LA QUALITA’ DELLA DEMOCRAZIA DI VALTER MARCONE
Redazione- Si sente spesso oggettivare l’odierna politica nel nostro paese come : individualista, conformista, desiderosa di sfrenato consenso e approvazione, sempre in campagna elettorale, aggressiva,maschilista, in definitiva solo una vicenda di affermazione personale,incapace di risolvere i problemi anzi fatta a posta per complicarli. Un modo di definire e qualificare un momento sostanziale della vita democratica di un paese .Tenendo conto soltanto ad alcuni aspetti della politica , quelli peggiori, sicuramente deteriori che hanno dato vita a fenomeni di corporativismo, lobbismo, malcostume , corruzione. Fenomeni favoriti da quel finale di partito che racconta in un suo saggio Marco Revelli per le Vele dell’editore Einaudi . Revelli sostiene che è in atto una mutazione del tradizionale protagonista della nostra democrazia: il partito politico. Come l’impresa ha trasformato la sua struttura dopo la crisi del fordismo, così i partiti stanno cambiando natura dentro una clamorosa crisi di fiducia.
Una fine dei partiti determinata nella storia del nostro paese anche da eventi memorabili e a cambiamenti forse decisivi. Mi riferisco Tra l’altro alle vicende di mani pulite, alla nascita della seconda e terza repubblica, al referendum per la riduzione del numero dei parlamentari .Eventi che ogni volta sembrano dar vita a un mondo nuovo, che fanno sperare in cambiamenti duraturi procurando spesso forti delusioni nel momento in cui ci si accorge che forse si sta ricominciando da capo . Con presupposti diversi che però imboccano sempre la stessa strada . Così che la passione triste della politica paga ogni volta un prezzo alto. Anche perché è una mia convinzione che la storia , nel procedere secondo un suo tempo lineare fatto di un prima e di un dopo sembra non essere altrettanto lineare e a volte torna indietro. Ma non al punto di partenza. Torna indietro per “avanzare” promuovendo il superamento di quelle che noi riteniamo avanguardie con processi ancora più avanzati che rendono le avanguardie delle retroguardie. Insomma non ci sono mai avanguardie definitive, vengono continuamente superate .
Certo è una mia idea personale . Suffragata per esempio ,riflettendo sul medioevo ,da alcune considerazioni che prendo a prestito da una lezione contenuta in un manuale di storia su questo periodo edito da Laterza che appunto afferma quanto segue .
“ Quando gli umanisti del ’400 riscoprirono la cultura antica (soprattutto quella letteraria e artistica), giudicarono tutti i secoli compresi tra la fine del mondo antico e i loro tempi appunto come un periodo intermedio, essenzialmente barbaro e privo di civiltà. I “secoli bui” del Medioevo si contrapponevano da un lato a quelli luminosi dell’Antichità e dall’altro all’epoca della rinascita umanistica. Nasceva così quella distinzione tra Antichità, Medioevo ed età moderna che è tuttora comunemente usata. Oggi nessuno storico potrebbero condividere una simile convinzione. Senza negare il fatto che il Medioevo sia stato l’epoca in cui è andato in gran parte smarrito l’imponente patrimonio culturale dell’Antichità, e senza negare che per molti aspetti le condizioni materiali dell’esistenza peggiorarono notevolmente rispetto a quelle dell’Impero romano, gli storici sottolineano che molte delle “novità” considerate tradizionalmente come improvvise scoperte tipiche dell’età moderna sono state in realtà il risultato di una lunga e lenta elaborazione svoltasi durante il Medioevo. Numerosissime trasformazioni hanno investito, nel Medioevo, l’economia, il popolamento, la vita materiale, ma anche la religione, il pensiero, l’arte, le istituzio-ni e la politica. Né è esistita una frattura netta tra età medieva-le ed età moderna.” (1 )
Dunque in tema di democrazia e di qualità della democrazia che è il tema di questa riflessione mi sembra di poter dire però che ci vuole però ben altro di una critica alla politica , ai politici e ai loro comportamenti per affrontare i problemi in cui si dibatte questo paese. A cominciare dalla crisi economica , dal cambiamento del clima che presto ci riguarderà in maniera pesante perché a detta degli osservatori sarà l’Italia a soffrire maggiormente di questa nuova condizione, della trasformazione ecologica in senso lato, delle riforme necessarie per ottenere dall’Europa i fondi del Pnrr, per scongiurare ulteriori disparità e diseguaglianze ,per far ripartire molti settori dopo la crisi procurata dalla pandemia da Covid 19 ,per non continuare con i licenziamenti nella grande industria multinazionale e nella media e piccola industria spesso a gestione familiare , con lo sfruttamento del lavoro nell’agroalimentare e nella logistica ,e aumentare il numero delle morti bianche sul lavoro , solo per fare gli esempi più eclatanti.
