” DALLE MAPPE DEL CIELO ALLA MISSIONE EUCLID ” – DI VALTER MARCONE
Redazione- L’“Atlas Coelestis” di Johann Gabriel Doppelmayr (1677-1750) è tra i più spettacolari traguardi artistici e scientifici dell’Europa illuminista in ambito astronomico. Massimo Bucciantini nel racconta le meraviglie ai lettori della Domenica del Sole 24 Ore , in occasione della nuova edizione proposta da Einaudi, dal titolo “Phaenomena. L’Atlante celeste di Johann Doppelmayr” (a cura di Gilles Sparrow con prefazione di Martin Rees)
In trenta tavole di grande pregio la fotografia dell’universo due secoli dopo l’inizio della rivoluzione copernicana.
Ma quanta strada è stata fatta da quelle mappe , dal telescopio di Galileo Galilei al futuribile Euclid ,un telescopio della generazione dei telescopi spaziali che l’Agenzia Spaziale Europea metterà in orbita appena possibile considerato i problemi che sono derivati ( il lancio era previsto addirittura per il 2023 ) dalla guerra in Ucraina? La strada è stata lunga ma il cammino fruttuoso .
Euclid è un telesopio spaziale dell’Agenzia Spaziale europea attualmente in sviluppo. Avrà il compito di studiare l’evoluzione dell’universo, la materia oscura e l’energia oscura . Sarà dotato di un telescopio Korsch (anastigmatico a tre specchi) nel visibile e infrarosso con uno specchio del diametro di 1,2 metri e verrà posto in orbita halo nel punto lagrangiano L2 del sistema Sole-Terra (1) Fa parte del programma di missioni spaziali Cosmic Vision dell’ESA e, insieme a Herschel e Planck Surveyor, è una delle fondamenta delle osservazioni dallo spazio europee.
A ottobre 2019 sono stati ultimati dei test sul satellite nelle condizioni dello spazio ed è stato previsto che nel 2021 fossero integrati il telescopio e il modulo di servizio, mentre il lancio era previsto dalla base di Cape Canaveral nel 2023 a bordo di un razzo Falcon 9 (SpaceX). (2)
L’obbiettivo principale di Euclid è indagare l’espansione dell’universo negli ultimi 10 miliardi di anni, studiando le epoche come mai fatto in precedenza. Al fin di ciò esaminerà le galassie a diverse distanze dalla Terra, coprendo un’area pari ad un terzo del cielo. Tramite i fenomeni delle lenti gravitazionali e delle oscillazioni acustiche barioniche , ottenuti dalle misurazioni delle galassie, Euclid potrà creare un’immagine 3D della distribuzione di materia ordinaria e oscura in una buona parte dell’universo. Dallo studio della storia dell’espansione si riuscirà a stimarne con un’accuratezza del 10% l’accelerazione causata da energia oscura ed eventuali variazioni
Questo satellite è davvero unico nel suo ambito. Euclid è una missione ambiziosa e ci attendiamo che ci dia conferme e smentite su molte teorie riguardanti l’Universo. L’Italia ne è assoluta protagonista in ambito scientifico e industriale». Barbara Negri, che dirige il settore volo umano e missione scientifiche dell’Agenzia Spaziale Italiana, parla così dell’ormai imminente missione di Euclid, un satellite dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea) alto come una palazzina di tre piani, pesante 2,2 tonnellate e contenente un sofisticato telescopio che potrà scrutare il cosmo nel vicino infrarosso: dovrà quindi restare sempre in funzione a temperature dette “criogeniche”, cioè a meno 180 gradi centigradi. (3)
Euclid verrà spedito nello spazio nel punto chiamato “lagrangiano L-2”, a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. La missione è tutta europea, dell’Esa, comprende una forte partecipazione industriale e scientifica italiana, con il coordinamento dell’Asi,e con la partecipazione di scienziati dell’Inaf, dell’Infn e molte università italiane. Nel Consorzio Euclid, tra circa 75 gruppi di ricerca internazionali, l’Italia ne vanta dieci. La missione è costata complessivamente (per l’Esa) 825 milioni di euro, più 300 riguardanti le basi di terra in tutta Europa e la realizzazione degli strumenti di bordo.
