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” BRUNELO CUCINELLI IMPRENDITORE E UMANISTA ” – DI VALTER MARCONE

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Redazione- Brunello Cucinelli ha ricevuto il prestigioso premio internazionale “Neiman Marcus Award for distinguished service in the field of fashion 2023” che il Department store del lusso di Dallas conferisce alle figure che nel mondo hanno maggiormente influenzato la moda a partire dagli anni ’30 del secolo scorso. Gli è stato consegnato a Parigi, nello storico ristorante “Girafe” in Place du Trocadero. (1)

La casa di moda di Solomeo ricorda che questo “importantissimo riconoscimento” per decenni è stato assegnato a grandi personalità, celebrità e icone di stile come Coco Chanel, Christian Dior, Valentino, Giorgio Armani, Miuccia Prada e Karl Lagerfeld. Premia “la quotidiana dedizione delle mani sapienti” della Brunello Cucinelli – si legge in un suo comunicato – e di un’impresa “vocata al più raffinato made in Italy ed ispirata fin dalla sua nascita ai grandi valori del capitalismo umanistico e della umana sostenibilità”.
“Sono immensamente grato ai miei stimatissimi Geoffroy van Raemdonck e Lana Todorovich – ha commentato Cucinelli -, che in questo determinato periodo storico hanno l’onore di rappresentare Neiman Marcus, una delle più alte espressioni della moda e del lusso nel mondo, ma anche un’icona di stile di vita e di eleganza. Vorrei altresì ringraziare tutte le persone di Neiman che durante i 20 anni di collaborazione ho potuto ammirare come esseri umani di grande umanità, oltre ad apprezzarli come professionisti molto speciali. Mi sento particolarmente onorato e mi piace pensare a questo premio come a un alto riconoscimento che rende merito alla gente di Solomeo, alle mani creative della migliore tradizione artigiana italiana che con la loro quotidiana dedizione hanno costruito insieme alla mia famiglia e a tutti i miei collaboratori ‘Il Sogno di Solomeo’. Nel lavoro, come nella vita, abbiamo sempre cercato di farci ispirare dai valori del capitalismo umanistico, legati alla umana sostenibilità, nel rispetto dell’essere umano e in armonia con l’intero Creato. Grazie, grazie di cuore”.

Brunello Cucinelli nato a Castel Rigone è l’imprenditore umanista che ha fondato l’omonima impresa che lavora i suoi manufatti nei luoghi dell’Umbria francescana tra cui Solomeo, piccolo borgo antico di 500 abitanti circa a pochi chilometri da Perugia, che è diventato il paese dell’anima di Brunello Cucinelli che ha voluto restaurare il borgo di Solomeo (frazione del Comune di Corciano), insediandovi un’azienda (Impresa Umanistica la definisce) che ha raggiunto per la lavorazione del cachemire dimensioni mondiali, riconosciuta come esempio di “Capitalismo umanistico”, con una filosofia imprenditoriale in armonia con il Creato e un’organizzazione fondata sull’ “umana sostenibilità”.

Della sua attività arrivato ormai a superare i sessanta anni di età egli stesso dice : “Credo in un’impresa umanistica: un’impresa che risponda nella forma più nobile a tutte le regole di etica che l’uomo ha definito nel corso dei secoli. Sogno una forma di capitalismo umanistico contemporaneo con forti radici antiche, dove il profitto si consegua senza danno o offesa per alcuno, e parte dello stesso si utilizzi per ogni iniziativa in grado di migliorare concretamente la condizione della vita umana: servizi, scuole, luoghi di culto e recupero dei beni culturali. Nella mia organizzazione il punto di riferimento è il bene comune, come strumento di guida per il perseguimento di azioni prudenti e coraggiose. Nella mia impresa ho messo l’uomo al centro di qualsiasi processo produttivo, perché sono convinto che la dignità umana ci sia restituita solo attraverso la riscoperta della coscienza. Nel cammino di ogni giorno ascolto la parola dei grandi del passato, da Socrate a Seneca a Kant, da Marco Aurelio, ad Alessandro Magno a San Benedetto. Credo nella qualità e nel bello del prodotto artigianale; penso che non possa esservi qualità senza umanità.

