IL VENTUNESIMO SECOLO NON E’ ANCORA COMINCIATO
Redazione- Qual è la “bestia nera”, si fa per dire, dello studio della Storia? Probabilmente ritenere a memoria le date, le periodizzazioni . Anche se a parlare di metodo lo studio della storia va al di là della semplice memorizzazione di eventi, date e luoghi ma comporta lo sviluppo di un senso storico con la coscienza che passato e presente sono totalmente dipendenti l’uno con l’altro. Tutto questo prevede la capacità di formulare domande sugli avvenimenti storici avendo come riferimento epoche diverse dalla propria.
Le domande che si fa uno storico nascono dunque dallo sguardo sul presente. La storia diventa allora un cantiere sempre aperto che invita a alla scoperta rinunciando ad ogni schema chiuso . E’ questa poi la lezione del Bloch di “Apologia della storia” e del Carr di “Sei lezioni “. Usare le fonti come un enorme data base . Partire dalle questioni, dalle domande, dai temi . Anche se gli archivi a volte non raccontano il vero, al massimo il certo .
Studiare Storia vuol dire prendere atto allora ,nel concreto di quello che ci interessa oggi, che la storia italiana e dell’occidente è una minima parte degli avvenimenti dell’uomo, e solo relazionandola alla storia degli altri paesi la si può comprendere fino in fondo, anche per imparare a rispettare le diverse culture.
Certo poi ci sono le chiavi per capire “la storia da fare “,, c’ è il problema della memoria condivisa ( anche se la memoria di un partigiano sarà sempre diversa da un repubblichino i di Salò ) ,c’è il problema della differenza tra memoria e storia che lo storico Pierre Nora per esempio distanzia così : «Memoria e storia non sono affatto sinonimi, tutto le oppone. La memoria è sempre in evoluzione, soggetta a tutte le utilizzazioni e manipolazioni; la storia è la ricostruzione, sempre problematica e incompleta, di ciò che non c’è più. Carica di sentimenti e di magia, la memoria si nutre di ricordi sfumati; la storia, in quanto operazione intellettuale e laicizzante, richiede analisi e discorso critico. La memoria colloca il ricordo nell’ambito del sacro, la storia lo stana e lo rende prosaico».
Pierre Nora, classe 1931 , accademico di Francia e direttore per Gallimard della monumentale opera Luoghi della memoria, ha affrontato di recente il tema della «Memoria della Modernità» attraverso testi di Baudelaire, Marx e Morin da lui scelti, in cinque incontri tenuti nel nostro paese su «L’intelligenza e la fantasia: pagine dell’anima europea».E sempre per lo studio della storia ci sono ancora tutti i problemi del metodo o dei metodi storici che risentono delle influenze delle idee filosofiche , giuridiche , sociali, dei cosiddetti storici . O meglio della metodologia per lo studio della Storia.Il Dizionario di Storia della Treccani la definisce una “ Disciplina che è parte integrante della riflessione storiografica, ed è maturata attraverso il dialogo con le altre scienze (antiquaria, filologia, filosofia, studi sulla natura). Ha il compito di interrogarsi sul valore epistemologico dei risultati prodotti dalla ricerca storica, ovvero di analizzarne, correggerne e migliorarne il «metodo»: processo di reperimento, analisi e sintesi delle fonti, necessario a conferire attendibilità scientifica al lavoro dello storico, a permettergli di distinguere il «vero» (da cui scaturiscono conoscenze effettive) dal «falso» (J.G. Droysen).L’elaborazione del metodo storico, in una prospettiva critica e scientifica, è iniziata in Età moderna, sebbene molti dei necessari presupposti siano di ascendenza classica, o siano frutto del confronto operato dai moderni con i modelli classici.”Erodoto, Tucidide ,Tacito (1)hanno idee e passioni diverse tra loro e dopo un millennio si ritrova un’analoga oscillazione tra passione politica e impegno di testimonianza obiettiva (del «vero» e del «certo», documentati attraverso l’esperienza diretta) per esempio,per la storia d’Italia, nella Cronica del fiorentino D. Compagni (1255-1324), che assieme al connazionale G. Villani (1276-1348) fu uno degli ultimi esponenti della storiografia medievale. Un cammino che va avanti per tutto l’Umanesimo e il Rinascimento con le loro