” CONTRO LE MAFIE ” – DI VALTER MARCONE
Redazione- L’attesa primavera di questo anno 2024 non si è fatta aspettare , anzi si è presentata in anticipo come accade alle vecchie signore che quasi sempre si presentano in anticipo agli appuntamenti . E’ sicuramente una caratteristica della terza età quella di arrivare in anticipo perchè quasi sempre l’ansia per l’appuntamento determina una corsa dell’orologio che nelle altre età della vita, proprio perchè la corsa non è solo dell’orologio ma di tutta una serie di faccende ci fa arrivare…in ritardo. La primavera dunque quest’anno si è presentata il 20 marzo, esattamente alle 04,06 italiane, giorno ed ora in cui è scattato l’equinozio di primavera, il giorno dell’anno caratterizzato da 12 ore di luce e 12 di buio, proprio come accade anche all’equinozio d’autunno. Alla primavera la rotazione della terra che viene compiuta in 360 giorni e non in 365 come per convenzione il calendario gregoriano che usiamo ancora oggi ci propone, offre la possibilità di arrivare tra il 19 e il 21 marzo. Insomma una gentilezza inusuale, ma la primavera è la primavera. Inusuale perchè la vecchia signora, con i cambiamenti che congestionano questo pianeta ha in realtà qualche difficoltà ad approntare quelle sue valigie che contengono un armamentario ormai da rigattiere. E soprattutto trova già quel bel calduccio che una volta solo lei sapeva riportare dopo invernatacce in cui i ghiaccioli restavano appesi per giorni e giorni alle grondaie e agli stipiti delle porte. Insomma la primavera è arrivata quanto è arrivata..
Il 21 marzo però è una giornata dedicata a molte cose . Insomma un giorno particolare. Una giornata comunque affollata .Infatti il 21 marzo non è solo la giornata dedicata alla poesia ma anche Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Festa degli alberi. Giornata nazionale del polline. Giornata Rotariana della salvaguardia ambientale. Insomma una festa in buona compagnia . Inoltre nel 1967 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 21 marzo “Giornata mondiale contro qualsiasi forma di razzismo e di discriminazione”, per conservare e diffondere la memoria del 21 marzo 1960, quando a Sharpeville (Sudafrica) la polizia aprì il fuoco uccidendo 70 manifestanti che protestavano.
La vecchia signora dunque è stata aspettata ed accolta con un profluvio di temi e argomenti in primo piano su cui riflettere proprio perchè , manco a dirlo, quella signora si presenta con una rinnovata energia che a guardarla a volte , così stentorea , così timida, così ancora imbacuccata non si direbbe che in realtà è capace di dispiegare in modo veramente formidabili.
Di tutti i temi che questo primo giorno di primavera ci invita a considerare vogliamo qui richiamare quello relativo al ricordo delle vittime della mafia. A cominciare da quanto ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella : “Nata nella società civile, cresciuta grazie ai valori di cui è portatrice, la ‘Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie’ è ricorrenza significativa per la comunità nazionale. Un giorno che sottolinea l’impegno per liberare le popolazioni e i territori dalle mafie, per vincere l’indifferenza e la rassegnazione che giovano sempre ai gruppi criminali. Quando difendiamo la dignità di essere cittadini liberi, quando ci ribelliamo alle violenze e alle ingiustizie, quando davanti ai soprusi non ci voltiamo dall’altra parte, contribuiamo alla lotta contro le mafie. La lettura dei nomi delle innocenti vittime delle mafie è atto che ci ricongiunge a quanti hanno pagato con la vita la disumanità mafiosa e segno di vicinanza alle loro famiglie e, al contempo, espressione forte, collettiva, di quel desiderio di giustizia che costituisce l’energia vitale di una democrazia. Le Istituzioni sono chiamate a fare il loro dovere per contrastare, su ogni piano, le organizzazioni del crimine e l’azione dei cittadini e delle forze sociali è coessenziale per costruire e diffondere la cultura della legalità e della libertà. Le mafie sono una pesante zavorra per l’Italia, insinuate come sono in ogni attività illegale dei traffici criminali. La Giornata ci rammenta che la lotta alle mafie è compito e dovere di tutti coloro che amano la Repubblica e intendono renderne migliore il futuro”.