Amo il misticismo leggero che pervade questa mia Umbria, quel misticismo che fu proprio del Poverello di Assisi, amante del bello e della semplicità. Sono fiero di essere umbro, fiero della mia passione per la filosofia e il restauro e per tutto ciò che aiuti a restituire bellezza e dignità alle cose sepolte dall’oblio dell’uomo sotto la polvere del tempo. Nell’impresa umanistica di Solomeo si lavora perseguendo un identico obiettivo, ma soprattutto si avverte una scala di valori non materiali nella quale ci si riconosce come parte dell’intera azienda. Il lavoro inteso come espressione del valore umano diviene anch’esso partecipe della spiritualità e consegue il fine superiore del Bene supremo. La creazione del profitto è congenita al tipo di attività eppure per me non è tutto.Non vorrei vivere in un mondo dove ogni cosa si riconduce sterilmente al solo profitto. Il denaro riveste un vero valore solo quando è speso per migliorare l’esistenza e la crescita dell’uomo, ed è questo il mio fine.(2)

Un imprenditore umanista che ha regalato alle sue due figlie e ai nipoti una biblioteca di mille libri cadauno perchè appunto la parola dei grandi del passato permette di affrontare un percorso di vita per dare un contributo concreto al miglioramento della condizione umana .

Continua Cucinelli : “Mia moglie Federica è nata a Solomeo. Nel 1978, quando eravamo fidanzati, sbocciò in me un secondo amore per il suo bellissimo borgo nativo. Qui vicino, Federica aveva un piccolo negozio di abbigliamento, e qui nacque in me l’idea di avventurarmi nell’impresa della maglieria.

Ed ebbi subito un’intuizione che mi parve innovativa: il cashmere colorato per donna. Il mercato, soprattutto quello tedesco, mostrò di gradire enormemente questa novità assoluta e fu proprio grazie a essa che la mia impresa riuscì, in tempi brevi, a emergere.

Mi convinsi definitivamente che una qualità importantissima del cashmere, al di là della sua morbidezza quasi vellutata, era la longevità. Questo concetto di una lunga durata era parte di me, del mio modo di concepire il mondo. Un significato altissimo, sul quale concentrai da allora ogni aspetto ideativo e produttivo dell’azienda. Un capo di cashmere dura una vita, non si getta via, lo si deve lasciare in eredità, la sua durata è il simbolo del suo valore. “

Al momento i dipendenti della società sono 1700, oltre 4000 collaboratori esterni. Sono lavoratori che non hanno alcun obbligo di timbrare il cartellino perché parte di una stessa famiglia. Le mansioni cominciano alle 8:00 e finiscono alle 17:30. Un orario di lavoro che insieme a tutta un’altra serie di disposizioni riguardanti l’organizzazione del lavoro fanno di questa azienda un luogo di lavoro particolarmente gradito proprio per le condizioni di vivibilità dell’azienda stessa. Il valore artigianale del lavoro viene riconosciuto anche a livello di compenso che superar almeno di un 20% il salario corrisposto per contratto nel settore manifatturiero a cui appartiene –

Il record di fatturato dell’azienda si è registrato nel 2018 e ha oltrepassato 550 milioni di euro, nonostante la forte globalizzazione e la spietata concorrenza. Negli ultimi 25 anni Brunello Cucinelli è stato riconosciuto come il “re del cashmere“. L’Azienda è ancora in espansione

I principali mercati esteri sono Francia, Germania e Spagna, dove vengomo proposte non solo maglie pantaloni ,giacchè ed altri capi di abbigliamento ma anche collezioni che si sono ampliate nel tempo

A detta di Cucinelli, così come chiarito in diverse interviste, il segreto di questo grande successo è da ricercare nella qualità dei prodotti, perfetti per creare look sportivi e allo stesso tempo chic, che rappresentano il riflesso della cultura italiana. La distribuzione, inoltre, vanta una rete modesta ma ben controllata, con circa 1000 boutique e 50 negozi monomarca presenti anche a Parigi, New York e in Costa Azzurra.

Brunello Cucinelli un imprenditore umanista che è stato spesso accostato al nome di altri imprenditori che negli anni hanno perseguito la stessa filosofia aziendale Tra questi vanno ricordati Alessandro Rossi ed Adriano Olivetti.

Alessandro Rossi nacque a Schio nel 1819 da Francesco Rossi e Teresa Beretta e morì a pochi passi dal paese natale nel 1898. Nella giovinezza cresce e viene educato al rispetto e alla sensibilità nei confronti di chi si trova a vivere con poco. Questa la prima regola, lui credente e buon cristiano, che applica indistintamente sia con gli 11 figli sia con i suoi operai. Sicuramente questa sensibilità è ereditata dal padre Francesco il quale, già nel 1871, ritenne doveroso predisporre delle stanze, provviste di fornelli e completamente attrezzate, all’interno della sua fabbrica per quegli operai e operaie che non sono domiciliati nelle vicinanze, in modo che possano ripararsi dalle intemperie e riscaldare il cibo nei tempi di pausa: nasce così semplicemente la prima mensa aziendale. Alla base del monumento al Tessitore ci sono 8 formelle che sintetizzano i valori di Alessandro Rossi: «L’avvenire è dei popoli lavoratori». «Pronti alla navetta per la famiglia e alla carabina per l’Italia e per il re»». Capitale, lavoro di ieri. Lavoro, capitale del domani». «Dal telaio il risparmio, dal risparmio la proprietà». «Il lavoro ci affranca ed eleva». «Conquiste del lavoro, conquiste d’oro«. «Rivendichiamo il lavoro rinnovando l’arte dei padri». «Eguali dinanzi al telaio come dinanzi a Dio». (3)

Una filosofia aziendale contenuta in una lettera di Brunello Cucinelli riportata da Guglielmo Pelliccioli nel suo articolo su italiaoggi.it . Una lettera in cui l’imprenditore racconta la sua vita .