A causa della guerra in Ucraina e sanzioni alla Russia, ESA ha dovuto rivedere la pianificazione dei lanci di alcune missioni. Tra queste Euclid e HERA saranno lanciate con Falcon 9 nel 2023 e nel 2024, EarthCARE su Vega-C. Novità anche per ExoMars. potuto essere lanciato con un Falcon 9 di SpaceX. Questa scelta è legata alla guerra in Ucraina che ha escluso l’immissione in orbita con un razzo Soyuz (per via delle sanzioni alla Russia e quindi anche all’agenzia spaziale Roscosmos). Le opzioni erano in realtà poche. Non esistono più Ariane 5 disponibili mentre Ariane 6 non arriverà prima della fine del 2023 e i primi lanci sono già stati prenotati. Le novità non sono comunque terminate in quanto sono state date ulteriori informazioni anche su altre missioni come HERA, i satelliti per il monitoraggio della Terra e anche ExoMars, che non sarà più lanciata per la fine del 2022 ma bisognerà aspettare almeno il 2024 (o addirittura fino al 2028). (4)
Euclid fa parte di un programma europeo che prevede la costruzione e la messa in orbita di tre satelliti.Ricordiamo che i tre satelliti hanno obiettivi diversi. In particolare Euclid sarà posizionato in orbita intorno al secondo punto di Lagrange (1,5 milioni di km dalla Terra) per raccogliere dati sull’interazione di materia e energia oscura. HERA invece sarà una missione con obiettivo il sistema doppio di asteroidi di cui fa parte Dimorphos, bersaglio della sonda NASA DART con la missione europea che osserverà da vicino il corpo celeste. Infine EarthCARE servirà ad analizzare aerosol, nubi e più in generale l’atmosfera terrestre e che ruolo giocano nel riflettere la radiazione solare incidente nello Spazio e intrappolare la radiazione infrarossa emessa dalla superficie.
Un telescopio spaziale è un satellite oppure una sonda spaziale lanciata con l’espresso scopo di osservare pianeti, stelle galassie e altri oggetti celesti, esattamente come un telescopio basato a terra. Sono stati lanciati numerosi telescopi spaziali, che hanno contribuito enormemente alla nostra conoscenza del cosmo.
Ci sono telescopi spaziali e telescopi terrestri . Entrambi hanno vantaggi e svantaggi . Se è vero che i telescopi spaziali non soffrono dell’inquinamento luminoso , non devono guardare attraverso chilometri di atmosfera e rendono possibili delle osservazioni che da terra sarebbero impossibili perchè l’atmosfera inoltre assorbe una grande porzione dello spettro elettromagnetico impedendo alla radiazione di molti oggetti celesti di raggiungerci in realtà essi hanno un alto costo soprattutto per il lancio: l’affitto di un razzo medio può costare 200 milioni di euro ,impossibilità di manutenzione,breve vita operativa: molti telescopi devono essere raffreddati, e quando il liquido di raffreddamento finisce, il serbatoio non può essere riempito di nuovo.
Ricordiamoci del telescopio di Galileo Galilei .La nascita del telescopio rifrattore si può fare risalire a Galileo il quale ne mostrò la prima applicazione a Venezia nell’estate del 1609. In realtà le prime lenti furono costruite nel 1607 da ottici olandesi che le applicarono a strumenti rudimentali di pessimo potere risolutivo.
I telescopi hanno fatto la storia dell’astronomia: senza di loro, la nostra visione dell’Universo sarebbe stata limitata alla volta celeste. Oggi, invece, grazie a strumenti straordinariamente grandi e avanzati, possiamo scorgere la luce proveniente da galassie distanti. Ormai, alcuni di questi strumenti orbitano attorno al nostro pianeta: sono i telescopi spaziali, i quali, per evitare la rifrazione dell’atmosfera, esplorano lo spazio dell’orbita terrestre. Ma cos’è, esattamente, un telescopio? Ma soprattutto, quali sono i più grandi telescopi spaziali? Seguiteci su Eagle sera per saperne di più.
