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LE STRATEGIE DI COPING E DEONTOLOGIA NELL’EMERGENZA SOCIALE DA PANDEMIA – DOTT.SSA SILVANA DI FILIPPO

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Redazione- Tra le nuove strategie adottate durante gli eventi di alta criticità sociale, l’aiuto fornito ha ribaltato completamente i tradizionali sistemi che prevedevano una diversa prossemica, sostituendoli con quelli che prevedono adeguate distanze per la tutela della salute.

Il contenimento dello stress da isolamento dovuto alla pandemia, ha posto gli Assistenti Sociali di fronte a fratture di benessere sociale delle persone e della comunità, delle famiglie e delle situazioni già precarie o a rischio. Infatti, in concomitanza delle  emergenze sanitarie, si sono manifestate emergenze sociali.

Dopo un iniziale momento di “Social Freezing”, è subito apparso necessario utilizzare tutti i saperi professionali e deontologici già precedentemente diffusi attraverso esperienze formative al fine di promuovere e garantire una maggiore resilienza.

La capacità di fronteggiare il “nuovo” ed il “diverso” in modo flessibile adattando le strategie al contesto emergenziale ha contraddistinto la professione dell’Assistente Sociale  come un valore aggiunto, sempre nel rigoroso rispetto delle norme etiche e deontologiche. Le azioni professionali dell’Assistente Sociale e dei tirocinanti si sono  ispirarsi a quei valori e a quei principi che in tempi di emergenza sono diventati ancora più forti poiché lo hanno  posto innanzi a variegati dilemmi etici.

Questi ultimi,  innescati da eventi critici hanno sollecitato  gli operatori a fronteggiare il conflitto tra mandato  professionale e mandato istituzionale.  Tale processo decisionale è stato affrontato tenendo in debito conto della metodologia, del sistema valoriale, dei principi di libertà e di autodeterminazione, accompagnando le persone verso il benessere globale.  I passaggi per affrontare il processo decisionale in situazioni di “dilemma etico”, partono dalla sua individuazione e proseguono con l’evidenziamento dei valori e dei principi contrastanti, la riflessione e la decisione sulla base delle norme, del sapere scientifico, dell’esperienza professionale e della documentazione.

L’Assistente Sociale ha il dovere di aggiornarsi rispetto all’evoluzione della dimensione etica della professione. Ciò si evidenzia anche nel  preambolo del Codice Deontologico: «La professione si adopera per affrontare le ambiguità e i dilemmi connaturati al suo esercizio, anche attraverso pratiche riflessive e processi decisionali orientati a risultati etici. L’Assistente Sociale, quindi, in relazione agli sviluppi dei fenomeni sociali e della cultura politica, ha il dovere di aggiornarsi rispetto all’evoluzione della dimensione etica della professione». Il titolo V del nuovo codice deontologico mostra la responsabilità dell’Assistente Sociale nei confronti della società. Infatti l’art. 42 recita:  “la messa  a disposizione delle autorità competenti e della propria professionalità per programmi e interventi diretti al superamento dello stato di crisi in caso di catastrofi o di maxi-emergenze. Nei diversi ambiti in cui opera, o come volontario adeguatamente formato all’interno delle organizzazioni di Protezione Civile, il professionista contribuisce al supporto di persone e comunità e al ripristino delle condizioni di normalità”. Al fine di avere adeguate competenze professionali in situazioni di MAXI- EMERGENZE, risulta di fondamentale importanza curare la formazione degli operatori.

Tra gli aspetti formativi più appropriati al sistema di emergenza, trovano un’applicazione incisiva le pratiche di defusing e di debriefing.

Il defusing può essere attivato senza la presenza dell’esperto. Si tratta di far raccontare, praticando un ascolto attivo attraverso tecniche quali il brain storming, ciò che si è vissuto in emergenza e attraverso l’ascolto emotivo dare loro un nome e localizzarlo in una parte del corpo.

Il debrifing, richiede la presenza di un esperto nel campo dell’emergenza che conduce specifici gruppi di discussione strutturati  nella gestione degli eventi critici. L’obiettivo è ridurre l’impatto emotivo  delle esperienze con le quali ci si è confrontati.