obbligate coordinate intellettuali del rapporto tra uomo e storia. E poi a grandi salti con la nascita delle discipline ausiliare della storia e con il lavoro di studiosi come Valla,Erasmo e Macchiavelli portatori di un nuovo concetto di storia ,Spinoza, Muratori , Vico , Gibbon dalle cui premesse partirono gli storici tedeschi del 19° sec., che si interrogarono intorno al nesso tra etica, politica e storiografia. Fino all’École des Annales con la rivista Annales d’histoire économique et sociale, fondata da M. Bloch e L. Febvre (1929), che portò avanti un radicale rinnovamento delle discipline storiche, superando la definizione di fonte avanzata dai tedeschi, rimasti rigidamente ancorati al rigore del metodo filologico (all’utilizzo delle sole testimonianze convenzionali, come epigrafi, monete, diplomi, documenti di carattere ufficiale). (2)Richiamate così dai ricordi scolastici alcuni capisaldi di quello che è lo studio della Storia qui intendo soffermarmi su un problema attuale partendo da una domanda che mi è venuta quasi spontanea riflettendo su questo anno di pandemia trascorso ma anche sugli avvenimenti che hanno caratterizzati i primi due decenni del duemila.
Ma è mai cominciato il ventunesimo secolo ? E quando ?
Alla fine del “secolo breve” l’attesa di un “baco” disastroso e apocalittico sembrava dover inaugurare l’anno duemila. La storia si ripeteva … L’anno mille che segna il passaggio tra il basso e l’alto medioevo vide una rinascita (3) attraverso il popolamento dell’Europa, il progresso delle tecniche agrarie, la rotazione triennale, i mulini, la produttività e la nascita delle Università, tutti positivi cambiamenti, fu però annunciato da terrore e spaventose leggende sulla fine del mondo. (4) In realtà non accadde nulla di quello che si temeva nella società e nelle comunità che proseguirono il loro sviluppo regalando alla storia dell’umanità secoli d’oro per le scoperte geografiche, per le conquiste scientifiche ,per lo splendore delle arti visive .
Lo scampato pericolo da quel baco preannunciato non fu senza euforia . Sembrava si potesse tirare un respiro di sollievo . In realtà proprio nei primi anni del duemila , a pensarci su , non c’è molto da rallegrasi dello scampato pericolo . Perché in questo primo ventennio è accaduto di tutto e probabilmente molte volte la bussola della storia ha segnato capovolgimenti che hanno rimesso in discussione tutte le certezze che sembravano sorreggere quello che chiamiamo e indichiamo come progresso , quello inteso come una linea vettoriale che va dal passato al futuro . Una concezione del tutto moderna che scombina la teoria del tempo circolare e appena appena si ricorda di altre concezioni sul tempo (5).
E’ nata così l’idea che In questo primo ventennio di secolo sono accaduti avvenimenti che non hanno permesso un vero e proprio inizio di secolo. Un arco ventennale temporale che si apre con l’attacco terroristico alle torri gemelle in America e si chiude con una pandemia di coronavirus che ha trasformato una emergenza sanitaria in una recessione economica spaventosa .Così come l’attacco al World trade center nel 2001, il fallimento della Lehman Brothers nel 2008 o il gesto dell’ambulante tunisino Mohamed Bouazizi nel 2010, anche la pandemia del 2020 sarà ricordata come uno di quei momenti del Ventunesimo secolo che hanno cambiato il corso degli eventi.
Senza considerare che in questi vent’anni si sono verificati eventi che hanno cambiato molte volte il corso della la Storia anche in senso positivo ma anche negativo . Per esempio per gli Stati Uniti d’America con l’elezione del primo presidente afro americano Barack Obama. Per l’Italia da avvenimenti come la vincita nel 2006 del campionato mondiale di calcio , ma anche il dolore per i caduti di Nassyria, le vittime di terremoti e di altri disastri dovuti all’imperizia e alla negligenza, come il naufragio della Costa Concordia e il crollo del Ponte Morandi .D’altra parte le donne si sono fatte protagoniste di proteste contro le molestie con il movimento globale del #MeToo. I raduni di giovani convocati da Greta Thunberg hanno evidenziato le sorti del pianeta e hanno chiesto provvedimenti per il clima .