L’astronomia basata nello spazio iniziò su scala veramente bassa durante la Seconda guerra mondiale, quando gli scienziati vi applicarono i propri sviluppi nell’ambito della tecnologia vettoriale. Il primo spettro agli ultravioletti del Sole venne ottenuto nel 1946, e la NASA lanciò nel 1962 l’Orbiting Solar Observatory (OSO), per ottenere spettri a raggi ultravioletti, ai raggi X, e ai raggi gamma. Un telescopio solare orbitante venne lanciato nel 1962 dal Regno Unito come parte del Programma Ariel, e nel 1966 la NASA promosse la missione Orbiting Astronomical Observatory (OAO). Le batterie dell’OAO-1 si scaricarono 3 giorni dopo il lancio, terminando la missione. Venne seguita dall’OAO-2, che condusse osservazioni nell’ultravioletto di stelle e galassie dal suo lancio nel 1968 fino al 1972, andando ben oltre la sua vita prevista di un anno. Le missioni OSO e OAO dimostrarono il ruolo importante che le osservazioni basate nello spazio potevano avere sull’astronomia, e nel 1968 la NASA sviluppò i primi piani aziendali per un telescopio spaziale riflettore con uno specchio di 3 metri di diametro, conosciuto provvisoriamente col nome di Large Orbiting Telescope o Large Space Telescope (LST), con un lancio previsto nel 1979. (5)
Aprendo la pagina web di wilkipedia si può consultare l’elenco di tutti telescopi spaziali costruiti e messi in orbita con le loro caratteristiche .Tra questi telescopi un posto particolare occupa Hubble .
Lo Hubble Space Telescope (HST) è un telescopio spaziale che venne lanciato in orbita terrestre bassa nel 1990 ed è attualmente operativo. Nonostante esso non sia stato il primo telescopio spaziale, lo Hubble è uno dei più grandi e versatili, ed è ben conosciuto come strumento di ricerca di estrema importanza oltre che vessillo delle scienze astronomiche nell’immaginazione collettiva. L’HST è stato chiamato in onore dell’astronomo Edwin Hubble, ed è uno dei Grandi Osservatori della NASA, assieme al Compton Gamma Ray Observatory, il Chandra X-ray Observatory e il Telescopio spaziale Spitzer.
Trenta anni insieme a Hubble .Fu lanciato il 24 aprile 1990 e per i primi anni il suo futuro sembrò incerto. Un difetto di progettazione allo specchio principale degradava le immagini così tanto da annullare il vantaggio che si ha nell’osservare l’universo dall’esterno dell’atmosfera terrestre, rendendolo di fatto poco più che inutile. Tre anni dopo, nel 1993, sette astronauti arrivarono a bordo di uno Space Shuttle, riparando ciò che doveva essere riparato. Per farlo eseguirono cinque passeggiate spaziali svolte nell’arco di undici giorni: una delle operazioni spaziali più complesse della storia.
Da quel momento gli occhi di Hubble, e con essi quelli umani, si aprirono sull’Universo in un modo che mai era stato possibile in precedenza. Si può ben dire che quella di Hubble sia stata, e continui a essere, una vita spesa bene, benissimo. Ogni anno il team Esa/Nasa che se ne occupa riceve oltre mille proposte di utilizzo da team di ricerca di tutto il mondo, e di queste vengono selezionate le 250 che più valgono l’investimento in tempo di osservazione.
Luca Nardi su Wired Scienza scrive : “ Non tutto ciò che Hubble ha studiato si trova così lontano. Hubble ci ha permesso anche di studiare molti oggetti all’interno del Sistema solare, come Marte, Giove, Saturno , per spingersi poi fino ai giganti ghiacciati Urano e Nettuno e ai pianeti nani come Plutone ed Eris. Sono tutti oggetti che non sono stati scoperti da Hubble, ma che grazie ad Hubble sono stati osservati con un livello di dettaglio che può essere superato solo grazie all’utilizzo di sonde spaziali. Storica resta l’osservazione dell’impatto della cometa Shoemaker-Levy 9 su Giove. Era il 1994, il telescopio era da poco stato riparato, giusto in tempo per osservare questo fenomeno che la statistica vuole si ripeta solo una volta ogni qualche secolo.
Inoltre, Hubble è usato per studiare l’evoluzione degli oggetti nella fascia principale di asteroidi, l’anello di corpi minori che si trova tra l’orbita di Marte e quella di Giove e per cercare oggetti nella fascia di Kuiper, l’anello oltre l’orbita di Nettuno. Di questi ultimi ne ha trovati molti, tra cui anche la famosa scamorza planetaria Arrokoth, visitata dalla sonda New Horizons a gennaio 2019.
Il telescopio spaziale Spitzer (Spitzer Space Telescope o SST, chiamato, precedentemente, Space Infrared Telescope Facility o SIRTF), fu un osservatorio spaziale che osservava nell’infrarosso. Costruito dalla NASA, dal Jet Propulsion Laboratory e dal California Institute of Technology, e lanciato il 25 agosto 2003, questo telescopio spaziale, costato 670 milioni di dollari statunitensi, fu il quarto del progetto Grandi Osservatori della NASA. La sua missione è finita il 30 gennaio 2020.