“ Solomeo, 9 Novembre 2020 Sono nato in una modesta famiglia di campagna, e lì, dove le stelle, durante le veglie, brillano più lucenti, è più forte il sentimento del Creato; sentivamo l’Universo echeggiare dentro di noi, sentivamo intuitivamente le grandi regole della sua armonia. Nella mia vita ho sempre desiderato porre l’etica e il rispetto della dignità umana fra gli ideali più alti, e da tale aspirazione ho cercato di generare la mia attività di imprenditore del Cashmere, attento per quanto ho potuto a produrre senza provocare danni al Creato, a mantenere costante l’armonia tra il profitto e il dono Appassionato di filosofia, ebbi conferma, leggendo Kierkegaard, che le persone umane sono al tempo stesso singole e universali, e questo è per me un grande valore. Ho sempre creduto nell’umanesimo come un elemento dell’universo. Proprio per l’incanto di quella vita giovanile, per quel senso dell’infinito, penso al Creato come a un custode premuroso verso il quale siamo tutti debitori per i doni dorati che riceviamo con generosa abbondanza; a lui sono profondamente grato. Ma da qualche tempo, in questo anno, la nostra vita è stata affiancata da un compagno di viaggio imprevisto e non voluto, che sotto la forma di un virus pandemico si aggira per l’intero pianeta causando dolore al corpo e allo spirito delle persone umane, con un andamento imprevedibile ed estenuante, ora lento, ora accelerato, ora mite, ora crudele, nell’alternanza di speranze intraviste e subito deluse. Sembra di assistere ad una sorta di lotta tra la biologia e la terra, che dura a lungo, ed ecco, infine, che lo stesso Creato ci ha chiesto aiuto. Ora credo che spetti a noi, persone umane, come imperativo morale, rispondere a tale richiesta importante e urgente; e penso a una sorta di nuovo contratto sociale con il Creato. Il contratto sociale è un’idea antica, che risale ancora a Platone, Aristotele, e poi, più vicini a noi, Thomas Hobbes e John Locke, e infine Rousseau, che gli dedicò un libro. Il contratto che io immagino è nuovo perché non riguarda soltanto le persone umane, ma include anche ogni altro elemento del Creato. Forse però ultimamente abbiamo un po’ trascurato alcune regole naturali che per così lungo tempo sono state il verbo di un tipo di vita genuino e vero; forse abbiamo perso l’armonia che equilibrava il dare e l’avere nei rapporti tra noi e il Creato, e abbiamo iniziato a consumarlo, anziché utilizzarlo seguendo i bisogni naturali e necessari, come predicava Epicuro e come hanno fatto prima di noi centinaia di generazioni senza nome Per questo, se ora guardiamo nei nostri cuori con il coraggio della verità, se, in accordo con il pensiero di Kant, alziamo gli occhi al cielo sopra di noi e interroghiamo la legge morale dentro di noi, riconosceremo di esser stati figli prodighi, e allora, come in una corale confessione pubblica che coinvolge gran parte di noi, riconosceremo che se il Creato oggi ci chiede aiuto, anche noi siamo responsabili delle sue pene. Pensiamo allora ai nostri figli, alle generazioni future, che più di ogni altra cosa sono la speranza del domani; pensiamo al mondo che riceveranno in eredità da noi, e che dovrà essere leggermente migliore di questo. È anche pensando con timore amorevole alle nuove generazioni che immagino il nuovo contratto sociale con il Creato, perché vorrei che i figli degli uomini di oggi possano avere la possibilità di tornare a vivere in un pianeta dove gli animali, le piante, le acque, ritrovano il tempo e il luogo per rigenerarsi secondo la natura, con quei ritmi larghi e sereni che hanno segnato per millenni il tempo della storia umana; un tempo e un luogo dove i boschi tornano a riconquistare la terra, sottraendola ai deserti, rianimando il pianeta di ossigeno e di frescura. Così mi piace sognare che le generazioni future potranno vivere dove riterranno di riconoscere la loro patria, e avranno il mondo intero come scelta libera; se sapranno vedere nelle grandi migrazioni delle genti un’opportunità piuttosto che un pericolo, se per loro la riparazione e il riuso degli oggetti prevarrà sulla tentazione dello scarto, se lo Stato e le leggi non saranno ritenuti obblighi imposti ma mezzi di vita civile da rispettare per una vita più giusta; se sapranno sviluppare tecnologia e umanità come sorelle amabili, se ogni angolo del pianeta sarà considerato patrimonio di tutti e di ciascuno e infine, se, come pensava Adriano Imperatore, sapranno considerare i libri come i granai dell’anima, saranno felici. Tale è il contratto sociale che mi piacerebbe stipulare con il Creato, tale l’aiuto che sento di voler dare come risposta amabile ad un custode così premuroso. Grazie, che il Creato illumini il nostro cammino. “