Il 1° gennaio del 2002, per 12 Paesi degli allora 15 appartenenti all’Unione Europea entra in circolazione l’euro. Il 4 febbraio del 2004 il 19enne studente Mark Zuckerberg presenta al mondo un social che si chiamava Thefacebook, che diventerà Facebook e non sarà destinato solo agli studenti di Harvard . Il 2 aprile 2005 alle 21:37 muore Papa Giovanni Paolo II. Salito al soglio pontificio il 16 ottobre 1978, Karol Wojtyła è stato il primo Papa non italiano dopo 455 anni, dai tempi dell’olandese Adriano VI (1522 – 1523). Il 9 gennaio 2007, durante la conferenza di apertura del Macworld di San Francisco, Steve Jobs presenta al mondo il primo iPhone. Il 6 aprile 2009 alle ore 3:32 una scossa di terremoto di magnitudo 6.3 colpisce L’Aquila e i dintorni. Il bilancio definitivo è di 309 vittime, oltre 1.600 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati. 25 anni dopo Chernobyl, un’altra catastrofe nucleare :a seguito del terremoto in Giappone dell’11 marzo 2011, si verifica un grave incidente alla centrale nucleare situata a Fukushima. la sera del 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio si rivolge ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro dopo l’annuncio della sua elezione a Pontefice. Bergoglio prende il nome di Papa Francesco. Dall’inizio del 2015 la Francia è vittima di numerosi attentati terroristici di matrice islamica fondamentalista, compiuti da affiliati o sostenitori di Al-Qaida e dello Stato Islamico. Tra il 7 gennaio vengono attaccati gli uffici del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. Il 20 gennaio 2017 l’imprenditore, politico e personaggio televisivo statunitense Donald J. Trump viene eletto 45º presidente degli Stati Uniti d’America. Famoso per essere un imprenditore di successo e anche personaggio televisivo, ha sorpreso tutti con la decisione di candidarsi alla presidenza del suo Paese. Il 3 novembre 2020 perde le elezioni in favore di Joe Biden.Mentre in Russia in questo ventennio inizia l’era di Vladimir Putin .
Questi in sintesi sono stati gli anni venti del Duemila . Alessandro Fugnoli in un articolo su Finanza alternativa . com afferma. “George Friedman (lo studioso di geopolitica, non il giornalista) ha fatto qualche anno fa un piccolo esercizio ed è andato a vedere come si è immaginato il mondo nei vent’anni a venire nel 1900, nel 1920, nel 1940, nel 1960 e nel 1980. In nessuno di questi casi si è realizzato il tema conduttore delle previsioni di consenso (pace e prosperità nel 1900, una lunga pace dopo la guerra e una Germania debole nel 1920, il dominio nazista sull’Europa nel 1940, il dominio dell’America sul mondo nel 1960 e quello dell’Unione Sovietica nel 1980). In tutti i casi il vero tema di fondo del ventennio è arrivato completamente imprevisto.” E specifica meglio per il primo ventennio : “Vent’anni dopo ( l’inizio del Duemila )vediamo che gli Stati Uniti, nonostante la Grande Recessione del 2008, sono effettivamente cresciuti, dal 2000, del 41 per cento, il doppio del 20 per cento dell’Europa. La Cina, però, è cresciuta del 600 per cento (tutto misurato in dollari) e ha respinto l’omologazione politica e ideologica all’Occidente. Sviluppando un suo modello alternativo confuciano-autoritario è diventata anzi il secondo protagonista di un mondo ritornato bipolare. Nel frattempo la globalizzazione si è arrestata e la rivoluzione tecnologica, pur allargando enormemente il suo bacino di utenza, ha segnato il passo sul piano qualitativo.” (6)