CoRoT (francese “Convection, Rotation et Transits planétaires”, inglese COnvection ROtation and planetary Transits) è stata una missione dell’agenzia spaziale francese (CNES) in cooperazione con Agenzia Spaziale Europea, Austria, Belgio, Germania, Spagna e Brasile. Obiettivi principali della missione sono stati:
- L’esecuzione di misure di astrosismologia, utili per ricavare informazioni sulla struttura interna delle stelle. Tale programma consiste nell’esaminare come le stelle, soggette alla propria gravità, pressione e forza di Coriolis, oscillino a specifiche frequenze. Dall’analisi della frequenza, della lunghezza d’onda e della durata delle oscillazioni si possono ottenere informazioni su struttura interna, età, dimensioni e composizione chimica della stella studiata.
- La ricerca di pianeti extrasolari, in particolare di pianeti di tipo terrestre, con il metodo dei transiti. Questo programma ricerca periodici cali di luminosità delle stelle osservate dovuti a pianeti in transito di fronte ad esse. Il metodo dei transiti consente di determinare raggio e periodo orbitale del pianeta individuato.
Entrambi gli studi sono stati condotti valutando minime variazioni nella luminosità della stella oggetto di osservazione nel tempo. Per eseguire tali misurazioni la sonda monta un telescopio da 27 cm di diametro senza focale con quattro CCD. COROT è la prima missione spaziale dedicata alla ricerca di pianeti extrasolari transitanti. Il 6 marzo 2009 la NASA ha lanciato la sonda Kepler, che esegue lo stesso tipo di ricerca con una precisione ancora maggiore. Nel novembre del 2012 il satellite ha improvvisamente interrotto le comunicazioni con la Terra, durante un attraversamento dell’Anomalia del Sud Atlantico. Ripetuti tentativi di ristabilire le comunicazioni occorsi nei mesi successivi non hanno condotto ad esito favorevole e la missione è stata dichiarata conclusa nel giugno del 2013. Il satellite è stato deorbitato il 17 giugno 2014. Il nome del satellite è stato scelto in onore del pittore francese Jean-Baptiste Camille Corot.
Arkyd è il nome di una serie di telescopi spaziali progettati da Planetary Resources. Il progetto è stato finanziato mediante il crowdsourcing, tramite la piattaforma kickstarter. Nel 2013, è stata organizzata una raccolta di fondi per la realizzazione del progetto. L’obiettivo prefissato era di un milione di dollari, ma la quota è stata abbondantemente superata. Il grande successo della raccolta fondi è dovuto principalmente alla possibilità di coinvolgimento nel progetto a seconda del contributo dato, che può andare da un minimo di 10$ per l’accesso alla comunità, fino a 10.000$ e la possibilità di dare un nome ad un eventuale asteroide scoperto col telescopio finanziato.Questi telescopi non sono mai stati costruiti e le quote di finanziamento raccolte sono state restituite .
Il telescopio spaziale James Webb (JWST o Webb) è un telescopio spaziale per l’astronomia a raggi infrarossi il cui lancio è previsto, a seguito di successivi slittamenti, per ottobre 2021, con partenza dallo spazioporto di Arianespace a Kourou, nella Guiana Francese, trasportato in orbita solare da un razzo Ariane 5. Il telescopio è il frutto di una collaborazione internazionale tra NASA, Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Agenzia spaziale canadese (CSA). Il JWST, in fase di realizzazione, noto come “Next Generation Space Telescope” (NGST, da qui anche, la nomea di “successore di Hubble”), nel 2002 è stato titolato a James Webb, amministratore della NASA durante i programmi Gemini, Mercury e Apollo e fautore del centro di controllo del Johnson Space Center (JSC) di Houston, Texas. Il telescopio Webb aprirà nuovi orizzonti per l’astronomia a raggi infrarossi grazie a tecnologie di progettazione d’avanguardia. Sarà il più grande telescopio mai inviato nello spazio, e amplierà i percorsi aperti nell’universo dal telescopio Hubble. Le innovazioni rispetto ai precedenti telescopi spaziali sono il grande specchio primario di 6,5 metri, per studiare lunghezze d’onda nella banda infrarossa, e la presenza di un ampio scudo termico multistrato per il mantenimento di una temperatura operativa molto bassa per bloccare le interferenze da sorgenti di calore non oggetto di studio quali ad esempio il Sole, la Luna, la struttura e la strumentazione stessa del telescopio. Diversamente da Hubble, Webb orbiterà intorno al Sole a 1,5 milioni di km dalla Terra al punto L2 di Lagrange, orbita già utilizzata per le missioni WMAP, Herschel e Planck; che terrà il telescopio Webb allineato con l’orbita terrestre consentendo allo scudo di proteggere il telescopio dalla luce e dal calore di Sole, Terra e Luna e garantendo comunicazioni continue con il centro di controllo e un’ininterrotta raccolta di dati non essendo ostacolato dall’interferenza oscuratrice dell’orbita lunare.