L’assistente sociale, nell’emergenza sociale, attiva processi di coping tesi a fronteggiare il problema. In particolare se è funzionale alla situazione rispetto agli elementi stressogeni, riesce a ridurre il disagio, viceversa se è disfunzionale allo stress rispetto all’evento, può essere amplificata.

Per questa ragione la capacità di praticare il coping , non è solo avere le conoscenze necessarie per la risoluzione dei problemi, ma è anche quella abilità  di  saper gestire le emozioni per affrontare i problemi . Questi ultimi ci pongono in sintonia con l’ambiente sociale e con il potenziando  delle risorse interne che esterne, sia per merito della formazione pregressa, sia in virtù della  pratica legata alla supervisione professionale.

L’Assistente Sociale deve sempre cercare di mantenere un equilibrio tra l’aiutare, l’aiutarsi e il controllo sociale garantendo sempre il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo sociale.

E’ importante sottolineare l’art.14 del Codice Deontologico che  al Titolo III sui doveri e le responsabilità generali dei professionisti evidenzia come: “I dilemmi etici siano connaturati all’esercizio della professione. L’assistente sociale li individua e li affronta evidenziando i valori ed i principi in contrasto. Le scelte professionali che ne risultano sono la sintesi della valutazione delle norme, del sapere scientifico, dell’esperienza professionale e sono comunque indirizzate al rispetto della libertà, dell’autodeterminazione e a conseguire il minor svantaggio per le persone coinvolte. Il professionista orienta la propria condotta alla massima trasparenza circa le ragioni delle proprie scelte e documenta, motivandolo, il processo decisionale riflettendono i valori  e i principi professionali adeguati alla complessità dell’emergenza.”

Il codice deontologico dell’Assistente Sociale indica valori e comportamenti generali, fornisce strumenti  valutativi, evidenzia le regole per azioni buone e giuste e gli elementi di sanzione. Non dà soluzioni precostituite per i dilemmi etici. Questi devono spingere verso l’innovazione della pratica riflessiva e con teorie che ne contaminano le prassi.

La base dei principi di conoscenza del nostro codice deontologico, sicuramente hanno aiutato gli assistenti sociali a reinventarsi anche durante l’emergenza sociale, ricercando l’insieme di sempre.

L’emergenza è un evento che minaccia o rischia di danneggiare persone o cose. E’ una rottura del normale equilibrio e porta con se una caduta di senso. La pandemia ha portato con se una  “maxi emergenza”,  un avvenimento apocalittico e doloroso per la collettività coinvolta, che ha sconvolto l’ordine precostituito e ha  determinato uno squilibrio tra i bisogni delle PERSONE e le risorse prontamente disponibili per far fronte alle necessità di soccorso.

Come sostiene l’International Federation of Social Workesr (2000): “Il servizio sociale rivolge la sua azione verso gli ostacoli, le iniquità e le ingiustizie che esistono nella società. Esso risponde alle crisi e alle emergenze così come ai problemi personali e sociali della quotidianità”.

Per questa ragione, la conoscenza dei comportamenti e delle azioni da adottare in tempi di emergenza non puo’ che affidarsi alla deontologia e all’etica professionale, dando valore alle nuove leve con i tirocinanti del servizio sociale. Si tratta di fare ricorso alle proprie coscienze e di mettere a disposizione per il patrimonio sociale le proprie esperienze formative aiutandosi ad aiutare. Concetto che ribalta il tradizionale principio di “aiutare ad aiutarsi” con quello di “aiutarsi ad aiutare”.

Gli aspetti etici-deontologici nel distanziamento sociale, hanno posto gli assistenti sociali in conflitto tra le scelte strategiche tra  mandati, favorendo quello professionale  a quello istituzionale. Si è trattato di rispondere ai nuovi bisogni da distanziamento fisico e sociale, privilegiando la giustizia sociale.

Nelle emergenze sociosanitarie la cornice etica deve bilanciare i doveri di assistenza centrato sulla persona con il dovere di promuovere l’uguaglianza e l’equità nella distribuzione dei rischi e dei benefici nella società. L’Assistente Sociale, nelle emergenze pone attenzione ai nuovi bisogni da distanziamento e favorisce la giustizia sociale.

