Ultime Notizie

” JACOPA DEI SETTE SOLI DELLA FAMIGLIA FRANGIPANE ” – PROF.SSA GABRIELLA TORITTO

0

Redazione-  I Frangipane erano un’antica casata baronale, presente nelle vicende romane tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo. Forse fu originaria della famiglia “de Imperatore”, risalente al decimo secolo. Infatti in un documento del 1014, relativo all’Abbazia di Farfa, si legge “Leo qui vocatur Frangipane…” Inoltre il placito attesta che sin dagli inizi dell’anno mille i Frangipane avevano raggiunto una posizione di un certo rilievo. Le loro case erano fra il Circo Massimo, Santa Maria Nova e il Colosseo e fin dal dodicesimo secolo si divisero in più rami: “de Chartolaria, de Settizonio e de Gradelli”.

Come i Pierleoni, con cui erano imparentati, i Frangipane acquisirono credito e favori in seguito alla Riforma ecclesiastica dell’undicesimo secolo.

Inizialmente la famiglia apparve piuttosto unita, data l’identità di interessi e di programmi. In seguito l’armonia familiare venne a scemare. E col passare del tempo i dissidi divennero sempre più profondi tanto che le divergenze fra congiunti si fecero insanabili poiché i Frangipane, propriamente detti, si trovarono alleati dell’impero, mentre i Pierleoni si schierarono sempre più a favore della Santa Sede. Pur appartenendo alla stessa stirpe, i Frangipane rappresentarono le inclinazioni degli aristocratici mentre i Pierleoni furono la tipica espressione degli interessi del più modesto centro cittadino.

I Frangipane, oltre che con i Pierleoni, si scontrarono anche con gli Annibaldi che nel tempo finirono per prevalere. Fin dal tredicesimo secolo essi tuttavia furono espressione della volontà e della potenza del casato ed ebbero parte nella scelta dei pontifici eletti nel dodicesimo e tredicesimo secolo.

Dopo la morte di Papa Innocenzo III passarono dalla parte di Federico II ma ben presto Gaetano Frangipane cambiò le sorti della famiglia concorrendo nel 1268 alla cattura di Corradino di Svevia, figlio dell’imperatore scevo, lo “Stupor mundi”. Ciò evidenzia come questa famiglia ebbe un destino vario e non fu legata soltanto a Roma.

Nel casato si distinsero alcune donne. Ad esempio appartenne ad un ramo principale della famiglia la coraggiosa guerriera Altruda, la quale, unitasi in matrimonio con Ranieri de’ Cavalcanti, signore di Bertinoro, contribuì alla salvezza di Ancona, assediata dalle truppe germaniche di Cristiano di Magonza nel 1174. La stessa famiglia, che risiedeva presso il Settizonio e che pertanto fu denominata anche dei Sette Soli, divenne famosa per la leggiadra figura di Jacopa dei Normanni, detta anche dei Sette Soli, buon amica di San Francesco d’Assisi.

Nelle case della Roma medioevale le famiglie blasonate erano ricordate altresì perché legate al nome di animali in loro possesso e a cui tenevano moltissimo. Allora, come oggi, gli animali costituivano una sorta di status symbol per le stirpi nobiliari. La famiglia Frangipane ad esempio fu legata al ricordo edificante dell’agnello, tramandatoci nel noto racconto di San Bonaventura da Bagnoregio, grande filosofo, generale dell’Ordine dei Minori, nonché autore di un’importante vita su Francesco d’Assisi, racconto riferito anche dalla Legenda Antiqua Perusina.

L’episodio si riferisce al 1209-1210, periodo in cui Francesco assieme ai suoi compagni (una dozzina di persone) partì da Assisi alla volta di Roma, dove tornò spesso per compiere visite “ad limina sancti Petri” (al fine di incontrare e conoscere Papa Innocenzo III e poi gettare le basi dell’Ordine Francescano).

Durante uno di quei soggiorni romani, forse durante il periodo in cui avvenne l’incontro storico fra il poverello d’Assisi e il pontefice, oppure in uno degli altri soggiorni della stessa epoca – così scrive San Bonaventura – una persona che conosceva la predilezione di Francesco per gli animali, in particolare per l’agnus, simbolo della pazienza umile e innocente, gli diede in dono un agnellino che divenne subito molto caro al Santo, il quale lo tenne sempre accanto a sé, finché rimase a Roma.

Sempre San Bonaventura racconta che nel momento in cui la comitiva di Francesco fu costretta alla partenza definitiva per il ritorno in terra umbra, il fondatore dell’Ordine dei Minori si vide costretto a lasciare il caro dono, che non pensò di abbandonare, scegliendo come suis socis Jacopa dei Sette Soli, nobildonna premurosa e di cuore, che prese l’agnus con sé in ricordo del caro amico Francesco e della sua permanenza nell’urbe.