Brunello Cucinelli come l’industriale umanista Adriano Olivetti ? È il paragone tentato dai media a seguito anche della distribuzione nel 2012 di 5 milioni di euro per 783 dipendenti dell’azienda di cashmere.

Sul sito della Fondazione Olivetti a proposito appunto di questo “ imprenditore , industriale, editore, intellettuale e politico, innovatore sociale e precursore dell’urbanistica qual’era , Adriano Olivetti (Ivrea 1901 – Aigle 1960) si legge : “ è stata una delle figure più singolari e straordinarie del Novecento. Il suo progetto di riforma sociale in senso comunitario, articolato attorno all’identità tra progresso materiale, efficienza tecnica ed etica della responsabilità, è oggi riconosciuto come uno tra i modelli più attuali e avanzati di sostenibilità. (4)Tra il 1932 e il 1960 ha guidato al successo internazionale l’azienda di macchine per scrivere e prodotti per ufficio fondata dal padre nel 1908, rendendo il suo nome sinonimo globale di eccellenza e innovazione. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale Adriano Olivetti dà vita a un articolato sistema di interventi sociali, iniziative culturali e azioni politiche che riunisce all’interno di un unico progetto definito “Comunità,”, il cui simbolo è una campana. Alla base c’è l’idea di un nuovo ordinamento costituzionale, un sistema di comunità all’interno di uno Stato socialista e federalista che Olivetti descrive nella sua opera manifesto L’ordine politico delle Comunità, elaborata durante l’esilio in Svizzera tra il 1944 e il 1945.

La morte improvvisa nel febbraio 1960 interrompe una vita tutta rivolta al futuro, all’idea di una società tecnologicamente avanzata, solidale, partecipe e giusta.”

Certo, il paragone è piuttosto azzardato ,scrive il Sole 24 Ore ( 5) soprattutto se non si tiene conto del fatto che Cucinelli è una società quotata e che una erogazione liberale degli utili dell’azienda, come diversi giornali hanno scritto, potrebbe creare qualche malumore negli azionisti. Su questo punto, si legge su “Pambianco”, “gli analisti tranquillizzano: i soldi, infatti, non provengono dalle casse societarie, bensì dalla Fondazione dell’imprenditore, ergo nessun effetto sui conti. Dunque, nessun malumore in Borsa”. Diversa è invece la questione quando si parla della gestione delle dipendenze e i rapporti con i sindacati. I 6.385 euro che si trovano in più in busta paga i 783 dipendenti dell’azienda, infatti, arrivano un un momento delicato. Scrive Pambianco: “La Cgil di Perugia, interpellata da Pambianconews, ha spiegato che in questo periodo ha avviato un tentativo di approccio nei confronti dell’azienda richiedendo un incontro, all’interno dello stabilimento, con tutti i dipendenti. L’obiettivo, spiegano i sindacalisti, è quello di “rendere consapevoli i lavoratori delle caratteristiche del contratto nazionale cui sono sottoposti e promuovere la sindacalizzazione dell’azienda. Per far sì che i lavoratori possano contribuire alla stesura del loro contratto di lavoro, secondo la legge, e creare dei sindacati interni (Rsu – Rappresentaze Sindacali Unitarie). Ma dall’azienda non è ancora giunto l’ok all’assemblea”. “In realtà – ribattono dalla Cucinelli – un’assemblea fu convocata in luglio 2011. L’azienda, in accordo con i sindacati mise a disposizione degli spazi per l’assise che andò deserta. Nessun dipendente si presentò”.

“Realismo magico”. Di Brunello Cucinelli dunque ? La definizione non c’entra con quella che spesso si dà degli scrittori sudamericani. Ma rende l’idea. Nella sua biografia e nella presentazione fatta al Mudec di Milano nel novembre 2018 in cui Brunello Cucinelli ha unito i due elementi: la realtà del suo percorso di imprenditore e la visione, quasi magica, appunto, della vita e del futuro.

“La cosa più importante è non avere paura. Non lasciatevi influenzare da chi sottolinea gli aspetti di difficoltà e incertezza che la vita riserva. È tutto vero, vivere è complicato. Ma non mi stancherò mai di dirlo: non abbiate mai paura del futuro, vivete il presente con leggerezza e parlate e sognate a ruota libera. Fatelo soprattutto coni vostri amici e amori”. Non sono parole al vento. E non dovrebbe stupire che l’invito ai giovani a non avere paura sia lo stesso fatto molte volte da papa Francesco e dai suoi due predecessori.

