” DUE GRANDI SOLITUDINI FUORI E DENTRO DI NOI ” DI VALTER MARCONE
Redazione- Abbiamo irrimediabilmente cambiato il nostro pianeta. E non stiamo facendo niente per contrastare il riscaldamento globale che è uno dei risultati di questo cambiamento. Ci laviamo la coscienza con alcune azioni. Come usare sporte della spesa al posto dei sacchetti di plastica o borracce per l’acqua riutilizzabili senza comprare acqua nelle bottigliette di plastica. Fino forse all’acquisto di un’auto elettrica.
Ci assolviamo con queste azioni ed eliminiamo il rimorso di coscienza e allo stesso tempo ce ne laviamo le mani. Azioni inutili quelle appena elencate perché ne evitano di ben più radicali di cui avrebbe bisogno la risoluzione del problema che ci sta di fronte .
L’epoca in cui viviamo è stata denominata dagli scienziati “antropocene “ caratterizzata dal fatto che l’intera superficie della Terra è stata invasa da attività economiche dell’uomo senza possibilità di ritorno indietro. Un pianeta invaso da plastica, strade, cemento con un risultato : tutte le attività dell’uomo si traducono in anidride carbonica nell’atmosfera.
L’effetto serra di cui è responsabile la grande emissione di anidride carbonica assorbe il calore emanato dalla terra e riscalda l’atmosfera. L’uso di combustibili fossili aumentato a dismisura nei decenni produce una enorme quantità di anidride carbonica. Il progresso così a lungo vantato avrebbe dovuto assicurarci una vita migliore. Questo miglioramento in realtà sembra vanificarsi anzi per assurdo potrebbe mettere in forza la stessa sopravvivenza dell’uomo sulla Terra. Il futuro che è di tutti in siffatte condizioni come quelle che abbiamo accennate richiede un impegno di tutti per tutelare le condizioni che permettano al nostro ambiente e agli habitat di conservarsi nel modo migliore . Ecco dunque il tema importante della partecipazione responsabile.
Anche se riflettendo su questo tema la sensazione è che ci sentiamo soli anche perchè abbiamo fatto di tutto per rimanere soli. Infatti non esiste solo un problema di solitudine fuori di noi che è rappresentato dal cambiamento del pianeta in cui viviamo ma esiste anche una grande solitudine dentro di noi . Secondo me dunque c’è un problema di solitudine di ognuno di noi ma soprattutto c’è una solitudine della nostra umanità, del nostro essere uomini .L’uomo di oggi è sempre più solo e quindi va alla ricerca di chi e cosa possa colmare i vuoti attorno a lui.
Una ricerca che purtroppo misconosce le potenzialità della relazione umana e la relega forse all’ultimo posto , privilegiando altri interlocutori. Tra questi i social ma prima dei social i programmi per PC e smartphone come gli assistenti vocali fino, da ultimo, per esempio, il progetto Jarvis sviluppato da Google. Questo programma riuscirà a gestire alcune nostre attività come acquisti o prenotazioni di biglietti, cinema, teatro, treni, aerei ma anche darci consigli se intendiamo acquistare un paio di scarpe. Ci dirà dove costano meno ma soprattutto “si permetterà” di giudicare le nostre scelte e sempre nell’esempio delle scarpe ,se sono adatte all’uso che ne vogliamo fare, tutto come un amico affidabile.
Un amico che non sappiamo dov’è, che faccia abbia e perchè sia così premuroso nei nostri confronti. Qualche tempo fa, si fa per dire, e a me sembra sia passata una eternità, per acquistare un paio di scarpe si andava al mercato e si chiedeva informazioni al venditore ma anche agli altri clienti così come si faceva una volta (parlo di millenni fa) con la medicina che veniva esercitata al mercato dove era possibile scambiare esperienze prima che fosse scippata anche agli stessi medici da parte delle Big Farm che indicano la somministrazione di farmaci senza sentire il paziente che in questo caso o rifiuta o subisce in quanto l’unico obiettivo delle Big Farm è quello del profitto sulla vendita dei farmici .