Per quanto riguarda dunque il raffronto tra il primo ventennio di due secoli il Novecento e il Duemila c’è poi una idea seducente che gli anni venti del duemila siano paragonabili agli anni venti del Novecento . Scriveva Nicola Mirenzi il 3 gennaio 2020 si Inkiesta .it : “L’accostamento è spettacolare: che gli anni Venti appena iniziati saranno la replica degli anni Venti del secolo scorso, con il sovranismo pronto a incendiare i popoli contemporanei allo stesso modo in cui il nazionalismo accese le masse del Novecento. «Si torna agli anni venti dei fascismi», annunciava ieri il titolo dell’intervista a Michael Walzer su Repubblica, che siamo corsi a leggere, perché lui è un raffinato filosofo della politica, statunitense e liberal, e perché l’ipotesi spaventa e seduce fortissimamente, come sempre quando si lambisce il terreno dell’Apocalisse. Abbiamo scoperto, leggendolo, che però nemmeno Walzer pensa in maniera così perentoria ciò che il titolo dell’articolo gli attribuisce. Piuttosto ritiene che ciò che farà la differenza nei prossimi anni sarà l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi, che “hanno davvero il potere di caratterizzare il nuovo decennio“.Abbiamo visto come sono andate le elezioni americane; l’elezione di Joe Biden e la sconfitta di Donald Trump. Possiamo attenderci un cambiamento . Anche perché siamo all’inizio del secondo ventennio che è quello che probabilmente inaugurerà di dopo pandemia . Ossia un mondo veramente cambiato che lo si voglia accettare o no .
A questo proposito c’è un libro di Paolo di Paolo “ Svegliarsi negli anni Venti “ edito da Mondadori che ci aiuta a capire questo accostamento tra gli anni Venti del Novecento e del Duemila. Sulla pagina di Mondadori Libri si legge : “Un secolo fa, con una guerra mondiale e una grande epidemia alle spalle, il mondo ruggiva festoso, ignaro delle nubi che si addensavano all’orizzonte. Gli anni Venti arrivavano carichi di promesse e di minacce. Ecco che tornano, in un paesaggio stravolto e indecifrabile.
Le decadi, diceva Hemingway, finiscono ogni dieci anni, mentre le epoche possono finire in qualsiasi momento. Contare il tempo è una questione tutta umana e i calendari non sono altro che lo specchio delle nostre attese, del nostro bisogno di archiviare e progettare. Ma che cos’è un passaggio d’epoca? Come si riconosce? Chi lo decreta?
Fra Monaco e Copenaghen, Vienna e Pechino, Paolo Di Paolo ci conduce in una sorta di corridoio spazio-temporale tra due secoli, in compagnia di scrittori e artisti che hanno colto lo spirito e le inquietudini del tempo, gli istanti in cui si intravede la nascita del futuro o gli ultimi bagliori di un mondo che tramonta. I protagonisti sono uomini e donne alla prova del cambiamento, in una società che reinventa valori e confini, alimentando eterni desideri.”
E’ proprio vero ,” le decadi, diceva Hemingway, finiscono ogni dieci anni, mentre le epoche possono finire in qualsiasi momento”. Paolo Restucci sulla rivista Abat –jour ci dà tutto il senso di questi primi venti anni del duemila con una scrittura evocativa e affascinante . Scrive infatti : “ Sono finiti i primi venti anni di questo secolo, dal 2000 al 2019, e anche se non mi ci abituo, so che quelli dello scorso decennio saranno chiamati gli anni ’10. Il ricordo del Novecento ormai trascolora, del Duemila ancora non si capisce la forma e siamo già arrivati agli anni ’20.
Perciò d’ora in poi quando diremo: «La musica degli anni ’20» non intenderemo affatto il Charleston con i suoi musicisti di colore e le ballerine bianche. E nemmeno le big band, le grandi orchestre con gli strumenti a fiato più il pianoforte, il contrabbasso, la batteria e la chitarra, guidate da artisti tipo Duke Ellington e Cab Calloway. Se parleremo di una grande scena di burlesque, non sarà quella di Joséphine Baker nella revue delle Folies Bergère accompagnata da un ghepardo.