Cucinelli ha ricordato i tempi in cui era giovane (ora ha 65 anni) e non aveva certezze su cosa avrebbe fatto: «Certo, l’intuizione di colorare il cashmere è stata vincente. Ma nulla, credo, succede per caso. Il colpo di fortuna non esiste. Le circostanze fortunate sì e noi possiamo fare molto per attirarle. Insieme agli amici e soci dell’epoca abbiamo portato avanti la nostra idea perché venivamo da anni di formazione poco ortodossa, diciamo così. Preso il diploma da geometra senza studiare molto, mi iscrissi all’università ma diedi un esame in tre anni. In compenso, in quegli anni passai ore e ore a discutere con gli amici, a parlare con gli avventori del bar o della piazza del borgo che avevano più anni di noi, che avevano esperienze diverse e ne sapevano più di noi, della vita e del lavoro. In quegli anni iniziai a essere incuriosito da frasi e citazioni di filosofi del passato e andai a cercare i loro testi. Magari senza capire tutto, ma prendendo spunto, riflettendo su ciò che mi colpiva. Ecco, oltre a non avere paura, vi esorto a essere curiosi, di tutto».

«Sognare, immaginare, fantasticare, sono buoni punti di partenza. Poi però le energie – quelle tipiche della fase lavorativa della vita – vanno indirizzate, convogliate. L’azienda nel 2018 ha compiuto 40 anni. Oggi abbiamo un marchio conosciuto nel mondo, una società quotata con successo alla Borsa di Milano, una fabbrica a misura d’uomo e un borgo, Solomeo, ristrutturato e arricchito. Non sono frutti del caso o della fortuna».
Brunello Cucinelli non ha solo “inventato” il cashmere colorato. Non ha solo trovato un nuovo modo di intendere lo stile italiano. Ha anche impostato – e promuove instancabilmente – una filosofia imprenditoriale.

Viene paragonato,come già accennato , a grandi figure del passato, come Adriano Olivetti, campione ante litteram di sostenibilità sociale dell’impresa. Le somiglianze ci sono, ma Cucinelli è “costretto” ad andare oltre, perché nella sua idea di sostenibilità sociale dell’impresa deve confrontarsi con una variabile che Olivetti, pur lavorando nell’informatica, non dovette affrontare: il ciclone Internet. “La tecnologia è una cosa fantastica. Ha sempre avuto un potere rivoluzionario e non mi ha mai fatto paura…oggi più che mai però è importante non avere timori reverenziali nei confronti della tecnologia. Conviene restare umani, custodire la riservatezza, preservare degli spazi di “non connessione”. Servono per stare con noi stessi e con gli altri, per parlare davvero con amici e parenti, per passeggiare in un bosco. Un’altra priorità che dobbiamo darci è quella di farci custodi della natura, del creato e di tutto ciò che di bello hanno fatto le persone che hanno abitato questo pianeta prima di noi “. (6)

Scrive Giulia Crivelli su Il Sole 24 Ore :”Restare umani senza rinnegare la tecnologia ma riconoscendone i limiti. «La realtà virtuale non può creare boschi o mari o sculture o quadri o chiese o monumenti che possano davvero emozionare. Nessun assistente virtuale e nessun robot dotato di intelligenza artificiale può sostituire uno scambio di sguardi, una stretta di mano, un abbraccio».
Parole magiche, ma la realtà? «Da noi dopo le 17 si ha il permesso di non rispondere a sms o mail aziendali. Per quanto riguarda la qualità delle relazioni umane, abbiano una regola molto semplice: chi offende qualcuno, a parole o con il suo comportamento o atteggiamento, viene gentilmente accompagnato alla porta dell’azienda».

Brunello Cucinelli ha anche messo in pratica la sua idea di dignità economica del lavoro, pagando le persone ben oltre la media di settore. Bello, poetico (magico?) il nome dato agli addetti alle pulizie: «Persone che riordinano le cose». Brunello Cucinelli ama dire di volersi sentire custode e garante del futuro dell’azienda, della comunità in cui è nato e della sua terra, l’Umbria .