Jacopa sarebbe stata ignorata da noi e dalla storia se il suo nome non fosse stato legato al figlio di Pietro Bernardone, cioè a Francesco, e se non avesse condiviso sia con Santa Chiara sia con la madre dell’Assisiate il privilegio di essere una delle poche donne vicinissime all’autore del “Cantico delle Creature”. Di lei si sono occupati, sebbene con intenti diversi, padre Edwouard d’Alencon e lo storico Pietro Fedele.

Stando a “Vita seconda” di Tommaso da Celano e a “Liber de laudibus” e “Liber de miracoli” di Bernardo di Besse, Jacopa, buon’amica di Francesco, nacque intorno al 1190 e si sposò intorno al 1209-1210 con Graziano Frangipane da cui ebbe tre figli: Giovanni, un secondo figlio morto prematuramente il cui nome fu Giacomo, come quello della madre, e più tardi Graziano, nato subito dopo l’improvvisa morte del consorte, tanto da dargli il nome del padre.

Di lei si narra ancora che nel 1217, poiché tutrice dei suoi figli, ebbe una vertenza con la Santa Sede relativamente a dei beni di famiglia e che nel 1226 , ancora in vita, assieme ai suoi due discendenti, Giovanni e Graziano, ormai adolescenti, si sarebbe recata ad Assisi dove era stata chiamata per assistere Francesco negli ultimi momenti della sua malattia. In Assisi ebbe la ventura di morire dopo del Santo e lì fu sepolta non lontano dalla tomba dell’Assisiate. Sul suo sepolcro si legge il seguente epitaffio: “Hic requiescit Jacoba sancta nobilisque Romana”. 

Ancora oggi nella chiesa inferiore della Basilica di Assisi, dedicata a Francesco, dov’è la cripta in cui sono conservate le spoglie del Santo e dei suoi più stretti confratelli, si può scorgere un pallido affresco (sopra la tribuna dal lato del Vangelo) in cui appare una figura di donna (si presume Jacopa) vestita dell’abito della Penitenza con in mano la tonaca da lei tessuta e portata a Francesco morente, mentre dall’alto si scorge un angelo che sembra indicarle il cammino.

Jacopa Frangipane fu importante nella vita del Santo umbro ed è confermato da un altro particolare secondo cui Francesco assicurò di conoscere in volto due sole donne: Chiara e Jacopa, rappresentata nell’immagine sbiadita dell’affresco.

Jacopa fu vicina al poverello d’Assisi fin dal primo momento in cui lo conobbe. Fu il cardinale diacono di Santa Lucia in Settizonio, Leone Brancaleone, amico e protettore di Francesco Bernardone, a favorire l’incontro fra la patrizia romana e il Santo. La successiva amicizia fra i due giovani si mantenne salda fino al 1226, anno in cui Francesco morì. Jacopa si avvicinò a lui; abbracciò l’ideale di povertà e di fratellanza, predicato dal Santo. Divenne molto amica dei Francescani di Roma e contribuì al mantenimento dell’ospizio di San Biagio, prima dimora dei Minori romani.

Lo stesso Frate Leone, assieme a Tommaso da Celano e a Bernardo di Besse, ci ha tramandato come il figlio di Bernardone, quando si recava a Roma, fosse sempre ben accolto presso l’aristocratica casa dei Frangipane. Lì Francesco fu di volta in volta assistito. Lì si rifocillò quando ne ebbe tempo e quando riuscì a conciliare i suoi numerosi e severi doveri con qualche piccolo piacere, come ad esempio la cucina di Jacopa che, sembra, fu una brava cuoca tanto che Francesco gradì non solo i vari saporiti manicaretti quanto piuttosto i dolci. Sia ben chiaro che Francesco sacrificò la sua esistenza con estenuanti digiuni, con mortificazioni e purificazioni di ogni genere, sebbene non avesse disdegnato qualche piccolo piacere della tavola.

Dalle testimonianze pervenute sembra che fu proprio Francesco a richiedere i dolci di Jacopa negli ultimi giorni della sua vita. I dolci, preparati con impasto di mandorle, farina e miele, erano chiamati “mortaroli” o “mortarioli”, gli attuali “mostaccioli”. E Jacopa glieli portò assieme ad una tunica, preparata con il vello di lana di quell’agnellino che Francesco le aveva affidato e che lei aveva così amorevolmente accudito. Gli portò inoltre un cuscino perché il Santo, moribondo, vi appoggiasse il capo, dell’incenso, tanta cera per fare candele e un sudario per velare il capo del Santo morto.

Jacopa morì circa dieci anni dopo San Francesco, intorno al 1236. Fu sepolta nella Basilica di Assisi, non lontana dal Santo, suo fratello in Cristo.

I figli della nobildonna romana furono anch’essi molto generosi in lasciti e donazioni alla Chiesa di Roma. Acclarate le proprietà concesse da Giovanni Frangipane alla Porziuncola.

F.to Gabriella Toritto

Commenti

commenti