“DOPO DI NOI” . COSTRUIRE LA SPERANZA .GIOVANI CON DISABLITA’ FISICA E MENTALE -DI VALTER MARCONE
Redazione- Il cinquanta per cento delle patologie che danno vita ai problemi di salute mentale insorgono fin dai quattordici anni di età ed il suicidio è la seconda causa di morte degli under 25.
E’ l’allarme lanciato dagli psichiatri italiani in occasione della Giornata mondiale della salute mentale che è stata celebrata lo scorso 21 luglio 2022 dedicata proprio ai giovani. E non è questo il solo aspetto a determinare l’allarme.
Così come è allarmante il disinteresse verso una legge entrata in vigore il 25 giugno 2016 dal titolo “Dopo Di Noi “ che intende affrontare le condizioni della disabilità giovanile preparando il futuro di quei giovani affetti da problemi fisici e anche mentali,una volta che i genitori e ingenerale la famiglia non si può occupare più di loro .
Due aspetti di uno stesso problema che destano in questo momento un allarme da prendere seriamente in considerazione.
Perchè nel caso della salute mentale dei giovani e giovanissimi, gli psichiatri chiedono al Governo di aumentare i fondi dedicati alla cura almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito, e che sono rimasti ad un 3,5% come nel l 2018 .
La legge di Bilancio approvata alla fine dello scorso anno ha aumentato i findi destinati alle politiche per le persone con disabilità: dai 300 milioni di euro previsti per il 2022 si è passati a 350 milioni all’anno fino al 2026, che servono a finanziare molti servizi indispensabili dedicati anche alle persone che eventualmente le assistono.
Uno stanziamento inadeguato di fronte alla necessità di garantire i servizi minimi in un settore carente già ben prima della pandemia, con assenza di investimenti, con assenze drammatiche di personale medico e ora alle prese anche con un aumento del 30% di diagnosi tra depressione e altre patologie psichiche causate da due anni di Covid, soprattutto tra giovani e studenti. Tanto che nel 2025 mancheranno altri mille psichiatri tra pensionamenti e dimissioni come emerge da uno studio recente di Anaao-Assomed. Infine restano differenze regionali a complicare la situazione . Un allarme che viene anche da altre sigle della psichiatria italiana :: Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI), Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale (SIRP), Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), Società Italiana Psichiatria delle Dipendenze (SIPD), Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD).
Mentre per quanto riguarda le risorse messe a disposizione della legge cosiddetta “Dopo di noi “ il principale intralcio alla loro fruizione sono alcune regioni che addirittura ignorano la richiesta di tali fondi o dispongono il loro utilizzo per altre esigenze .
Ma per meglio capire i motivi di allarme che abbiamo riferito occorre fare riferimento alle dimensioni dei due fenomeni quella della disabilità a varie ragioni e quella della salute mentale tra i giovani
In breve la fotografia può essere così fatta .
Ci sono oggi nel nostro paese circa 8 milioni e 200 mila giovani tra i 12 e i 25 anni. Secondo dati Istat il 10% di questa fetta di popolazione giovanissima dichiara la propria insoddisfazione per le condizioni di vita, per le problematiche relazioni amicali, familiari e di salute. Sono un potenziale bacino di sofferenza fisica e mentale che hanno indotto gli psichiatri italiani della Società italiana di psichiatria (Sip) a intitolare il loro congresso tenutosi a Torino dal 13-17 ottobre 2022 : ‘La salute mentale del terzo millennio’.
