nel sistema degli interventi e dei servizi sociali.

Il primo focus, in questa logica, presenta una vision cittadino-utente-cliente, con un’attenzione euristica verso un secondo focus che sposta l’attenzione con le relazioni di contesto partecipato. In questa prospettiva, il paradigma del cittadino partecipe, passa dal Welfare Stato al Welfare Society.

Per pianificare le azioni strategiche è necessario puntare sui processi di osservazione sistematica.

Come sostiene il sociologo Duverger, il procedimento passa attraverso due elementi sostanziali: la ricerca e l’analisi sistemica dei fatti.

Quest’ultima, si avvale sia dell’osservazione documentata che di quella diretta ed estensiva.

L’operatività del Servizio Sociale, si sostanzia attraverso quella conoscenza in movimento che orienta l’azione verso un progress glocalistico, passando per la spola dalle parti al tutto e dal tutto alle parti. Si tratta di un paradigma organizzativo di cultura, di pensiero centrato su un Welfare System, capace di costruire quella rete educativa e sociale attraverso la partecipazione attiva del cittadino plurale.

In questo senso, le scienze sociali agiscono in toto in termini glocalistici.

Per fare ciò è necessaria una buona capacità di saper affrontare le situazioni con realismo, rimanendo entro gli innegabili limiti dell’Ente, ma anche con creatività, nel senso di saper cogliere legami fra elementi della situazione apparentemente distanti e incompatibili per saper vedere possibili risorse da utilizzare.

Il servizio sociale, in questo senso, deve incentrare principalmente il suo intervento a favore del singolo, del gruppo e della collettività glocalisticamente: pensando globalmente e agendo localmente. Le politiche socio-assistenziali contemporanee, vanno ri/pensate nel tradizionale quadro concettuale del Welfare Circolare, cercando e trovando il loro fondamento incentrato sempre più nell’azione di empowerment. Saper lavorare nel sociale significa principalmente prevenire. La prevenzione è la sfida verso il futuro con percorsi positivi di risorse utili ed utilizzabili. Solo lavorando insieme ed in rete può essere sviluppata una metodologia di lavoro integrato tra le varie agenzie educative presenti sul territorio, valorizzandone le risorse. L’operatore allora, deve essere inteso come la figura professionale che rivolge la propria opera considerando i bisogni umani e comunitari, considerando maggiormente ‘i bisogni sociali e comunicativi’, in modo da riuscire a rispondere positivamente ad un bisogno temporaneo o contingente ricercandone il mezzo più efficace.

Oriana Fallaci ha sottolineato il concetto che “la durezza di una pena sopportata si avverte solo quando ce ne siamo liberati”.Con questo, si vuole sottolineare che chi lavora nel sociale è chiamato a liberare l’altro dalle sue frustrazioni, dal suo disagio aiutandolo ad aiutarsi. Mentre con le attività di rete inclusiva gli operatori si aiutano ad aiutare. Questo significa che la nostra vita professionale deve essere sempre sotto esame introspettivo, cercando di ‘vedere’ i problemi e di trovare delle ri/soluzioni efficaci per affrontarli.”Piove sugli oceani, ma cadono solo avare gocce sul deserto”. In questa frase di O. Fallaci, bisogna trovare la forza di saper donare senza essere mai avari di sentimenti ma essere sempre disponibili, gentili e pazienti. ‘accogliendo l’altro’. La grande cura nei confronti degli altri è sopprattuto questa:”Cercare e trovare qualcuno che accolga”. Questo qualcuno siamo noi, voi, le istituzioni,la società che uniti in una sola grande forza operativa può creare quella tela integrata tanto nominata ma spesso contrapposta ai suoi obiettivi puri. Una società che possa rimettere al centro e al vertice l’individuo nella sua capacità di comunicare: Il bambino di oggi che sarà l’uomo di domani. Questo obiettivo si può raggiungere solo donando, solo dialogando con amore, perché solo l’amore non può generare null’altro che l’amore stesso. Bisogna sempre tener presente che le persone in situazioni si bisogno, non sono mai identiche anche se simili. E’ necessario ricordare sempre il concetto di considerare ‘l’altro’ un soggetto con un problema senza mai riconoscerlo come ‘un problema’, ma visto come risorsa partendo dalle potenzialità residue. Non va trascurata l’importanza dei monologhi interiori e l’attenzione dei contenuti latenti.

Può risultare ‘non facile’ per un operatore dotarsi di certe caratteristiche in un soggetto ‘difficile’. La comunicazione sociale e l’operatività cominciano proprio dalle situazioni difficili. Se impariamo a non trattare le persone ‘peggiori’ di quelle che credono di essere, finiscono con il diventare ‘migliori’ di ciò che sono. Questo concetto sottolinea essenzialmente, saper lavorare con gli altri ‘considerandoli nella loro totalità’ e pensando che in ogni persona c’è sempre qualcosa di buono, anche in quella che ci sembra irrecuperabile.

Il Servizio Sociale è una mètastruttura che si cimenta di risorse umane e professionali tali da ragionare glocalisticamente dentro un sistema organizzato. Ciò viene pensato in modo da rendere il sociale attivo e partecipativo in termini di reciprocità – adattamento, all’interno di un sistema primario e secondario del tessuto ambientale. Questo obiettivo diventa possibile attraverso una progettualità globale che consenta di agire in maniera locale. In questo senso le singole persone, i gruppi sociali e le comunità nel diventare co/operative tendono ad essere una risorsa di collegamento tra bisogno e istituzioni per contribuire alla propria autonoma realizzazione. L’operatività sociale del lavoro professionale ha validità nel momento in cui non perde mai di vista le esigenze degli altri che attraverso la loro autodeterminazione possano realizzare il proprio cambiamento con il nostro supporto ed aiuto.

