” I PAPIRI DI TAHAN “, UN RACCONTO DI RENATO LEBAN
Redazione- E’ di questi giorni la notizia che sono state ritrovate le fondamenta del palazzo di Erode il Grande, e si puo’ immaginare quanta attenzione e cura vi abbiano messo gli archeologi nella catalogazione degli oggetti ritrovati. Fra le preziose anfore e suppellettili ce n’era una che, all’apparenza, non poteva interessare alcuno, ma nel rimuoverla dalla sua posizione originale caddero a terra alcuni rotoli di papiro. Il ritrovamento casuale e persino troppo fortuito interesso’ ben poco il capo del cantiere. Non fu di altrettanto avviso e disinteresse l’esperto in materia che, quando ebbe fra le mani quei rotoli, si rese conto immediatamente di aver fatto una scoperta veramente unica e strana. Infatti, quei papiri cosi’ ben conservati erano un diario. Si, il diario piu’ impensabile di uno scriba che diceva di essere Tahan, figlio di Zaccaria, il quale era figlio di Elishafat, discendente da Sedekia, figlio di Kenaana, che combatte’ contro i Siri, e fu discendente di Armoab, Babilonese di nobile lignaggio.
Questo Tehan si diceva un giovane scriba al servizio del re Baldassarre. Il suo diario, scritto su rotoli di papiro, cominciava proprio quando questo re, di cui si sa ben poco, si preparava a partire per seguire una stella. L’esperto provo’ a ricordarsi che cosa avesse imparato all’universita’ e dalla tradizione popolare circa questo re. Penso’ che fosse davanti alla scoperta piu’ entusiasmante della sua vita, ma caccio’ dalla sua mente questo pensiero in quanto gli sembrava essere un’assurdita’. No, non poteva trattarsi proprio di lui, quel Baldassarre di cui la mamma, la nonna, e pure la maestra gli avevano parlato mille volte. No, era assurdo! Se pensava che lui aveva persino giocato con l’immagine di questo re, una statuina da presepe. No, non era possibile, ma continuo’ ad esaminare quei rotoli cosi’ strani e preziosi che avevano atteso
migliaia di anni prima di essere scoperti. Tahan parlava di questo re come di un uomo vecchio e saggio, ma lo classificava come uno stravagante, perche’ ogni notte egli scrutava le stelle. Poi parlava sempre di una strana profezia che si sarebbe dovuta compiere proprio in quei tempi.
Ed ecco cio’ che Tahan scrisse:
I
In quello stesso giorno il re Baldassarre era cosi’ euforico che mando’ a chiamare Tahan, affinche’ egli stesso si prendesse cura di scegliere, assieme a lui, un dono molto prezioso anzi, il dono piu’ prezioso che egli potesse immaginare. Tahan era giovane e temeva di offendere il re
in qualche modo, cosi’ gli consiglio’ di chiamare i saggi di tutto il regno. Tutti i saggi del reame vennero alla reggia e consigliarono al re di scegliere come dono l’oro, poiche’ “l’oro rappesenta
la suprema signoria del cielo e della terra”. Al re piacque cio’, ed anche a Tahan, che fu contento di non aver avuto la responsabilita’ della scelta. Il re decise che avrebbero dovuto preparare al piu’ presto i bagagli, poiche’ si doveva partire verso occidente. Alla corte tutti furono perplessi, poiche’ nessuno conosceva la destinazione precisa, ma nessuno oso’ chiederla, e Tahan, caricati i suoi poveri strumenti da scriba ed il suo misero abbigliamento, segui’ la carovana del re Baldassarre per partire all’inseguimento di una grossa stella che era apparsa nel cielo. La cosa piu’ strana, noto’ Tahan, era che questa stella lasciava dietro di se’ una scia o coda luminosa.