Ecco perché è necessario riflettere sulla qualità di una democrazia che pur vive anche attraverso le azioni politiche e i movimenti politici da diversi punti di vista senza dimenticare il valore dei partiti come li abbiamo conosciuti che sono scomparsi a favore dei cosiddetti partiti personali e movimenti . Una democrazia nata dal sacrificio di un’intera generazione , dalla lotta partigiana e dal varo di una costituzione che mette assieme garanzie di libertà e funzione delle istituzioni per disegnare uno Stato moderno .
Insomma una qualità della democrazia da costruire, affermare, valorizzare, anche attraverso il contributo di una lotta unitaria , espressione finalmente di un impegno della sinistra per mettere mano al cambiamento. La trasformazione di un paese sfibrato che ha bisogno di ricuciture in molti settori e da parte di molti agenti e operatori privati e pubblici ,tra i quali, per esempio , quelli che si occupano della comunicazione e della informazione che spesso svolgono un ruolo decisivo anche in riferimento proprio a quella definizione della politica ,con la quale abbiamo aperto questa riflessione, perché capaci di formare opinioni .
Un paese sfibrato ma anche appeso ad un filo fragilissimo fatto di “ sospensione”. Questo è un paese sospeso in molti sensi fino ad arrivare a quella sospensione più eclatante che è rappresentata dal “ governo di tutti “ nel quale i partiti hanno messo in mora “ loro stessi “ appunto , sospendendosi . Una sospensione che significa troppo spesso immobilità :quella che viene dalla pesante burocrazia ; dalle lungaggini processuali della pubblica amministrazione; dalla lentezza nell’amministrare la giustizia civile e penale. Una sospensione che opera dunque contro quel cambiamento di cui in generale questo paese ha bisogno e che in particolare in questo momento richiedono i provvedimenti e le misure , anche a livello europeo , per controllare e superare le problematiche prodotte dalla pandemia di coronavirus all’interno di fenomeni altrettanto importanti come la globalizzazione, il cambiamento climatico, le migrazioni a causa dei conflitti, della fame e delle condizioni ambientali .
Una sospensione anche distorta perché , dentro questo immobilismo, si fa notare l’arroganza di certi partiti che cavalcano il rifiuto delle regole in campo ( per esempio l’assembramento senza mascherina per manifestare su vari temi o protestare in piazza contro presunte imposizioni o dittature sanitarie vedi il green pass ) e fenomeni come la divisione di un paese tra apocalittici e integrati. Tra chi accetta tutto anche con entusiasmo e chi nega tutto. Mettere l’accento su tale divisione che è lampante è un modo spregiudicato ,assolutamente di segno negativo e portatore di sconquassi nel senso della parola, sui social e nella vita concreta e quotidiana delle persone. Soprattutto sui social. I social sui quali i toni si inaspriscono con commenti fino alla cattiva educazione e sui quali si legge di tutto e di più in modo disordinato, antisociale ,antiscientifico a scapito di quelle poche voci che prendono sul serio quella che dovrebbe essere la funzione di questo strumento : un incontro utile per un confronto di idee costruttivo.
Una sospensione dunque che rende “ effimera” ogni cosa : dal dolore alla gioia, dalla verità all’impegno. Un effimero che si dibatte in uno spirito che è anti-italiano e arci-italiano per dire come si passi da un estremo all’altro con noncuranza e facilità, salvando la forma e lasciando invariata la sostanza.
Ma arriviamo al dunque della nostra riflessione .In questa situazione che abbiamo, per così dire, tentato di illustrare con un accenno di analisi ,forse troppa lacunosa la domanda è : che democrazia è quella del nostro paese e chi e cosa fa la qualità della democrazia ( le istituzioni, i partiti ,la società civile ? ). E se la democrazia è l’espressione di queste aggregazioni e attraverso loro a sua volta si esprime , quale democrazia vive nel nostro paese alla luce delle considerazioni che abbiamo fatto fin qui e di quelle che seguono?
