” CON IL GIUDIZIO DEGLI ANGELI E LA SENTENZA DEI SANTI ” – DI VALTER MARCONE
Redazione- Si può paragonare la violenza di cui alcune parole sono espressione, ovvero la violenza contenuta nelle parole , con la violenza che toglie la vita come per esempio essere arsi vivi. Probabilmente no anche se la violenza delle parole è spesso la premessa per tragiche conseguenze . Mi riferisco ad alcune storie di violenza sulle persone da parte delle istituzioni . Le storie di Baruch Spinoza condannato ed espulso dalla comunità ebraica con un “cherem” (bando e scomunica), di Giordano Bruno condannato a morte e arso vivo in Campo dei Fiori a Roma per ordine del Sant’Uffizio della Chiesa cattolica, di Salman Rushdie colpito da una fatwa che lo contannava a morte e costretto tuttora a vivere sotto scorta e infine a Galileo Galilei che abiurando non solo salvò la sua vita ma è in sostanza l’esempio di una vittoria che dura da secoli proprio sulla violenza.
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Riferendomi alla storia di Baruch Spinoza in particolare voglio dire che proprio la storia di quest’uomo dimostra come la violenza verbale porti alla morte fisica se teniamo conto di una storia parallela di un altro ebreo bandito dalla comunità ( Spinoza a quel tempo era un bambino).Ovvero la tragica vicenda di Uriel da Costa, anche lui di origini portoghesi, anche lui filosofo,anche lui ebreo. Condannato e riammesso e poi di nuovo condannato dalla comunità ebraica a cui apparteneva per idee in conflitto con la stessa comunità, dopo anni d’isolamento, chiese di rientrare e fu sottoposto a un’umiliante cerimonia di penitenza. .Era il 1640. Si può supporre che Spinoza abbia assistito a quella cerimonia che provocò sicuramente in Uriel un gravissimo disagio materiale e psicologico, per dirla con un eufemismo , tanto che di lì a poco si tolse la vita .( 1)
In riferimento alla vicenda spinoziana questo è il testo della sua condanna da parte della comunità ebraica a cui apparteneva nei punti decisivi che ci interessano per questa riflessione : “Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l’assenso di tutta la sacra comunità […]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare. Possa il Signore mai piú perdonarlo; possano l’ira e la collera del Signore ardere, d’ora innanzi, quest’uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribú d’Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge […]. Siete tutti ammoniti, che d’ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [circa due metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno”. (2)
Sentite quanta violenza in quelle affermazioni : “… sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare. Possa il Signore mai piú perdonarlo…” con un crescendo veramente orribile. Solo parole dunque o qualcosa di più. Sicuramente qualcosa di più.
Perchè “La parola può tanto definire, includere e identificare quanto stigmatizzare ed escludere, esercitando così un potere il cui effetto può essere, a seconda dei casi, dei contesti e delle intenzioni, generativo o distruttivo. “ Tema in estrema sintesi anche di un saggio di Vera Gheno ed Qiqaion ,2023 (https://www.qiqajon.it/libro/8032275000357)
Quali idee determinarono questa pesantissima condanna. Baruch Spinoza opponendosi all’ebraismo per così dire ortodosso affermò che Dio ( l’idea di Dio ) fosse natura ( Deus sive natura- Dio ovvero natura )e che non fosse una persona come invece viene figurato nel racconto biblico. La Bibbia per Spinoza era poco più che un insegnamento morale ma non conteneva verità appunto rivelate negando quindi il creazionismo e annettendo alla figura di Dio solo l’assenza di costrizioni esterne .
Per queste sue idee fu rifiutato dalla comunità ebraica , estromesso, condannato con parole pesantissime. Per anni e anni continuò a levigare lenti e a sopportare silenziosamente questa abiura. Continuando però a “pensare “, cosa questa che nessuno poteva proibirgli di fare .