Per questa giornata anche Libera l’associazione di Don Ciotti organizza a Roma una manifestazione . Alla 29esima giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie hanno partecipato moltissime persone tra familiari delle vittime di mafia, studentesse e studenti di elementari, medie, liceo e università, sindaci, leader politici, sindacati, sacerdoti.
Sul palco al Circo Massimo, prima dell’intervento conclusivo di don Ciotti, sono stati letti i nomi delle oltre mille persone innocenti uccise dalle mafie. A elencarli, tra gli altri, con il canone di Pachelbel in sottofondo, anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, il leader del M5S Giuseppe Conte, la segretaria del Pd,
Ma chi sono le vittime innocenti delle mafie? Wikimafia.it dice che ad oggi sono morte per mano mafiosa in Italia 1013 persone. ( 1)
Di queste 1013, 119 sono donne ,122 sono minori di cui 85 bambini tra 0 mesi e 14 anni . Sono 511 quelle senza giustizia.
Per quanto riguarda le singole organizzazioni:
- 502 sono riconducibili a Cosa Nostra ;
- 231 alla ‘ndrangheta ;
- 206 alla Camorra ;
- 57 alla Sacra Corona Unita e altre mafie pugliesi ;
- 14 alla Stidda ;
- 2 alla Mafia del Brenta .
Tenere a mente il nome di queste vittime, riconoscere l’ingiustizia che le ha colpite, liberare la società da quanti hanno contribuito a rendere quelle persone appunto ” vittime innocenti” è l’impegno che Libera porta avanti da anni . Ricordare i nomi delle persone è un ultderiore modo di combattere questa battaglia. Sulla pagina web di Libera l’origine di questa iniziativa viene così ricoerdata : ” Saveria era la madre di Roberto, un poliziotto che accompagnò, per amore e per dovere, nel suo ultimo giorno di vita un altro poliziotto. Con gli stessi sentimenti e con senso di responsabilità verso una memoria che non doveva essere retorica celebrazione, ma seme di impegno, Saveria suggerì di raccogliere tutti nomi delle vittime, anche le più sconosciute. Un’altra madre avvalorò l’impegno della memoria, Carmela, la mamma di Antonio Montinaro, ucciso con Giovanni Falcone, di cui era il caposcorta. Nel corso di una funzione religiosa in ricordo della strage di Capaci, don Luigi la incontrò e ne accolse il dolore e la preoccupazione perché il nome di suo figlio, come degli altri agenti della scorta, non veniva mai pronunciato.Da questi primi momenti di intensa condivisione si è proseguito ad accogliere le proposte dei territori e dei familiari stessi delle vittime. L’elenco delle vittime innocenti delle mafie che ogni anno il 21 marzo, il primo giorno di primavera, leggiamo in tanti luoghi in Italia e del mondo è il frutto della raccolta paziente dei nostri volontari che scavando nella storia dei territori in cui vivono hanno chiesto, negli anni, l’inserimento dei nomi che ne fanno parte.”