Dunque in questa nostra grande solitudine di uomini ecco i programmi amici che vedono quello che facciamo ( senza tener conto della privacy) e fanno al posto nostro, acquisendo informazioni e noi raramente ci poniamo la domanda “E se io non volessi “. Tutte queste informazioni sono passate poi automaticamente ad una intelligenza per addestrarla.
Io non so quale piega prenderà questo discorso nel futuro. Quello che però è certo è che tutto questo è l’incipit di un cambiamento epocale. Come sono epocali i cambiamenti a cui va incontro il nostro pianeta come abbiamo detto all’inizio. Epocali perché trasformano radicalmente molti aspetti della nostra vita. Nella grande solitudine fuori è dentro di noi che caratterizza questo contesto che abbiamo accennato ci troviamo di fronte scelte di libertà o di schiavitù, di progresso o di immobilismo, della ricerca del nostro simile per lavorare insieme. Soprattutto siamo di fronte ad una scelta. Di volere e sapere orientare bene le forze che possono annientarci proprio nella nostra natura e dignità umana oppure servircene per continuare ad edificare proprio sull’essenza di quella che è la nostra umanità un mondo diverso; un mondo per esempio in cui gli adulti riescano a formulare e far funzionare leggi necessarie per difendere i giovani dai contenuti sociali distorti. Nella consapevolezza che social come Instagram, Tik Tok e YouTube ,sono diventati i luoghi e prediletti dei giovani. Spazio apparentemente innocuo che cela dentro e dietro di sé pericoli e problemi: le droghe visive con l’ eccesso di bellezza in tutto, dai corpi umani agli oggetti;i contenuti dei post frutto di disagio mentale completamente diversi dalla realtà. E il discorso potrebbe continuare a lungo in quanto ricco di temi ed argomenti che ci interessano da vicino , che interessano i giovani e in generale il mondo in cui viviamo
Parlavo di solitudine. Ebbene la crescita e l’espansione senza misura dell’Occidente giudaico cristiano aveva posto l’uomo come misura di ogni cosa. L’uomo però abbindolato dal mito di Narciso aveva già perso le sue radici umanistiche in un’epoca in cui viene disconosciuta la dimensione etica e della responsabilità personale nell’agire individuale in ogni campo della vita. Le perde definitivamente proprio di fronte a questi cambiamenti epocali di cui abbiamo accennato sopra tra i quali, va aggiunto, la preminenza della tecnica che appunto oggi si rivela come l’amico premuroso di cui abbiamo parlato . Un amico che tenta di snaturare proprio l’umanità dell’uomo per renderlo simile a se stesso e da qui appropriarsi ( ma non accadrà mai, almeno credo ) della sua coscienza in un gioco di specchi e di alter ego pericolosissimo. Un gioco in cui poi alla fine non si capisce chi è umano, chi è andato oltre l’umano, chi ha cancellato l’umano .
Un tema che ha dato origine ad un dibattito che all’interno di un disagio della nostra civiltà mette in evidenza posizioni diverse e contrastanti tra di loro. Tra chi da una parte sostiene che è necessaria la rifondazione di un umanesimo non antropocentrico, non narcisistico e chi dall’altra critica la retorica dell’umanesimo che disconosce la centralità nel mondo dell’uomo e si rivolge ad un assoluto che non è quello della vecchia metafisica ma il credo in una potenza della vita al di là dell’uomo .
In questo disagio si affaccia oggi il gran parlare che si va facendo dell’intelligenza artificiale e delle innovazioni tecnologiche che cambieranno ancor più la nostra vita nei prossimi decenni . Però,hai voglia tu a parlare di rifondazione dell’umanesimo o di ricerca di un assoluto. La realtà è che questa ricerca sembra affermare la manifestazione assoluta dell’essere ma ci pone una domanda: “ Cosa resta dell’uomo e del mondo in un tempo in cui tutte le narrazioni del mondo stesso sono evaporate.”E’ difficile dirlo. Probabilmente quello che resta è proprio tutto questo discorso sulla tecnologia che addirittura ci costringe come dice Umberto Galimberti a riformulare alcune parole chiave della nostra vite e della nostra società .
