” UNA NUOVA CIVILTA’ ” – PROF.SSA GABRIELLA TORITTO
Redazione- Il mondo cristiano-cattolico dista notevolmente per storia, valori, ideali dal mondo pagano attuale, esclusivista, primatista, oso scrivere razzista, arrogante, prepotente. Occorre un “mea culpa” da parte di quei paesi, cosiddetti leader mondiali, che finché hanno voluto e potuto hanno depauperato le risorse del Pianeta e ora che la Scienza ci avverte che mancano nella storia dell’Umanità, pochi minuti allo “scoccare della mezzanotte”, si affrettano a correre ai ripari imponendo provvedimenti legislativi che colpiscono i meno fortunati, i meno abbienti già “piegati” da inflazione e rincari galoppanti, al di là di ciò che scrivono i quotidiani nazionali. Basta andare al supermercato a fare la spesa per accorgersi che i prezzi lievitano quotidianamente.
Si estendono ad esempio le zone a traffico limitato in grandi città capitali, imponendo tariffe giornaliere d’ingresso esorbitanti, mettendo in difficoltà milioni di lavoratori.
Sono stati ciechi, non hanno voluto programmare. Sono stati incapaci, non hanno saputo prevenire. Finché hanno potuto, hanno dilapidato, sono stati conniventi delle grandi lobby, delle multinazionali. Ora tentano di provvedere improvvisando, creando grande disordine sociale ed economico.
Ai danni creati in precedenza aggiungono altri danni, ancora più deleteri! E’ il caso di Londra ma anche di altre grandi città con trasporti pubblici non sempre efficienti e regolari.
A che ora devono svegliarsi le persone, i cittadini, per andare a lavorare?
E’ già in atto una vita vissuta per lavorare e non si lavora più per vivere poiché oggi anche chi lavora (se onestamente) ha difficoltà a vivere di lavoro povero. Siamo i “nuovi” schiavi.
Si pensi a quante famiglie non arrivano neppure a metà mese con la retribuzione del capofamiglia. E poi c’è anche chi afferma che “i poveri mangiano meglio …” Mangiano aria. Mi chiedo in quale paese della cuccagna i politici vivano!
Apparteniamo tutti ad una comunità e ogni persona della comunità deve vivere con dignità e con opportunità adeguate al proprio sviluppo integrale.
I primi cristiani avevano sviluppato un senso universale nella riflessione sulla destinazione dei beni creati. Pertanto deducevano che se a qualcuno mancava il necessario per vivere dignitosamente accadeva perché qualcun’altro se ne era appropriato indebitamente.
Papa Giovanni Paolo II disse: ”Dio ha dato la terra a tutto il genere umano perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere o privilegiare nessuno.” Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale. E’ un diritto naturale, originario e prioritario. Come affermò Papa Paolo VI, gli altri diritti, compreso quello della proprietà privata, non devono intralciarlo ma facilitarne la realizzazione.
Il diritto alla proprietà privata può essere considerato come un diritto naturale secondario, derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati con conseguenze concrete che si riflettono sulla società.
Purtroppo accade sempre che i diritti secondari prendano il sopravvento su quelli prioritari ed originari, ponendo in difficoltà milioni di persone.
Oggi assistiamo al tradimento della politica stessa.
Qualche domenica fa in chiesa, ascoltando la lettura del Vangelo di Matteo, 23, 11, ho riflettuto che le parole di Gesù, del Verbo fattosi Uomo, ben si prestano a rappresentare il contesto politico e sociale in cui viviamo, dato che l’umanità (così mi sembra) ha smarrito non solo l’etica, non solo ogni morale, quanto il ben dell’intelletto.
Matteo, 23, 11 (…) Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito. (…) le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini; (…) amano i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze ed essere chiamati dalla gente: “Rabbì!” (….) ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore. (…) Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, (…), perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra;. (…) perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, (…) di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.
Il presidente della Conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Maria Zuppi, reduce dalla missione per la pace in Ucraina, come inviato di Papa Francesco, ha recentemente aperto il convegno Il Codice di Camaldoli , svoltosi presso il Monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo, con le seguenti parole: “Uno dei problemi di oggi è proprio il divorzio tra cultura e politica (…) consumatosi negli ultimi decenni del Novecento, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati. Dovremmo diffidare di una politica così, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall’inganno dell’agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi”.
Il cardinale ha aperto il convegno con una lunga e densa prolusione. Il Codice di Camaldoli è un documento programmatico elaborato in Italia esattamente ottant’anni fa, nel luglio 1943, da un gruppo di intellettuali cattolici. Lo scopo fu quello di fornire una base unitaria che potesse guidare l’azione di ricostruzione spirituale, culturale nell’Italia liberata non solo dallo “straniero” ma ancor più dall’apologia di un’ideologia farneticante, disastrosa (nonostante gli appoggi ricevuti per la scalata al potere e gli applausi delle masse!!!), tragica per le conseguenze di cui fu portatrice.
Il Codice di Camaldoli ispirò la nostra stessa Costituzione repubblicana e dovrebbe insegnare che “l’infiacchimento della democrazia è sempre un cattivo presagio per la pace” e la convivenza sociale.
Il presidente della Cei ha ricordato che la genesi del Codice di Camaldoli avvenne in un periodo drammatico per l’Italia e che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa. Tale consapevolezza dovrebbe muovere tutti a maggiore responsabilità e a cercare “in tutti i modi vie di pace, curando le ferite dell’umanità e favorendo la soluzione dei problemi”.
Il porporato ha auspicato una Camaldoli europea con partecipanti da tutta Europa, per parlare di democrazia e di Europa e che sarebbe importante che “i cristiani europei tornassero a confrontarsi perché l’Europa cresca, ritrovi le sue radici e la sua anima, si doti di strumenti adeguati alle sfide”.
Le grandi sfide del mondo a noi contemporaneo saranno superabili solo attraverso il concorso e l’impegno civile di tutti, il rispetto dell’altro, le relazioni stabili, le regole condivise, la fiducia, superando i protagonismi, gli egoismi, i menefreghismi, la cecità, il disprezzo dell’altro, la sopraffazione.
Occorre oggi costruire una Nuova Civiltà. Occorre (come allora, dopo la guerra) creare una nuova realtà mai vista né in Europa né nel resto del mondo in cui sia resa giustizia all’uomo, all’umanità e alla nostra Madre Terra.
Tutti, nel rispetto delle diverse sensibilità, devono singolarmente, ma anche attraverso un lavoro comune, mettere a fuoco i ‘principi dell’ordine sociale’, per salvare e salvaguardare la società.
Oggi siamo tutti interconnessi, come nella fisica quantistica, e l’effetto “domino” sarà inevitabile per ogni azione distruttiva e dannosa rivolta all’”altro”.
F.to Gabriella Toritto