La missione Kepler è stata una missione spaziale della NASA parte del programma Discovery, il cui scopo era la ricerca e conferma di pianeti simili alla Terra in orbita attorno a stelle diverse dal Sole, tramite l’utilizzo del telescopio spaziale Kepler. Il veicolo spaziale, chiamato in onore dell’astronomo tedesco del diciassettesimo secolo Johannes Kepler, è stato lanciato con successo il 7 marzo 2009. Il telescopio Kepler è stato “specificatamente progettato per monitorare una porzione della nostra regione della Via Lattea e scoprire dozzine di pianeti simili alla Terra vicino o nella zona abitabile e determinare quante delle miliardi di stelle della nostra galassia posseggano pianeti”.
Ho parlato di telescopi terresti e spaziali . I più grandi telescopi terrestri si trovano sulle Ande cilene, nel deserto di Atacama, i telescopi più grandi del mondo, quasi tutti costruiti dall’Osservatorio Europeo Australe (Eso) e ai quali si devono scoperte che hanno fatto la storia dell’astronomia.
La più recente scoperta di questi telescopi è quella dei sette pianeti rocciosi che ruotano intorno alla stella Trappist-1 e che hanno acceso la fantasia sulla possibilità di trovare mondi alieni che potrebbero ospitare la vita. A dare il nome alla stella è Trappist, uno dei telescopi costruiti a La Silla, dove a partire dagli anni ’80 sono stati costruiti i primi ‘occhi’ giganti puntati sulle stelle.
Trappist (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope–South) è un telescopio belga dal diametro di 60 centimetri, nato dalla collaborazione tra l’università di Liegi e l’osservatorio di Ginevra.
Sempre a La Silla si trovano i tre telescopi storici costruti dall’Eso: quello da 3,6 metri costruito nel 1976, il cui strumento più famoso è il cacciatore di pianeti Harps, il telescopio MPG (Max Planck Gesellschaft) da 2,2 metri attivo dal 1984 e gestito dall’Eso e dall’istituto di ricerca tedesco, e il telescopio NTT (New Technology Telescope) da 3,5 metri che nel 1989 ha cominciato a osservare il cielo con un sistema di ottiche attive: è il gemello del Telescopio Nazionale Galileo, che si trova nelle isole Canarie.
Si trovano a La Silla anche il telescopio Schmidt, commissionato nel 1971 e dal 2009 controllato in remoto dall’università americana di Yale, e poi Euler, da 1,2 metri, costruito e gestito dall’università svizzera di Ginevra e al quale si deve la scoperta del primo pianeta sospettato di essere un fratello della Terra, in orbita attorno alla stella Gliese 86. Il telescopio REM (Rapid Eye Mount) ha uno specchio di 60 centimetri ed è attivo dal 2002 e infine Tarot (acronimo dal francese Télescope à Action Rapide pour les Objets Transitoires) è specializzato nel mettersi sulle tracce degli eventi astronomici più rapidi e violenti, come i lampi gamma, immediatamente dopo la loro segnalazione da parte del telescopio spaziale Swift. (6)
Poi ci sono altri telescopi tra i quali NTT. Il telescopio NTT, al quale l’Italia ha dato un grande contributo tecnologico e scientifico, ha aperto la strada nel 1999 alla costruzione di un vero e proprio gioiello al servizio dell’astronomia: il VLT (Very Large Telescope), un sistema di quattro telescopi ottici realizzato sul Cerro Paranal. Al suo fianco lavora un telescopio italiano, il VST (VLT Survey Telescope), ideato e progettato dall’Osservatorio di Capodimonte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
A 5.000 metri di quota si trova la distesa di antenne dela radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), gestito dall’Eso e nel quale l’Italia gioca un ruolo di primo piano. Ha infatti sede presso l’Istituto di Radioastronomia dell’Inaf uno dei 7 Alma Regional Center (ARCs) della rete europea e l’industria italiana ha contributi alla costruzione con la Thales Alenia Space (Thales – Leonardo)
La Dome A in Antartide è il luogo ideale sulla Terra dove posizionare un telescopio per l’osservazione dello Spazio: la turbolenza atmosferica sarebbe minima e garantirebbe prestazioni equivalenti a quelle degli attuali telescopi spaziali A circa 1200 chilometri dall’oceano in mezzo all’Antartide , su un altipiano a 4mila metri sul livello del mare si trova un luogo magico per gli astronomi. Si chiama Dome A e secondo un team della University of British Columbia qui ci sono le condizioni migliori per osservare lo Spazio dalla Terra: non solo assenza di inquinamento luminoso e di interferenze dei satelliti, ma anche minima turbolenza atmosferica. C’è solo un ostacolo: le temperature possono raggiungere i -90°C.