Certo non sono solo le istituzioni a disegnare il volto di una democrazia . Concorrono molti altri fattori e molte altre circostanze ,e alla pari , alcuni altri protagonisti. Come per esempio le università che spesso sono discriminate,l’informazione che abbiamo prima ricordato , ma anche contesti e fattori come la concezione del colore della pelle delle persone , le problematiche degli emigranti e della loro accoglienza ,il ruolo delle multinazionali nell’industria , le tematiche LGBTQ e molto altro ancora.
Parliamo di istituzioni nella democrazia perché sono la forma più importante nel contesto della vita di un paese e nella vita delle persone che appunto ci vivono . Ma dobbiamo anche accennare al fatto che una democrazia non si misura soltanto attraverso la qualità delle sue istituzioni ma anche attraverso l’esercizio delle libertà che ne scaturiscono .
Anche se bisogna intendersi sul significato e sul senso della parola libertà o delle cosiddette libertà .Affermando che la mia libertà finisce dove comincia la tua mi sembra di dare un’efficace sintesi di questo tema .E non vado oltre anche perché mi interessa richiamare l’attenzione sulla responsabilità che comporta la libertà, appunto l’esercizio delle libertà.
Spesso con la rivendicazione di questo esercizio che si ritiene minacciato o che si fa finta di sentire minacciato si elude la necessità di fare delle scelte e quindi di assumersi delle responsabilità. Fino ad arenare tutto dentro le sabbie mobili dell’ideologia, delle bandierine di posizioni che mettono le situazioni in stallo e non consentono di ricercare, appunto in piena libertà, le soluzioni necessarie e più utili per i problemi in esame.
Perché la libertà è fondamentalmente, in altre parole, una questione di scelte. E della responsabilità che si assume per quelle scelte . Prendiamo per esempio il problema, ( perché lo si è fatto diventare un problema ) della vaccinazione anticovid ma soprattutto il problema del green pass. Che in definitiva sono soltanto due strumenti per controllare l’epidemia, evitare conseguenze pericolose sia per la salute delle persone che per quella della economia del nostro paese. Su questi due temi il dibattito è stato estremizzato e le “ sordità” da entrambe le parti hanno contribuito a creare un’atmosfera a dir poco polverosa.
Il problema rimane come per ogni altro tema : come allora convincere in democrazia le persone a vaccinarsi senza coercizioni ( quelle che potrebbero intaccare i diritti costituzionali delle persone) ed evitare tutte quelle rivendicazioni sulla libertà alle quali in parte stiamo assistendo. “Vaccinarsi “ è il modo per convivere con questo virus e le sue varianti come dicono gli scienziati che invocano una vaccinazione di un gran numero di persone a livello mondiale. Anche se la questione della vaccinazione mondiale si dibatte tra due estremi e potrebbe diventare un obiettivo irraggiungibile o per lo meno una cosa complicata da ottenere . Perche appunto si dibatte tra r il rifiuto di una buona percentuale di popolazione nei paesi ricchi e nella impossibilità di vaccinare per la mancanza di vaccino nei paesi poveri .Un modo di convivere che come si afferma da un’altra parte può fare a meno della vaccinazione perché sembra aver perso la sua virulenza e contagiosità trasformandosi da pandemico a endemico. A cui qualcun altro risponde che questa trasformazione da pandemico a endemico è risultato dell’effetto della vaccinazione. Tutto dentro una infinita elaborazione di posizioni, opinioni e concezioni che si complicano proprio quanto manca lo strumento della qualità della democrazia.
Probabilmente la scelta “ vaccinarsi o non vaccinarsi “ comporta naturalmente l’assunzione di “ differenti responsabilità” in un contesto che spesso diventa distorto e nel quale i piatti della bilancia pendono soltanto da una parte.Prendiamo ad esempio la critica che viene fatta alla tecnica con la quale sono stati realizzati i vaccini anticovid e che giustifica appunto il rifiuto .
