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” NON RISPONDERE ALLA BARBARIE CON LA BARBARIE ” DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Vengono da lontano le macerie che oggi vediamo attraverso i mezzi di comunicazione di massa a Gaza e in Ucraina. Sono l’ultimo atto , per così dire ,di avvenimenti e concatenazioni storiche che lo scenario del Novecento ci ha narrato. I conflitti che attualmente arrecano morti e distruzioni alle porte d’Europa trovano la loro origine in avvenimenti e contesti che hanno caratterizzato il secolo scorso. Il cosiddetto secolo breve scenario appunto di due guerre mondiali e della nascita di movimenti come il Fascismo , il Nazismo e il Comunismo e con l’instaurazione di dittature in Italia, in Germania, nei paesi dell’Unione sovietica. Le rovine di Mariupol ,Chernihiv,Trostyanets, nell’oblast di Sumy, Kharkiv,Chernihiv , Nizhyn, Chernihiv .Mykolaiv sono il frutto dell’acuirsi delle ragioni di un conflitto ormai decennale con l’invasione iniziata tre anni fa dalla Russia prima in Donbass e poi nel resto del territorio ucraino . Un conflitto che dura ormai da anni e che in quest’ultimo scorcio di tempo vede la Russia preoccupata per la sua sicurezza di fronte alle aspettative dell’ Ucraina di entrare a far parte della Nato e della Europa unita . Mosca ha visto in queste aspettative una minaccia ovvero la possibilità che il territorio ucraino sia utilizzato per stabilirvi basi e radar, con nuovi intercettori antimissile, come quelli dispiegati in Romania e in Polonia. In altre parole, il Cremlino intende salvaguardare la sua sfera di influenza proprio alle porte d’Europa, creando una zona cuscinetto tra il suo territorio e quello sotto l’influenza della Nato. E non solo questo. Ci sono anche altri motivi che rendono la situazione complessa ma soprattutto c’è la visione putiniana, come risulta da più affermazioni dell’inquilino del Cremlino . Vladimir Putin a cominciare dal suo celebre proclama-manifesto del 1999 e quindi in sintesi fino alla pretesa che la Russia e l’Ucraina siano “una nazione”. Diritto affermato con l’occupazione delle zone a sud-est, nonché nel Donbass con i due stati separatisti non riconosciuti, e cioè la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk, dove il russo continua a essere la prima lingua.

Anche nel caso del conflitto scatenatosi dopo l’irruzione di Hamas nel territorio di Israele con morti ed ostaggi il 7 ottobre dello scorso anno ,i motivi sono quelli della contesa di un territorio iniziata con la nascita dello Stato di Israele intrecciati con questioni religiose ed altri motivi che hanno dato origine a tensioni che nel tempo hanno portato ad episodi di violenza e guerre coinvolgendo anche altri paesi . Tensioni e conflitti complicatesi con la cosiddetta guerra dei “ sei giorni “ e con la vittoria alle elezioni del gruppo religioso islamico palestinese di stampo paramilitare e politico di Hamas . Un gruppo dalle potenzialità militari e terroristiche la cui pericolosità probabilmente Israele ha sottovalutato . Un gruppo al quale, va detto, l’amministrazione Netanyahu ha strizzato l’occhio , per così dire, nell’intento di combattere anche in questo modo l’altra organizzazione l ‘Olp. Abbassando quindi la guardia in tema di sicurezza anche perchè distratto su questo fronte da una contrastata riforma della giustizia che ha portato in piazza contro questa riforma dimostranti settimanalmente per mesi e mesi ,

