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IL CAPOLAVORO DEL DIALOGO

Il sociologo marxista Leone e il sacerdote Florio, pubblicano un libro a quattro mani

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Redazione-  Don Nicola Florio è un presbitero laureato in Teologia dogmatica e Dario Leone è un sociologo e storico dirigente comunista cresciuto al fianco degli esponenti più ortodossi del marxismo come Armando Cossutta. L’uno religioso, l’altro ateo. Pur stando nello stesso paese, sono passati decenni senza che s’incontrassero. Strade diverse che tuttavia sono riuscite a incastonarsi e a dar vita all’opera più inaspettata e sorprendente del panorama letterario che dalle prime ore del lancio della casa editrice Nulla Die, si profila essere il probabile best seller di fine anno dell’area saggistica dell’editoria indipendente.

“Come un salvagente” è un’opera che si sviluppa attorno a un dialogo epistolare fra i due, denso di analitico approfondimento sulle condizioni del mondo e dell’umanità. L’assunto dal quale parte Dario Leone è la società liquida che impedisce alle strutture portatrici di valori e di morale perenne di resistere alle logiche “a termine” e alle “identità intercambiabili”. La religione e l’ideologia sono le prime a soccombere nel “regime del superfluo e dell’usa e getta”, proprio per il loro status di elementi solidi che sprofondano nel mare liquido dell’indifferenza. E allora, se tutto ciò che porta valore entra in crisi, tutto ciò che entra in crisi deve reciprocamente unirsi nello sforzo sinergico di contrastare la deriva umana dell’analfabetismo emotivo e della distanza tra le persone. E i primi che azzerano questa distanza sono proprio gli autori del libro. Questa sinergia diventa possibile se si compie lo sforzo di abbandonare le “torri d’avorio” che impediscono l’incontro e il confronto. Non importa quali siano le differenze. Importa esclusivamente individuare gli argomenti comuni. Ed è proprio qui la grandezza di quest’opera. Nessuno si aspetti i consueti dibattiti accesi su eutanasia, aborto o divorzio. Nessuno scontro materiale alla Don Camillo e Peppone. In questo libro un sacerdote e un sociologo si interrogano e si confrontano sulla vita, sul significato dell’esistenza, sulla felicità e la sua negazione, sull’uso del linguaggio “postmoderno”, sulla perdita del ruolo sociale delle persone nelle comunità e sulla dissoluzione delle loro relazioni sentimentali, familiari, genitoriali, collettive. Si confrontano su come arginare tale deriva e dibattono sugli strumenti che reciprocamente possono offrire in base alla propria cultura di appartenenza. Mentre Don Nicola Florio da uomo di fede, sembra dirigere una nave serenamente verso traiettorie certe, Dario Leone è al timone in piena tempesta con la bussola che segna anche per lui un tragitto ben definito ma tuttavia ancor più complicato da raggiungere. Entrambe queste navi imbarcano acqua – gli autori ne sono consapevoli – e ognuno di loro mostra all’altro come, a suo modo di vedere, è possibile evitare di affondare. Ed è qui che s’individua il “salvagente”, ovvero una catena di persone animate da valori forti, duraturi, eticamente alti e umanamente profondi. Persone consapevoli che unite possono diventare salvezza per coloro che affondano o ristagnano nel pantano del consumismo, nella palude dell’analfabetismo emotivo, nel baratro della perdita di significato. È la dimostrazione che pur stando su sponde diverse, il confronto è sempre possibile. Dario Leone e Don Nicola Florio, con questo libro, creano uno spazio dialogico unico e straordinario, mostrando come si uniscono le persone e le comunità.

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