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” POTERE E STUPIDITA’ ” DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Il potere e la stupidità sono due universi differenti tra loro , a volte distanti, a volte confluenti da non confondere con la stupidità del potere e con il potere della stupidità.

La stupidità per esempio, come anche il potere, ha le sue leggi. A delinearle in un sorprendente manuale che appunto si occupa di questo fu Carlo M. Cipolla (1 ) uno storico, docente nelle più prestigiose Università italiane (Venezia, Torino, Pavia, Scuola Normale Superiore di Pisa, Istituto Universitario Europeo) e, per oltre trent’anni, nell’Università di California a Berkeley. “Le leggi fondamentali della stupidità umana “è un libro ,illustrato anche da Altan edito da Il Mulino nel 2015.Un libro con alle spalle una lunga storia editoriale.

Scritto originariamente in lingua inglese, “The Basic Laws of Human Stupidity” fu stampato per la prima volta nel 1976 in edizione numerata e fuori commercio sotto l’improbabile sigla editoriale dei “Mad Millers”, i mugnai pazzi. Per molto tempo questo scritto pubblicato appunto in lingua inglese restò senza traduzione italiana perchè l’autore riteneva che poteva essere per così dire apprezzato pienamente proprio nella ligua in cui lo aveva scritto.

E’ del 1988,quindi a dodici anni di distanza dalla prima pubblicazione, la traduzione pubblicata nel volume “Allegro ma non troppo”, insieme al saggio “Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo”, esso pure scritto in inglese e stampato fuori commercio dai Mad Millers per il Natale del 1973. Il Mulino ha anche pubblicato in seguito una edizione italiana nel 2011 con il solo testo delle “Leggi fondamentali della stupidità umana”

Dunque una storia editoriale complessa approdata alla pubblicazione del volume Allegro ma non troppo che comprendeva i due saggi scritti in inglese e pubblicati in edizioni limitate da una fantomatica casa editrice. Due saggi satirici rispettivamente del 1973 e del 1976 ossia Pepe, vino (e lana) come elementi determinanti dello sviluppo economico dell’età di mezzo e Le leggi fondamentali della stupidità umana. L’insperato successo di questi due scritti portò la casa editrice e l’autore a decidere di riunirli e pubblicarli in una edizione ufficiale che venne stampata per la prima volta in Italia nel 1988 con il titolo Allegro ma non troppo.

Una tiratura di tutto rispetto perchè l’edizioni raggiunsero negli anni successivi le 350.000 copie in Italia e venne stampato in almeno tredici lingue. Curiosamente fu ripubblicata dal Mulino anche in inglese nel 2011 una edizione che contiene la versione originale di i The Basic Laws of Human Stupidity..

In questo libro vengono pubblicate le cinque leggi fondamentali della stupidità che sono secondo Carlo M. Cipolla le seguenti .

Prima Legge Fondamentale: sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.

Seconda Legge Fondamentale: la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.

Terza (e aurea) Legge Fondamentale: una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.

Quarta Legge Fondamentale: le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.

Quinta Legge Fondamentale: la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.

Corollario: lo stupido è più pericoloso del bandito.

Dario Lodi su https://www.homolaicus.com/letteratura/cipolla.htm#google_vignette scrive : “Nella realtà si tratta proprio di considerazioni che rivelano, con una semplicità sconcertante, quanto l’uomo sia in balia della stupidità. A causa di essa avvengono tutti i disastri sociali che ben conosciamo. La stupidità spiega il razzismo, spiega il capitalismo (che comunque la si giri è una forma di prevaricazione basata sulla forza bruta, ovviamente metaforizzata a seconda dei momenti) e rafforza l’ignoranza.

Cipolla non parla d’ignoranza, non è clemente verso l’umanità. Discute proprio di stupidità con una sorta di rassegnazione e di distacco non poco dolorosi (il dolore è ben mascherato e allontanato quasi con fastidio). Lo studioso non fa sconti neppure a se stesso. La volontà analitica lo porta tuttavia a non insistere nella trattazione del tema prescelto, ritenendo anche troppo l’osare nella denuncia di una simile enormità. Nel proseguimento della quale, egli usa una sottile e simpatica ironia che rende tutto meno drammatico. Perché a ben vedere proprio dramma è una situazione che non si sana. L’ignoranza può essere combattuta, per la stupidità la speranza è molto più flebile. La sua persistenza è disarmante. Purtroppo è presente ovunque anche dove, per istituzione contraria, ti aspetti – giustamente – l’esatto opposto.”