Non ha mai smesso di cercare esempi da seguire; non ha mai dimenticato le parole del padre, contadino e poi operaio in fabbrica riluttante: «Sii una persona per bene». I filosofi, gli scrittori, i poeti di ogni epoca amati da Brunello Cucinelli (tutti citati e ringraziati nella biografia presentata al Mudec), hanno usato parole e ragionamenti più complessi. Hanno provato a dimostrare – quasi matematicamente – che essere persone per bene permette anche di essere in pace con sé stessi o di fare pace con sé stessi (e con il cielo, ama dire Cucinelli). Alla fine però il significato di quelle cinque parole- sii una persona per bene – lo conosciamo tutti. L’importante è metterle in pratica, come ha fatto Brunello Cucinelli, qualsiasi sia il ruolo che abbiamo nella società e qualunque sia il posto che cerchiamo – come fanno i giovani – o che abbiamo trovato nel mondo. “

In un mondo e in un’industria come quella della moda che sta tentando di metabolizzare la pandemia da Covid-19 e sta cercando di superare la crisi dovuta alla chiusura forzata dei negozi e al fermo della produzione, le parole di Cucinelli si rivelano profetiche e testimoniano la grandezza di un imprenditore che, come si legge nei manuali, per avere successo deve possedere una visione e una capacità di guardare lontano, molto lontano. Cucinelli parla di un tempo nuovo, quello post pandemia, appunto.”Il sorgere di un tempo nuovo è già iniziato dalle ombre di una notte dolorosa; questo tempo nuovo, stimati amici, io lo vedo come pieno di opportunità favolose, come portatore di linfa nuova, come creatore di idee, tutto intorno a una rinnovata voglia di vivere. So che ci sarà una nuova crescita economica, so che l’entusiasmo prenderà i nostri cuori. Ma alla fine saremo diversi; anche noi, come il tempo, saremo in qualche maniera nuovi. Qualcosa di trasformato ci farà vedere le cose e la vita in una dimensione diversa, bellissima, incantata”, scrive l’imprenditore.

Brunello Cucinelli è anche l’uomo delle “ lettere” . Le scrive agli uomini e alle donne, ai suoi azionisti , ai giovani . La lettera una modalità di comunicare particolarmente prediletto dagli umanisti .La corrispondenza epistolare comincia a diffondersi nella prima metà del Duecento, in concomitanza con la diffusione degli usi scritti del volgare, in seguito a due mutamenti di carattere materiale: l’inizio della produzione in Italia della carta, e con l’invenzione dei caratteri di scrittura cosiddetta “mercantesca”. Le artes dictandi (il nome si deve all’abitudine del tempo a dettare a un segretario il testo delle missive), composte a partire dall’XI secolo, insegnavano l’arte di comporre lettere in latino. Da Bologna, prestigiosa sede universitaria e fondamentale centro di cultura giuridica, letteraria e retorica, provengono quasi tutte le artes dictandi del XIII secolo; in questa città «il volgare, diventando lo strumento dell’epistolografia ufficiale, si nobilita: si libera cioè dei suoi tratti dialettali più spinti e, modellandosi sul latino, acquista forme stabili e regolari». Sul versante letterario della produzione epistolare spicca l’esperienza di Francesco Petrarca , che con le sue raccolte di lettere latine (le Familiares, le Seniles, le Sine nomine, l’incompiuta Epistola posteritati, le Epystolae in esametri) fonda un nuovo genere letterario superando le consuetudini mediolatine e riallacciandosi direttamente alla tradizione classica, in particolare al modello ciceroniano. Il sentiero segnato da Petrarca sarebbe poi stato seguito da Coluccio Salutati, per confluire nella tradizione dell’epistola latina umanistica. Il distacco dalla retorica mediolatina si rileva dal punto di vista formale nell’abbandono del cursus e del rigido apparato formulare delle artes dictandi, sul piano grafico nell’imitazione della grafia corsiva antiqua. (7)