Come pure sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia di cui 580 mila gravi tra giovani e adulti come risulta dal rapporto dedicato alla disabilità pubblicato dall’Istat nel 2019 con una raccolta , elaborazione e diffusione dei dati finalmente in modo continuativo ed omogeneo . Anche se per esempio è possibile ricavare il numero delle disabilità tenendo conto delle pensioni di disabilità erogate dall’INPS: nel 2017, l’ultimo aggiornamento disponibile, dice che le pensioni di invalidità erano 4,3 milioni. Come è anche possibile ricavare una cifra sulle disabilità tenendo conto delle persone certificate in base alla legge 104/92 art. 3 comma 3, che raggiungono i 2,1 milioni.Non esistendo però dati amministrative sul numero di queste certificazioni,l’Istat classifica come “gravi” coloro che percepiscono una pensione di invalidità con indennità di accompagnameto : nel 2011, 2.111.424 persone, di cui 580.915 under 65 e 1.530.609 da 65 anni in su.(1)
Anche se in riferimento ai dati occorre fare una lunga analisi sui problemi della quantificazione
Per la quantificazione comunque nel rapporto l’ Istat, uniformandosi alle direttive impartite dal sistema delle statistiche europee, utilizza il quesito conosciuto come Global activity limitation indicator (Gali), che rileva le persone che riferiscono di avere limitazioni, a causa di problemi di salute, nello svolgimento di attività abituali e ordinarie. La stessa Istat ammette che si tratta di una modalità che non consente di avere un panorama adeguato, ma si tratta di un primo passo. Secondo Istat sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia, il 5,2% della popolazione italiana. A livello territoriale, percentuali più elevate di persone con disabilità si riscontrano in Umbria (8,7% della popolazione), Sardegna (7,3%) e Sicilia (6%). L’incidenza più bassa si registra in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta.Complessivamente, si tratta del 21,3% della popolazione italiana e anche in questa popolazione prevalgono le donne e le persone anziane.
Va altresì precisato che facendo riferimento alla concettualizzazione dell’ICF, (International Classification of Functioning, Disability and Health) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità approvata nel 2001, la disabilità non è più concepita come riduzione delle capacità funzionali determinata da una diagnosi medica, bensì viene definita come “il termine ombrello per menomazioni, limitazioni dell’attività e restrizioni alla partecipazione. Esso indica gli aspetti negativi dell’interazione tra un individuo (con una condizione di salute) e i fattori contestuali di quell’individuo”.
Per cui anche in Italia viene adottata la formulazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 ( ratificata dall’Italia nel 2009 ) che afferma : “le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri.”
Rispetto al passato viene quindi data molta più importanza alla dimensione sociale della disabilità che secondo questo approccio, ormai consolidato, può essere considerata una manifestazione grave dell’incapacità di una società di assicurare l’uguaglianza alle persone con problemi di salute.
E sempre in riferimento alla disabilità giovanile va dato conto che l’Istituto nazionale di statistica ha realizzato una rilevazione sull’Inserimento degli alunni con disabilità nelle scuole che va ad integrare le informazioni già rilevate dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. L’indagine si è svolta tra aprile e giugno del 2021 ed ha ricevuto informazioni da 44.810 scuole, pari al 78% delle scuole oggetto di indagine. Nell’anno scolastico 2020/2021 sono stati più di 300milai gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (pari al 3,6% degli iscritti) (fonte MIUR), circa 4mila in più rispetto all’anno precedente (+2%). gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono passati da poco più di 200 mila nell’anno scolastico 2009/2010 a oltre 272 mila nell’anno scolastico 2017/2018. Anche gli insegnanti per il sostegno sono significativamente aumentati: da 89 mila a 156 mila. (2)
L’incidenza della disabilità nel nostro paese è molto alta tra le persone anziane: quasi 1 milione e mezzo di ultra settantacinquenni, cioè più del 20% della popolazione in quella fascia di età, si trovano in condizione di disabilità e un milione tra loro sono donne. Le persone con limitazioni gravi hanno un’età media più elevata di quella del resto della popolazione: 67,5 contro 39,3 anni. Il 29% vive da solo, il 27,4% con il coniuge, il 16,2% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 9% con uno o entrambi i genitori, il restante 11% circa vive in altre tipologie di nucleo familiare. Ma come detto si tratta di stime. (3)
L’ISTAT fino a qualche tempo fa è dovuta ricorrere a indagini campionarie perchè l’INPS non aveva digitalizzato i dati relativi alle persone con disabilità: di fatto non esisteva un archivio con tutte le certificazioni rilasciate dalle commissioni mediche che si occupano di stabilire se una persona necessita di un sostegno economico. Tra le altre cose, l’INPS è riuscito a digitalizzarli soltanto a partire dalle certificazioni fatte dopo il 2010: l’impossibilità di ricostruire il passato con precisione, e quindi capire esattamente la condizione delle persone con una disabilità accertata prima del 2010, rende questi dati piuttosto incompleti. (4)(5)
Ma che cos’è la legge cosiddetta “Dopo di noi “ che probabilmente potrebbe far fronte ai problemi della disabilità fisica e mentale che tante preoccupazioni sta sollevando .