Carlo M. Cipolla si chiamava in realtà Carlo Cipolla e basta. La M. l’aggiunse lui stesso, alla fine degli anni Cinquanta, mentre era negli Stati Uniti (come insegnante all’università di Berkeley in California). Lo fece per distinguersi da un omonimo, lo storico veneto Carlo Cipolla (1854-1916), autore, fra l’altro, di un volume (“Storia delle Signorie italiane dal 131 al 1530”) della Storia italiana del 1881 (6 volumi) dell’editore Vallardi. Questa “M.” non si richiamava a un nome. Per alcuni fu “Maria” ma l’interessato negò sempre: non amava l’escamotage.

Più seriamente, il nostro Cipolla, oltre che insegnante di grande valore, fu uno studioso assai raro, preferendo l’analisi alla descrizione delle cose, abituale nel suo ambiente. Grazie a questa sua scelta intelligente e rispettosa della verità (essa si forma secondo una logica complessa in quanto frutto di azioni umane soggette a mille imprevisti), egli va a rivelarci, con i molti suoi testi, ciò che sta sotto la storia, recuperando –ed evidenziando – fattori decisivi (fra cui quelli economici, nelle numerose varianti) normalmente trascurati dalla storia tradizionale.

Le rivelazioni sono presentate come piccole perle contenute in una prosa semplice, colloquiale, senza mai essere “tirata via”, bensì curata nel rispetto della essenzialità, della sintesi. Scritti asciutti, privi di fronzoli, poggianti su un’intelligenza vivissima e su una curiosità inesauribile, confortati da una conoscenza reale della materia. Niente frasi fatte, tanti sostantivi e pochi aggettivi. Consistenza e allo stesso tempo leggerezza. Una mancanza grave non leggerlo.

I biografi di Gustave Flaubert raccontano che era ossessionato dalla stupidità. Aveva dedicato molti anni a raccogliere migliaia di esempi, con l’intenzione di farne un’enciclopedia. Ma non riuscì mai a scriverla. Cercò di svolgere l’argomento in un romanzo, Bouvard et Pécuchet, ma senza arrivare a finirlo (fu pubblicato, postumo e incompiuto, nel 1881).(2)

Giancarlo Livraghi (3) nel suo libro Il potere della stupidità, edito da Monti & Ambrosini, scrive :” Ci sono altri esempi dello stesso genere. Il tema è così vasto e così preoccupante che può diventare ossessivo. Ma averne paura è un modo per esserne sconfitti. La stupidità non è la gorgone Medusa. Non ci impietrisce se la guardiamo. Al contrario, teme la luce, preferisce l’oscurità in cui si nascondono i suoi molteplici travestimenti. Quando riusciamo a smascherarla, spesso si sgretola come una pietra corrosa – o si scioglie come una medusa su una spiaggia.

Il libro di Cipolla ,le riflessioni di Livraghi e la chiamata in causa di Gustave Flaubert su questo tema sono soltanto esempi di come il tema del potere e della stupidità abbia prodotto studi e ricerche interessanti nel tempo .

Quello che però mi interessa in questo scritto è come potere e stupidità, questa volta messi assieme , abbiano determinato la vita e il destino di due uomini , due pensatori, due uomini di chiesa ma anche due protagonisti della lotta contro il potere :Dietrich Bonhoeffer (Breslavia, 4 febbraio 1906 – Flossenbürg, 9 aprile 1945) teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al Nazismo e il vescovo Carlos Romero Vescovo titolare di Tambee (1970-1974) · Vescovo ausiliare di San Salvador (1970-1974) · Segretario generale del Segretariato Episcopale dell’America Centrale .

Dietrich Bonhoeffer dopo l’ascesa di Hitler al potere divenne una delle guide della “chiesa confessante” e si batté con coraggio contro la chiesa filonazista dei “cristiani tedeschi”. Scoppiata la guerra (1939), partecipò alla lotta, teorica e militare, contro il regime, approvando la teoria dell’uccisione del tiranno. Imprigionato nel 1943, riuscì a far uscire dal carcere testi, lettere e frammenti (raccolti successivamente in Widerstand und Ergebung, 1951, trad. it. Resistenza e resa, 1969).(4) Fu impiccato il 9 aprile 1945, dopo un processo sommario.

