I NEMICI DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Redazione- Green, sostenibilità,resilienza, transizione ecologica sono parole rassicuranti che la politica continua a pronunciare con un problema però. Quello della indeterminatezza, dell’insignificante vaghezza ,perdute come sono dentro un vocabolario di incompetenze, approssimazioni, speranze tradite ,impedimenti sovrastanti .
Tutto a fronte di concreti sconquassi ambientali e scelte che non si vogliono fare fino in fondo lasciando dettare a comparti come quelli del carbone, petrolio,allevamenti intensivi , rifiuti, armi , le regole e scrivere le agende in attesa di che cosa non si sa ; al contrario si fanno urgenti le necessità di decisioni che il Governo si trova a dover prendere per creare le condizioni e poter fare delle scelte positive in questi settori .
Così Greenpeace (1) lancia un allarme : “Siamo l’ultima generazione che può fermare lo sfruttamento illimitato delle risorse del Pianeta che ha causato il collasso ambientale e sanitario. Il Recovery Plan è l’occasione per fermare i cambiamenti climatici e ridisegnare il futuro del nostro Paese: non possiamo accontentarci di una pennellata di verde! “
Perché è proprio su gas, petrolio, carbone, allevamenti intensivi, rifiuti e armi, secondo Greepeace, che si decidono le sorti del pianeta in generale ma anche quella che per il nostro paese sta per diventare la scommessa della ripresa.In una condizione in cui la pandemia da corona virus ha messo al tappeto l’economia , ha rinfocolato le diseguaglianze, disvelato le povertà materiali , culturali ed educative , ha accentuato i mali endemici come il divario tra nord e sud, la lentezza della giustizia, la perniciosa trafila burocratica di ogni iter ,l’arroganza di certa politica, la presenza di una criminalità organizzata che a volte ha sostituito lo Stato .
Tanto che il Consiglio dei ministri che il 15 aprile 2021 ha approvato il Def, Documento di economia e finanza, e la relazione alle Camere è stato costretto a chiedere un ulteriore scostamento di bilancio. Il deficit 2021 cresce così all’11,8% del Pil (contro il 9,5% del 2020). E il debito pubblico si impenna sfiorando il 160% del Pil: per la precisione 159,8%. Superando il picco storico del primo dopoguerra, nel 1920, quando si era fermato al 159,5%.
Una paese che ha bisogno di risollevarsi da una caduta. Un paese l’Italia, che in “Europa è fra i Paesi maggiormente colpiti in termini di contagi e vite umane perse, ha visto una perdita del PIL pari al 8,8% nel 2020 Le cause sono ovviamente il blocco delle attività sociali e produttive interne, ma anche la maggiore dipendenza della nostra economia dai servizi rispetto alla Germania ad esempio. Si pensi al turismo, che è il settore maggiormente impattato dalle misure di contenimento. Nel 1° trimestre 2021 prevediamo un nuovo calo nella produzione economica di -1,25% su base trimestrale. Nel frattempo, l’andamento delle vaccinazioni è troppo lento per consentire un significativo allentamento delle restrizioni. Come il resto dell’UE, l’Italia è già in ritardo di cinque settimane rispetto all’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro l’estate. Ogni settimana di ritardo in Italia equivale a 2 miliardi di euro di perdite di produzione. La crisi provocata dalla Covid-19 ha portato il debito pubblico italiano al 160% del PIL. Nella migliore delle ipotesi, tale cifra potrebbe stabilizzarsi nei prossimi due anni.( 2)
