PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI (I MERCOLEDI’ DELLA CULTURA)
Cari lettori,siamo lieti di annunciare che la nostra redazione ha pensato di “dar vita” ai “mercoledì della cultura”, ossia uno spazio dedicato agli articoli del Dott.Riccardo Romandini, psicologo e sociologo, di attualita’ e di riflessione, che permettano anche ai Signori lettori di esprimere commenti ed opinioni sugli argomenti che saranno trattati.
Redazione- Le emozioni costituiscono un aspetto fondamentale della vita dell’uomo e consentono di classificare e valutare le esperienze.
La parola emozione deriva dal latino: “emovus”, il participio passato del verbo “emovere” che significa: “muovere”, “allontanare”.
Definire l’etimologia del termine è un compito abbastanza semplice, tutt’altro è invece dire cosa essa sia.
Tutti noi, grazie ai nostri vissuti, sappiamo in cosa consiste un’emozione ma nel momento in cui si cerca di darne una definizione questo si rivela essere molto complesso e secondo alcuni studiosi addirittura impossibile.
James (1890), precursore nello studio psicologico delle emozioni, sosteneva che la definizione di emozione non dovesse essere cercata nel linguaggio ma bensì che le emozioni fossero le percezioni degli stati corporei.
Allo stesso modo in cui sono possibili un numero infinito di tali percezioni infatti vi è un numero illimitato di emozioni che verranno descritte nelle modalità più differenti.
Oatley (1992) fornisce un ulteriore contributo a riguardo e sostiene che: “le emozioni sono stati mentali dotati di funzioni psicologiche coerenti e risultano riconoscibili secondo criteri empirici e teorici”.
Secondo lo studioso quindi le emozioni sono degli stati mentali che possono essere analizzati e descritti secondo dei criteri scientifici.
Quando tali criteri vengono applicati l’ambiguità e l’eterogeneità apparenti delle emozioni spariscono.
Le emozioni possono così essere descritte scientificamente e tale descrizione trova un valido corrispettivo con quella fatta nel linguaggio comune.
Reisenzein (1983) ritiene che le emozioni rappresentino una risposta complessa definita come: “sindrome reattiva multidimensionale”.
Ciò significa che in esse si possono individuare diverse componenti:
- Le risposte fisiologiche: si fa riferimento in particolare all’attivazione del sistema nervoso centrale, del sistema nervoso autonomo e del sistema endocrino che producono delle risposte fisiologiche peculiari; come ad esempio l’aumento o la diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, la salivazione, le variazioni della pupilla, le modificazioni dell’apparato gastroenterico, che avvengono in concomitanza con lo stato emotivo;
- Risposte tonico-posturali: tensione o rilassamento del corpo nel suo complesso;
- Risposte motorie strumentali: ad esempio il mordere, il graffiare, lo scappare, il colpire, anche nel caso in cui queste reazioni siano solo abbozzate o in prontezza di attuazione, ed in generale irrequietezza motoria;
- Risposte motorie espressive: a questo gruppo si dovrebbero includere la liberazione di sostanze chimiche come i feromoni ma, vista la loro rilevanza, in questo caso vengono considerate in modo particolare la mimica facciale, la gestualità e le vocalizzazioni;
- Componente esperienziale soggettiva: l’ultimo costituente, ma non meno importante, è relativo al vissuto cosciente che non può essere descritto in quanto soggettivo ed inerente a ciò che ognuno di noi prova quando è felice, irato, sorpreso e via dicendo.
La componente esperienziale soggettiva può essere analizzata secondo diversi aspetti tra i quali sono di particolare rilevanza:
- intensionalità: prerogativa dell’esperienza emotiva è di essere sempre esperienza di un qualcosa e quindi sempre legata ad un fenomeno o ad un avvenimento.
Allo stesso tempo però può accadere di essere felici o tristi senza sapere consciamente per via di che cosa o perché; in questo caso l’intensionalità è vuota ma comunque non assente.
Inoltre questa componente implica la distinzione tra sé e gli altri ed è considerata da Lewis e Michalson (1983) un prerequisito della competenza emotiva;
- attenzione: nel processo emotivo sono implicati diversi processi cognitivi tra cui quello attentivo; infatti le emozioni permettono l’incremento delle informazioni mobilitando l’attenzione su di esse (Izard 1977, Tomkins 1980), quindi uno stato emotivo coincide con uno stato attentivo;
- percezione: oltre al processo attentivo è coinvolto anche quello percettivo che consente di individuare le qualità totali espressive (Metzger 1966) e fisiognomiche (Werner 1957), per questo motivo la realtà che ci circonda ci può apparire invitante, minacciosa, eccetera;
- recupero: infine entra in gioco anche il processo mnemonico che ci permette di ricordare gli aspetti di situazioni in cui si sono già provate le emozioni (Bower e Cohen 1982).
Le diverse componenti delle emozioni sono correlate tra loro da complessi rapporti di interdipendenza.
L’emozione intesa come sindrome reattiva multidimensionale costituisce in questo modo l’emozione allo stato più sviluppato ed il prodotto finale dell’evoluzione filogenetica ed ontogenetica (Brady 1975).