Noi viviamo In una società ipertecnologica ( senza tecnologia nessuno vive più) e la tecnologia che noi usiamo quotidianamente non mostra nell’immediato i suoi effetti ma ne ha e anche di pesanti . Immancabilmente anche se a lunga scadenza . Non dire nulla su questa tecnologia che noi usiamo tutti i giorni e della quale sembra non possiamo fare più a meno , che ci circonda e quindi fa parte della nostra vita , che determina le nostre azioni e produce i suoi larvati effetti,e stigmatizzare come assolutamente negativa la tecnologia con la quale sono stati prodotti i vaccini, sembra un controsenso . Si può dire che il peso e l’estensione degli effetti di queste due forme di tecnologia, che comunque intervengono nei processi del nostro corpo, sono uguali ? Io non lo so . Forse si, forse no. .Ma per continuare il nostro esempio , che è solo un esempio, possiamo dire che iniettarsi un vaccino è fare un compromesso come è quello di “vivere connessi “ o quello di soggiacere alle diverse dipendenze come l’uso di alcool , fumo, ed altri comportamenti . Così che tutto diventa una scelta e quindi una assunzione di responsabilità per non arricchire ulteriormente le complicazioni del puzzle della quotidianità .
Il rifiuto del vaccino è una scelta personale comprensibile e da rispettare . Una scelta che appunto dimostra la qualità di una democrazia. Che rischia di abbassarsi ,sempre per stare al nostro esempio a ragione dell’incoraggiamento di alcuni politici ( essenzialmente di destra ma non solo loro ) che parte dalla considerazione probabilistica ed elettorale che nel mercato delle opinioni i no-vax sono “merce “ preziosa. Una operazione mistificatoria che riduce, convinzioni personali, determinazione a non rinunciare ad alcune libertà,a merce elettorale. Il sospetto dunque è che dietro il rifiuto del vaccino ( che comporta una miriade di posizioni , convinzioni e determinazioni spesso legittime ) si nasconda una “ rendita politica” non indifferente. Ecco allora come una scelta di libertà ,( quella che molti intendono appunto come scelta di libertà) consistente nel rifiuto del vaccino, si trasforma in un “paradosso “politico per non dire una “strumentalizzazione”,mutilando la qualità della libertà e quindi la qualità della democrazia che vive di quelle scelte di libertà.
“ I can’t breathe” è lo slogan dei movimenti afro-americani insorti lo scorso anno. Tradotto significa “ Non riesco a respirare” che nette insieme le condizioni in cui si trova l’atmosfera del pianeta Terra e i sintomi del Covid 19. Ebbene questo slogan descrive la condizione che abbiamo appena ricordato ma è la fotografia di una “ mancanza d’aria nelle nostre società” che non è solo fisica ma sociale, morale,politica. Un mondo in cui appunto la qualità della democrazia descrive la condizione in cui non riesce ad emergere una nuova agenda e proposte che richiamino un’idea nuova e più confacente di società. Un’idea che ci chiede che si affrontino i nodi fondamentali dell’economia globale, delle sue storture e delle sue ingiustizie. E non solo questo . Perché senza interventi in questi problemi non si potrà mai parlare di libertà. Quella vera . E soprattutto di responsabilità. Anche se in tema di responsabilità individuale, di gruppo, della società in cui viviamo, dell’intero nostro paese occorrerebbe fare un’analisi accuratissima mettendo in discussione molte cose e anche forse anche i comportamenti individuali seppure all’interno di una gradazione che indichi degli opportuni distinguo tra il singolo individuo e i gruppi , le società.
Senza dimenticare che poi per quello che riguarda la vita delle libertà spesso sembra che l’aspetto economico del nostro vivere sia importante e forse determinante per affermarne la qualità. Cosa che forse non è del tutto vero se teniamo conto di un solo elemento decisivo : la formazione e la educazione alla libertà. Perché molto conta l’educazione alla libertà che non affida i comportamenti appunto a determinate condizioni ma guarda alla sostanza della libertà che è tale sempre in ogni condizione, anche in una prigione .Una educazione alla libertà che diventerà sempre più un punto nevralgico nella formazione specialmente nei giovani . Tanto che Maurizio Ferraris ,professore di Filosofia Teoretica presso l’Università di Torino nel suo ultimo libro “Documanità Filosofia del mondo nuovo “ ( Laterza 2021) così delinea lo scenario della nuova educazione alla libertà. Sicuramente vivremo in un mondo in cui il “ consumo diventa automaticamente produzione”. Ovvero “ si produce un capitale di documenti che è di tutti. Questo nuovo capitale presuppone una trasformazione tecnologica. Che influisce, detto in breve , sulla produzione della ricchezza e del consumo con problemi di disoccupazione crescente che potrà essere combattuta spostando risorse ingenti dalla produzione alla educazione . Una educazione a 360 gradi compresa dunque quella alla libertà”. Ecco dunque in breve la necessità di fare attenzione a questo processori educazione che fornisce gli elementi per definire la qualità di una democrazia .