Invece durante la celebrazione della santa messa, l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero viene ucciso sull’altare dagli squadroni della morte, che egli stesso cercava di fermare. Nel 1979, 14 mila abitanti della capitale erano stati uccisi o erano spariti nel nulla. E per poter capire se fossero ancora vivi o nascosti chissà dove, Romero aveva aperto un ufficio legale nel cortile del vescovado. Pochi giorni prima di essere ucciso scrive: “Temo i rischi a cui sono esposto. Mi costa accettare una morte violenta che in queste circostanze è molto possibile; (…) Le circostanze sconosciute si vivranno con la grazia di Dio”. Natale Benazzi ha riproposto nel 2015 , grazie alle edizioni San Paolo, un breve testo di Dietrich Bonhoeffer, contenuto in Resistenza e resa, peraltro nella limpida traduzione di un giovane teologo scomparso ancor giovane, Alberto Gallas, di cui sono stato amico. Si tratta di La vita responsabile, che in una rivista di molti anni fa, Linea d’ombra, aveva per titolo Dieci anni dopo. Dieci anni dopo il legale avvento di Hitler al potere, frutto di libere elezioni (dovrebbe essere una lezione per i fanatici della legalità).

Goffredo Fofi su Avvenire ne fa una recensione in cui testualmente dice : “L’ho riletto con nuovo interesse a partire dalle sue osservazioni sulla qualità e sulla stupidità. «La qualità è il nemico più potente di ogni massificazioni» (p. 63). «Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodistruzione, perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese» (p. 49). Bonhoeffer scrisse queste pagine poco tempo prima di venire impiccato, sono il suo testamento, e gli stupidi a cui pensava erano anzitutto i suoi connazionali, accecati dal nazismo e dalla sua propaganda. La stupidità si esalta di sé nel gridarsi, nel mostrarsi. All’opposto, la fatica della qualità comporta, dice Bonhoeffer, «saper gioire di una vita nascosta e avere il coraggio di una vita pubblica». Comporta la fatica di pensare con la propria testa e la fatica di imparare a “leggere” la realtà che ci circonda. Penso spesso alle riflessioni di Bonhoeffer sugli stupidi e sulla qualità quando incontro molti giovani che mi esprimono idee convenzionali fritte e rifritte, di autogiustificazione e non di autoformazione, sull’arte, su internet, sulla politica, sulla società, sull’Italia, sul mondo… Frasi fatte, opinioni banali (o imbecilli) diffuse dai media e da altri consimili fonti educative. È da questo che Bonhoeffer ha voluto metterci in guardia: la stupidità non è innata, è prodotta da un contesto, e oggi come ieri è quella di chi crede di pensare con la propria testa mentre propone idee che gli sono state propagandate, anzi ossessivamente imposte, dal potere e dalle sue cinghie di trasmissione. Le prime vittime di queste “idee ricevute” (rileggendo Bonhoeffer tornano alla mente quelle catalogate da Flaubert un secolo e mezzo fa!) sono proprio i giovani, spesso così arroganti nella difesa della propria “creativa” stupidità.

Dietrich Bonhoeffer in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere riduce la stupidità a tre momenti o aspetti : Il nemico del bene, stupidità e potere,liberazione esteriore . Tre momenti conseguenti e complementari .

Eccone parte del testo.

“Il nemico del bene .Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese. Qui non si può ottenere nulla, né con proteste, né con la forza; le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali semplicemente non si deve credere – in questi casi lo stupido diventa addirittura scettico – e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità passa rabbiosamente all’attacco. Perciò è necessario essere più guardinghi nei confronti dello stupido che del malvagio. Non tenteremo mai più di persuadere lo stupido: è una cosa senza senso e pericolosa.”

Siamo collettivamente molto più tolleranti nei suoi confronti e la maggior parte di noi non la prende sul serio. Secondo Bonhoeffer discutere con lo stupido non serve, poiché quando si trova di fronte a fatti che non possono essere confutati scatta e si scaglia – ovviamente non in senso figurato. Ecco perchè : “Stupidità e potere Se vogliamo trovare il modo di spuntarla con la stupidità, dobbiamo cercare di conoscerne l’essenza. Una cosa è certa, che si tratta essenzialmente di un difetto che interessa non l’intelletto, ma l’umanità di una persona.”