Giovedì 4 febbraio 2016 la Camera dei Deputati approvò un disegno di legge che sui social network e sui giornali è stato chiamato “dopo di noi”, e che si occupa delle persone con disabilità gravi che restano senza sostegno familiare. La proposta è stata approvata con 374 voti favorevoli e 75 contrari in prima lettura, ora passerà all’esame del Senato. Si tratta di un testo unificato di sei diverse proposte di legge presentate da PD, Lega, Scelta Civica e Area popolare, su cui si è trovato un consenso trasversale, con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle che ha accusato la legge di “favorire le assicurazioni” e i “privati”. La legge, in sostanza, prevede la costituzione di un fondo con risorse pubbliche e private e una serie di agevolazioni fiscali per chi fornisce risorse finalizzate alla tutela e all’assistenza dei disabili gravi. ( ANSA Franco Silvi )
La Legge sul Dopo Di Noi è entrata in vigore dopo l’ulteriore passaggio parlamentare il 25 giugno 2016 e, oltre a soluzioni di natura fiscale, prevede misure di assistenza, cura e protezione in favore delle persone con disabilità gravi (come definite dall’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992)
Dopo di Noi è il termine col quale i genitori di persone con disabilità indicano il periodo in cui non saranno più in grado di assistere i loro congiunti , generalmente giovani con una domanda fondamentale : Chi se ne prenderà cura in modo adeguato? Una domanda spesso angosciante a cui la politica interpellata ha voluto dare una risposta
Infatti l’articolo 3 della legge istituisce il Fondo per il Dopo di Noi, le cui caratteristiche e finalità sono stabilite dall’4 del Dm 23 novembre 2016 . Tali risorse vengono affidate alle singole Regioni.
Che appunto in questo momento stanno creando problemi, che dunque come dicevamo destano allarme, all’attuazione della legge. Infatti molte regioni non si sono fatto carico di promuovere percorsi programmati di accompagnamento verso l’uscita dal nucleo familiare, in alternativa alla istituzionalizzazione delle persone con grave disabilità priva del sostegno familiare. I progetti possono prevedere pertanto forme di cohousing o altre forme di domiciliarità.
Ovvero cercare di favorite una autonomia che eviti la istituzionalizzazione . Il problema della ripartizione dei fondi è stato affrontato dalla Conferenza Unificata delle Regioni .lLe risorse del Fondo sono state suddivise sulla base di calcoli rispetto alla quota di popolazione regionale in condizione di disabilità grave, nella fascia di età 18-64 anni, stimata sulla base degli accertamenti effettuati dal gennaio 2010 All’Abruzzo per esempio sono toccati 1.710.000 Euro – Quota di Popolazione 18-64 anni 1,9%
Superare quindi le situazioni attuali del “confinamento” in strutture di ricovero, gli strumenti messi in campo sono dunque un fondo di 180 milioni di euro nel prossimo triennio a sostegno di progetti di co-housing o simili.
Va notato che al problema eclatante del disinteresse di alcune regioni si aggiungono criticità che sono state già rilevate appena dopo la sua entrata in vigore . Per esempio la ridotta platea dei beneficiari in merito alla possibilità di decidere realmente con chi vivere dopo aver : quanti saranno a poter realmente decidere come e con chi vivere, dopo aver perso il sostegno familiare? E poi chi usifruirà delle detrazioni per le polizze assicurative relativamente ai premi per assicurazioni aventi per oggetto il rischio di morte finalizzate alla tutela delle persone ( con disabilita grave, ndr), si tratta di strumenti che non tutti possono permettersi. Così come la possibilità di lasciare propri beni tramite istituzioni di Trust. Si sottolinea quindi come, in questo caso, a beneficiarne saranno pochi, riportando nuovamente sulla famiglia il carico.
