LE DONNE NELLA STORIA DELLA PSICOLOGIA
Redazione-Partendo da una breve ricerca sulle Donne Psicologhe più influenti della storia, L’American Psychological Association offre sul suo sito (da circa 15 anni ad oggi, anno 2017) sulla base di vari indicatori ripresi dalla letteratura (specie: Haggbloom et Al, 2002) una classifica ufficiale dei 100 psicologi più eminenti del 20° secolo. La classifica è stata stilata tenendo conto di 3 variabili quantitative (frequenza di citazioni in riviste specialistiche, frequenza di citazioni nelle prefazioni di libri di psicologia, frequenza di presenza in questionari e test) e 3 variabili qualitative (essere stato membro della National Academy of Sciences, aver ricevuto dell’American Psychological Association la nomina a presidente o un riconoscimento per meriti scientifici, avere il proprio cognome utilizzato come eponimo). Il campione femminile viene rappresentato da un esiguo 6%. La prima psicologa donna ad esservi citata viene collocata al 58° posto in tale graduatoria della rilevanza. Sul podio troviamo, partendo dal bronzo fino all’oro, il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, uno dei padri fondatori del cognitivismo, Jean Piaget, e il padre del comportamentismo moderno, Skinner. Andiamo a conoscere le fortunate colleghe che ce l’hanno fatta:
- Al n. 58 troviamo la Dott.ssa Elizabeth F. Loftus. Psicologa statunitense, ha incentrato gran parte delle sue ricerche sulla memoria umana.Ha pubblicato 18 libri e più di 250 articoli scientifici. Ha ricevuto “solo” 6 Lauree Honoris Causa come riconoscimento del suo lavoro.
- Al n. 70 si classifica la Dott.ssa Eleanor E. Maccoby. Collega di ricerche di Skinner, ha focalizzato la sua carriera nello studio della Psicologia Evolutiva e delle Differenze di Genere. Oggi ricopre il ruolo di Professore Emerito di Psicologia alla Stanford University.
- Al n. 74.5 (pari merito con il Dott. Paul E. Meehl) si colloca la Dott.ssa Eleanor J. Gibson, che ha studiato presso la Yale University sotto la supervisione del noto Dott. Clark Hull. Nel 1969, il suo libro “Principles of Perceptual Learning and Development“, fu uno dei testi di psicologia dello sviluppo più influenti. La sua teoria fornì un’alternativa alla teoria dell’apprendimento e all’approccio piagetiano. Nel 1992, le è stata assegnata la National Medal of Science.
- Al n. 88.5 troviamo la Dott.ssa Margaret Floy Washburn. Un po’ più lontana dai tempi moderni (è nata nel 1871 e morta nel 1939), Margaret fu una pioniera degli studi sui comportamenti animali. E’ stata la prima donna a ottenere un Dottorato di Ricerca (PhD) in Psicologia.
- Mary D. Ainsworth si classifica al n. 97. Allieva di John Bowlby ed esperta in Psicologia dello Sviluppo, dobbiamo a lei il paradigma della Strange Situation tramite cui sono stati studiati e definiti gli stili di attaccamento nella relazione madre-bambino.
- Strano a dirsi, ma la figlia prodiga del nostro caro Sigmund si colloca al n. 99. Anna Freud, che ricordiamo per il suo contributo nella psicoanalisi infantile e per i suoi studi circa i meccanismi di difesa dell’Io, non è stata aiutata dalla sua fama nel posizionamento finale.
- Grande esclusa (tra le altre) Melanie Klein.
Nella più recente e sistematica rilevazione, basata su vari indici e dati attendibili, relativa agli psicologi eminenti dell’ultimo secolo, che identifica i 414 psicologi più citati e qualificati nella psicologia scientifica internazionale, le psicologhe donne sono in tutto 70, che è già qualcosa ma le valuta comunque solo al 17% della rilevanza nel movimento (Diener, Oishi e Park, 2014).
In un’altra rilevazione molto ampia e sistematica, che trae conclusioni per tutto il Novecento, si rileva che: tra i 25 psicologi più citati nelle riviste di psicologia, non c’è nessuna donna, cioè lo 0.0%; tra i 25 psicologi più citati nei manuali di psicologia una donna c’è, per cui la rilevanza delle psicologhe sale fino al 2.5%; anche tra i 25 psicologi indicati come particolarmente eminenti da un campione rappresentativo di 1.725 psicologi della American Psychological Society (APS) viene evocata pure una donna, per un totale anche qui del 2.5%.
In Italia la situazione è simile se non più penosa. In particolare: la distribuzione tra uomini e donne non è assolutamente rispettata negli organi che caratterizzano gli Ordini professionali. Merita notare infatti che, purtroppo: non c’è mai stata una donna Presidente dell’Ordine Nazionale, mentre i Presidenti e i consiglieri degli Ordini Regionali sono quasi sempre, in schiacciante maggioranza, uomini.
Da quando in Italia esistono i corsi di laurea in psicologia, cioè più o meno dagli anni ’70 del Novecento, la proporzione fra uomini e donne per quanto riguarda i nuovi iscritti al primo anno di corso (anno dopo anno) è sempre stata ripartita più o meno così: 75% donne, 25% uomini.
In Italia, con una tendenza che anno dopo anno è in crescita da decenni, tra i professionisti che entrano nella professione psicologica il 70-80% sono donne, secondo i dati ufficiali dell’Ente Previdenziale per gli psicologi ENPAP.
Merita purtroppo notare anche che l’assoluta prevalenza numerica delle donne nel movimento psicologico non vede un altrettanto prevalente attribuzione di merito alle donne nelle posizioni di rilievo della disciplina.
Sperando che il futuro ci smentisca in tempi non troppo lunghi: nell’ambito del movimento psicologico c’è ancora molto da fare per ridurre questa incredibile distanza tra la rilevanza reale della psicologia realizzata dalle donne e il riconoscimento delle moltissime ed eccellenti colleghe da parte di tutta la
psicologia più o meno ufficiale.
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