Le cronache quotidiane di questi due conflitti ,il costo in vite umane tra la popolazione civile e la distruzione di case, impianti, infrastrutture sono oggetto di “ notizia” ma anche di riflessioni approfondite su quotidiani, settimanali, saggi , seminari ,convegni di studio , telegiornali,talk show fino ai cartelloni e alle bandiere dei dimostrati in piazza a favore dell’uno e dell’altro dei contendenti e comunque alla ricerca della pace. Una situazione che mi fa dire che “ l’inutilità” di queste due guerre è simile alla “barbarie” , ammesso che la guerra in sé non sia una barbarie. Anzi. Una tesi che sostiene anche Giovanna Lo Presti in un articolo pubblicato nel 2023 . Una barbarie che ci priva delle parole come avviene per esempio per il segretario dell’ONU o per i dimostranti in piazza a Tel Aviv , che in questo caso chiedono al governo di trattare un cessate il fuoco con Hamas per ottenere la liberazione dei loro congiunti presi in ostaggio durante il raid del 7 ottobre , ma forse anche per i palestinesi che con gli israeliani non condividono le politiche dei loro governi. Una barbarie che purtroppo avanza anche nel “pacifico” Occidente, i cui Governi dovrebbero arrossire al pensiero dell’osceno mercato delle armi che continuano a favorire in ogni modo. Una barbarie che sta indurendole coscienze come dice appunto la già ricordata Giovanna Lo Presti in “La guerra ,la barbarie, le parole “ su Volere la luna che in realtà articola questa sua tesi con esempi e argomenti interessanti e dal leggere al completo .(1)

Con un particolare richiamo e riferimento :“Oltre alle vittime inermi, questa carneficina sta producendo un indurimento delle coscienze intollerabile. E, per dirla con René Girard, la voce della realtà resta inascoltata; “restiamo umani” sembra ormai uno slogan d’altri tempi, di quelli che si trovano nei biglietti di certi cioccolatini. Dobbiamo concludere che l’atroce persecuzione degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale non abbia insegnato nulla e che i perseguitati di allora siano pronti a farsi persecutori senza scrupoli? Dobbiamo concordare con il manzoniano «loco a gentile, / ad innocente opra non v’è; non resta / che far torto, o patirlo. Una feroce forza / il mondo possiede, e fa nomarsi / dritto»? “

A proposito di barbarie accantono il tema della guerra tra Russia e Ucraina per dedicare l’attenzione a quella tra Israele ed Hamas perchè in riferimento a questo conflitto ha parlato di barbarie anche Edith Bruck :“ Non rispondere alla barbarie con la barbarie “

Lo ha detto Edith Bruck al momento in cui Israele ha iniziato la controffensiva per l’azione dei miliziani di Hamas nel kibbutz di Kfar Aza, : “la vendetta non serve “ E di fronte alle centinaia di civili uccisi ha detto :” Questa è la barbarie e io l’ho già vista”. Edith Bruck ha attraversato la Shoah ed è incredibilmente sopravvissuta, ne è testimone e lo sarà «fino alla morte», con i libri che ha scritto, il racconto della sua vita fatta nelle scuole. La scrittrice deportata a 13 anni, passata da Auschwitz e da Dachau: “Sembra assurdo ma oggi come ai tempi di Hitler si continua ad ammazzare, magari ridendo, in nome di Dio” .

Racconta HuffPost che Bruck parla con la Repubblica e dice: “Io so cos’è un pogrom, ci sono finita dentro con la mia famiglia. “

E Bruck in quella intervista mette l’accento sul fatto che i nazisti uccidevano in nome di Dio ovvero “ Dio è con noi “ come pure i miliziani di Hamas che durante il raid in Istraele del 7 ottobre urlavano “Allah Akbar”. Una Bruck che si pone una domanda ”come è possibile che facciano questo nel nome di Dio?”. Concludendo : “ Ma è successo, e succede ancora”.

Sono esperienze, racconta ancora Edith Bruck, che segnano “per tutta la vita. È un vissuto che non guarisce mai, perché non si guarisce da quelle esperienze. Il pogrom… pensi a quei duecento giovani che stavano ballando in quella festa, e sono stati uccisi sul posto, o rapiti. Se non è nazismo, cos’è?”