“Sarà molto difficile trovare dei settori che usciranno indenni dall’attuale blocco delle attività sociali ed economiche del nostro Paese. Nell’analisi trimestrale che facciamo sul profilo di rischio settoriale, che consiste nell’attribuzione di un rating a ciascun comparto in cui operiamo, solo la farmaceutica ha conservato un profilo di rischio basso. Nel giro di un anno e mezzo, anche a causa delle difficoltà dell’economia e delle imprese italiane a registrare performance soddisfacenti, la percentuale dei settori considerati maggiormente a rischio è passata da 35% al 65% I settori principalmente impattati da questo blocco sono il turismo, l’automotive e i trasporti: la diffusione del virus determinerà una notevole riduzione dei turisti da e verso l’Italia e più in generale l’Europa, a cui si aggiunge un significativo rallentamento dei servizi legati ai trasporti. Il ritorno a livelli normali di attività dovrebbe essere molto graduale, portando le perdite di circa 6 miliardi di Euro sia nel turismo che per i servizi di trasporto. Sicuramente le aziende che presentano un’elevata dipendenza dall’export e dalle catene di produzione globali hanno già cominciato a soffrire a partire da gennaio quando il corona virus ha cominciato a diffondersi in Cina. Altre industrie, caratterizzate da una elevata leva finanziaria e da una scarsa liquidità soffriranno dell’attuale fermo delle attività produttive e non saranno in grado di generare adeguati flussi di cassa per far fronte ai propri impegni. All’interno di questo panorama sicuramente non roseo, ci sono dei settori che riusciranno a trovare comunque delle prospettive di sviluppo; fra questi, il già citato pharma e il bio-medicale, anche in una prospettiva di medio-termine, e quelli che offrono servizi immateriali come ICT e Telecomunicazioni.” (3 )
Dunque risollevarsi da una caduta. Anzi da un disastro. Che è chiaramente indicato,come già dicevamo, dagli scostamento di bilancio effettuati in questi 2020 e 2021. Fino ad arrivare ad un debito pari al 159% del PIL . Cosa che non accadeva almeno da un secolo, dalla fine della prima guerra mondiale. Quattrocento miliardi di debito di cui duecento miliardi sono debito Covid. Una finanza pubblica completamente dissociata dall’economia reale del paese , chiaramente spaccato in due da questo punto di vista e spaccato in due perché ci sono categorie con un reddito assicurato e garantito ed altre no .Anche se Il governo, spiega il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nell’introduzione al Def, è convinto che «la partita chiave per il nostro Pese si giochi sulla crescita economica». Le politiche di bilancio rimarranno espansive fino a tutto il 2022, saranno neutre nel 2023 e dal 2024 seguiranno «un graduale cammino di consolidamento fiscale e persistente riduzione del rapporto debito/Pil».
La crescita dunque è il punto fondamentale di una economia che tenta di risollevarsi . Ecco perché se c’è qualche speranza nella possibilità che il Recovery Fund agisca come rilancio di una economia in queste condizioni i ministri Daniele Franco, Vittorio Colao, Marta Cartabia, Roberto Cingolani ed Enrico Giovannini devono accelerare se vogliono raggiungere risultati concreti. Ossia preparare il quadro generale, il contesto, perché possano svilupparsi quelle attività che producono crescita . E devono accelerare anche perché, quando la politica e i politici torneranno in campo con i loro interessi, le loro bandierine, rotta l’unità di consensi che in questo momento il governo Draghi ha, quei settori di cui si occupano ora persone competenti (che della loro competenza ne hanno fatto un impegno da tutta una vita), torneranno ad essere gestiti da persone pronte ad affrontare i problemi con ben altri presupposti e ben altre visioni,come purtroppo l’esperienza ci ha dimostrato in questi anni travagliati .
Tutto questo di fronte ad una situazione internazionale caratterizzata da : “ uno shock economico scatenato dalla pandemia che si somma quest’anno alle molte crisi irrisolte che affollano lo scenario internazionale: dall’emergenza climatica sempre più pressante allo scontro tra Usa e Cina, dalle incertezze della Brexit al difficile avvio della nuova presidenza Usa e alle molte piazze che, finito il lockdown, rischiano nuovamente di infiammarsi.”