In tempi recenti altre condanne sono state sentenziate, altre abiure pronunciate tra le quali ne prendiamo una ad esempio .La fatwa del 1989 nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, per il suo libro “I versi satanici”.Un libro che fu bandito in Iran nel 1988, perché considerato blasfemo. Un anno dopo, l’ayatollah Khomeynī emise una fatwa, chiedendo la morte dello scrittore. “Informo l’orgoglioso popolo dell’islam che l’autore dei ‘Versetti satanici’ che è contro l’islam, il Profeta e il Corano, e tutti coloro che sono implicati nella sua pubblicazione essendo consapevoli del suo contenuto, sono condannati a morte”.La condanna a morte di Rushdie scagliata da Khomeini in realtà non è mai stata eseguita. La reazione di Rushdie è stata quella di blandire l’islamismo con mille distinguo .Quello di Rushde è un esempio moderno anche in questo caso di come le istituzioni intervengono a decretare una specie di morte con le parole se non con strumenti che uccidono materialmente il corpo. In questo caso Khomeini riuscì a rendere “normale” la condanna a morte contro chiunque offendesse l’Islam .
Diversa è la storia di Giordano Bruno sottoposto ad un processo dopo l’arresto avvenuto a Venezia il 23 maggio 1592 ,e trasferito nelle carceri romane dell’Inquisizione il 27 febbraio 1593, condannato con la sentenza del 17 febbraio 1600 al rogo per eresia eseguita in piazza Campo dei Fiori a Roma .
Giordano Bruno si rifiutò fino all’ultimo di abiurare i principi fondamentali delle sue teorie contenute nei suoi innumerevoli scritti.In queste opere dalla “Cena de le ceneri” al “De la causa, principio et uno”, da “De l’infinito, universo e mondi” fino al “De Magia”, il filosofo sostiene che l’universo è infinito, dotato di “intelligenza”, pieno di sistemi solari e forse anche di altre forme di vita, e che non è stato creato da Dio, pur essendone una manifestazione diretta e immediata. Bruno nega anche l’immortalità dell’anima e abbraccia le teorie copernicane sul moto della Terra.
Invitato a farlo Bruno si rifiutò di abiurare tanto che fu condannato a morte e per l’esecuzione di quella condanna l’Inquisizione cedette , per così dire , il condannato al potere laico con uno stratagemma . La condanna dice : “dichiaramo te, fra Giordano Bruno predetto, essere heretico impenitente, pertinace è [et ostinato], et perrciò essere incorso in tutte le censure ecclesistiche et pene [dalli sacri] Canoni, leggi et constitutioni, così generali come[particolari, a] tali heretici confessi, impenitenti , pertinaci et ostinati imposte; et come tale te degradiamo verbalmente et dechiaramo dover essere degradato, sì come ordiniamo et comandiamo che sii attualmente degradato da tutti gli ordini ecclesistici maggiori et minori nelli quali sei constituito, secondo l’ordine dei sacri Canoni; et dover essere scacciato si come ti scacciamo dal foro nostro ecclesistico et dalla nostra santa et immaculata Chiesa, della cui misericordia ti sei reso indegno; et dover esser rilasciato alla Corte secolare, sì come ti rilasciamo alla Corte di voi monsignor Governator di Roma qui presente, per punirti delle debite pene, pregandolo però efficacemenete che voglia mitigare il rigore delle leggi circa la pena della tua persona, che sia senza pericolo di morte o mutilatione di membro.” (3 )
Certo anche in questo caso, tolta la soluzione finale comunque violenta tanto da togliergli la vita , le parole esprimono altrettanta violenza .
Diversissima la storia di Galileo Galilei che fu costretto a rinnegare tutte le sue teorie astronomiche, per cui era stato tacciato di eresia.Galilei aveva, infatti, sovvertito le teorie bibliche, sostenendo l’eliocentrismo, ossia che non fosse la terra, bensì il sole, al centro dell’universo. Teorie, queste, pubblicate nel suo celeberrimo trattato “Dialogo sopra i massimi sistemi”, che ovviamente subì la censura.
Come Giordano Bruno, anche Galileo Galilei fu, dunque, giudicato dal Sant’Uffizio, subendo un duro processo. Fu così costretto a rinnegare le sue idee, obbligato all’abiura nel giugno del 1633. Morirà ad Arcetri, in Toscana, sua terra d’origine, l’8 gennaio 1642, restando sempre fermamente convinto della veridicità delle sue teorie scientifiche. Storica è la frase che Galileo avrebbe pronunciato dopo la sua abiura: “Eppur si muove!”( 4 )
Per Baruch Spinoza e Giordano Bruno non ci sono state riabilitazioni . Per Galileo Galilei, si. solo nel XIX secolo, da parte di papa Pio VII.