Inoltre nessun intervento è previsto per incrementare l’assistenza domiciliare. Su questo, forti le critiche del Coordinamento delle famiglie di disabili gravi e gravissimi che ha seguito il lungo iter della legge, con Maria Simona Bellini che dichiara : “Questa legge chiarisce sin dal titolo la visione di un welfare superato, vecchio di oltre 50 anni, perché si occupa solo dell’assistenza alle persone prive del sostegno familiare. Di fatto, in questa Legge si sancisce l’abdicazione dello Stato nel suo impegno costituzionale di rendere tutti i cittadini uguali”. (6)
Punto dolente sono anche le deleghe, affidate alle Regioni, sulle modalità di assegnazione dei fondi e dei controlli. Il testo prevede infatti che il nuovo Fondo (90 milioni per il 2016, 38,3 per il 2017 e 56,1 dal 2018) sarà ripartito tra le regioni con decreto del ministro del Lavoro da emanare entro sei mesi. Questo fisserà anche i requisiti per accedere alle misure di assistenza, cura e protezione finanziate. Quanto alle tipologie di intervento, questi potranno essere di quattro tipi: programmi per favorire percorsi di deistituzionalizzazione e supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento; la realizzazione, ove necessario, di soluzioni per la permanenza temporanea in residenze extrafamiliari per fronteggiare le emergenze; interventi innovativi di residenzialità (alloggi di tipo familiare e cohousing); programmi per accrescere competenze e autonomia. (7)
La legge sul Dopo di noi offre l’opportunità di riflettere,come già accennavo , anche su un tema fortemente scottante che si riferisce sempre a minori con gravi disabilità ,in questo caso psichiche.
E mi piace introdurre questo tema parlando di un libro di Daniele Mencarelli : “Tutto chiede salvezza”.
Dopo l’importante vicenda editoriale del suo libro di esordio ( La casa degli sguardi )- premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima), Daniele Mencarelli torna in libreria per Mondadori con Tutto chiede salvezza (proposto al premio Strega 2020 da Maria Pia Ammirati), una storia di sofferenza e speranza, interrogativi e scoperta. E mette in scena la disperata, rabbiosa ricerca di senso di un ragazzo che implora salvezza: “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”.
Un libro che racconta la sua esperienza di malattia mentale .
Ha vent’anni Daniele Mencarelli quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura.
Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati.
Apre quindi gli occhi, Daniele, e si ritrova tra personaggi folli che imparerà a conoscere e ad apprezzare solo con la convivenza. Madonnina con gli occhi persi nel vuoto, Giorgio che si porta dietro la foto in bianco e nero della madre, Gianluca e il suo estro, Mario che si incanta spiando il suo uccellino, il giovane Alessandro che è costretto a uno stato vegetativo.
«Forse, questi uomini con cui sto condividendo la stanza e una settimana della mia vita, nella loro apparenza dimessa, le povere cose di cui dispongono, forse loro malgrado tutte le differenze visibili e invisibili, sono la cosa più somigliante alla mia vera natura che mi sia mai capitato di incontrare.» ( 8)
Quello della cura è invece il tema che fa da struttura al romanzo: cosa significa avere cura e lasciarsi curare? E soprattutto, come bisogna curare?
«[..] Perché i malati, i malati vanno curati, ma le parole, il dialogo, è merce riservata ai sani»
E chi sarebbero questi sani, chi i malati? Dove si pone la linea di demarcazione e chi si arroga il diritto di fissarla? La medicina nei T.S.O. degli anni ‘90 si abbrutisce, svuota l’uomo sino a farlo diventare un ingranaggio di carne e si sente padrona di tutte le risposte esatte. L’umanità è fatta invece di illogicità e ha come unica certezza l’imprevedibilità. Daniele ne avverte il calore solo quando è tra i pazienti. Dall’altro lato della barricata ci sono gli infermieri stanchi e sommersi dal lavoro, c’è lo psichiatra che si addormenta durante le sedute e il medico che non ricorda mai il suo nome e che non si rende conto di quando mente spudoratamente, nascondendo i suoi sintomi.