E soprattutto in una situazione in cui a pagare il prezzo più alto delle conseguenze del Covid 19 saranno le donne e i giovani e non solo in Italia .Tanto che il Centro regionale di informazioni delle Nazioni Unite individua cinque ragioni per le quali sono queste categorie e soffrire di più in questa situazione : “I giovani lavoratori sono più toccati dalle recessioni rispetto ai loro colleghi più anziani e con maggiore esperienza, essendo i primi a subire riduzioni di orario o licenziamenti. La mancanza di reti ed esperienza può rendere loro più difficile la ricerca di decenti lavori alternativi ed esporli a una minore tutela sociale e legale.” Perché : “Tre giovani su quattro lavorano nell’economia informale (soprattutto in Stati a basso o medio reddito) ), ad esempio nell’agricoltura o in piccoli ristoranti o caffe’. Non avendo risparmi, non possono permettersi alcuna pausa. “ E ancora perché : “molti operano in forme non regolari di lavoro, come part-time, occupazioni momentanee o estemporanee. Impieghi spesso sottopagati, con orari irregolari, ridotti livelli di sicurezza, quasi inesistente tutela sociale (ferie, pensione, malattia) che non danno diritto a cassa integrazione o altre forme di sostegno.” E infine perché : “I giovani lavorano abitualmente in settori economici particolarmente vulnerabili alla pandemia.” E perché “più di ogni altro gruppo di età, i giovani sono messi a rischio dall’automazione. Un recente studio di ILO dimostra che il tipo di occupazioni saranno più probabilmente soppiantate dall’automazione, in tutto o in parte” ( 4 ).
In un contesto dunque mondiale dove è ancora più complesso fare previsioni, ma è possibile individuare alcuni trend. Vedremo sempre di più un mondo a due velocità, con crescenti diseguaglianze e, di conseguenza, maggiori tensioni sociali. Che pongono delle domande. Ci sarà finalmente una svolta green per il pianeta? Sarà l’anno dell’Europa, anche grazie al Recovery Plan? E che ruolo avrà l’Italia, con la presidenza di turno del G20?L’economia cinese soprpasserà quella degli Stati Uniti. L’Europa saprà reggere il passo ? “Le implicazioni politico-economiche del COVID-19 stanno condizionando tutto il mondo, tuttavia, alcuni Paesi, i più vulnerabili, avranno più difficoltà di ripresa. Tra questi il continente africano rappresenta un insieme di Paesi a rischio.
Ma la riflessione che abbiamo iniziato vuole ricercare porre l’accento sui nemici della transizione ecologica che Greenpeace mette all’attenzione con una petizione al Governo italiano per chiedere decisioni chiare e soprattutto dichiarazioni politiche dal punto di vista programmatico altrettanto chiare.
A cominciare dagli allevamenti intensivi che “non devono più ricevere fondi pubblici che non siano vincolati a efficaci misure per ridurre il loro impatto ambientale, a partire da una forte riduzione del numero di animali allevati. È urgente indirizzare i finanziamenti alle aziende agricole che producono in modo ecologico: sostenendo le piccole realtà in crisi. Almeno il 40% della superficie agricola deve essere dedicata all’agricoltura biologica entro i prossimi 9 anni.” Per passare ad una “accelerazione ad un ritmo 6 volte maggiore dell’attuale, per lo sviluppo delle rinnovabili con più investimenti e procedure di autorizzazione semplificate. Occorre investire in infrastrutture di rete, comunità energetiche, efficienza e sistemi di accumulo all’energia, a partire dalle batterie.Stop a trivelle e attività di ricerca di idrocarburi a mare e a terra. No a finanziamenti pubblici per cattura e stoccaggio della CO2.”
Come pure “continuare a produrre beni usa-e-getta, per alimentare impianti che trasformano i rifiuti in energia e carburanti, è una follia. È urgente introdurre piuttosto meccanismi di responsabilità per i produttori (come la Plastic Tax) che coprano i costi degli impatti ambientali.Per una vera economia circolare, occorre incentivare l’ecodesign per prodotti che siano durevoli, riparabili e riutilizzabili, a partire dalle aziende tessili e del Made in Italy”r. Mentre va tenuto presente su tutt’altro fronte che “rimboschimenti compensativi, biomasse forestali e piantumazioni, spesso sono false soluzioni: non si azzerano così le emissioni.La pesca eccessiva e l’inquinamento del mare devono essere arginati una volta per tutte.È urgente rafforzare la rete di aree protette tutelando almeno il 30% del nostro territorio e dei nostri mari, e investire per salvaguardare il patrimonio naturale del nostro Paese.”