Saveria, Roberto Carmela a cui quest’anno si sono aggiunte ancora dodici storie. Dodici nomi da aggiungere all’elenco : ““Dodici storie – scrive Libera – di cui siamo venuti a conoscenza grazie alle segnalazioni di tanti cittadini che, scavando nella memoria dei propri territori, hanno contribuito a farle riemergere dall’oblio. Non si tratta solo di vicende familiari, ma di storie che ci parlano dei nostri territori, di violenze mafiose che hanno colpito non solo le vittime e le loro famiglie, ma l’intera comunità”. Tra queste ultime storie ci sono per esempio quelle di :
Salvatore Di Stefano, un vaccaro di 18 anni, la cui storia si trova nel Rapporto Sangiorgi, scritto dal questore di Palermo tra il 1898 e il 1900. Il giovane venne ucciso il 21 luglio 1898 a Torretta (Pa) perché testimone oculare di un omicidio di mafia. Così come il tredicenne
Giuseppe Letizia, ucciso l’11 marzo 1948 perché aveva assistito all’omicidio a Corleone del sindacalista Placido Rizzotto. Ad ucciderlo un’iniezione letale, fatta dal capocosca Michele Navarra, medico e direttore dell’ospedale.
Liborio Ansalone, , comandante dei vigili urbani di Corleone che nel 1926 partecipò alla retata ordinata dal prefetto Mori, indicando le abitazioni dei mafiosi. Ma “cosa nostra” non dimentica. Così il 13 settembre 1945 un sicario inviato proprio da Navarra lo uccise sotto la sua abitazione. Ucciso anche lui da Michele Navarra
Mario Scuderi è, invece, una delle 108 persone che morirono il 23 dicembre 1978 nella strage aerea di Punta Raisi, l’aeroporto di Palermo, considerato tra i più pericolosi perché costruito tra mare e montagna su terreni della cosca guidata dal boss di Cinisi, Gaetano Badalamenti, il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Mario voleva fare una sorpresa alla moglie, incinta del loro primo figlio, arrivando a casa prima di Natale. Con sé asveva molti pacchi regalo.
Gioacchino Rubino faceva il tassista. Fu ucciso il 9 aprile 1979 a San Giuseppe Jato (Pa) perché ritenuto in possesso di informazioni, proprio a causa del suo lavoro.
Dodici storie che tornano dal passato, che tornano dall’oblio per ricordare quanto lungo sia stato il percorso che ha portato in molti territori a contrastare le mafie non voltandosi dall’altra parte , tenendo la schiena dritta, denunciando i soprusi ridando slancio a comunità mortificate appunto dalla criminalità organizzata in molte manifestazioni vitali da quelle economiche, alle sociali e culturali. Come nel caso di Bari dove si contano almeno quattordici famiglie mafiose che hanno operato sul territorio, che sono state decapitate dalla magistratura e dalle forze dell’ordine che hanno trovato nell’amministrazione comunale ma anche nella comunità un punto di appoggio e di lotta . Fino agli ultimi arresti che hanno portato in carcere 137 persone per sospette infiltrazioni mafiose nella municipalizzata dei trasporti controllata dal comune”.
Comune di Bari che però è diventato un caso perchè il Viminale di seguito a quegli arresti ha deciso di nominare una commissione d’accesso per valutare l’eventuale infiltrazione criminale nell’amministrazione comunale di Bari. Una iniziativa che potrebbe anche configurarsi anche a salvaguardia degli stessi amministratori ma che da destra e da sinistra, dicono che è una vicenda di cui è chiaro l’uso politico .
La scelta si basa sull’inchiesta sul presunto intreccio tra mafia, politica e affari e sul tentativo di condizionare il voto alle elezioni Comunali (2019) vinte dal centrosinistra con il sindaco uscente Antonio Decaro. Le infiltrazioni avrebbero raggiunto anche la municipalizzata del trasporto urbano barese Amtab. (2) Il 28 febbraio, a due giorni dagli arresti, deputati della destra chiedono al governo di fare chiarezza sui fatti di Bari. L’incontro con il ministro Pantedosi viene immortalato in una foto. Il Sindaco di Bari vede la foto e dice di essere preso da inquietudine perchè sembra che l’intera città sia messa sotto processo .Fa una conferenza stampa e afferma che la città è dei baresi che è pronto a collaborare con la commissione nominata dal Viminale.
