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“IL MESSAGGIO DI FINE ANNO ALLA NAZIONE | LE RAGIONI PER CUI AVERE FIDUCIA” – DI VALTER MARCONE

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Redazione- In mezzo l’invasione della Russia in Ucraina, la crisi energetica con il prezzo alle stelle del gas metano , la caduta del governo Draghi,lo scioglimento delle Camere e le elezioni politiche in autunno per la prima volta nella storia repubblicana, Giorgia Meloni prima donna premier. E’ l’anno iniziato con il discorso di addio di Sergio Mattarella lo scorso Capodanno e terminato con il discorso di fine anno, quello del secondo settennato. Ecco ‘ottavo discorso alla nazione con le parole guida : solidarietà,visione, responsabilità e comunità. Senza dimenticare il 75° della Costituzione e il saluto a Papa Benedetto XVI che ci ha lasciati proprio l’ultimo giorno dell’anno. . E’ l’ottavo messaggio di Sergio Mattarella alla Nazione che affronta i temi della solidarietà, visione, responsabilità e comunità. .Sono stati 10 dieci milioni e mezzo i telespettatori d per il messaggio dello scorso anno 2022.

“Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente. “ Furono oltre 13 milioni e mezzo i telespettatori per il messaggio di fine anno di Mattarella nel 2021

Un messaggio che però non è stato l’ultimo .Credeva di aver finito il settennato sul Colle . E invece il Presidente della Repubblica è tornato sugli schermi tv a parlare di nuovo all’Italia dopo la sua rielezione al Quirinale avvenuta il 30 gennaio di quest’anno.

E’ stato il primo messaggio augurale del nuovo settennato, dopo la rielezione. Unica differenza la location scelta per la diretta tv: l’ala neoclassica della Palazzina, al termine della cosiddetta Manica Lunga, da dove ha parlato in piedi.

Un intervento non lungo, cui ha iniziato a lavorare insieme ai collaboratori più stretti, come racconta Repubblica . Rivolto ai cittadini, come ha sempre fatto. Quattro le parole chiave che il Presidente evidenzia :solidarietà, visione, responsabilità, comunità. La bussola di Mattarella. E naturalmente la Costituzione, che in questi giorni taglia il traguardo del 75esimo anniversario e il saluto di addio al Papa emerito Benedetto XVI.

A cominciare appunto dalla sua rielezione e dalle vicende del governo di emergenza per arrivare all’attuale governo presieduto da una donna che è novità importante.

“Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali: dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori. La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità. Sollecita tutti ad applicarsi all’urgenza di problemi che attendono risposte. La nostra democrazia si è dimostrata dunque, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese”.

Una complessità che costringe ad elencare i fenomeni con i quali confrontarsi sorretti da un contesto di democrazia matura come “ comune visione del nostro sistema democratico” che induce “al rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica. “.Una democrazia in cui : “La Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio.”

E poi parole chiare sulla guerra alle porte dell’Europa. Parole che non ammettono dubbio e segnano nettamente un pensiero chiaro, forte e scevro da ogni compromesso o esitazione.

“Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti. (…)Si prova profonda tristezza per le tante vite umane perdute e perché, ogni giorno, vengono distrutte case, ospedali, scuole, teatri, trasformando città e paesi in un cumulo di rovine.  Vengono bruciate, per armamenti, immani quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame nel mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità. Di questi ulteriori gravi danni, la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi. Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili.

Non ci rassegniamo a questo presente. Il futuro non può essere questo. “

Una guerra per la quale auspica una pace a cui aspira l’intera Europa ma nella giustizia e nella libertà .”La pace è parte fondativa dell’identità europea e, fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per raggiungerla nella giustizia e nella libertà. La speranza di pace è fondata anche sul rifiuto di una visione che fa tornare indietro la storia, di un oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione. Si basa soprattutto sulla forza della libertà. Sulla volontà di affermare la civiltà dei diritti. “

I diritti dunque come “ qualcosa che è radicato nel cuore delle donne e degli uomini. Ancor più forte nelle nuove generazioni. “ Lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio. Le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra.”

Un discorso agli italiani che è una specie di riassunto di tutto quello che in questo anno ha già detto, come per esempio quando a Strasburgo, a fine aprile, parlando al Consiglio europeo, ha proposto una conferenza di pace «nello spirito di Helsinki, non di Jalta». Sottolineando con chiarezza che la pace deve essere giusta. Oppure di tutto quello che il nostro paese ha dovuto affrontare mettendo l’accento ancora una volta sul valore della scienza e sulla capacità di risposta delle istituzioni ad emergenze come quella della pandemia da Covid 19. In altre parole un appello a non abbassare la guardia nei confronti di questo problema per governarne l’evoluzione ed evitare di tornare a doversi destreggiare nelle urgenze e nelle emergenze di cui si sono fatte tristi esperienze.

Tutto all’interno di una forte solidarietà.

