RECENSIONE DEL RACCONTO “HYPNAGOGIA”, DI MATHIAS BURATTO
Redazione- Con il terzo racconto inedito Mathias Buratto supera se stesso e qualsiasi aspettativa potessimo avanzare nei confronti del giovane autore triestino. E la fa con una vera e propria inversione di rotta. Hypnagogia è senza alcun dubbio il racconto dei racconti, non c’è altro modo per poterlo definire. Mathias Buratto ci ha abituati a introdurci nel suo universo letterario servendosi di artifici ed espedienti narrativi mai visti prima. Il suo modo di scrivere unico, come l’attenzione ossessiva per i dettagli o per i dialoghi, e per tutte quelle immagini accessorie che vanno a intessersi nella trama, sono ancora il punto fermo dal quale è partito per scrivere Hypnagogia. Ma è proprio questo che affonda le proprie radici nell’incredibile: sono il punto di partenza, non di arrivo. L’autore è riuscito a ridefinire lo stesso concetto di racconto con una semplicità tale da lasciare sbalorditi.
Non appena si apre la prima pagina ci si ritrova fin da subito confusi e disorientati: inizia dall’epilogo. Poi, il racconto segue una doppia chiave di lettura che, se il racconto (suddiviso in tre atti) segue secondo numerazione, le scene procedono in senso opposto. Durante la lettura facilmente si perdono i punti di riferimento in ragione del racconto stesso, ed è questo il punto di forza dell’intera opera. Alla fine, invece, ogni tassello trova il giusto punto in un puzzle narrativo che trascende nell’onirico, in quello spazio che la mente profila e popola secondo suo piacimento. E proprio quando si pensa di essere giunti alla fine si comprende il vero valore del racconto. Impossibile da spiegare senza spoiler, e proprio per questo limito il mio giudizio.
Hypnagogia è un romanzo intero racchiuso in poche pagine. È quel racconto che si scrive una volta nella vita, e se entrambe le pubblicazioni precedenti di Mathias Buratto sono capaci di evocare situazioni amene e nostalgiche, con il terzo e ultimo racconto tutto cambia. L’ambientazione diventa cupa, i dialoghi più serrati e le aspettative si riducono sempre più con l’avanzare della storia. L’inversione che ha manifestato l’autore ha dell’improbabile, tanto che sembrerebbe scritto da mani diverse, se non fosse per il sapiente uso delle parole che definisce lo stile mai scontato del giovane autore.
Hypnagogia è un viaggio in quel mondo disturbato e paranoico che avviluppa la mente con ricordi e pensieri, evasioni da una realtà che difficilmente la si accetta tale e quale. Ma la vera sorpresa è che tutto il racconto è un continuum che non si esaurisce con la fine del libro perché, come premesso da Buratto stesso, il libro non finisce mai. Ed è proprio questa la conclusione geniale di un racconto perfetto.
Link al racconto: Hypnagogia
Un racconto indimenticabile, come gli altri due, del resto…
L’ho letto, devo dire che all’inizio non avevo capito la chiave di lettura e pur mi sembrava tanto bello .. quando l’ho capita .. mi si è aperto una visione più ampia e totale, risultato: un gran bel racconto.