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LA GRANDE GUERRA CONTINUA NELLE TRINCEE DELL’ANIMA, DELLA MENTE E DEL CUORE. -DOTT.SSA MONIA CIMINARI

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Redazione-Di fronte alle trincee della grande guerra, nella località di Fango, ai lati della strada che proviene da Moena, a pochi km prima di Passo San Pellegrino, mi sono avventurata in un silenzioso pellegrinaggio sul fronte dei ricordi.Quest’estate ero in vacanza a Moena con mia figlia Maria Vittoria e quest’escursione non era prevista: è stata come una chiamata. Mio Padre era un alpino, ha fatto il militare in questi posti e sembra come se mi avesse invitato a seguire la strada alla scoperta di quei luoghi. Le trincee dello “Sbarramento di Fango” vennero allestite dai comandi austriaci per  costituire  una  seconda  linea,  robusta  di  “resistenza”,  che proseguiva poi in direzione dei crinali delle montagne e andava a raggiungere gli avamposti di Costabella e di Cima Bocche. Proprio a fianco della strada un pannello esplicativo riproduce i percorsi delle trincee e indica le principali “posizioni” ripristinate e rese visitabili. Il “campo trincerato A” si trova sul lato verso il torrente San Pellegrino e la catena di Cima Bocche, sulla destra per chi viene da Moena. Il “campo trincerato B” si trova invece sul lato opposto, quello che sale verso la catena dei Monzoni. Sono partita a ridosso del rifugio del gruppo dell’associazione alpina locale èd è stata una piacevolissima escursione tra la natura, con lo zaino in spalla, la fotocamera a tracollo e Maria Vittoria tra le mie braccia. Ho voluto fargli respirare quell’atmosfera suggestiva. Lungo il tragitto ho incontrato Guido, un vigile del fuoco della Liguria che insieme a suo figlio faceva lo stesso nostro percorso. Mi ha dato una mano quando ho scattato alcune foto, che ho conservato con attenzione. “Fare il vigile del fuoco è una missione” mi ha detto aggiungendo che ultimamente è stato nelle Marche, precisamente a  Camerino per il terremoto, a  picconare gli  edifici dissestati  e  recuperare  il  recuperabile.  In  una  quiete  mista  a  preghiera,  il  sole

prorompente segnava  un  nitido  contrasto  con  la  caligine,  il  fango,  la  neve  che ciascuno di  noi s’immaginava al  pensiero di  quei combattenti. Militari giovani, ragazzi che trepidavano con le baionette e che furono coinvolti in drammi disumani di cui questi luoghi né trasmettono le emozioni, ma anche deliberati silenzi. Il tempo non deve affievolire le immagini di queste catastrofi come invece vorrebbe deliberatamente il cinismo imperante, teso alla distruzione oltre che fisica, anche mentale dentro  una  guerra  ideologica tra  occidente e  oriente, che  è  pur  sempre anch’essa guerra. Ma affinché la testimonianza del sacrificio al prezzo della propria vita resti viva occorre che sia fatta luce nel buio in cui l’homo homini lupus correntemente s’incatena. Quei ragazzi del 1899, poco più che fanciulli, sono stati sbattuti in trincea, entrando in un mondo di completa solitudine, pianto, disperazione e   morte.   Lontanissimi   dai   propri   affetti,   in   un’epoca   priva   di   sistemi   di comunicazione invocavano con urla strozzate “Mamma”, senza una risposta, non sentita nemmeno dal compagno d’arma perché assordato dal fragore del combattimento. Ma l’uomo non impara mai. In questi stessi giorni, in cui stavo facendo queste considerazioni, a Barcellona si stava consumando l’ennesimo atto terroristico. Tra i deceduti il dolcissimo Julian, un bambino australiano di sette anni che è morto strappato dalla mamma mentre passeggiava per le strade della città confortato solo dallo sguardo di uno sconosciuto che lo ha accarezzato mentre si stava spegnendo. Insieme a questi giovani fanciulli uccisi barbaramente, dai ragazzi del ’99 al bimbo australo-britannico morto a Barcellona muore anche una parte di noi, la migliore. Perché i figli, i nostri figli, infondo, si assomigliano tutti, siano essi bianchi, neri,  gialli, marroni, dell’est, dell’ovest del centro,  di oggi, di ieri e  di domani. Tutti hanno diritto di crescere, scoprire il mondo, se stessi e l’avvenire e non l’atrocità di una guerra che tutto, con il suo orrore, fa finire. Qui di seguito riproduco alcune semplici, ma suggestive foto delle trincee della Grande guerra scattate nella località di Fango, presso

Moena, il 22 agosto del 2017.

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