In letteratura non citeremo Fiesta o Addio alle armi di Ernest Hemingway e nemmeno Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Quando parleremo di un autore francese alla moda non faremo riferimento a Marcel Proust. E i pittori non saranno Modigliani, Picasso e Dalì. Le avanguardie non saranno il Surrealismo o il Secondo Futurismo.
Gli anni ’20 che ci aspettano non saranno ruggenti, ma troveremo (oppure qualcun altro prima o poi troverà) un aggettivo tutto per loro. Meglio così, gli anni ’20 del Novecento hanno visto trionfare Mussolini e la marcia su Roma, incubato la bestia del nazismo, visto crescere la feroce dittatura stalinista, mentre l’Italia colonizzava la Libia con feroci campagne militari. Sorgevano sulle macerie della prima terribile conflagrazione mondiale che per l’estrema violenza e per i tanti morti venne chiamata La Grande Guerra oppure L’inutile strage. Partorirono gli orribili anni ’30 con la guerra civile spagnola, i preti crocifissi sulle porte delle chiese, Guernica, la notte dei cristalli, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; e gli spaventosi anni ’40, la Shoah, l’atomica, la guerra fredda, e via dicendo.”
Ma soprattutto ci fu alla fine degli anni Venti del Novecento una questione sociale che non venne compresa dalla classe dirigente di allora e che sfociò nel decennio successivo nell’affermazione del fascismo. Gobetti aveva indicato la strada da percorrere con innovazione e riformismo , una strada pericolosa per la reazione fascista i cui squadristi , con le loro percosse lo misero a tacere ,togliendogli la vita . Una questione sociale che sembra , alla fine di questi primi anni del duemila , essere riproposta dalla pandemia di coronavirus e che ha bisogno , come allora di innovazione e riformismo .
Per concludere però come dice Paolo Restucci ,sicuramente : “ Gli anni ’20 che aspettano noi di Genius e anche te che leggi saranno quelli degli anni ’20 ancora tutti da scrivere. Anzi, alcuni già quasi finiti, pronti per la pubblicazione. In questi anni ’20 noi ci siamo. Saranno semplicemente la divisione in 365 giorni di ciò che deve ancora avvenire.”
Ma sì, in fondo saranno solo anni di 365 giorni di ciò che deve ancora avvenire .
(1)In Erodoto, termine a quo della storiografia occidentale, il problema metodologico era già presente (in fase embrionale e sul piano meramente teorico) e si riassumeva nella necessità di osservare, ascoltare e ragionare, a partire dal reperimento di testimonianze scritte (ove possibile) e dal rifiuto dell’«invenzione» (invece caratteristica della retorica e della logografia). In Tucidide, il concetto di metodo divenne più puntuale e rigoroso, e soprattutto maggiormente rispondente alla prassi. La narrazione tucididea fu cioè la prima a basarsi unicamente sui «fatti», avvenimenti che in questa specifica accezione erano eventi validati dall’attestazione personale, cui solo la testimonianza diretta dello storico poteva conferire attendibilità; d’altro canto era una storiografia che rimaneva inevitabilmente confinata all’ambito della contemporaneità (di ciò che è «recente»), pur gettando sguardi inquieti sui nessi tra passato e presente, tra umano e divino, ovvero sui «miti» (racconti legati alla dimensione religiosa), che avevano fortemente influenzato il pensiero greco fino a Erodoto. Invece nel mondo latino la maturazione di un metodo storico scientifico fu ostacolata da condizionamenti morali e politici; per Sallustio l’impegno dello storico equivalse a quello del retore (alla missione di divulgare una storia magistra vitae, summa di nozioni e ideali funzionali alla difesa di Roma, dei suoi costumi e delle sue istituzioni) e in Livio i fatti (peraltro desunti da fonti indirette) tornarono ad affiancarsi ai miti (era il lettore a dovere stabilire quale delle due «verità» fosse da preferire). Con Tacito da un lato venne formulata la prima forte dichiarazione di imparzialità da parte di uno storico e, dall’altro, il valore di questa posizione risultò nella sostanza inficiato dagli obiettivi morali che questa storiografia implicitamente perseguiva
(2)La questione del metodo della ricerca storica si pone a partire dal 1500. Prima di questo secolo la valutazione delle notizie non è un problema all’ordine del giorno della comunità scientifica perché la ricerca storica persegue ben altri obiettivi, riconducibili ad un’idea della storia come maestra di vita (historia magistra vitae), con evidenti finalità di carattere utilitaristico-morale. Rispetto all’antichità, nel Medioevo tali finalità si caricano di un significato più alto, di matrice teologica: si scrive per contribuire all’elevazione morale delle genti, con palesi finalità salvifiche, e non certo per la ricerca della verità. Per questo, pur essendo la letteratura storica dell’età medioevale molto interessante, è solo agli inizi del 1500 che si pone il problema delle regole, delle prime indicazioni di carattere metodologico da seguire nell’attività di ricerca e interpretazione delle fonti.