E l’educazione alla libertà ha inizio proprio nella prima infanzia . Ce lo insegna Maria Montessori per esempio che nel suo metodo “Educare alla liberta’” raccoglie le pagine più significative di quel suo metodo che è appunto “”Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini”. Il libro cerca di dare ai genitori ma anche agli insegnanti delle regole da seguire per donare un corretto sviluppo del potenziale umano.
La “regola” alla base del metodo di Maria Montessori è esattamente questa: lasciare che il bambino faccia da sé, scopra il mondo attraverso i suoi sensi, le sue mani e la sua intelligenza, come se l’adulto non esistesse. Un bimbo libero lo sarà anche da adulto. Un testo geniale e rivoluzionario che ispira l’educazione dei piccoli in milioni di scuole su ogni parte del pianeta.
Ricordiamo i principi di Educare alla libertà : “ Non trattare i bambini come persone da indirizzare, ma, al contrario, come persone che vanno lasciate libere di esplorare. E’ importante dare loro dei compiti anche apparentemente fuori misura e metterli alla prova con fiducia e amore, solo cosi’ potremo permettere loro di crescere piu’ velocemente giorno dopo giorno. Il bimbo viene visto come un essere completo, dotato naturalmente di una energia creativa innata e affettiva, e il principio fondamentale che deve improntare la sua educazione è quello della libertà, da cui naturalmente emergerà la disciplina.Uno dei principi che e’ alla base del metodo Montessori e’ senza dubbio quello di considerare il bimbo come un piccolo adulto e come una persona pensante gia’ da piccolissimo.” (2 )
Il primo e più importante valore contenuto nel testo è, naturalmente, quello di educare il piccolo all’indipendenza. Un genitore che “serve” il proprio figlio non gli consente, secondo Maria Montessori, di allenare le sue capacità.
L’unico compito di un genitore, allora, è aiutare il bambino a fare da solo, a conquistare in modo autonomo la sua libertà. Insegnare al proprio piccolo come si mangia, come ci si veste, come effettuare l’igiene personale quotidiana è senza dubbio più difficile e lungo che aiutare a svolgere l’azione per lui. Tuttavia il bimbo seguendo questi consigli a pochissimi anni sarà già’ totalmente indipendente e sarà’ abituato a risolvere problemi e trovare soluzioni. Sarà’ sicuramente un bimbo più’ stimolato ad agire e non si adagerà’ al mondo circostante ma lo affronterà per farlo suo. Un modo forse anche di sottrarre più che di aggiungere nel senso di far mancare qualcosa perché il bambino si impegni alla conquista di quello che manca.
La digressione su Maria Montessori e la sua fondamentale educazione alla libertà mi ha permesso di affermare che la democrazia è il risultato della libertà di ogni individuo . Che non è cosa da poco e che si costruisce fin dalla nascita con l’apporto di ogni contributo .
Ma non dobbiamo dimenticare in fine nel nostro ragionamento quell’ altro aspetto della qualità della democrazia che si affida alla qualità delle istituzioni democratiche che permettono di esercitare diritti e libertà che sono il tessuto democratico di un paese e della convivenza sociale. Le istituzioni sono un presidio di servizio e di salvaguardia ma anche di promozione e di conferma dei valori democratici che trovano l’esemplificazione nella carta costituzionale.
Le istituzioni nella costituzione del nostro paese trovano la loro legittimità e funzione proprio nell’affermazione “l’Italia è una Repubblica democratica. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. I Padri costituenti hanno voluto iniziare con una disposizione chiara e netta che contiene i principi strutturali del nuovo stato: il principio democratico, quello repubblicano, quello della sovranità popolare e quello dello stato di diritto. La scelta repubblicana è stata il frutto del referendum popolare del 2 giugno del 1946. Secondo il principio democratico non solo la legittimazione del potere statale, ma anche il suo concreto funzionamento devono trovare nella volontà popolare un preciso radicamento. Il principale canale individuato dalla nostra Costituzione per garantire una partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese è, infatti, proprio la libera associazione in partiti, come chiaramente recita l’articolo 49 della Carta. Sono la politica, le sue forme di aggregazione, le elezioni per la costruzione delle Assemblee rappresentative, i principali ed ancora essenziali strumenti della nostra democrazia. La straordinaria invenzione dei Parlamenti moderni ha permesso una progressiva e sempre maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni dello Stato. Lo strumento democratico per eccellenza è e resta l’elezione del Parlamento nazionale.( 3 )
Una democrazia parlamentare che dunque si misura anche con la qualità del Parlamento dei suoi componenti, del suo lavoro capace di agire oltre gli steccati, oltre le logiche di schieramento, oltre le inutili strumentalizzazioni destinate soltanto a danneggiare l’interesse dei cittadini. E per la qualità della democrazia . Si misura con la politica .Quella a cui abbiamo fatto cenno iniziando questa riflessione.