«Possibile che nessuno s’accorge che semo come ‘na piuma? A che cazzo serve tutto?» il romanzo più volte inciampa in dialoghi sospesi che rincorrono a fatica l’idea iniziale di salvezza, che vorrebbero concentrarsi sul senso della vita, delle nostre azioni, delle nostre fatiche e di quella che sarà l’inesorabile fine di ogni cosa (9)
Da quel libro di Mencarelli e in generale dal problema della malattia mentale è stata ricavata una serie per Netflix
“La speranza è l’ultima a morire”. Un motto che calza a pennello nel momento in cui si parla di Tutto chiede salvezza, la nuova serie italiana di Netflix che arriva in streaming dal 14 ottobre. Non è un periodo florido per il colosso della tv on-web che ha perso il suo primato come punto di riferimento per gli amanti della grande narrazione a episodi. Pochi gli esempi degni di noto – come The Sandman, ad esempio – ma di recente nessuno riesce (per davvero) a restare nel cuore del pubblico. Lo show italiano, che è liberamente ispirato al romanzo che ha vinto l’autorevole Premio Strega, è una boccata di aria fresca per il mondo delle serie tv. Sì, perché con poche e semplici mosse, e con una narrazione molto semplice e poco arzigogolata, Tutto chiede salvezza racconta il disagio della malattia mentale. Un cast tutto italiano, compostato anche da volti noti del piccolo schermo, per un prodotto promettente e che va ben oltre il semplice intrattenimento.
Ma il fenomeno della salute mentale è un arcipelago frastagliato ed esteso . Qui esamino appunto il problema della disabilità mentale, del disagio psicologico dei giovani . In realtà occorre richiamare l’attenzione su quella che è stata la cura della salute mentale nel nostro paese a partire dall’istituzione dei manicomi passando per la legge Basaglia fino alle attuali difficoltà dei Centri di Igiene mentale dei Centri diurni, degli ambulatori di psichiatria e quindi in generale dell’assistenza psichiatrica. Argomenti che ho affrontato e affronterò in altri scritti pubblicati su questa rivista .
Riparto nella considerazione di questo fenomeno riferito appunto ai giovani dalla Organizzazione Mondiale della Sanità che ha pubblicato a novembre 2021 una scheda informativa sul tema della salute mentale negli adolescenti, considerando che circa la metà di tutti i disturbi mentali esordiscono prima dei 14 anni e che, se non trattati, tali disturbi persistono con gravi implicazioni anche in età adulta.
La scheda informativa sintetizza alcuni temi centrali:
- A livello globale, tra i 10 ed i 19 anni, un adolescente su sette soffre di un disturbo mentale, condizione che rappresenta il 13% del carico globale di malattia in questa fascia di età.
- Depressione, ansia e disturbi comportamentali sono tra le principali cause di malattia e disabilità negli adolescenti.
- Il suicidio è la quarta causa di morte nei giovani tra i 15 e 19 anni.
- Le conseguenze di un mancato trattamento dei problemi di salute mentale in adolescenza, si estendono in età adulta determinando la compromissione della salute fisica e mentale e limitando le opportunità di condurre una vita appagante.
Nonostante la marcata incidenza, gran parte delle problematiche di salute mentale presenti in adolescenza, rimangono non riconosciute e non trattate.
L’adolescenza è inoltre un periodo cruciale in cui si strutturano i comportamenti sociali ed emotivi che costituiscono la base per una condizione di benessere mentale. In questo contesto è essenziale la disponibilità di ambienti protettivi e supportivi in famiglia, a scuola e più in generale nella comunità.
Occorre quindi considerare i determinanti di salute ed i fattori di rischio, quali l’esposizione alle avversità (tra cui le esperienze di abuso e il bullismo), le relazioni tra pari, la pressione per conformarsi ai coetanei, la qualità della vita familiare ed i problemi socio-economici, l’influenza dei media. Molteplici fattori possono esacerbare la disparità tra la realtà vissuta di un adolescente e le sue percezioni o aspirazioni per il futuro. In questo contesto, tanto più numerosi sono i fattori di rischio cui gli adolescenti sono esposti, maggiore è il potenziale impatto sulla loro salute mentale.
Più di un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato e tra questi 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni ragazze.
Un disagio che a volte può diventare insopportabile e che porta quasi 46.000 adolescenti ogni anno a togliersi la vita ogni anno, più di uno ogni 11 minuti. A lanciare l’allarme è l’Unicef attraverso il rapporto “La Condizione dell’infanzia nel mondo – Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani”, presentato oggi.
L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati e i tassi in percentuale sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale(10)
Il 50% dei problemi di salute mentale inizia a 14 anni ed il suicidio è la seconda causa di morte degli under 25
La metà di tutte le malattie mentali inizia dunque all’età di 14 anni, ma nella maggior parte dei casi non viene rilevata, o viene sottovalutata, e quindi non viene trattata. In termini di importanza, la malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti è la depressione.