http://www.vincenzofreda.it Questioni di metodo nella ricerca storica Vincenzo Freda ©2008
(3Una grande espansione economica caratterizzò l’Europa dei secc. X e XI. Fattori rilevanti furono l’incremento demografico e la “rivoluzione agraria”. I dati, anche se incerti, riportano un aumento della popolazione di circa trenta milioni di individui. La crescita, abbastanza regolare per tre secoli, subì un brusco arresto a causa della terribile epidemia di peste che colpì l’Europa dal 1346 al 1350. Il segno più evidente della crescita demografica è dato dall’aumento dei disboscamenti e dalla conseguente estensione delle superfici coltivabili. Diversi sono i documenti che testimoniano di questa trasformazione: contratti di insediamento in nuove terre, piantine di villaggi e terreni dissodati, nuove decime imposte dal clero, ecc. Ovunque sorsero nuovi borghi o città o furono ampliate le mura di quelli già esistenti. Diverse furono le condizioni che favorirono la crescita demografica: il miglioramento delle tecniche agricole con conseguente maggiore disponibilità di cibo; la diminuzione della mortalità infantile e l’allungamento della vita. Inoltre, l’esaurirsi delle invasioni di Normanni, Ungari, Saraceni, e un miglioramento delle condizioni climatiche portarono a un miglioramento della qualità della vita. Foreste e paludi furono trasformate in territori coltivabili per iniziativa dei monaci o dei signori laici, e i contadini ampliarono i loro campi. Rilevante fu l’opera di dissodamento e di popolamento nell’Europa centro-orientale dove popolazioni tedesche colonizzarono i territori a est dell’Elba fondando numerosi nuclei urbani tra cui Lubecca e Norimberga. Le innovazioni in campo agricolo, come l’uso del nuovo aratro a versoio, l’introduzione del cavallo al posto dei buoi, la ferratura degli zoccoli dei cavallu, la diffusione della rotazione triennale, la semina differenziata, l’uso dei mulini ad acqua, permisero all’agricoltura de incrementare notevolmente la produzione.) http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/storia/Il-medioevo/Strutture-produttive-e-demografia-nel-Medioevo/La-rinascita-dell-anno-mille.html
(4) Le paure dell’anno mille si riferiscono genericamente all’idea che nel medioevo la gente pensava che il mondo sarebbe finito in quell’anno. Ovviamente, quando queste cose le dici nell’anno 750 non fanno molta impressione, ma man mano che l’anno 1000 si avvicinava, secondo la leggenda, il mondo si è quasi fermato. Nessuno lavorava i campi, nessuno faceva più guerre, e tutti affollavano le chiese.Negli ultimi mesi del 999 il mondo si è davvero fermato, con la gente affollata nelle chiese a pregare e piangere. Questa, ovviamente, è una leggenda, ma nel 1800 ha avuto una fortissima influenza nella descrizione del medioevo come “secolo buio” e della “cattiva influenza della chiesa”. Nel diciannovesimo secolo in effetti, tutti erano convinti dei terrori dell’anno mille, e la leggenda era presente in quasi tutti i libri di storia.