La giustizia sociale si occupa di porre rimedio alle ingiustizie. Di tutelare le persone più sfavorite e fornire a tutti opportunità. Garantire gli stessi diritti a tutti gli uomini. Proteggere le libertà individuali.

Giustizia sociale significa fare ciò che si deve ed offrire a ciascuno ciò che gli spetta. Garantire il benessere personale e sociale. A questo scopo è importante che l’Assistente Sociale abbia sempre un COMPORTAMENTO decoroso, corretto e responsabile.

Il comportamento è qualsiasi azione o reazione che una persona manifesta rispetto all’ambiente. In termini di apprendimento ci interessa la dimensione pragmatica poiché  il comportamento umano è motivato e attivato dai bisogni.

Vale altresì ricordare che, come recita l’Art. 25) della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo:   “Ogni persona ha diritto ad un livello adeguato di assistenza che assicuri a lei e alla sua famiglia la salute e il benessere”.

Nel ricordare come per affrontare questi aspetti, sia importante considerare la scala dei bisogni che possono essere riassumibili nell’analisi della piramide motivazionale di Maslow rintracciabile nella sua opera del 1954: “Motivation and Personalità” che attraversa la costellazione di fattori interni ed esterni che spiega perché le persone  assumono certi comportamenti in certi momenti.

Ricordiamo i Bisogni FISIOLOGICI: fame, sete, sonno, termoregolazione che sono connessi alla sopravvivenza fisica dell’individuo e risultano i primi a dover essere soddisfatti a causa dell’istinto di autoconservazione.

I Bisogni di SICUREZZA: protezione, tranquillità, prevedibilità, soppressione di preoccupazioni ed ansie che dovrebbero  garantire all’individuo protezione e tranquillità.

I Bisogni di APPARTENENZA: essere amato e amare, far parte di un gruppo, cooperare, partecipare, e rappresenta l’aspirazione di ognuno di noi ad essere un elemento della comunità.

Bisogni di STIMA: essere rispettato, approvato, riconosciuto ed in cui la persona vuole sentirsi competente e produttivo.

I Bisogni di AUTOREALIZZAZIONE: realizzare la propria identità in base ad aspettative e potenzialità, occupare un ruolo sociale, ovvero  proiettarsi verso aspirazioni individuali per  essere ciò che si vuole essere e poter sfruttare sia  le facoltà mentali che fisiche.

Ora, nel contesto pandemico, la scala dei bisogni ha presentato dei doppi gradini sotto una fragile spinta motivazionale che gli Assistenti Sociali hanno dovuto innestare con la scala della resilienza, stimolando le potenzialità residue delle persone e degli stessi professionisti per resistere agli urti della pandemia senza spezzarsi. La resilienza è diminuita in presenza di nevrosi ed è aumentata con l’aumentare dell’estroversione e della consapevolezza.

Sappiamo che la resilienza è la «proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi». Tra i diversi strumenti di misurazione, ricordiamo che la scala della resilienza di Connor  (2003) messa a punto da diversi  ricercatori, misura le abilità di coping nei confronti dello stress. Questa rilevazione, ha consentito agli assistenti sociali di aiutare le persone ed i professionisti di salire sulla scala della resilienza per raggiungere la possibilità di farcela.

Per riuscire verso gli obiettivi di superamento e omeostasi, in particolare, gli Assistenti Sociali sono saliti sulla scala dei valori che contenevano tutti quei principi portanti del servizio sociale, affinchè “nessuno restasse indietro”. Tra questi, ricordiamo quello di accettazione, di personalizzazione e di individuazione degli interventi, il rispetto e la promozione della globalità della persona, il principio di autodeterminazione, del rispetto e della promozione di uguaglianza.

La norma deontologica ha il suo fondamento nell’etica, nella coscienza e nella responsabilità verso sé stessi e verso gli altri, il comportamento che assumiamo nel nostro lavoro deve contenere LE VIRTU’ DEL BENE.

NEL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO, parliamo di PERSONA non intesa STATICAMENTE ma DINAMICAMENTE in continua evoluzione e realizzazione.