Della stupidità umana, come categoria dello spirito, se ne sono occupati in tanti. E non solo nella storia del pensiero filosofico. Celebre è il saggio di Robert Musil“Sulla stupidità” (che in realtà raccoglieva il testo di una conferenza tenuta nel marzo del 1937), nel quale il tema è affrontato con un linguaggio di rara eleganza e limpidezza

Etienne La Boétie, un autore oggi completamente dimenticato, fraterno amico d iMontaigne. vissuto tra il 1530 e il 1563, pone una questione ovvero capire “come possa talvolta accadere che tanti uomini, tanti borghi, tante città, tante nazioni subiscano un solo tiranno che non ha altro se non il potere che essi gli attribuiscono”. Come possa l’uomo, che per naturaè un essere libero, sottomettersi al comando deltiranno di turno, lasciandosi ingannare dai giochi del potere e dalle abitudini artificiosamente indotte.(5)

Questa è la stupidità e l’impotenza del potere: non sa che quando soffoca una voce, il Signore ne suscita una ancora più potente di quella eliminata. La stupidità spinge i potenti a perpetrare l’errore di eliminare ogni voce che sia loro contraria o che denunci il loro comportamento. Stupidità che li rende più pericolosi dei malvagi.

Su questo tema ha riflettuto anche padre Alberto Maggi (6) con un testo che racconta la storia di Giovanni Battista e la morte del Cristo .

“Giovanni Battista non è stato prudente e neanche diplomatico. Di fronte alla situazione che si era venuta a creare in Galilea, con il re Erode che si era preso come moglie la sposa di Filippo, suo fratello, contravvenendo così sia alla Legge divina (Lv 18,16) che alla morale, Giovanni avrebbe potuto “contestualizzare” la trasgressione del re e collocarla nell’ambito delle prerogative e dei privilegi di un sovrano.

Oppure, e sarebbe stata la soluzione migliore, si sarebbe potuto tirar fuori dalla questione, che in fondo non lo riguardava, e avrebbe potuto dire che a lui interessava come il re governava, e non la sua vita privata. Se governava bene, se rispettava e riconosceva i privilegi della casta sacerdotale, poi nella sua reggia poteva comportarsi come voleva, disponendo, per il sollazzo suo e dei cortigiani, anche di festini nei quali mostrare ai commensali una minorenne (la figlia di Erodiade) danzare (Mc 6,22). L’importante è che il sovrano governi bene.

E il Battista si sarebbe salvato la testa. Invece, Giovanni, caparbio e ostinato, insisteva nella denuncia a Erode: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello” (Mc 6,18).

Mai denunciare un potente.

(1) (1922-2000) è stato uno degli storici più insigni del Novecento.

Pavese di nascita, nel 1944 si laureò in Scienze politiche all’Università di Pavia. Negli anni successivi studiò presso l’École des hautes études di Parigi e la London school of economics.

Nel 1992 l’Università di Pavia gli ha conferito una laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia.

Inoltre, l’Università di Pavia gli ha intitolato il Dipartimento di Scienze Storiche e Geografiche e nel 2001 ha acquisito gran parte della sua biblioteca personale che raccoglie opere sulla storia economica e sulla storia della moneta, ora conservata come Fondo Carlo M. Cipolla presso la Biblioteca di Studi umanistici Francesco Petrarca.

E’ stato docente nelle più prestigiose Università italiane (Venezia, Torino, Pavia, Scuola Normale Superiore di Pisa, Istituto Universitario Europeo) e, per oltre trent’anni, nell’Università di California a Berkeley.

Bibliografia :Storia economica dell’Europa pre-industriale 2009, Il Mulino La storia economica , 2005, Il Mulino ,Introduzione alla storia economica , 2003, Il Mulino ,Storia facile dell’economia italiana dal medioevo a oggi , 2007, Mondadori , Uomini tecniche economie ., 2013, Il Mulino,Allegro ma non troppo Le leggi fondamentali della stupidità unana , 2013, Il Mulino, Cristofano e la peste , 2013, Il Mulino , I pidocchi e il Granduca , 2013, Il Mulino Il pestifero e contagioso morbo . Combattere la peste nell’Italia del Seicento , Il Mulino , Contro un nemico invisibile . Epidemie e strutture sanitarie nell’Italia del Rinascimento , 2007, Il Mulino , Il fiorino e il quattrino . La politica monetaria a Firenze nel Trecento , 2013, Il Mulino , Il governo della moneta a Firenze e Milano nei secoli XIV-XVI, 1990, Il Mulino, Le avventure della lira , 2012, Il Mulino , Il burocrate e il marinaio . La Sanità toscana e le tribolazioni degli inglesi a Livorno nel XVII secolo , 2012, Il Mulino , Istruzione e sviluppo . Il declino dell’analfabetismo nel mondo occidentale , 2012, Il Mulino , Miasmi e umori , 2012, Il Mulino , Conquistadores, pirati, mercanti . La saga dell’argento spagnuolo , 2011, Il Mulino ,Le macchine del tempo L’rologio e la società (1330-1700), 2011, Il Mulino , Tre storie extra vaganti , 2011, Il Mulino , Vele e cannoni , 2011, Il Mulino., éiccole cronache , 2010, Il Mulino , Pepper wine ( and wool) as the dynamic factors of the social and economic development of the middle ages , 2012, Il Mulino ,Alimentazione. Verità e bugie, 2014, SICS Chi ruppe i rastelli a Monte Lupo ?, 1977, Il Mulino

