” L’ ABRUZZO RACCONTATO , CANTATO , MIMATO , BALLATO . STORIE DI MAPPE E RESOCONTI VIAGGIATORI ANTICHI E MODERNI ” DI VALTER MARCONE
Redazione- Forse si rimane un poco sorpresi, percorrendo la Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani per raggiungere la Cappella Sistina, davanti ad una mappa che racconta con le sue immagini quella che è stata la storia dell’Abruzzo con i suoi luoghi abitati da “antiqui samnites, praecutini, pinnenses, frentani, peligni, marruccini, furconienses, amiternini et vestini”.
C’è un poco di Abruzzo e un pezzo di storia dei monti e delle valli dell’ aquilano nella Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani. Un corridoio sulle cui pareti sono esposte le antiche mappe delle regioni italiane. Non un semplice percorso, fatto comporre da papa Gregorio XIII tra il 1580 e il 1585, necessario per raggiungere la Cappella Sistina ma una testimonianza sulle regioni della penisola italiana .
Sulla carta abruzzese sono riportati anche gli attuali comuni delle aree interne aquilane, un tempo appartenenti come ci dice la storia agli “antiqui samnites, praecutini, pinnenses, frentani, peligni, marruccini, furconienses, amiternini et vestini”.
Solo per guardare alla provincia di L’Aquila sulla carta si leggono i nomi di Molina Aterno, Acciano, Castelvecchio Subequo, San Benedetto in Perillis, Fontecchio ma anche la città di L’Aquila. Il Sannio, la Maiella, le terre marsicane, la valle Peligna la valle dell’Aterno e poi le terre dei Pretuzi ,dei Maruccini, dei Frentani .Mentre in corrispondenza sul soffitto si vedono raffigurati personaggi come Ovidio e Celestino V. L’affresco sulla volta mostra la carovana del Conclave che sale sul Monte Morrone, dove nell’eremo di S. Onofrio vive Fra Pietro Angelerio, che sceglierà il nome di Clestino V, per comunicargli la decisione del Conclave di Perugia che lo ha eletto Papa. (“S. Petrus de Murano anacoreta in pontificem eligitur “).
La Galleria delle Carte Geografiche è un corridoio di 120 metri di lunghezza e sei di larghezza. Contiene quaranta carte delle varie regioni d’Italia, ciascuna con le mappe delle principali città, Quaranta tavole geografiche realizzate nel 1581 sotto la supervisione del cosmografo, geografo e matematico perugino Egnazio Danti che insegnava all’università di Bologna, dove era collega del papa Gregorio XIII che gli commissionò l’impresa.
Oggi che non si studia più la geografia come una volta poter guardare queste mappe rincuora perchè rinunciando a questo studio si è persa una grande sensibilità in termini di conoscenza ma soprattutto si è rinunciato alla memoria di una grande storia. Quella del disegno delle mappe del nostro pianeta che rappresentò un’attività importante delle esplorazioni. E anche di quella particolare possibilità di studiare la Storia attraverso la geografia. La geografia della Storia.
Anassimandro, Pitagora e Aristotele basandosi sulla sfericità della Terra abbozzarono un primo metodo per disegnare carte geografiche. Il cammino per arrivare alla cartografia moderna è stato lungo. Dalla Mappa Mundi babilonese che è la più antica mappa mai ritrovata che rappresenti il mondo intero (così come conosciuto nell’VIII secolo a.C. dai babilonesi), alla moderna cartografia composta da carte generali ( continenti o parte di essi ) ,carte corografiche che rappresentano uno Stato e carte topografiche che rappresentano una città , i cartografi hanno utilizzato a volte la fantasia, a volte i ricordi personali, a volte le testimonianze. Insomma con il tempo le carte geografiche sono arrivate a mettere insieme un’accumulazione del sapere appunto geografico notevole. Un viaggio nel tempo e nello spazio che racconta l’evoluzione dell’uomo ma anche la nascita del paesaggio e dell’uso della natura. Indicare , nominare ,costruire sono i gesti e le azioni più importanti attraverso le quali ci è pervenuto un patrimonio paesaggistico e architettonico che abbiamo il dovere di conservare , salvaguardare e valorizzare. I moderni sistemi di ricognizione tra cui Google map e tutti gli altri strumenti a disposizione in questo campo ci convincono che lo studio della geografia , di questo particolare ramo della geografia, rimane ancora uno strumento valido di sapere e di conoscenza.
Dobbiamo riconoscenza a cartografi come il navigatore, cartografo e astronomo,Martin Behaim nato a Norimberga il 6 ottobre 1459. ricordato e conosciuto per il suo Erdapfel, il più antico globo terrestre arrivato fino ai nostri giorni realizzato nel 1492; al matematico e astronomo fiammingo Gerhard Kremer, detto ‘Mercatore’, nato il 5 marzo 1512 a Rupelmonde, in Belgio per il suo innovativo sistema di proiezione cartografica; il matematico e cartografo olandese che influenzò l’astronomia e la geografia con le proprie conoscenze aritmetiche e geometriche Jemme Reinerszoon Frisius, nato nel 1508 a Dongeradeel, ex-municipalità dei Paesi Bassi; Peter Anich, cartografo austriaco noto soprattutto per l’Atlas Tyrolensis, uno dei più rilevanti risultati cartografici internazionali del XVIII secolo che utilizzò i progressi della trigonometria ;Carl Friedrich Gauss che nel 1818, incaricato di realizzare il rilevamento geodetico del Regno di Hannover, elaborò la proiezione cilindrica trasversale, detta appunto proiezione di Gauss. Più comunemente nota come Universal Transverse of Mercator (UTM) che è, ad oggi, la proiezione più usata, sia in ambito nazionale che internazionale.