Accanto alle difficoltà di governo dell’integrazione socio-sanitaria, si è collocata in prima istanza la matrice etica e la deontologica professionale.

Nel servizio sociale i problemi etici prendono avvio dai  problemi pratici che poi diventano dilemmi etici. Tra le fasi degli eventi di alta criticità emergenziale, gli Assistenti Sociali pongono attenzione all’allarme iniziale, all’impatto, al soccorso e al ripristino delle condizioni di normalità, rimanendo “accanto” alle persone anche in situazioni di pandemia.

Il contenimento dello stress da isolamento dovuto alla pandemia, ha posto gli Assistenti Sociali di fronte a fratture di benessere sociale delle persone e della comunità, delle famiglie e delle situazioni già precarie o a rischio. Infatti, in concomitanza  delle  emergenze sanitarie, si sono manifestate da subito le emergenze sociali.

Queste ultime, hanno causate un forte stress sia operativo che assistenziale. Di conseguenza gli assistenti sociali hanno dovuto equilibrare sia i bisogni personali che professionali per aiutare in modo adeguato le persone ed i colleghi, cercando continue strategie per far fronte ai processi di adattamento allo scarto tra l’intensità e durata delle richieste ambientali e le risorse personali che sono insufficienti rispetto alla richiesta.

Lo stress è il risultato di un processo di adattamento che coinvolge l’individuo durante la sua interazione con l’ambiente: il soggetto valuta l’evento che deve essere affrontato (impegni lavorativi, conflitti familiari, difficoltà nelle relazioni sociali), e cerca una strategia per farvi fronte.

Se è capace di reagire alle pressioni cui è sottoposto nel breve termine proprie strategie e risorse, queste pressioni possono essere considerate positive in quanto permettono lo sviluppo dell’individuo stesso: si parla di eustress o stress positivo. Se, al contrario, le condizioni sfavorevoli superano le capacità e le risorse proprie, oppure sono prolungate nel tempo, l’individuo diventa incapace di reagire e offre risposte poco adattive: questo viene definito distress o stress negativo. Le strategie di coping tra deontologia e pandemia rappresentano l’insieme dei processi di resilienza e la prevenzione al burnout degli operatori.

Le variabili che possono determinare il burnout sono riferibili a componenti soggettive, a fattori ambientali o a fattori socio-culturali. Lo scopo principale delle professioni di aiuto è quello di essere di supporto agli altri. Spesso le implicazioni emotive sono molto forti nel rapporto tra operatore ed assistito o ambiente sociale da non consentire la buona riuscita dell’intervento professionale. Quando l’operatore si fa coinvolgere troppo dai problemi dell’assistito o dai carichi di lavoro, può andare in burnout. La sindrome del burnout, può colpire in maniera silente e in maniera progressiva, fino ad una reazione di massima esplosione. Ai primi sintomi, è necessario chiedere aiuto. I colleghi devono sostenersi e aiutarsi prima ancora che aiutare.

Il lavoro del soccorritore è per certi versi paradossale, perché come diceva ZULAI: « Il suo compito è quello di funzionare in modo sano all’interno di uno scenario nel quale  gli altri hanno il diritto di funzionare in modo folle».

In questo principio si inseriscono i dilemmi etici come  pratica riflessiva , ovvero interruzione intenzionale che permette al soggetto di prendere in considerazione la molteplicita’ delle prospettive che possono concorrere a definire una situazione o un problema. Nel caso della pandemia che stiamo vivendo questo concetto diventa ancora piu’ potente. Dilemmi ed emergenza rappresentano il binomio dell’Art.14) del CD. Per affrontare i dilemmi etici, un numero crescente di associazioni professionali ha adottato codici etici con l’obiettivo di definire standard di comportamento ai quali i professionisti devono fare riferimento nella pratica quotidiana. L’adozione di un approccio integrato che tenga in considerazione l’etica individuale, professionale e istituzionale. Ne consegue che, per quanto le esperienze stressanti siano difficili, dolorose, impegnative, ci lasciano tuttavia un bagaglio di nuove conoscenze  a cui possiamo attingere nel nostro agire futuro.

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