Giovani come «future sentinelle dell’umanità»: è con questo titolo che si apre la lettera ai giovani.(8) «Vi amo profondamente, e tutti vi vedo con occhi di padre e di uomo che pensa sempre con l’animo volto verso l’avvenire – scrive Cucinelli -. Siete per me come il sale della terra, adulti e sentinelle del domani, meritevoli, come ogni altro essere umano, di vivere perseguendo la felicità.(…)«Non ero molto diverso da voi, alla vostra età. Oggi sono un uomo che ha seguito il suo sogno speciale, una persona che infine ha dato corpo al desiderio antico, nato dagli occhi lucidi di mio padre offeso sul lavoro, il sogno di vivere umanisticamente verso di sé e verso gli altri – prosegue l’imprenditore umbro -. Questo, penso spesso, rende nobile la mia intenzione. Perciò a volte, quando siamo insieme in qualche occasione pubblica, con gli occhi fissi nei vostri, senza lasciarli mai per tutto il tempo, mi piace parlarvi della mia vita, di come oggi vedo la mia povertà infantile quale dono e non quale condanna, di come in quella povertà non mancasse nulla, né cibo né, soprattutto, felicità, e questa felicità, che era vera ricchezza, ogni giorno la ritrovavo nella bellezza della natura: le albe bianche come i gigli, i cieli sfolgoranti di azzurro e di rosso, il primo sole che asciugava pian piano la rugiada d’argento, la musica mormorante della pioggia nel bosco, il nobile corteo delle stagioni»(…)Potreste incontrare nella vita il dolore, purtroppo, come un nemico insidioso che aspetta ciascuno nascosto nel domani. Ma al tempo stesso il dolore, come insegnano tanti sapienti antichi, è un dono, e come disse in particolare Oscar Wilde, che lo ebbe come compagno per oltre due anni nel carcere di Reading, «è il più sensibile di tutte le cose create».(…) Se non saprete guardare lontano non troverete molte ragioni per una vita vera. Ma lo sguardo è il viatico di ogni vita durevolmente felice, ed è tra i doni più preziosi che abbiamo ricevuto dall’umanità. Lo sapeva Leon Battista Alberti, che aveva fatto dell’occhio alato il suo blasone d’artista. Lo sguardo è fatto per andare lontano, il più lontano possibile, fisso sull’orizzonte, come quello di Alessandro Magno ancora bambino, quando trascorreva lunghe ore sulla riva del mare con gli occhi rivolti all’infinito, e con il cuore lanciato oltre la tremula linea azzurra che separa il cielo dall’acqua, immaginava quelle terre che presto avrebbe conquistato per unire le più grandi culture del mondo allora conosciuto», prosegue la lettera «Amate l’arte, amate la bellezza, perché in esse è la verità che unisce l’anima al mondo reale – suggerisce -. Fuggite l’ira, che ingombra le vie dell’anima e impedisce al cielo di soffiare i suoi incanti su di essa. Fino ad oggi, anche per nostra colpa di genitori che vi abbiamo trasmesso l’idea del lavoro quasi come punizione per non aver studiato, avete avuto una vita a volte leggermente offuscata nella speranza. Questo è il momento di incamminarsi verso una visione nuova: non è facile possedere la propria anima, ma voi siate fra quelli che lo sanno fare. (…)«Non abbiate mai troppa paura dei vostri errori, che sono errori di tutti, perché è dalle cadute che si riparte per la grandezza; non vi vergognate di piangere, perché, come disse una volta il grande pilota automobilistico Ayrton Senna, le lacrime sono la benzina dell’anima. Ricordate che un solo gesto nobile riscatta più di uno sbaglio. Non sentitevi mai migliori di altri, perché in tutti noi vi è sempre posto per le grandi idee. Siate ben disposti verso il prossimo, negli affetti famigliari, nello studio, nel lavoro, nella vostra vita sentimentale, perché se rimarrete troppo concentrati su voi stessi la strada giusta rimarrà incerta. La felicità non sta tanto nel possedere la cosa amata, ma nell’amare quanto è degno di amore. Che il Creato ci protegga!».

Un “contratto, un nuovo contratto sociale esteso non a singole parti, ma al Creato nel suo complesso”. È il tema della lettera indirizzata ai “saggi dell’umanità”, definiti “donne e uomini custodi pro-tempore che reggete i destini del mondo”(9). Qui di seguito, il testo integrale. “Donne e uomini che con umanità e saggezza avete la responsabilità dei destini del Creato, a voi è noto che nei giorni e nei passaggi difficili che durano da un tempo non più breve, qualcosa, come un doloroso destino, è divenuto ormai a noi abituale compagno di viaggio. Da due anni si aggira per il mondo un virus che, come un maligno Proteo, ha mille vite e forme nuove, e come le onde di un mare scuro ora si ritira in una bassa marea ora rimonta, silenziosamente, metro dopo metro, rubandoci, insieme alla sempre rinnovata speranza, spesso anche la vita. A voi è noto che lo scorso anno ci sembrò a volte di aver lasciato alle spalle questa realtà che cercavamo di ignorare, fingevamo di trascurare, ma che per così dire entrava in ogni discorso, pervadeva la mente nel momento serale del sonno, diveniva l’ospite importuno della nostra mente in ogni singolo momento della giornata, ci ha negato la felicità consueta di vivere insieme con la famiglia e di condurre il lavoro e la gioia di essere in armonia con la natura.”(…)Questo Creato, del quale percepiamo il silenzioso linguaggio universale, ci dice ancora che la vita è tutta dinanzi a noi, per un tempo infinito. Sappiamo, come umane creature, che anche la più povera delle persone è sempre tale, e porta il nome di sorella e fratello che vivono insieme aiutandosi l’un l’altro, e poi tutti insieme, come in un immenso abbraccio universale; è lungo tale strada che si arriverà alla pace. Noi ci attendiamo che dalla vostra saggezza vengano le risposte perché tutto questo diventi attuale per l’intera umanità. Ricordava Hafez, un poeta mistico persiano del XIV secolo, che noi possiamo ricostruire un mondo diverso e una nuova umanità. Questo è quello in cui crediamo, l’insegnamento di una vita, per noi e per tutti gli uomini, è una cosa che voi saggi sapete. Il cielo, le stelle, il Creato sono l’origine della nostra essenza e la loro consistenza è perenne e non contingente.”