(2)Anche Emma Bovary era perseguitata dalla stupidità e dalla meschinità delle persone che la circondavano. Vedi Flaubert e ‘’ossessione della stupidità http://gandalf.it/stupid/flaubert.pdf

(3)Giancarlo Livraghi è laureato in filosofia all’Università degli Studi di Milano. All’inizio della sua carriera entrò come copywriter in pubblicità, divenendo quello che oggi si chiama “direttore creativo. Nella sua brillante carriera di esperto di marketing tra gli Usa e l’Europa, ha sempre seguito con attenzione gli aspetti culturali della comunicazione umana, oltre a occuparsene in concreto nel suo lavoro. Nel 1994 è stato un fondatore, e il primo presidente, di ALCEI, l’associazione per la libertà della comunicazione elettronica interattiva. Oltre a studiare e scrivere (come ha sempre fatto) sui valori della comunicazione umana, continua nell’impegno concreto al servizio di alcune imprese su temi di strategia di gestione non con una consulenza teorica, ma con un diretto coinvolgimento nelle soluzioni pratiche. Ha pubblicato centinaia di studi, articoli e saggi sulla comunicazione e sul marketing – e sulla cultura dell’internet e le attività d’impresa online. Relatore in molti convegni italiani e internazionali, fra le sue attività “accademiche” le più recenti sono alcune lezioni (nel 2006) all’Università degli Studi di Pavia. Fra i lavori più recenti Il nuovo libro della pubblicità scritto insieme a Luis Bassat (Il Sole 24 Ore 1997, terza edizione 2005). Il suo libro L’umanità nell’internet (sull’uso della rete dal punto di vista delle persone) è uscito nel 2001. Le sue osservazioni su Il potere della stupidità, pubblicate online a partire dal 1996, hanno assunto una forma più organica ed estesa in un libro edito da M&A nel 2004 (terza edizione 2008) – che in alcune imprese è stato adottato come testo di formazione gestionale. The Power of Stupidity è uscito in inglese nel 2009.

( 4)Tra le sue altre opere si ricordano Akt und Sein (1931; trad. it. Atto ed essere, 1985), Nachfolge (1937; trad. it. Sequela, 1971) ed Ethik (post., 1949; trad. it. Etica, 1969); in Gesammelte Schriften (6 voll., 1958-61) sono raccolti i saggi sparsi di B., ripresi e integrati nei voll. 9-17 dell’edizione critica integrale Dietrich Bonhoeffer Werke (1986-99). L’opera di B. è stata tradotta in italiano nei dieci tomi delle Opere di Dietrich Bonhoeffer (1994-2010).

(5)”Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del 1943″, in Resistenza e resa, 1951 “Lo stolto è stato posto a coprire alte cariche”, Qo 10,6)

(6)Alberto Maggi Ancona 6 novembre 1945 Teologo e biblista ,religiosi dell’Ordine dei Servi du Maria italiano . Direttore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci», cura la divulgazione, a livello popolare, della ricerca scientifica nel settore biblico attraverso scritti, trasmissioni radiofoniche e televisive e conferenze in Italia e all’estero. Ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana (Roma) e all’ Ecole Biblique et Archeologique francaise di Gerusalemme. Collabora con la rivista Rocca e ha curato per la Radio Vaticana la trasmissione La Buona Notizia è per tutti! . Attualmente sta lavorando alla traduzione e commento del Vangelo di Giovanni e, insieme a Ricardo Pérez, a quello di Matteo.

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