Il re era di buon umore. Fu sulla strada verso occidente che si incontro’ con altri due nobilissimi regnanti. Il cuore dell’archeologo si fermo’ per l’emozione: ormai era certo! Aveva fatto la scoperta piu’ preziosa e splendida della sua vita! Infatti, questi due regnanti erano Gaspare e Melchiorre, rispettivamente re della Persia e dell’India. Dunque non era soltanto una tradizione! La mamma, la nonna, la maestra e tutti gli altri avevano ragione. Erano esistiti davvero questi
Re Magi, ed erano proprio loro di cui lo scriba Tahan stava parlando. Erano gli stessi che noi raffiguriamo nel presepe con delle statuine. Lo stesso Tahan lo confermava con i suoi papiri, con gli stessi nomi e luoghi di origine che la tradizione stessa attribuiva a loro: Arabia, India, e
Persia. Certo, non c’erano piu’ dubbi: quelli di cui si parlava nei papiri dello scriba erano i Re Magi. L’archeologo fu cosi’ contento che non si ricordo’ altro. Non penso’ ne’ al pranzo, ne’ alla cena, ma volle continuare a leggere quelle parole che un piccolo scriba come Tahan aveva inciso nella storia. Ed ecco quanto ne seguiva:
II
Tahan diceva che, al momento dell’incontro, si trovavano a Medeba nella valle del Ruben, ed era al tramonto, cioe’ quando in cielo appariva piu’ viva e smagliante la stella dalla coda luminosa. Le tre carovane si riunirono, fecero un grande cerchio, ed accesero un fuoco. I re si consideravano fratelli ed erano amici da tempo. Tahan guardava tutto con sospetto, poiche’ ricordava bene quando quella stessa gente era stata pronta a combattere contro di loro. Tuttavia, supero’ la diffidenza e si mescolo’ con i servitori e cosi’ venne a sapere che anche Melchiorre e Gaspare erano arrivati alla decisione di seguire quella stella, poiche’ pure questi regnanti credevano alla profezia che un grande re sarebbe venuto alla luce in quel tempo, e la cometa ne era il segno. Tahan non manco’ di raccogliere le impressioni dei componenti di queste carovane, e con grande stupore si trovo’ davanti alle stesse perplessita’, alle stesse considerazioni e dubbi che esistevano nella sua carovana, quella del re Baldassarre.
Tahan scrisse che quando i re uscirono dalla tenda nella quale si erano riuniti, decisero di comune accordo che avrebbero seguito attraverso il loro viaggio la stella che faceva loro da guida. Cosi’, quando Baldassarre fu rientrato nella sua tenda, mando’ a chiamare lo scriba.
Il re era molto sereno e disse: -“Tu Tahan sei uno scriba e quindi conosci anche le scritture e le loro magiche profezie. Che cosa puoi dirmi a riguardo di questa profezia secondo la quale verra’ l’agnello e sara’ il re di questo popolo, ed egli sara’ piu’ grande d’ogni potente, ma nascera’ tra gli umili?”-
Tahan si aspettava questa domanda e non esito’ a rispondere che colui di cui si parlava nella profezia sarebbe stato il Messia, del quale si attendeva la venuta da sempre. Ma si affretto’ anche a dire che non sapeva quando tutto questo sarebbe accaduto. Baldassarre si fece serio in faccia e chiese: -“Che cosa vuol dire regalare Incenso e Mirra?”-
Tahan era inesperto di queste cose e rispose candidamente che non ne speva nulla. Allora
Baldassarre spiego’ che la mirra e’ il simbolo dell’umanita’, della pazienza, e delle tribolazioni.
L’incenso e’ invece il simbolo della divinita’ e della preghiera. E cosi’, insieme all’oro, questi saranno i doni che noi offriremo a quel bambino che nascera’, umile e puro come un agnello, e diverra’ il Rabbi di questo popolo. Ma ancora sappi, o Tahan, che io sono felice di aver scelto come dono l’oro.
-“Perche’, mio sire”- chiese Tahan?
-“Perche’ e’ vero, o mio giovane scriba, che l’oro e’ il simbolo della suprema signoria del cielo e della terra. Purtroppo, e’ anche vero che, per questo nobile metallo, la gente diventa avida, superba, e violenta, fino trarre a morte i propri simili e gli stessi fratelli. Tutto cio’ mi porta una grande tristezza nel cuore”-
In quel momento entro’ un messaggero che annunciava la visita di Melchiorre il quale, senza troppi complimenti, saluto’ il re e disse con la voce che tradiva la sua emozione: -“La stella si muove verso occidente”-
Nello stesso istante fu annunciato anche Gaspare, il quale aggiunse alla nota novella che un gruppo di predoni erano arrivati vicino a loro e si preparavano ad assalirli. Cosi’, come se fossero divenuti uno solo, Baldassarre, Melchiorre e Gaspare decisero di comune accordo di partire per poter sfuggire ai predoni e seguire la guida della stella cometa.
E Tahan proseguiva nel suo papiro:
III
Viaggiammo tutta la notte e solo al mattino, quando il sole era alto nel cielo, ci fermammo vicino a Beth-Jescimoth, presso le rive del fiume Giordano, che in quel luogo allargava le sue braccia per sfociare nel Mar Morto. Durante la notte la marcia era stata dura, perche’ avevamo dovuto affrontare le asperita’ del Monte Nebo e poi scendere a Faaga, per arrivare fino alle mure di
Beth-Jescimoth, e passarle per giungere fino alle foci del Giordano, dove animali e uomini, stanchi ma al sicuro dai predoni e predatori, si poterono accampare e dissetarsi. I giorni che seguirono furono estenuanti per tutti noi, ma non cosi’ si poteva dire dei tre re, i quali si riunivano ogni possibile momento e studiavano su degli appunti e vecchie tavole incise.