Prometeo di Marx. il Dioniso di Nietzsche si affacciano pericolosamente in queste considerazioni . All’inizio del mondo Zeus incatena Prometeo ai confini del mondo perchè colpevole di aver rubato il fuoco per donarlo agli uomini . Ma in realtà ha solo una preoccupazione vuole la rivelazione da Prometeo di un segreto: ovvero quando gli dei saranno spodestati dall’uomo e dalla sua tecnica.
Il mito di Prometeo, la scienza di Democrito, l’etica di Epicuro ci permetteranno di crearci un immaginario diverso sulla tecnica. E potrà aiutarci proprio quel giovane Carlo Marx che di questi temi ne fa oggetto di una tesi . Fino ad accettare da parte nostra l’analisi di un Marx maturo che è stata quindi unica nell’offrire una sintesi superiore che prevedesse la riconciliazione tra umanesimo e naturalismo, umanità e natura. Quello che manca alla nostra idea di tecnica.
Ma la tecnica spodesterà gli dei ? La nostra cultura occidentale ci ha abituato ad un ruolo egemone e ci ha fatto credere che la tecnica sia qualcosa di innato nelle nostre capacità e potenzialità . Anche se noi , ancora oggi, dopo l’accelerazione che appunto le invenzioni e le scoperte hanno dato alla tecnica che ne è il risultato non siamo in grado di dire che cosa sia la tecnologia ,bombardati come siamo da tutte quelle applicazioni che usiamo quotidianamente. Noi non siamo in grado di i immaginare altri tipi di tecnologia . Per cui ne siamo prigionieri in una narrazione che sembra arricchente ma che in realtà ci impoverisce e ci rende soli. Ecco dunque tornare l’idea di queste due grandi solitudini dentro e fuori di noi . Per esempio non ci siamo mai chiesto quale tecnica e quale tecnologia avremmo potuto avere negli anni Sessanta se non ci fossimo limitati per trenta anni ad accettare che la nostra comprensione della tecnologia e del suo ruolo nelle nostre vite fosse plasmata dalla ideologia dominante della Silicon Valley che ci regalava città intelligenti, dispositivi indossabili, e social media che sembravano migliorare i nostri rapporti con gli altri. Un collettivo statunitense immaginò che l’informatica potesse servire allo sviluppo della società invece che al profitto delle aziende; noi corremmo ad acquistare ogni sorta di prodotto la tecnologia ci proponeva fino ai moderni robot che ci aiutano in casa e che promettono altre strabilianti possibilità di utilizzo.
In realtà così facendo abbiamo ignorato una cosa fondamentale di cui potevamo e dovevamo avere coscienza: la cultura è un sapere che risponde a complesse dinamiche ambientali e sociali, come ci hanno insegnato da sempre gli antropologi, per cui la tecnica non è soltanto dell’umano :qualsiasi essere vivente ,qualunque organismo in grado di gestire informazioni e organizzare procedure per vivere crea tecnica. Ecco allora la scoperta dell’uovo di Colombo .Noi abbiamo permesso che si affermasse solo un tipo di tecnica ,quella peggiore, quella che minaccia gli dei .
Quella tecnologia che dunque ci ha preso la mano e ha ucciso il nostro immaginario ci rende soli. Pretendiamo di controllare tutto e la solitudine ci regala questa sensazione di onnipotenza con l’iper connessione digitale . Con il paradosso che tanto più si è connessi tanto più si è soli e facilmente dipendenti dal mondo digitale . E non solo da questo mondi. Ma anche dal mondo reale perchè la tecnologia modifica i concetti di tempo e spazio, accelera i ritmi di vita fino ad un impatto negativo anche sulla salute mentale portando a un rischio maggiore di depressione, ansia, scarsa autostima, problemi del sonno e stress.
La tecnologia sta rubando la nostra vita ? E ci ha rubato anche il nostro mondo ? Sono due domande alle quali non è ancora possibile dare una risposta univoca tenendo conto delle accelerazioni che la tecnologia ha avuto negli ultimi anni e dei tempi in cui viviamo . Per il momento ci basti porci queste domande e sicuramente ci sarà un tempo per darci delle risposte avendo combattuto e sconfitto le due grandi solitudini dentro e fuori di noi che in questo momento ci avvolgono