A proposito di nazismo vale la pena ricordare il riferimento al nazismo che Putin fa per ciò che concerne l’Ucraina ,polemicamente determinante perchè che t6enta di mettere insieme insieme il biasimo per i “nazionalisti” ucraini della Galizia orientale degli anni ’40 – i cosiddetti banderisti – e i “nazionalisti” di oggi. In passato in Russia si era sempre parlato solo di nazismo ma sempre di fascismo. Fascista, infatti, e non “nazi-fascista” veniva definita l’aggressione con cui nel 1941 ebbe inizio la “Grande Guerra Patriottica”, la cui festa della vittoria cade il 9 maggio . Un’accusa ad un paese che ha eletto con più del 70% un ebreo russofono come Presidente e dove le forze di destra raggiungono a stento l’un per cento in Parlamento.

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Edith Bruck interviene nelle sue considerazioni anche su un tema che è stato sollevato per la guerra tra Israele e Hamas . E dice che per quanto grave si possa considerare quello che è accaduto in Israele di non confondere con quello che è stato l’Olocausto, la Shoah. “Auschwitz è stato un unicum, lo diceva Primo Levi, e lo dico anche io. Quello che succede in Ucraina, quello che sta succedendo in Israele, sono orrori sempre peggiori, ma diversi. Orrori che mi sconvolgono, ma non sono paragonabili allo sterminio di un popolo, deciso a tavolino, scientificamente. L’annientamento…”.

Come pure un tema interessante nelle considerazioni su questo conflitto è quello dell’antisemitismo sollevato da più parti .Scrive Giorgio Gomel su Affari internazionali : “Episodi di antisemitismo – aggressioni fisiche, insulti e minacce nei media, profanazioni di luoghi di culto e cimiteri ebraici – segnano un preoccupante risorgere in vari paesi d’Europa.(…). Secondo i dati recenti dell’Osservatorio sull’antisemitismo della Fondazione CDEC, analoghi segni di un incrudirsi di sentimenti e atti diretti contro individui e istituzioni ebraiche si osservano anche in Germania, nel Regno Unito e altrove, inclusa l’Italia. I dati registrati rappresentano, in realtà, una sottostima del fenomeno poiché riflettono solo le denunce esplicite e non i numerosi casi che restano ignoti. “

Naturalmente i parallelismi con gli anni Trenta del Novecento sono fuorvianti anche se comunque bisogna tener conto dei risorgere di questo sentimento che è comunque un trauma per le conseguenze storiche che ha determinato ma anche per gli eventuali rigurgiti che proprio il conflitto Israele Hamas può rinfocolare.

Proprio sulla interessante considerazione di Bruck sulle “guerre sante” bisogna dire che sono sempre un brutto affare le “ guerre in nome di Dio “ . Il Dio non era sempre lo stesso,ieri come oggi ma il suo coinvolgimento rimane forte e viene da un tempo ormai lontano . Ci fu un uomo Pietro l’Eremita che predicava in quel tempo in tutta l’Europa che “ Dio lo vuole” ossia Dio comanda di liberare la Terra santa dagli infedeli. Iniziava così la prima di molte spedizioni armate (1096-1099) che tentarono di conquistare Gerusalemme e la Terra santa , invocata anche da papa Urbano II nel corso di un’ omelia tenuta durante il Concilio di Clermont nel 1095. Sembrava un pellegrinaggio ma armato della cristianità occidentale obbediente alla Chiesa di Roma per riconquistare la Terra santa caduta sotto il controllo dei musulmani

Il Dio degli eserciti è una traslitterazione del termine ebraico ṣĕbā’ōt (plur. di ṣābā «esercito»), nelle locuzioni bibliche Yahweh ṣĕbā’ōt «Dio degli eserciti», e Yahweh Elōhē ṣĕbā’ōt «Dio Signore degli eserciti. Dalla Bibbia l’espressione è passata nella liturgia (Sanctus sanctus sanctus, Dominus Deus sabaoth, nella Messa). Nei salmi ricorrono frasi come «Dio degli eserciti… Brucia tutt’intorno i suoi nemici». Gesù ha ribaltato questa prospettiva.