E poi lettera alla mia anima .(10) “Oggi, come un anno fa, al ritorno delle rondini, il mio sguardo, in questa mia amata Solomeo, si alza verso i loro volteggi e il loro garrire; adesso il cuore è ancora addolorato come in quel tempo, gravoso, della pandemia, che allora metteva paura, e oggi mi pare in declino.

Ma oggi, ancora una volta, gli uomini si sono levati contro gli uomini, e mi sembra impossibile che questo avvenga oltraggiando la nostra umanità. Penso che qualcosa nel mondo stia cercando di sopraffare i valori della fratellanza e della solidarietà, però sono convinto che questo tempo del dolore non avrà durata lunga, perché tutti sapremo come tornare verso la luce, guidati dagli uomini savi che governano il mondo.

A loro mi rivolgo, come semplice uomo e come fratello, con lo spirito di Francesco d’Assisi, mio padre ispiratore, genio dei rapporti umani e del dialogo; verso di loro elevo il voto del mio animo, come la voce di tanti altri nel mondo, affinché la discordia ceda il posto alla concordia.

Io so che le generazioni future ci giudicheranno sulla misura di quanto sappiamo costruire, e non ameranno le nostre distruzioni, perché dietro ad ogni edificio, ad ogni strada, ad ogni albero, ad ogni officina vi è la forza, la passione, il lavoro di tanti anni e di tante volontà che non possono sparire con la materia, ma continuano a vivere. Saranno i bambini a svegliarci, con la loro innocenza, la loro semplicità, la loro gioia, con la forza che cresce nei piccoli cuori per arrivare un domani ad essere loro a governare il mondo, perché il mondo è cambiato, e credo che le guerre abbiano perso ogni significato se mai ne abbiano avuto uno.

Solo così la ricchezza, quella ricchezza che dal Creato possiamo ricevere in dono senza suo danno né danno di alcuno, può diventare patrimonio di tutti. È questa la voce che vorrei giungesse verso coloro che oggi governano il Creato, perché guardino al futuro senza mai dimenticare l’eternità dei valori umani, che sono il lavoro, la famiglia, la spiritualità di qualsiasi religione, anche quella di chi non crede.

Siamo custodi di un’eredità che ha saputo tante volte rinascere dalle proprie ceneri, ma dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, per diventare custodi previdenti e premurosi in grado di salvare il mondo prima che diventi nuovamente cenere.

Le nostre diverse abitudini di popoli lontani, il nostro comune retaggio umano, son tutte cose che attirano e non separano, perché proprio con la diversità creano vita nuova senza che le singole identità vengano meno. La guerra, spesso, è figlia della paura, e ha paura, a volte, anche chi governa. Oggi il mondo è più vicino che mai, e fino ad oggi non si è mai verificata una circostanza che ci offra la possibilità di amarci nelle nostre alterne costumanze.

Se oltre ai popoli anche i savi governanti della terra si convinceranno che le stirpi diverse possono vivere una accanto all’altra perché non vi è una terra di qualcuno, ma la terra è madre di tutti, sono certo che quel futuro radioso nel quale credo è ormai così vicino che basta tendere la mano per farlo diventare realtà viva e duratura.Non so quale lingua parli Dio, ma a tutti i cuori dice la stessa parola: amatevi.Solomeo, 17 marzo 2022

(1)Ansa 6 marzo 2023 https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/moda/2023/03/06/a-brunello-cucinelli-il-premio-neiman-marcus-award_ebf8568e-a9b7-4a13-ae60-2efb55ea52f9.html

(2)https://www.brunellocucinelli.com/it/my-life.html

(3)https://www.italiaoggi.it/news/da-rossi-a-olivetti-a-cucinelli-2534336

(4)https://www.fondazioneadrianolivetti.it/la-fondazione/adriano-olivetti/

(5)https://www.ilsole24ore.com/art/la-visione-brunello-cucinelli-non-temete-futuro-siate-bene-e-passeggiate-boschi-AEouD7jG

(6)https://vogherarappresentanze.it/2018/11/21/la-visione-di-brunello-cucinelli-non-temete-il-futuro-siate-per-bene-e-passeggiate-nei-boschi/

(7)https://www.treccani.it/enciclopedia/lettere-e-epistolografia_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/

(8)https://www.ilsole24ore.com/art/brunello-cucinelli-scrive-giovani-non-abbiate-paura-sbagliare-e-amare-AExb9cTC

(9)https://tg24.sky.it/economia/2022/08/10/brunello-cucinelli-lettera

(10)https://www.umbriaecultura.it/brunello-cucinelli-lettera-mia-anima/

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