DIPENDENZA SENZA SOSTANZE
Redazione-Nella dipendenza da internet vi è lo stesso appagamento che si ottiene dalle tossicodipendenze. Entrando nel mondo della tecnologia e dei social network, da adolescente, si è in genere maggiormente esposti alle dipendenze, poiché è più facile entrare in giovane età in meccanismi, che non si riescono a gestire responsabilmente e coscientemente .
Il mondo digitale offre un mezzo per interagire con gli altri anche in momenti assai difficili: la dipendenza, infatti, si sviluppa in periodi in cui i giovani scoprono, decidono e sperimentano ,per le prime volte. Al giorno d’oggi i giovani sono la prima generazione esposta a influenze tecnologiche. Esse costituiscono l’ennesima occasione di inseguire le novità ed è molto facile stimolare il cervello degli adolescenti.
La corrente di processi neurologici, che attiva il circuito cerebrale della gratificazione e l’abbondante rilascio di dopamina è attivata dal lancio di un nuovo smartphone proprio come accade con l’alcol, la droga e il sesso. Sotto certi profili la tecnologia è una “droga”, anche se ufficialmente non è riconosciuta come tale.
Nel 2013 è stata però aggiunta, nella quinta edizione del MANUALE DIAGNOSTICO E STATISTICO DEI DISTURBI MENTALI (DSM-5), la voce “disturbo da gioco su internet”.
Vi sono crescenti prove che l’uso eccessivo di internet ha un effetto negativo sull’umore degli adolescenti e, diversi studi, hanno messo in relazione il collegamento tra depressione, scarso rendimento scolastico e incapacità di gestire il tempo online.
Nel 2009 nella cittadina americana di Fall City, è sorto il primo centro per la cura della “dipendenza da Internet”. I teenager di oggi sono indubbiamente gli utenti più abili, ma anche i più vulnerabili; lo testimoniano titoli quali “LA TECNODIPENDENZA IMPERVERSA TRA GLI STUDENTI”, GLI STUDENTI DEL MONDO INTERO SONO DROGATI DAI MEDIA”, “TECNOSSESSI!” sono stati numerosi nel corso degli anni gli esperimenti sui giovani, e i risultati sono stati spesso negativi: <<COMINCIAVO A DAR FUORI DI MATTO>> <<VUOTO. IL VUOTO MI SOPRAFFACEVA>> <<SEDEVO SUL LETTO A FISSARE UN PUNTO VAGO. NON AVEVO NIENTE DA FARE>>. Sono state queste le dichiarazioni di studenti di tutto il mondo, ai quali era stato chiesto di rinunciare per 24h a tutti i media.
Molti studenti, coinvolti nella ricerca, mutuarono la terminologia dalla dipendenza di droga, paragonando l’abitudine di usare i media a una tossicodipendenza e la mancanza di uso del cellulare, che si erano imposti per 24h, all’astinenza per alcol e droghe.
Secondo uno studio nel 2011 dall’ “INTERNET AND AMERICAN LIFE PROJECT” del “PEW RESEARCH CENTER” il 95% dei giovanissimi di, età compresi tra i 12 e i 17 anni, usa internet, l’80% usa i social media. il 93% ha un account Facebook e il 41% ne ha più di uno.
Gli adolescenti di oggi sono talmente dipendenti dal telefono, che riescono a nascondere accuratamente all’insegnante il dispositivo durante le lezioni, al punto che un liceale del 5° anno ha confessato che, se dovesse perdere il suo cellulare, morirebbe.
Inoltre gli studenti hanno dichiarato che i 2/3 degli utenti sentono vibrare l’apparecchio anche quando non vibra. Questo fenomeno è definito “SINDROME DELLA VIBRAZIONE FANTASMA”.
Il bisogno compulsivo di connessione digitale si esprime in 2 livelli: comportamentale e biochimico. Esistono prove crescenti del fatto che la dipendenza da internet si possa accumunare alla dipendenza dalla droga. Recenti studi hanno dimostrato che l’assuefazione alla Cocaina e Metanfetamine modifica la struttura delle connessioni tra i 2 emisferi cerebrali. Il particolare interesse delle indagini “FMRI” sull’Internet dipendenti è che presentano la stessa configurazione dei cocainomani.
Una delle ossessioni internettarie, che fanno perdere più tempo ai ragazzi sono i videogames. La loro nascita risale al 18 Ottobre 1958. Il primo vero gioco interattivo fù “TENNIS FOR TWO”. Nel 1958, centinaia di persone si misero in fila per giocare a quel nuovo divertimento.
In media i ragazzi di vent’anni si portano sulle spalle 10000 ore di videogame. Malcom Gladwell, nel suo libro “FUORI CLASSE”, sostiene che 10000 ore siano necessarie a diventare esperti in un qualsiasi campo. Secondo uno studio, 10000 ore sono necessarie per ottenere una laurea di primo livello. Però i ragazzi hanno scelto di utilizzare queste ore per una tecnica solo per un fine ludico. Quindi giocare ai videogames nuoce al cervello? Non c’è una risposta certa, però ovviamente c’è una differenza tra i giocatori accaniti e quelli che giocano ogni tanto. Sviluppare abilità superiori in un videogame ha il suo lato positivo, infatti uno studio dell’istituto “MAX PLANCK” ha dimostrato che alcune aree cerebrali nei giocatori sono più grandi e in particolare la corteccia entorinica, l’Ippocampo e i lobi occipitali e parietali ovvero aree importanti per la memoria di lavoro.