(1 )Di questa cerimonia abbiamo una descrizione dello stesso Uriel da Costa.
“Entrai nella sinagoga, piena di uomini e donne, tutta gente convenuta per lo spettacolo. Quando fu il momento, salii sul palco di legno che si trova al centro della sinagoga per la predica e gli altri uffici religiosi, e a chiara voce lessi uno scritto composto da loro: confessavo che ero degno di morire mille volte per quanto avevo commesso – la violazione del sabato, il tradimento della parola
data, violata fino al punto di dissuadere altri ad abbracciare il giudaismo – che intendevo inoltre, ad espiazione dei miei peccati,obbedire a quanto mi ordinavano e adempiere a ciò che mi era comandato, promettendo per il resto di non ricadere in simili malvagità e misfatti. A lettura ultimata, scesi dal palco e si avvicinò a me il reverendissimo parnas presidente, che mi sussurrò di
spostarmi in un angolo della sinagoga. Mi portai in quell’angolo e il custode mi disse di spogliarmi. Denudai il mio corpo fino alla cintola, cinsi il capo con un fazzoletto di lino, mi tolsi le scarpe e alzai le braccia, tenendo con le mani una sorta di colonna. Si avvicinò il custode e con una fascia legò le mie mani a quella colonna. Compiute queste operazioni, il cantore mi fu accanto: con
una sferza di cuoio per trentanove volte percosse i miei fianchi, secondo la tradizione. La Legge prescrive infatti che non si debba superare il numero quaranta, e questi uomini, così superstiziosi (religiosi, nell’originale latino) e osservanti, si guardano bene che non accada loro di sbagliare in eccesso. Mentre mi si percuoteva veniva cantato un salmo.
Terminata la flagellazione, sedetti a terra e si avvicinò il predicatore o hakam (quanto sono ridicole le faccende umane), il quale mi liberò dalla scomunica. A quel punto mi si spalancò quella porta del cielo che prima, serrata da fortissimi catenacci, non permetteva che mi affacciassi all’ingresso ed entrassi. Subito dopo, mi vestii e mi portai fuori, all’entrata della sinagoga. Mi stesi a terra. Il
custode teneva sollevato il mio capo. A questo punto, tutti quelli che scendevano le scale per uscire dalla sinagoga, mi scavalcano: alzavano un piede e passavano sopra le mie tibie. Quest’azione fu compiuta da tutti, bambini e vecchi (non ci sono scimmie che possano offrire agli occhi degli uomini azioni più indecenti o gesti più risibili). Ad operazione conclusa, quando non restava più
nessuno, mi alzai da terra; ripulito dalla polvere da colui che mi assisteva (nessuno dica che costoro non mi abbiano onorato:mentre infatti mi percuotevano con lo staffile, piangevano e lisciavano il mio capo), mi rifugiai in casa.
Cfr. Uriel da Costa e l’ Exemplar humanae vitae, di Omero Proietti, Quodlibet ed. 2005, pp.159-161.
( 2)Il 27 luglio 1656 fu data lettura di un testo in ebraico di fronte alla volta della sinagoga
dell’houtgracht: un documento di cherem (bando o scomunica), gravissimo e mai revocato-Questo il testo integrale .
« I Signori del Mahamad rendono noto che, venuti a conoscenza già da tempo delle cattive opinioni
e del comportamento di Baruch Spinoza, hanno tentato in diversi modi e anche con promesse di
distoglierlo dalla cattiva strada. Non essendovi riusciti e ricevendo, al contrario, ogni giorno informazioni sempre maggiori sulle orribili eresie che egli sosteneva e insegnava e sulle azioni mostruose che commetteva – cose delle quali esistono testimoni degni di fede che hanno deposto e
testimoniato anche in presenza del suddetto Spinoza – questi . stato riconosciuto colpevole. Avendo
esaminato tutto ciò in presenza dei Signori Rabbini, i Signori del Mahamad hanno deciso, con
l’accordo dei Rabbini, che il nominato Spinoza sarebbe stato bandito (enhermado) e separato dalla Nazione d’Israele in conseguenza della scomunica (cherem) che pronunciamo adesso nei termini che seguono: Con l’aiuto del giudizio dei santi e degli angeli, con il consenso di tutta la santa comunità e al cospetto di tutti i nostri Sacri Testi e dei 613 comandamenti che vi sono contenuti, escludiamo, espelliamo, malediciamo ed esecriamo Baruch Spinoza.