Per arrivare alle “ spese militari, che portano il nostro Paese ad accrescere inutilmente il proprio arsenale, devono essere tagliate.È urgente inserire come obiettivo del PNRR la riconversione dell’industria militare, vincolando i fondi alla transizione verso la humane security e lo sviluppo del sistema di welfare e sanitario.” E concludere con uno sguardo alle città.” Lo smog e la scarsa presenza di spazi verdi, lasciati troppo spesso al degrado, rendono le nostre città insalubri e devono essere affrontati in modo strutturale e sistemico, in centro come nelle periferie.
È urgente investire in mobilità alternativa, elettrificare i trasporti e investire nello sviluppo di reti di trasporto su rotaia, locali e regionali, dal centro alla periferia” ( 5 )
Contro questi nemici sono state formulate dieci domande –richieste per il Governo Draghi :
- Sbloccare con investimenti e procedure semplificate il settore delle rinnovabili.
- Bloccare le Trivelle e i nuovi progetti fossili di stoccaggio della CO2.
- Potenziare le infrastrutture di rete e investire in sistemi di accumulo dell’energia ed efficienza energetica.
- Non finanziare più gli allevamenti intensivi e riconvertirli imponendo la netta riduzione degli animali allevati.
- Promuovere un’agricoltura ecologica senza pesticidi, rispettosa di ambiente e biodiversità.
- Ridurre i rifiuti prodotti disincentivando il monouso e lo spreco di risorse naturali.
- Incentivare filiere del made in Italy orientate al riuso, riciclo, durabilità e riparabilità dei prodotti.
- Riconvertire l’industria militare mettendo al centro della sua mission la lotta alle vere minacce a cittadini e ambiente.
- Investire per proteggere almeno il 30% del nostro territorio e dei nostri mari entro il 2030 e rafforzare la tutela del patrimonio naturale italiano.
- Promuovere la mobilità sostenibile e le aree verdi in città, dal centro alla periferia.
Per preparare un mondo in cui non dovremmo più essere costretti a scegliere tra lavoro e salute, tra crescita economica e tutela dell’ambiente, è ancora possibile, ma dobbiamo costruirlo ora. Anche in considerazione del crono programma che il governo ha rispetto appunto agli adempimenti programmatici che devono appunto contenere decisioni su questi temi e soluzioni per i problemi che ne derivano. Tanto che Gree Peace conclude nel suo appello , chiedendo a tutti appunto di firmare un appello in tal senso : “ Abbiamo solo poche settimane per farci sentire dal governo, non c’è tempo da perdere.( https://attivati.greenpeace.it/petizioni/restart/)
(1) Geen Peace Onlus Via della Cordonata, 7 – 00187 Roma Tel: 800.969.834 | Fax: 06 45439793 Greenpeace esiste perché questo fragile Pianeta merita una voce. Servono soluzioni, cambiamenti, azioni. Subito! Esistiamo grazie a migliaia di cittadini che hanno contribuito a trasformare le nostre battaglie in sfide globali. Siamo un’associazione nonviolenta, che utilizza azioni dirette per denunciare i problemi ambientali e promuovere alternative per un futuro verde e di pace. Siamo indipendenti e non accettiamo fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici. Facciamo campagne per proteggere l’ambiente, promuovere la pace e incoraggiare le persone a cambiare abitudini. Indaghiamo, denunciamo e affrontiamo i crimini ambientali. Vogliamo combattere quei luoghi comuni secondo cui ogni cambiamento è impossibile, che siamo troppo piccoli e troppo deboli. Crediamo che esista una soluzione. Che è radicata nel coraggio, nell’ottimismo e nella creatività. Nessuno cambierà il mondo al posto nostro, per questo dobbiamo iniziare a farlo oggi stesso. Greenpeace nel mondo .Siamo globali. Abbiamo creato una rete che comprende 26 organizzazioni nazionali e regionali indipendenti in oltre 55 paesi in Europa, in America, in Africa, in Asia e nel Pacifico, oltre a un organismo di coordinamento, Greenpeace International. In Italia siamo presenti dal 1986. Lavoriamo direttamente con le comunità in prima linea per proteggere il Pianeta. Dietro di noi c’è il
volto di attivisti, volontari e sostenitori che lottano in tutto il mondo per un futuro migliore.
(4)https://unric.org/it/covid-19-ilo-i-giovani-pagheranno-il-prezzo-delle-conseguenze-economiche/
( 5 )https://attivati.greenpeace.it/petizioni/restart/