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” ED WOOD, IL PEGGIOR REGISTA DI TUTTI I TEMPI ” DI FEDERICO TABOURET

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Redazione-  Nella storia del cinema ci sono molti registi che sono stati definiti pessimi per vari motivi. La mancanza di mezzi finanziari, sceneggiature inconsistenti, attori non in grado di recitare. E’ interessante però scoprire la loro storia cinematografica, perché spesso dietro le loro mancanze c’è una voglia di fare cinema che va oltre le loro capacità e che nasconde comunque un’inventiva strampalata ma a suo modo quasi geniale, anche se con effetti terrificanti. C’è un regista sopra a tutti gli altri che si è guadagnato l’Oscar in negativo e la fama di peggior regista di tutti i tempi, Edward Davis Wood Jr.

Nel 1994 Tim Burton omaggia Wood con un film ispirato agli inizi della sua carriera dal titolo “Ed Wood”. Nel film Burton mostra Wood come aspirante regista alle prese con la continua mancanza di risorse economiche per girare i suoi film. Ciò porta il giovane Wood a doversi arrangiare come può per avere il minimo necessario per riuscire a girare le sue pellicole e distribuirle. Nel film di Burton è sottolineato il pressapochismo del regista, che pur di riuscire nell’impresa si adatta a set improvvisati, ad attori che non sono attori ma spesso amici e conoscenti che si lasciano coinvolgere da lui in queste avventure scalcinate, a copioni improbabili scritti in brevissimo tempo e a tempi strettissimi di lavorazione che impediscono anche di girare più di una volta la stessa scena.

Oltre a ciò il film di Burton mostra anche il rapporto che si era instaurato tra Wood ed un vecchio divo del cinema dell’orrore, Bela Lugosi. Lugosi era divenuto famoso negli anni ’30 soprattutto per aver interpretato magnificamente il ruolo del conte Dracula. Dopo una carriera nella quale aveva recitato soprattutto in altri film dell’orrore, la stella di Lugosi cominciò a cadere. I grandi Studios non lo cercavano più, soprattutto perché era diventato dipendente dalla morfina. Ormai Lugosi viveva in forti difficoltà economiche e dimenticato da tutti. Fu proprio allora che l’ex divo e il regista si incontrarono e girarono insieme gli ultimi tre film dell’attore. Nella pellicola di Burton è messo in evidenza lo stretto rapporto che si instaurò tra i due e i protagonisti del film del ’94, un simpatico e strampalato Johnny Depp ed un intenso e malinconico Martin Landau, sono bravissimi a descrivere tale legame.

La trama del film segue le riprese di tre pellicole di Wood. “Glen or Glenda” del 1953 è un’improbabile pellicola sul travestitismo. Wood, pur essendo eterosessuale, amava vestirsi da donna nella vita privata perché si trovava più a suo agio in abiti femminili. Saputo che un produttore di film a basso costo voleva girare una pellicola ispirata ad un recente caso di cambiamento di sesso, Wood lo convinse a dargli la regia del film. In realtà il regista girò poi un film sul travestitismo, da lui interpretato, nel quale narrava il proprio vizio di vestirsi con abiti femminili, soprattutto golfini d’angora. La pellicola è senza capo né coda e, pur raccontando la storia di quest’uomo che si traveste da donna e che non ha il coraggio di dirlo alla propria fidanzata (ed effettivamente la protagonista femminile, che era realmente la sua fidanzata, non seppe di questo suo vizio fino alla fine delle riprese), si perde in scene senza senso. Per riempire i vuoti del copione Wood inserì scene prese da archivi, come una mandria di bisonti alla carica la cui presenza non ha un senso logico nella narrazione. Per far partecipare Lugosi al film Wood gli ritagliò la parte di un misterioso scienziato che dovrebbe fungere da narratore e da burattinaio, ma il senso di questo personaggio nel film è inverosimile.

Nel 1955 Wood girò poi “Bride of the monster”. Qui Lugosi è uno scienziato pazzo che cerca, attraverso esperimenti su umani, di produrre superuomini che lo portino a dominare il mondo. Anche qui si notano la pochezza di mezzi e la mancanza di vere idee nel copione, ma le varie interpretazioni risultano buone. Certo, non interpretazioni strepitose, ma almeno non disastrose. Forse il personaggio sopra le righe è proprio quello di Lugosi che, pur dovendo interpretare uno scienziato pazzo, ad un certo punto sembra quasi un attore teatrale un po’ troppo sostenuto che recita un dramma di Shakespeare. Tutto sommato simpatico il personaggio di Lobo, l’assistente dello scienziato, interpretato dall’ex wrestler svedese Tor Johnson. Anche in questo film si nota comunque la pochezza di mezzi con i quali Wood lavorava (risibile è la scena finale, nella quale Lugosi lotta con una finta piovra i cui tentacoli sono mossi da Lugosi stesso, non avendo potuto il regista avere il comando meccanico che li avrebbe dovuti muovere).

La pellicola di Burton si conclude con l’ultimo film girato da Wood insieme a Bela Lugosi, “Plan 9 from Outer Space” del 1959. Lugosi era già gravemente malato e Wood riuscì a girare solo pochissime brevi scene con lui prima che l’attore morisse. Purtroppo il film è un vero e proprio pasticcio. Il copione mescola fantascienza e un po’ di horror, senza però dare la minima consistenza alla trama, che vorrebbe essere la storia di un’invasione aliena che dovrebbe convincere i terrestri a rinunciare alla violenza ed alla guerra per vivere pacificamente. Gli alieni però, al fine di raggiungere il loro scopo pacifico, tramutano i morti in zombie assassini. Questa improbabile storia viene condita dai soliti errori di scena che contraddistinguono il cinema di Wood: il terreno del cimitero palesemente finto (si vede distintamente che è un tappeto quando alcuni dei protagonisti vi cascano sopra), la cabina dell’aereo palesemente finta (non ha nemmeno le cloches), i dischi volanti sono piatti colorati mossi da fili (e si vede!). Purtroppo l’ultimo film di Lugosi non rende merito a colui che fu un grande artista: ci sono queste due scene iniziali del funerale della moglie di Lugosi e di lui che esce di casa, prende un fiore e poi lo fa cadere per terra prima di andare a morire. E poi? Poi, per interpretare il ruolo che doveva essere di Lugosi, venne preso il chiropratico della moglie di Wood che si aggira per il film tenendo il mantello sul volto per coprire il viso. Ma in un paio di scene successive si vede Lugosi camminare mostrando il proprio volto, salvo poi mostrare di nuovo il personaggio con il volto coperto.

La carriera di Wood proseguì miseramente tra film softcore ed infine anche film pornografici. Purtoppo per Wood, come per molti altri, le cose sono andate così. Forse Burton ha girato un film che voleva essere un omaggio ad un regista, ma anche ad un mondo che ad ogni costo voleva fare cinema, pur senza averne i mezzi e le capacità. Resta comunque un regista che piacerà ai cultori dei film strampalati, agli stracult e ai nocturni. Piacerà ai giovani che vogliono divertirsi guardando film improbabili per passare una serata in allegria e senza troppi pensieri. Chi scrive non ama massacrare il lavoro degli altri, perché comunque dietro c’è sempre un lavoro. Per cui lasciamo un epitaffio per una persona che voleva fare cinema ma non c’è riuscita. Ci ha provato. Male, ma almeno ci ha provato.

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