Pronunciamo questo herem nel modo in cui Giosuè lo pronunciò contro Gerico. Lo malediciamo
nel modo in cui Eliseo ha maledetto i ragazzi e con tutte le maledizioni che si trovano nella Legge.
Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, quando entra e quando esce. Che l’Eterno non lo perdoni mai. Che l’Eterno accenda contro quest’uomo la sua collera e riversi su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge; che il suo nome sia per sempre cancellato da questo mondo e che piaccia a Dio di separarlo da tutte le tribù di Israele affliggendolo con tutte le maledizioni contenute nella Legge. E quanto a voi che restate devoti all’Eterno, vostro Dio, che Egli vi conservi in vita. Sappiate che non dovete avere con Spinoza alcun rapporto n. scritto n. orale. Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti. »
(Emilia Giancotti Boscherini, Baruch Spinoza 1632-1677,Dichiarazione rabbinica autentica datata
27 luglio 1656 e firmata da Rabbi Saul Levi Morteira ed altri, Roma, Editori Riuniti 1985, p. 13..)
https://leandropetrucci.files.wordpress.com/2020/01/la-scomunica_b.-spinoza.pdf
anche in H. Méchoulan, Gli ebrei di Amsterdam all’epoca di Spinoza, ECIG, Genova, 1991, pp. 145-146
( 3 )Era stato denunciato da Giovanni Macenigo. Ecco il testo della prima delle tre denunce : “”Venezia, 23 maggio 1592. Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia… Denuncio, per obbligo della mia coscienza e per ordine del mio confessore, di aver sentito dire a Giordano Bruno che è bestemmia grande quella dei cattolici di dire che il pane diventa carne; che lui è nemico della Messa; che nessuna religione gli piace; che Cristo fu un tristo figuro; e che faceva miracoli apparenti; e ch’era un mago. Ha detto che la Vergine non può aver partorito; che la nostra fede cattolica è tutta piena di bestemmie contro la maestà di Dio; che bisognerebbe togliere la parola e i soldi ai frati perché imbrattano il mondo; che sono tutti asini; e che le nostre opinioni sono dottrine da asini… Di tutto questo ho voluto dar conto a Voi Padre Molto Reverendo perché giudichi del fatto, secondo prudenza e secondo la vostra santa mente….”
V. Spampanato, Vita di Giordano Bruno, Gela editrice, Roma, 1988
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno, Salerno editrice, Roma 1993
F, Papi, Antropologia e civiltà nel pensiero di Giordano Bruno, La Nuova Italia, Firenze, 1968
M. Ciliberto, Giordano Bruno, Laterza, Bari, 1990
A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Bari, 1995 (ed. or. 1964)
J. Bossy, Giordano Bruno e il mistero dell’ambasciata, Garzanti, Milano, 1992
S. Ricci, Giordano Bruno, Salerno editrice, Roma, 2000
M. D’Amico, Giordano Bruno, Piemme, Casale Monferrato, 2000
A. Tedeschi, Il giudice e l’eretico, Vita e Pensiero, Milano , 1997
A. Prosperi, Tribunali della coscienza, Einaudi, Torino, 1996
N. Benazzi – M. D’Amico, Il libro nero dell’Inquisizione, Piemme, Casale Monferrato, 1998
( 4 )Di seguito l’abiura del Galilei: Io Galileo, figlio di Vincenzo Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Eminentissimi e Reverendissimi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l’eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la Santa Cattolica e Apostolica Chiesa. Ma perché da questo Santo Officio, per aver io, dopo d’essermi stato con precetto dall’istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il Sole sia centro del mondo e che non si muova, e che la Terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né insegnare in gualsivoglia modo, né in voce né in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d’essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l’istessa dottrina già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto che il Sole sia centro del mondo e imobile e che la Terra non sia centro e che si muova; pertanto, volendo io levar dalla mente delle Eminenze Vostre e d’ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l’avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d’eresia lo denonziarò a questo S. Offizio, o vero all’Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò. Giuro anco e prometto d’adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo Santo Officio imposte; e contravenendo ad alcuna delle mie dette promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da’ sacri canoni e altre costituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Così Dio m’aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani. Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel Convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633. Io Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria”.