Dice il teologo Silvano Sirboni su Famiglia cristiana :”…Queste espressioni sono oggi imbarazzanti per la maggioranza dei fedeli. Il Dio della prima Alleanza è lo stesso Dio di Gesù, ma la sua conoscenza da parte dell’umanità ha una dimensione storica e progressiva. La fede non è statico possesso di Dio, ma continua ricerca guidata dallo Spirito Santo (cfr. Gv 16,13). Per il popolo d’Israele, in quel contesto storico, Dio era colui che difendeva i discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe dagli altri popoli perché custodissero le promesse nella venuta di quel Messia che avrebbe portato a compimento la profezia del grande banchetto per tutti i popoli (cfr. Is 25,6-10). Non si tratta, quindi, di spiritualizzare quelle frasi battagliere riferendole alle nostre lotte contro il Maligno (parallelismo pure plausibile), ma di storicizzarle. I salmi ci fanno comprendere come la nostra fede, il nostro laborioso rapporto con Dio è incarnato nella storia. Non cambia la fede, ma il modo di esprimerla. “

Ma scrive Gianfranco Ravasi su Avvenire in modo veramente esaustivo che mi permetto di riportare per intero : “ Il preteso Dio degli eserciti è sempre per la nazione che ha la migliore artiglieria e i migliori generali. Il lugubre Gott mit uns, il blasfemo “Dio con noi” dei nazisti, dovrebbe far riflettere su tutte le infami strumentalizzazioni a cui sono sottoposti i simboli e le idee religiose (ultimo da noi anche il crocifisso). È stato spiegato da tempo che la locuzione biblica Jhwh sebaot, “Signore degli eserciti”, non rimanda tanto alle armate ebraiche quanto piuttosto a un’immagine marziale applicata a Dio per celebrare la trascendenza e la signoria cosmica: nella fattispecie gli “eserciti” sarebbero gli angeli e le costellazioni celesti. Nella notte di
Natale secondo Luca (2, 13) «Apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio». E nel libro di Baruc si legge: «Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; Dio le chiama per nome ed esse rispondono: Eccoci!» (3, 34-35). Ha, dunque, ragione una volta tanto Ernest Renan, discutibile studioso del cristianesimo vissuto nell’Ottocento, quando “smitizza” l’espressione “Dio degli eserciti” nella frase che noi sopra abbiamo desunto dai suoi Dialoghi e frammenti fiosofici. Un altro francese, il maresciallo Henry Turenne ribadiva che «Dio sarebbe sempre dalla parte dei grossi battaglioni». Bisogna, perciò, evitare ogni contaminazione della religione con interessi politici, economici o di parte. Non umiliamo la religione piegandola a nostro vantaggio; lasciamo che essa conservi la sua forza di verità e di amore universale; non strattoniamo Dio a nostro uso e consumo, riducendolo a idolo. “( 2 )

Due guerre una stessa barbarie dunque . I duecento israeliani uccisi dai miliziani di Hamas nel kibbutz di Kfar Aza, cinque chilometri ad est di Gaza , tra le città di Netivot e Sderot con almeno quaranta bambini morti, alcuni dei quali decapitati hanno provocato una reazione da parte di Israele che secondo il Ministero della Salute di Gaza, come riportato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, entro il 19 giugno 2024, ha prodotto 37.396 persone uccise nella Striscia di Gaza .

Non ci sono più parole per definire e raccontare questa barbarie e forse limitarsi a dire “ non rispondere alla barbarie con la barbarie” come dice Edith Bruck è l’unica cosa che si può dire perchè implicitamente contiene una richiesta , una speranza, una necessità : “ fare la pace “ fino ad oggi inascoltata , che di fronte e morte e distruzione, diventa obbligatoria per la ragione e perla coscienza.

(1 )https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/11/13/la-guerra-la-barbarie-le-parole/

(2)https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/dio-degli-eserciti_20030123

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