Altra cosa degna di essere notata era che questi saggi, cosi’ venivano descritti dai componenti delle carovane, ogni qualvolta si riunivano, pregavano per il compimento della loro missione, e si poteva notare dalle loro parole ed azioni che erano pieni di fede nella riuscita della loro meta ed opera. Il loro esempio fu imitato da molti componenti delle carovane i quali si inginocchiavano in preghiera, pur non sapendo esattamente il motivo per cui si inchinavano a
pregare. Sono certo che molti di questi servitori lo facessero in segno di rispetto e fiducia verso i loro rispettivi re e padroni, e naturalmente verso il loro dio, ma anche per abitudine. Si viaggiava sempre di notte, sia per seguire la stella che per evitare l’incontro con altri predoni e cosi’, dopo tre notti di marcia forzata, arrivammo ad Anatot, localita’ ad una giornata di viaggio da Gerusalemme, dove regnava Erode il Grande, il quale era stato informato della presenza dei tre Re Magi. Non si fece scrupolo di invitarli, pur di carpire piu’ notizie possibili sulla ragione della loro visita. Gia’era stato informato dai suoi uomini sulla storia della profezia, la quale narrava che in quel tempo sarebbe nato un bambino di cui si diceva che sarebbe diventato un grande re.
IV
L’archeologo si ricordo’ che, essendo Gesu’ nato a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco che dei Magi d’oriente arrivarono a Gerusalemme, ma non sapendo dove egli sarebbe nato, chiesero a Erode il Grande di svelare loro la localita’. Proseguendo la lettura del papiro di Tahan, l’archeologo lesse che, nel frattempo Erode aveva radunato i suoi capi sacerdoti e gli
scribi per informarsi da loro dove il bambino detto il Cristo, il Messia, avrebbe dovuto nascere ed essi, veduto il turbamento del loro re, esclamarono: -“In Betlemme di Giuda, perche’ cosi’ e’ scritto dai profeti: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei punto la minima fra le citta’ principali
di Giuda, perche’ e’ da te che uscira’ un principe che pascera’ il mio popolo Israele!”-
A questo punto Erode fece chiamare di nascosto i Magi per informarsi esattamente da loro sul tempo in cui la stella era apparsa e, mandandoli a Betlemme, disse loro:
-“Andate e domandate diligentemente del fanciullo e quando lo troverete, fatemelo sapere,
affinche’ io pure vada ad adorarlo”-
Essi dunque, udito il re, partirono, ed ecco che la stella che avevano veduto in Oriente andava dinanzi a loro finche’, giunta al luogo dov’era il piccino, si fermo’ sopra la stalla. Essi, veduta la stella, si rallegrarono con grandissima gioia, fermarono le loro carovane, e si riunirono per
andare a vedere con i propri occhi la realizzazione di quella grande profezia, la quale indicava
che la’, dove si sarebbe fermata la stella, si sarebbe trovato il futuro Messia, il Rabbi, il Salvatore della terra, il re e principe piu’ grande di tutta la Giudea. I Magi si riunirono e, con riverenza, si avvicinarono alla capanna che fungeva da stalla.
Nel luogo c’era una quiete ed una luce tenue che illuminava il volto di Maria e del bambino. Il padre stava cercando di sistemare la greppia in modo tale che il bambino potesse essere messo li’ per riposare ed essere ammirato dai pastori e da coloro che erano venuti, guidati da un angelo.
Si, li’ c’era un gruppo di pastori che, in assoluta riverenza, adoravano il bambino. Faceva freddo nella capanna, che in vero era solamente la stalla di un bue ed un asinello. Il bambino era nella mangiatoia ed il bue e l’asinello scaldavano con il loro fiato il neonato, il quale era stato coperto con un morbido panno bianco.