Gli obiettivi del servizio sociale sono quelli di realizzare attraverso il processo di aiuto i raccordi necessari tra bisogni e risorse, aiutando le persone e la collettività a sviluppare le proprie capacità di affrontare e risolvere i propri problemi esistenziali individuando ed analizzando le esigenze per sostenerli con l’attivazione di reti sociali: progettando, organizzando e gestendo, nell’ambito del sistema dei servizi, risorse rispondenti ai bisogni individuali e collettivi, studiando i problemi per contribuire alla progettazione e realizzazione dei servizi nell’ambito della politica sociale generale e di quella locale.

Il Servizio Sociale deve agire in ambienti sempre più complessi e variegati. Le variabili del contesto operativo, spinge sempre più verso la co/formazione in una logica multiprofessionale che possa garantire in toto un cambiamento di sinergie co/operative.

Il Processo tridimensionale, si correda di tutta una serie di sequenze proattive orientate verso tutte quelle attività di coesione organizzativa volte verso modalità non predefinite e che, quindi, vengono scelte di volta in volta dagli attori del processo.

La Procedura tridimensionale , invece è una sequenza di operazioni ben precise e definite (sia normative che discrezionali ).

La prospettiva trifocale nel servizio sociale, si avvale contemporaneamente di più prospettive ed indaga il sistema degli interventi sociali con ascolto attivo tra saperi condivisi ed empowerment, tra elementi esogeni ed endogeni, tra titolarità ed assunzione di iniziativa, tra concertazione e pianificazione territoriale, tra processi informativi e formativi, tra risorse e bisogni verso spazi e spazialità. Merita grande investimento sociale, in questo senso, la dimensione della prevenzione operata nella capacità di cercare e trovare lo spazio (l’abitato) con la spazializzazione (scelta dei luoghi tecnologici e digitali) in una prospettiva trifocale (persona nel suo ambiente come individuo, famiglia e gruppo, contesto territoriale e comunitario, Ente e contesto organizzativo (proporre ed offrire nuovi strumenti ).

L’ottica tridimensionale sviluppa la sua trifocalità orientando l’azione sociale verso il processo di aiuto rivolto alla persona con le sue potenzialità e i suoi limiti; verso lo sviluppo delle risorse della comunità e verso l’organizzazione delle risorse del proprio servizio.

Ne consegue, dunque, che il welfare system, si avvale del lavoro tridimensionale che consiste in un continuo rimando da una dimensione all’altra e una costante promozione dei diversi attori sociali del profit e del no profit.

Lo stesso codice deontologico dell’Assistente Sociale è centrato sulla prospettiva trifocale. Infatti, riprende con coerenza il principio della

responsabilità professionale ed i concetti di triplice mandato dell’intervento. Si legge, nei titoli III, IV, VI e VII l’ individuazione dei soggetti a cui il professionista deve rispondere, ovvero: nei confronti della persona utente/cliente; della società, dell’organizzazione in cui è inserito e della propria comunità professionale. Molti sono gli articolo del codice deontologico a mettere in evidenza le continue responsabilità e coinvolgimenti tra soggetti, comunità e organizzazione (in particolare nel titolo IV).

La prospettiva trifocale è multidimensionale. Infatti, essa prende in considerazione tre dimensioni essenziali, riassumibili in tre grandi fuochi:

la persona ( soggetto, coppia, famiglia, gruppo, comunità) nel suo ambiente; l’ambiente territoriale o comunitario; l’ organizzazione (Ente e il contesto organizzativo).

Questo vuol dire fissare l’attenzione al cittadino, sia nella sua soggettività che nel suo ambiente; al contesto, visto non soltanto in quello immediatamente prossimo alla persona, ma anche in quello più ampio del territorio; all’organizzazione volto alla promozione di una maggior rispondenza ai requisiti di efficacia ed efficienza. In questo senso, è necessario conoscere per capire, riflettere per agire. E’ necessario allora sia una simultaneità di osservazione che di pensiero proattivo, una conoscenza oggettiva e soggettiva di tutti quegli elementi disciplinari trasversali; una salda e consistente identità professionale.

Vediamo infine, che il Welfare System si avvale dei soggetti civici plurali (famiglia, associazioni, gruppi, cooperative, imprese sociali e categorie d’interesse) per costruire una comunità work in progress, come sostiene A. Fadda: “ è da intendersi quella prospettiva che va costruita giorno per giorno”.

Francesco Lazzari aggiunge “soprattutto in situazioni relazionali complesse, contraddittorie e articolate quali quelle riscontrabili nella società della seconda modernità o della modernità liquida“. Oggi, più che mai costruire capitale sociale a livello macro, vuol dire sanzionare l’opportunismo e la settorialità, assumendo comportamenti valoriali e culturali. Tutto il sistema sociale,

deve orientarsi verso la logica funzionale, strutturale e valoriale.

Bibliografia

Francesco Lazzari, Servizio Sociale Trifocale, le azioni e gli attori delle nuove politiche sociali, ed. F. Angeli, 2017;

A.Fadda, Fare promozione, costruire comunità, Op. cit.,p.58

S.Di Filippo, La forza del sociale nella comunicazione interattiva, Ed. Eco, Isola del G.S., 2008, pp. 05, 06, 07.

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