Insomma un caso di cui dar conto ma che lascia il tempo che trova in quanto bisogna lasciar fare alla magistratura e ai suoi tempi che da anni si occupa di queste faccende . Dico che la polemica vicenda di Bari lascia il tempo che trova perchè la realtà dei fatti ce la ricorda appunto la manifestazione del 21 marzo.
E ce lo ricorda l’attualità del pensiero di Paolo Borsellino sicuramente complementare a quello di Giovanni Falcone e l’eredità delle stragi di Via d’Amelio e di Capaci ,quando parla di mentalità mafiosa che il vero nemico da combattere.
Il 4 maggio del 1989, Borsellino tenne al liceo Visconti di Roma una conferenza incentrata sul tema dell’importanza dei giovani nella lotta alla mentalità mafiosa.
«Se la mafia – disse – fosse soltanto criminalità organizzata, una forma pericolosa quanto si vuole di criminalità organizzata, il problema della mafia interesserebbe soprattutto gli organi repressivi dello stato, polizia e magistratura… E questo era sostanzialmente il discorso che si faceva, o era sotteso, in Sicilia… perché in effetti nessuno pensava di andare a parlare ai giovani di mafia…. entrare nelle scuole… e addirittura all’interno delle famiglie… Però la ragione fondamentale della crescita e dell’allignare della mafia… è stato (proprio) questo senso di sfiducia nello Stato, nelle istituzioni pubbliche, che portava a indirizzare la fiducia verso queste organizzazioni che… hanno vissuto a lungo in un consenso generalizzato. Non che molti siciliani fossero mafiosi, non che molti acconsentissero alla mafia ma, purtroppo, molti erano, e probabilmente ancora in gran numero sono, soggetti alla grossa tentazione della convivenza. Cioè di vivere con la mafia perché questo, tutto sommato, può pure procurare vantaggi. E allora perché è necessario, era necessario, sarebbe stato necessario parlare da tanti anni ai giovani siciliani nelle scuole? Per insegnare a questi giovani a essere soprattutto cittadini, per insegnare a questi giovani soprattutto che il consenso deve andare verso le leggi… verso lo Stato… verso le istituzioni pubbliche e non verso i soggetti che hanno bisogno di questo consenso soltanto per fare i propri e particolaristi interessi e non gli interessi di carattere generale».
In questo senso molto è stato fatto proprio su incitazione dello stesso Borsellino : “ Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene “ E la manifestazione del 21 marzo va proprio in quella direzione . Parlare. Parlare ai giovani significa creare conoscenza che è il nemico principale delle mafie . Conoscere significa affermare la legalità che a sua volta implica giustizia, libertà, rispetto, uguaglianza e coraggio. Insegnare ai ragazzi ma non solo ai ragazzi , ed è quello che Libera fa con le sue manifestazioni e le sue coraggiose iniziative ad essere liberi rispettando i propri simili , capaci di esprimere le proprie opinioni liberamente avendo il coraggio di non abbassare lo sguardo di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, all’illegalità.
(1) La lista e il numero è in parte diversa da quella diffusa da libera . Abbiamo escluso infatti, per una questione di rigore scientifico, tutte le vittime di criminalità comune, corruzione e terrorismo, nonché quelle su cui non vi era alcuna notizia certa nei vari archivi da noi generalmente consultati. Anche le vittime delle mafie uccise all’estero sono categorizzate su WikiMafia in un elenco a parte.
( 2)maxinchiesta della Dda guidata dal procuratore Roberto Rossi: 137 arresti, una rete di imprenditori, politici e mafiosi (il clan Parisi, Montani, Strsciuglio) che avrebbero condizionato la vita della città con il voto di scambio e, soprattutto, l’attività dell’Amtab, la municipalizzata del trasporto pubblico, dove sono state assunte persone indicate dai clan. Tra gli indagati pure Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale eletta col centrodestra e poi passata col centrosinistra, che è finita agli arresti domiciliari. Coinvolto nel blitz il marito, l’avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, per il quale è stato ordinato il carcere.