V
Fu Baldassarre a chiedere il permeso di entrare e l’uomo acconsenti’ benevolmente. Cosi’ anche Melchiorre e Gaspare entrarono e furono stupiti da tanta semplicita’ ed umilta’. Offrirono i loro doni: l’incenso, la mirra, e l’oro e si inginocchiarono con rispetto davanti al bambino e lo adorarono in silenzio, con rispetto. Fu l’uomo a rompere il silenzio, dicendo: -“Miei nobili signori, vi siamo grati per la vostra visita e per i vostri doni, ma se continuate a restare cosi’, proni davanti al bambino, noi ci sentiremo veramente a disagio. Siamo spiacenti anche di non potervi offrire migliore accoglienza, ma noi stessi abbiamo trovato qui un tetto di fortuna.”-
Fu Melchiorre a rispondere: -“Noi non sapevamo che vi avremmo trovati qui. E’ stata la stella cometa a guidarci ed a fermarsi, ed a noi non dispiace d’inchinarci davanti a colui che sara’ il Cristo e Rabbi per tutto il popolo d’Israele.”-
La madre s’inchino’ verso i Magi, accetto’ i doni per Gesu’, poiche’ questo era il nome che era stato dato al Salvatore e disse: -“Grazie, e siate voi i benvenuti.”-
Mentre tutto questo stava accadendo, le guardie del re Erode erano gia’ state sguinzagliate in ogni strada alla ricerca del nascituro, profetizzato come novello Messia, e fu cosi’ che nel trambusto e nel caos i soldati fecero morire centinaia di neonati e piccoli bambini che vennero tolti alle rispettive madri e uccisi senza alcun reale motivo, se non per la paura di Erode di perdere il suo trono. Tutto questo creo’ del caos in Betlemme e fece si’ che gli stessi Re Magi dovessero partire immediatamente, subito dopo aver visto il fanciullino, per paura dell’ira dello stesso Erode.
VI
Quando essi partirono, Giuseppe e Maria si ritirarono nell’angolo piu’ caldo della stalla, ma avvenne che nel sonno apparve un angelo che mise in guardia Giuseppe, dicendogli: “Levati, prendi il fanciullino e sua madre e fuggi in Egitto e sta la’ finche’ io non tel dica, poiche’ Erode cerchera’ il fanciullino per farlo morire. “- Egli dunque levatosi prese di notte il bambino e sua madre e si ritiro’ in Egitto. Nel ftrattempo Erode, vedendosi beffato dai Magi e da Giuseppe, si adiro’ gravemente e mando’ ad uccidere tutti i maschi ch’erano in Betlemme ed in tutto il suo territorio dall’eta’ di due anni in giu’, secondo il tempo del quale s’era informato dai Magi.
Ma in questa caotica situazione avvenne anche che Tahan si trovo’ ad essere da solo in mezzo
alle guardie del re Erode, ed essendo lui stesso testimone delle atrocita’ compiute dai soldati, egli se ne torno’ in fretta, ma con grande stupore trovo’ che la famiglia di Gesu’ se n’era partita nottetempo , e cosi’ pure i tre Re Magi se n’erano andati misteriosamente senza lasciare alcuna traccia.
Tahan entro’ di corsa nella capanna usata come stalla, ma vi trovo’ solamente il bue e l’asinello, non un detto ne’ un segno della famiglia, ma Tahan urto’ con il piede in qualche cosa.
S’inchino’ e vide una daga imbrattata di sangue. Si giro’ su se’ stesso e fece per uscire, ma sull’uscio vi erano due soldati di Erode che, riconoscendo in lui lo scriba straniero al servizio di Baldassarre, presolo lo legarono e lo fecero salire su di una carretta che trasportava delle anfore. Queste sono le sue ultime parole: -“Sono stato fatto prigioniero dai soldati di Erode e non vi e’ scampo per me se non la morte, e cosi’ celo questo mio scritto in una di queste anfore. So che Erode vorra’ che io parli, ma non so nulla, e comunque non diro’ una sola parola che possa in qualche modo minacciare o nuocere all’incolumita’ di quel bambino e dei Re Magi, anche se in verita’ non so che cosa sia accaduto e perche’ mi abbiano lasciato solo in questa terra straniera. So che il bambino sara’ un re ed un salvatore per questo popolo. Lo dico perche’ credo nella
profezia, e soprattutto credo nella saggeza dei tre Re Magi, e cosi’ celo questa mia testimonianza,
nella speranza che un giorno qualcuno la trovi e faccia conocere il contenuto della mia storia. Il mio nome e’ Tahan, figlio di Zaccaria, il quale fu figlio di Elishafat e sono scriba del re Baldassarre.”-
L’archeologo tiro’ un lungo sospiro di gioia e disse: -“Se non l’avessi visto con i miei stessi occhi crederei che tutto cio’ fosse solo una favola, ma questi segni su dei papiri cosi’ antichi, i suoi segni e la sua firma, indicano a me che gli insegnamenti ricevuti da bambino hanno avuto un senso per me, e sono un dato di fatto nella realta’ di quel tempo. Gesu’ quindi e’ realmente stato il Salvatore ed il Rabbi per il popolo d’Israele. Se non l’avessi letto con i miei stessi occhi e se non l’avessi tenuto fra le mie stesse mani non avrei creduto che tutto cio’ fosse una storia vera,ma ora e’ qualche cosa di piu’: e’ una testimonianza, ed e’ stato grazie alle parole scritte daTahan che ora possiamo dire: -“Grazie Tahan! La tua ultima testimonianza non e’ stata una cosa vana.”-