Infatti già in occasione della cerimonia per la presentazione degli auguri di Natale e di fine anno al Capo dello Stato da parte del Corpo diplomatico aveva evidenziato che in un mondo sempre più interconnesso, le sofferenze inflitte dalla guerra della Russia contro l’Ucraina «non stanno colpendo solo Kiev : in ogni angolo del mondo cittadini di Paesi diversi e lontani tra loro, soffrono per le ripercussioni del brutale attacco russo». Sino a un anno fa, nel periodo della pandemia di Coronavirus , «ci dicevamo l’un l’altro che nessuno poteva sentirsi al sicuro finché tutti, ovunque nel mondo, non fossero stati al sicuro dalla malattia. Oggi purtroppo dobbiamo constatare come lo stesso assioma valga anche per quanto sta avvenendo in Ucraina». E Mattarella incalza: «Mai avremmo pensato che un Paese come la Russia, a noi così vicino per cultura e storia, potesse arrivare al punto di attaccare le infrastrutture civili dell’Ucraina al fine crudele di privare la popolazione di luce, acqua e riscaldamento per tutto il lungo e rigido inverno di quei luoghi» A causa del conflitto in Ucraina, ha proseguito Mattarella, «viene meno la sicurezza alimentare, così come quella degli approvvigionamenti energetici, mentre la crescita esponenziale dei prezzi delle materie prime colpisce indiscriminatamente in tutti i continenti e, ovunque, le fasce più deboli sono le prime a pagare il prezzo di scelte scellerate». In questo modo, ha proseguito il Capo dello Stato, «vengono così violati insieme ai diritti del popolo ucraino, i diritti fondamentali di milioni di persone nel mondo, diritti che sono le fondamenta delle nostre democrazie: dobbiamo prenderci cura della democrazia, difenderne con vigore quei valori e ideali che sono la condizione indispensabile perché tutti possano godere dei diritti umani fondamentali».

Dice nel suo messaggio di fine d’anno :“Gli ultimi anni sono stati duri. Ciò che abbiamo vissuto ha provocato o ha aggravato tensioni sociali, fratture, povertà. Dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare. Abbiamo compreso che la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta sono risorse preziose di una comunità, e tanto più sono efficaci quanto più sono capaci di integrarsi, di sostenersi a vicenda. Quanto più producono fiducia e responsabilità nelle persone. Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive.”

Sergio Mattarella, un arbitro con le sue idee, che vengono fuori quando invita i disabili o i cittadini in difficoltà nei giardini del Quirinale per la festa del 2 giugno, o quando ricorda che dietro i migranti che sbarcano ci sono uomini e donne.

E poi le sfide del lavoro,i giovani, che si dirigono verso quel mondo; e infine l’ambiente, argomento che desta sempre più preoccupazione.

“So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno.

La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà. Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata. Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza. Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni.”

Un inno alla Repubblica, alle sue prerogative, alle sue capacità e ai doveri e diritti che la Repubblica fondata sulla costituzione afferma e riafferma continuamente chiedendo ai cittadini di fare la loro parte.

“La Repubblica – la nostra Patria – è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune. La Repubblica è nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti. In Italia come in tante missioni internazionali.

La Repubblica è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione. Rimuovere gli ostacoli è un impegno da condividere, che richiede unità di intenti, coesione, forza morale.”

Non avere paura del futuro, governare le innovazioni ,guardare alla modernità e alla globalità di cui tale modernità è portatrice.

Partendo dalla indiscussa capacità di ripresa : “La nostra capacità di reagire alla crisi generata dalla pandemia è dimostrata dall’importante crescita economica che si è avuta nel 2021 e nel 2022. Le nostre imprese, a ogni livello, sono state in grado, appena possibile, di ripartire con slancio: hanno avuto la forza di reagire e, spesso, di rinnovarsi. Le esportazioni dei nostri prodotti hanno tenuto e sono anzi aumentate. L’Italia è tornata in brevissimo tempo a essere meta di migliaia di persone da ogni parte del mondo. La bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva.” il Presidente evidenzia : “ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza ma è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro. Pensiamo alle nuove tecnologie, ai risultati straordinari della ricerca scientifica, della medicina, alle nuove frontiere dello spazio, alle esplorazioni sottomarine. Scenari impensabili fino a pochi anni fa e ora davanti a noi. Sfide globali, sempre. Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale. Ed è in questo scenario, per larghi versi inedito, che misuriamo il valore e l’attualità delle nostre scelte strategiche: l’Europa, la scelta occidentale, le nostre alleanze. La nostra primaria responsabilità nell’area che definiamo Mediterraneo allargato. Il nostro rapporto privilegiato con l’Africa. Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione.”

Stare dentro il nostro tempo che ci propone almeno tre sfide . La prima : “Mettere al sicuro il pianeta, e quindi il nostro futuro, il futuro dell’umanità, significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica.” La seconda : “la trasformazione digitale. L’uso delle tecnologie digitali ha già modificato le nostre vite, le nostre abitudini e probabilmente i modi di pensare e vivere le relazioni interpersonali. Le nuove generazioni vivono già pienamente questa nuova dimensione. La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini.” La terza : “Il terzo grande investimento sul futuro è quello sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica. E’ lì che prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza spinge l’Italia verso questi traguardi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione. Lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro.”

E proprio ai giovani infine si è rivolto con l’esortazione a non cancellare il loro futuro . “Parlando dei giovani vorrei – per un momento – rivolgermi direttamente a loro: siamo tutti colpiti dalla tragedia dei tanti morti sulle strade. Troppi ragazzi perdono la vita di notte per incidenti d’auto, a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti. Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza. Non cancellate il vostro futuro. “

Terminando poi questo suo messaggio sempre ai giovani si è riferito. Proponendo di guardare appunto al futuro con “ gli occhi dei giovani “, con una nota di fiducia e di speranza . “guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso. La Repubblica vive della partecipazione di tutti. E’ questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. E’ anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia. (1)

(1)https://www.quirinale.it/elementi/75644

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