Georges Duby, L’Anno Mille. Storia religiosa e psicologia collettiva (L’An Mil, 1967) Einaudi Paperbacks #72 Torino 1976
Edmond Poignon, La vita quotidiana dell’Anno Mille (La vie quotidienne en l’An Mil, 1967) Rizzoli UR L706 Milano 1989
Michel Sot, Anno Mille. Storia Dossier n. 1 Giunti Firenze, novembre 1986.
(5) Nella concezione ciclica è bene mettere in evidenza la contemporanea presenza di cicli di diversa lunghezza. In una fase del ciclo più grande può essere contenuto un ciclo più breve, e quest’ultimo può a sua volta contenere al suo interno un ciclo ancor più breve. Inoltre i vari cicli di diversa lunghezza si possono sovrapporre, rendendo inintelligibile il tutto. Per venirne a capo è necessario tener presente l’ordine gerarchico a cui sono sottoposti i principi metafisici. Tali principi sono immutabili, ma trovano attuazione a vari livelli corrispondenti al dispiegamento della molteplicità dell’Uno.Ad esempio il principio di ciclicità a livello astronomico dà vita al ciclo della precessione degli equinozi, a livello biologico al ciclo di nascita, crescita e morte, a livello storico alla nascita, affermazione e scomparsa delle civiltà. Secondo le dottrine indù ci troveremmo nel periodo detto Kali-Yuga. La quarta fase di un ciclo più lungo chiamato Mahâ-Yuga, detto anche Manvantara o éra di un Manu. I quattro periodi secondari detti Yuga sono: Krita-Yuga, Tréta-Yuga, Dwâpara-Yuga e l’attuale Kali-Yuga. Da notare la corrispondenza con le quattro età dell’antichità greco-latina: l’età dell’oro, l’età dell’argento, l’età del bronzo e l’ultima l’età del ferro.Al suo interno possiamo scorgere vari cicli più brevi. A livello storico la nascita e la morte dell’impero romano, è un ciclo. La rinascita occidentale dopo il Medioevo è l’inizio di un altro ciclo. A livello astronomico il passaggio dell’equinozio primaverile dalla costellazione dell’ariete al pesce, circa duemila anni fa, ha coinciso con la nascita del cristianesimo. Così le pretese New Age di essere in procinto di passare ad una nuova éra viene giustificata anche a livello astronomico dal passaggio dell’equinozio dalla costellazione del pesce a quella dell’acquario, confondendo forse le gerarchie a cui sono sottoposti i principi metafisici. L’avvento di Cristo è avvenuto in coincidenza con un evento astronomico, ma non ne è certo giustificato. Non è l’evento astronomico che impone l’evento storico, ma si tratta della realizzazione a due livelli diversi, celeste e storico, dello stesso principio metafisico.
Non è certo il caso, qui di ricordare l’importanza che ha rivestito il ciclo della precessione degli equinozi in tutte le società tradizionali.
La concezione lineare è rappresentata da un freccia che inesorabilmente corre verso il futuro. È tipica della religione ebraica e del cristianesimo. Dio crea il mondo e questo inevitabilmente va verso l’apocalisse. La storia assume un significato datole dalla direzione imposta da Dio. C’è un inizio ed esiste una fine verso cui si corre ed a cui bisogna giungere preparati. Il concetto occidentale di progresso, nasce proprio da questa idea. Un concetto laico nato dall’idea prettamente religiosa che la storia umana abbia un senso e una meta da raggiungere rivelata nel caso del cristianesimo nell’Apocalisse che chiude il Nuovo Testamento con una promessa che si attuerà nel futuro.
Ma anche nell’idea lineare sono presenti i cicli. Il tempo religioso è un tempo eminentemente ciclico: è il tempo del rito, che si ripete uguale a se stesso infinite volte. La nascita, la predicazione, la morte e la resurrezione di Gesù si ripetono ogni anno per i cristiani. O il rito dell’Eucaristia, che ripete l’atto dell’Ultima Cena da circa duemila anni.