Nell’adolescente il gioco ossessivo che esclude ogni altra attività, risulta avere effetti negativi a lungo termine sul cervello, infatti alcuni scienziati cinesi hanno rilevato alterazioni nel cervello di alcuni universitari che passano più di 8 ore ai videogame. Hanno, inoltre, scoperto che più passavano il tempo connessi più si riduceva la sostanza grigia. Inoltre hanno identificato delle anomalie nella sostanza bianca, che portano ad un danneggiamento della capacità di immagazzinare informazioni.
Una tra le peggiori tentazioni è quella del gioco d’azzardo online che ci espone a due sconfitte ovvero la dipendenza per il gioco d’azzardo e per i videogame.
Nonostante occorra essere maggiorenni, per poter giocare d’azzardo, gli studi dimostrano che è possibile effettuare scommesse in giovane età . Spesso, infatti, vi sono casinò online, localizzati in tutto il mondo, a cui vi si può accedere liberamente, poiché non vi sono restrizioni sull’età degli utenti.
Dipendenze di tipo comportamentale sono altrettanto pericolose come quelle chimiche, perché utilizzano gli stessi circuiti cerebrali. I teenagers rischiano maggiormente di cadere vittime delle sensazioni piacevoli, che provengono dalla stimolazione dei centri della gratificazione del cervello. Il CRC HEALTH GROUP è convinto che esista la dipendenza da internet e, nel suo sito web, elenca i vari indizi sia comportamentali che psicologici.
In uno studio del 2006, negli “THE ANNALS OF GENERALS PSICHIATRY”, si analizzò il legame tra videogiochi e disturbo da iperattività negli adolescenti e si scoprì che ne erano stati rilevati sintomi più numerosi e gravi nei ragazzi che si dedicavano fortemente ai videogiochi. Molte prove dimostrano che i giovani sono più soggetti rispetto agli adulti alla dipendenza da internet, ma non tutti gli scienziati sono d’accordo nell’affermare che l’invasione digitale pregiudichi la capacità di concentrazione dei ragazzi.
Gli adolescenti sono davvero in grado di eseguire più azioni contemporaneamente ? Si e no, perché forse veramente possiedono questa abilità nel multitasking.
Quando si chiede ai giovani se sono in grado di compiere più azioni nello stesso momento, quasi la totalità è convinta del loro talento in quel campo sostengono di produrre in tal modo di più. Tuttavia alcuni studi mostrano che il multitasking diminuisca le capacità di apprendimento.
Allora perché i ragazzi affermano che tale modalità sia più produttiva? Perché il multitasking li rende soddisfatti emotivamente: infatti gli scienziati ritengono che compiere azioni contemporaneamente interferisca all’ apprendimento riducendo però lo stress.
Secondo alcune indagini della “OHIO STATE UNIVERSITY”, il multitasking diviene così una vera e propria dipendenza tra i giovani: se si facesse multitasking oggi, sarebbe molto probabile che sarà fatto anche domani. Una risoluzione a questo problema sarebbe eliminare la tentazione di svolgere più azioni contemporaneamente e di istituire un ordine di priorità.
Il fatto che i ragazzi siano coinvolti nella tecnologia ha conseguenze, che influiscono sulla persona a livello cognitivo ed emozionale, ma anche legale. Sono molti gli esempi di ragazzi, che sono finiti in carcere per aver commesso un crimine ed averlo dichiarato sulla propria pagina Facebook. Un’altra conseguenza è quella di portare molti stimoli nell’intimità di una persona, esponendo così i giovani a decine di esperienze giornaliere, ma è vero anche il contrario: le azioni di un adolescente si riverberano in una comunità molto più grande.
La marachella di un ragazzo oggi diventa virale, con innumerevoli conseguenze involontarie che, spesso, sono assai più gravi di una punizione di qualche giorno in prigione. Quasi ogni giorno vi sono nuove notizie di atti di cyberbullismo, violazioni digitali della privacy e comunicazioni online andate per il verso orribilmente sbagliato e la maggior parte riguardo i teenagers. Questi ultimi, hanno sempre commesso atti impulsivi e sconsiderati, ma gli strumenti che hanno oggi a disposizione, hanno accresciuto i pericoli e le conseguenze. Certo è impossibile voltare le spalle al mondo digitale, ma possiamo distogliere lo sguardo almeno per qualche ora o minuto al giorno.Come ha dichiarato la responsabile della tecnologia della CISCO, lei stessa consiglia di disconnettersi e tirare un bel respiro. Come? Spegnendo il cellulare, naturalmente.
Gallo L., Sotera F., Zamponi F., Martina A., Tontodonati M., Di Brigida C.