Un progetto grandioso, che impegna gli scienziati da più di dieci anni e che ci racconterà nuovi dettagli sulla storia del Cosmo, andrà a caccia di esopianeti, scaverà con lo sguardo dentro i buchi neri e sarà in grado di captare alcuni dei fenomeni più misteriosi dell’Universo, come l’energia e la materia oscura. Parliamo dello Extremely large telescope , più spesso chiamato ELT, il colossale osservatorio a infrarossi che vedremo sorgere nei prossimi anni sul Cerro Armazones, uno dei rilievi del deserto di Atacama, in Cile, a oltre 3mila metri di altitudine.
Gestito dall’ Eso , l’organizzazione astronomica europea per la ricerca nell’emisfero australe (che ha tra i membri anche l’Italia), avrà uno specchio primario di ben 39 metri di diametro, motivo per cui è stato da subito battezzato “il più grande occhio dell’uomo rivolto verso il cielo” e sarà in grado di percepire da solo più luce di tutti gli altri telescopi del Pianeta messi insieme.
In realtà siamo partiti dagli osservatori astronomici dalla astrologia e quindi dai primi sviluppi dell’astronomia
L’ astronomia nel visibile ha antichissime origini, ma la prima testimonianza certa di un osservatorio è datata 632 d.C.: riguarda l’Osservatorio Chomsong-dae, a Kyongju nella Corea del Sud.
La prima a. quantitativa ed elaborata per iscritto fu quella mesopotamica (Babilonesi, Assiri e Caldei); essa fu patrimonio della classe sacerdotale e aveva prevalentemente funzioni religiose e pratiche. In questo periodo fu stabilita la corrispondenza tra il moto del Sole relativamente alle stelle e le costellazioni dello Zodiaco, fondamento dell’astrologia . In generale, attraverso accurate osservazioni dei corpi celesti fu possibile determinare un calendario , costruire orologi e fornire ai naviganti strumenti di orientamento .
I primi osservatori astronomici furono costruiti nei pressi di luoghi di culto e solamente ai sacerdoti era permesso l’accesso. Generalmente avevano la forma di torri, e furono edificati dagli Egiziani, dai Babilonesi, dagli Arabi, dagli Indiani, dai Cinesi, dai Greci. Nell’825 fu costruito un osservatorio a Baghdad che fornì un notevole impulso alla conoscenza astronomica. Il più importante osservatorio del periodo medievale fu quello fatto costruire da Ulugh Beg a Samarcanda nel 1428. Circa 100 astronomi, utilizzando questo osservatorio, compilarono un catalogo stellare e tabelle planetarie che furono un punto di riferimento per la comunità astronomica occidentale fino al 18° secolo. (7)
La più antica specola europea fu costruita a Kassel dal langravio Guglielmo IV. Sorsero poi osservatori a Leida nel 1632, a Copenaghen nel 1637, a Gdansk nel 1641, a Parigi nel 1667, a Greenwich nel 1675 e a Berlino nel 1705. In Italia nel 1714 nasceva la prima e vera specola sulla torre dell’università di Bologna, cui seguirono nel 1730 quella di Pisa, e dal 1759 al 1761 quelle di Torino, Milano e Padova. Nel 19° sec. fu introdotta l’analisi spettroscopica della radiazione raccolta dal telescopio , e furono costruiti i primi strumenti da montare nel piano focale dei telescopi.