Quando poi parliamo dunque di democrazia dobbiamo assolutamente tener conto che l’Italia non è un paese isolato nel mondo. Non è appunto una entità sospesa. Sta all’interno di una serie di relazioni sociali, economiche e dunque “ politiche” che la democrazia corrobora continuamente . La democrazia : il pensiero forte all’interno di un mondo in trasformazione.
Scriveva il Governatore della Banca d’Italia Fazio in una relazione dal titolo : “ Cultura, economia e progresso economico “già nel 2001 : “ “Cose nuove” caratterizzano l’odierna società a livello nazionale e internazionale. Le spinte innovative del capitalismo, della finanza e della comunicazione stanno trasformando l’economia e la società nei paesi progrediti; condurranno a grandi trasformazioni anche nelle economie emergenti. Sono forze positive perché possono portare un progresso economico e civile alle centinaia di milioni di uomini che vivono tuttora nella precarietà e nell’indigenza materiale. Creano nuovi rapporti di collaborazione, ma talora di sudditanza all’interno delle società e a livello internazionale. Possono sconvolgere l’ordine sociale preesistente nelle economie dove sono più deboli il substrato culturale e la tradizione. Il governo della globalizzazione esige che non si interrompa, che continui il processo di distensione internazionale. Occorre un pensiero forte, ma anche flessibile, aperto, in grado di comprendere, riconducendo a unità, le mutevoli e contingenti situazioni. Non rispondono a questi fini i “pensieri deboli” che assumono, essi stessi, l’impossibilità di fornire spiegazioni della vita e del mondo. Sono divenute dirimenti, oltre alle nuove tecnologie, le questioni del lavoro, della famiglia e dei giovani, delle migrazioni, dei paesi poveri. Sullo sfondo rimane l’uomo con la sua dignità. Occorre una conoscenza solida delle realtà economiche e politiche, frutto dello studio delle relative discipline e della comparazione con una struttura ideale”. Occorre tornare a un nuovo, proficuo connubio tra scienze e discipline profane e scienze teologiche e filosofiche. È un compito che può e deve essere svolto dall’Università con libertà di analisi e con la profondità di pensiero che le sono proprie. I grandi pensatori del passato hanno molto da insegnarci in termini di contenuto e di metodo. Sappiamo bene che la fine delle ideologie non significa la fine degli ideali. Il mondo anglosassone, più attento ora rispetto a quello latino ai fondamenti filosofici della odierna vita economica, civile e politica, sta riscoprendo i grandi classici del pensiero filosofico medievale e moderno. È significativo che il primo volume di una nuova collana, di alto rigore scientifico, sui fondamenti del moderno pensiero politico e sociale, pubblicato dalla Oxford University Press, porti il titolo di Aquinas . L’uomo saggio, ci dice la Sapienza, indaga il pensiero degli antichi per scoprirne i tesori nascosti, ma sa anche leggere le congiunture del tempo presente e quelle future. Leggere molti libri stanca, ma è anche vero che il saggio ha gli occhi in fronte. Non si perde tra i libri, non si lascia schiacciare, né troppo assorbire, li domina e con gli occhi aperti guarda la realtà. “ (4 )
Le spinte innovative del capitalismo, della finanza e della comunicazione stanno trasformando l’economia e la società nei paesi progrediti; condurranno a grandi trasformazioni anche nelle economie emergenti. E dunque la democrazia e la sua qualità non è solo un “pensiero forte” ma l’esercizio di libertà, autonomia, autodeterminazione che sono alcune delle fonti della democrazia, non solo nel nostro paese ma nel mondo intero.
( 1) Tra XI e XIII secolo: poteri, economia e sviluppo urbano
https://www.laterza.it/indici/9788842115168_capitolo.pdf
(3 ) https://www.senato.it/Leg16/4171?atto_presidente=9
(4 ) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2001/intervento_04_04_01.pdf