Lo sviluppo psichico dell’individuo in generale, precisa Bernardo Carpiniello, presidente della Sip,(Società Italiana di Psichiatria) “avviene infatti in un rapporto continuo e dialettico con tutto ciò che lo circonda. Dobbiamo quindi immaginare il percorso verso la salute psichica come un processo che si sviluppa tra sollecitazioni ambientali, che possono comportare effetti più o meno evidenti sia in relazione alla loro natura ed intensità sia in relazione al periodo durante il quale si verificano”. Il mondo che cambia è anche il mondo delle nuove sostanze d’abuso, dell’offerta sempre più varia e a basso costo di nuove molecole ad azione psicotropa i cui effetti a lungo termine sono ancora poco noti, ma i dati sono estremamente allarmanti. Dati molto più solidi riconoscono invece gli effetti dell’utilizzo di alcolici e del fumo sul benessere psichico e fisico dei giovani.
“Le sostanze d’abuso – conclude Carpiniello – sono dei veri e propri detonatori rispetto ai disturbi mentali: l’esordio sempre più precoce del disturbo bipolare, che nel 40% dei casi oggi si colloca fra il 15 e i 19 anni, è in parte correlata all’uso di psicostimolanti, mentre l’uso di cannabis, soprattutto di quella ad alta potenza, aumenta di 3 volte il rischio di sviluppare la schizofrenia nei soggetti predisposti. Di fronte a tutti questi rischi è importante considerare l’adolescenza come un periodo sensibile, da tutelare e proteggere, permettendo che ragazzi che mostrano segnali di sofferenza psichica possano essere aiutati per tempo”. (11)
Un disagio che cresce, come le diagnosi. Sono sempre di più le persone, soprattutto giovani, che anche a causa del Covid hanno sviluppato malattie psichiatriche e ora chiedono aiuto. Di fronte trovano servizi pubblici sguarniti, con forti difficoltà di organico. Il numero dei professionisti che mancano lo stima Giuseppe Ducci, che guida il dipartimento di Salute mentale della Asl Roma 1, e fa impressione:diecimila .
Probabilmente la soluzione a molti dei problemi che ho accennato fin qui passano attraverso una maggiore estensione dei diritti a cui guarda per esempio “Costruire Speranza” la nuova edizione del Festival dei diritti , la manifestazione promossa dal Centro servizi volontariato Lombarda Sud che si è svolto dal 17 al 27 novembre 2022 nelle province di Cremona, Lodi, Mantova e Pavia.
È realizzato con la community del progetto “ La trama dei diritti ”, una rete di organizzazioni che hanno costruito insieme il programma, coinvolgendo a loro volta nuove realtà.
Un modo di conoscere ,riflettere ed agire in una realtà che è quella della disabilità fisica e mentale soprattutto in un pianeta , quello giovanile, in una visione della persona disabile che reclama tutto il suo diritto a divenire adulta, a potere vivere fino in fondo una vita degna di essere vissuta e al pari di tutti gli individui, anche quelli normodotati. Per una considerazione dell’adolescenza estesa al campo della disabilità che chiama in causa una concezione complessa della persona disabile, caratterizzata da progettualità , bisogni, desideri,angosce e conflitti a cui dare risposte .
(1)https://www.redattoresociale.it/article/disabilita_la_situazione_in_italia
(3)https://www.ilpost.it/2022/11/02/mancanza-dati-disabilita/
(4)https://www.ilpost.it/2022/11/02/mancanza-dati-disabilita/
(5)Questo limite sarà parzialmente superato da un progetto a cui ISTAT sta lavorando da tempo, cioè nuovo registro sulla disabilità. «Ci saranno diversi livelli di approfondimento: attraverso le certificazioni digitalizzate dall’INPS è stato possibile identificare quante sono le persone con deficit di salute, saranno disponibili informazioni statistiche più appropriate secondo i criteri e i diritti previsti dalla convenzione dell’ONU e inoltre verranno progettate indagini statistiche ad hoc sulla disabilità», dice Solipaca. «Miglioreremo la qualità delle informazioni in generale e anche su singoli ambiti dell’inclusione. I provvedimenti presi dal governo devono individuare chiaramente le persone a cui sono rivolti: dati migliori consentono di promuovere politiche migliori».
(8)https://www.illibraio.it/news/narrativa/daniele-mencarelli-tutto-chiede-salvezza-1313899/