I principali osservatori dell’Europa Occidentale; fino ad ora sono stati inseriti 320 osservatori in mappa, 18 in Austria, 31 nel Regno Unito, 36 in Francia, 84 in Germania, 95 in Italia, 27 in Spagna e 29 in Svizzera.
Le dottrine astrologiche si distinguono in tre varietà, a seconda che prevalga lo sfondo religioso, come presso i Sumeri e i Babilonesi (3°-2° millennio a.C.), o quello misterico e soteriologico, nel caso delle dottrine orfico-pitagoriche orientali e greche (5° secolo a.C.), o ancora quello colto e razionale maturato in Cina , in India, presso i Maya e gli Aztechi, dai Greci d’Alessandria con Claudio Tolomeo e dai suoi seguaci islamici.
Nel 270 a.C. circa, il sacerdote caldeo Beroso fondò una scuola a Coo e di lì divulgò il credo astrologico nella Grecia, insegnando la concezione di un universo scandito dalla successione di cicli cosmici o grandi anni (aventi ciascuno un’estate e un inverno, annunciati dal periodico ritorno dei pianeti in un medesimo segno , e a cui seguono un rogo e un diluvio universali) e la tesi della simpatia universale, per la quale tutte le parti dell’Universo, pur distanti, sono tra loro in rapporto e reciprocamente agenti. Lo stoicismo elevò poi a dignità filosofica l’idea del grande anno e la dottrina dell’unità del Cosmo espressa nella teoria della simpatia universale, dando ampio credito alle pratiche divinatorie. (8)
Ma torniamo a L’“Atlas Coelestis” di Johann Gabriel Doppelmayr (1677-1750) è tra i più spettacolari traguardi artistici e scientifici dell’Europa illuminista in ambito astronomico. Pubblicato a Norimberga nel 1742, esattamente quindici anni dopo la morte di Newton, l’”Atlante celeste” ha la capacità di restituirci in trenta tavole di grande pregio la fotografia dell’universo due secoli dopo l’inizio della rivoluzione copernicana.
Appartenente a una famiglia di mercanti della città di Norimberga, Johann Gabriel dimostrò fin dall’infanzia una spiccata tendenza per gli studi scientifici. Pur essendosi in un primo tempo iscritto alla facoltà di giurisprudenza, il giovane Johann decise ben presto di dedicarsi interamente alla matematica e alla filosofia naturale, e i suoi studi culminarono con una dissertazione sul Sole e sul rapporto tra visione e camera oscura
Nel 1699 iniziò, con un suo compagno di università, un Grand Tour che lo portò prima in Olanda e successivamente in Inghilterra. A Leida entrò in contatto con Lothar Zumbach von Koesfeld, astronomo ed esperto costruttore di globi e carte celesti. A Londra e a Oxford conobbe scienziati del calibro di David Gregory, John Wallis e John Flamsteed. Fu inoltre invitato alle lezioni e ai dibattiti della Royal Society, di cui diventerà fellow nel 1733.
Una volta tornato a Norimberga, nel 1704, a ventisette anni, fu nominato professore di matematica all’Aegidianum, la prestigiosa scuola protestante della città che lui stesso aveva frequentato e dove insegnò per il resto della sua vita, dedicandosi alla ricerca scientifica e in particolare alla divulgazione della cosmologia copernicana.
Dalle mappe del cielo alla missione Euclid sono passati più di duemila anni. Sembra ieri che l’uomo alzava lo sguardo al cielo e la mente si riempiva di mistero, a volte di sgomento ma quasi sempre di voglia di arrivare fin là. La tecnologia oggi permette di vedere oltre quel punto di confine che è il cielo stellato visibile ad occhio nudo. Matematica del tempo, e dello spazio, teorie come la relatività e la fisica quantistica ci indicano la strada da seguire. Il futuro è già arrivato.
(1)Euclid, la missione europea per lo studio dell’universo, su leonardocompany.com, 4 settembre 2018.
(2)(EN) Euclid completes thermal-vacuum balance tests, su sci.esa.int, 10 ottobre 2019.
(5)https://eagle-sera.webnode.it/i-grandi-telescopi-spaziali/
(7)https://www.treccani.it/enciclopedia/osservatori-astronomici
(8)https://www.treccani.it/enciclopedia/astrologia