Cartografi ma anche esploratori . Solo per ricordarne alcuni : da Cristoforo Colombo, a Vasco Da Gama a James Cook che hanno affascinato la fantasia dei secoli successivi al compimento delle loro avventure, dei solo avventurosi viaggi testimoniati da resoconti e diari . Cristoforo Colombo, Giovanni Caboto e Amerigo Vespucci che scoprendo l’America aprirono le porte ad una nuova epoca ; Vasco da Gama che fu il primo europeo a solcare l’Oceano Indiano verso l’Asia, mentre Ferdinando Magellano e Francis Drake circumnavigarono il globo.
Non studiare più la geografia dunque allarma e delude . La speranza è che si torni a riconsiderare questa disciplina e a reinserirla nei curriculum scolastici.
Il richiamo alla Galleria delle mappe nei Musei vaticani dopo questa digressione sullo studio della geografia e soprattutto delle storia della cartografia ci induce a continuare la nostra riflessione su come , nel tempo, l’Abruzzo sia stato l’oggetto non solo delle rappresentazione nelle mappe come quella esposta nella Galleria citata ma come è’ stato raccontato, cantato e mimato da una schiera di aedi , scrittori, poeti e musicisti .
Per esempio da Giorgio Manganelli che nel capitolo “Lenta ostinazione del tempo” della sua “La favola pitagorica – Luoghi italiani “ a cura di Andrea Cortellessa , Piccola Biblioteca Adelphi, 2007, dice : “Tutto l’Abruzzo è intriso di tempo; è un luogo che lentamente si spoglia del proprio passato, che custodisce una storia difficile, scabra.” Un libro che parla diffusamente di Firenze e oltre alla Toscana anche l?emilia, le Marche e il Sud , in particolare l’Abruzzo, «grande produttore di silenzio», dove – ci rivela Manganelli – i monumenti stanno incastonati come gigantesche pietre di un torrente ormai asciutto e immobile, e il Parco Nazionale è un témenos, documento di una vita perduta, appartata e scostante.
Ma non è solo Giorgio Manganelli che si occupa di questo silenzioso Abruzzo. C’è anche Carlo Emilio Gadda che nel 1934 viaggia per la regione come inviato della Gazzetta del Popolo. Di quel resoconto ne parla Errico Centofanti che termina la sua lunga analisi così : “ «I sei articoli apparsi sul quotidiano torinese, insieme con altri materiali gaddiani verranno poi raccolti in volume per la prima volta nel 1939 presso i Fratelli Parenti di Firenze, inaugurando l’intitolazione Le meraviglie d’Italia. In quell’occasione, Gadda aggiunge note di non trascurabile entità e modifica alcuni titoli: La filovia del Gran Sasso d’Italia diventa La funivia della neve, Antico vigore del popolo d’Abruzzo viene trasformato in Le tre rose di Collemaggio, Fatti e miti della Marsica nelle fortune dei suoi antichi patroni esibisce l’accezione tronca de’ in luogo dell’originario dei. I testi d’ispirazione abruzzese, però, sono sette. L’ultimo, Verso Teramo, non ha mai trovato la strada d’una tipografia di giornale, il che appare perfettamente comprensibile, una volta che lo si sia letto. Certamente contemporaneo degli altri sei testi, esso diventerà noto solo nel 1943, con la pubblicazione nel volume Gli Anni».
L’Abruzzo dunque. Raccontato, cantato, mimato. Per venire agli autori nostri contemporanei : Ignazio Silone per esempio . La cui Marsica essenzialmente circoscritta alla conca del Fucino, alle montagne che la circondano e ai centri che sorgono a valle di quelle montagne come Pescina, dove Silone era nato, Luco, Trasacco , Ortucchio ,San Benedetto, Collarmele, Cerchio ,Celano e i suoi abitanti che sfida il mito della “cartolina” e descrive la vita dei “cafoni “ con accenti oltremodo realistico.
Per non tralasciare l’Abruzzo dei romanzi e delle commedie di Gabriele D’Annunzio che ci ha raccontano una terra immaginifica in cui pastori, armenti, monti, fonti di acque cristalline son una intensa magia che solo D’Annunzio poteva rappresentare con il suo stile, Lo stesso di un cantore come Francesco Paolo Tosti che ai testi di D’Annunzio ha aggiunto melodie immortali. E per finire in questa breve disamina con artisti come Teofilo Patin (1840-1906)i di Castel di Sangro ma anche Francesco Paolo Michetti ( 1851-1929)uno dei protagonisti del panorama artistico italiano e internazionale del secondo Ottocento e primo Novecento .
Dell’Abruzzo si sono occupati i cosiddetti “viaggiatori stranieri”. Su questa esperienza c’è stato un interessante convegno che negli atti consegna pregevoli relazioni che studiano appunto questa moda del Tour ma soprattutto richiamano l’attenzione su quanto questi viaggiatori hanno osservato dell’Abruzzo di quel tempo lasciandoci delle testimonianze importati. Nobili stranieri e giovani di buona famiglia sceglievano questo Tour, divenuto una moda per una specie di iniziazione alla vita , una formazione necessaria
“Il viaggio di ‘istruzione’ non resta tuttavia appannaggio della sola gioventù europea. Esso, inteso più largamente come viaggio di formazione, interessa da vicino la schiera dei tutors , spesso scelti tra gli artisti, i letterati, gli uomini di cultura che, privi di mezzi materiali, erano provvisti di quel saggio discernimento da somministrare ai loro giovani signori. Fu questo una sorta di mecenatismo moderno, grazie al quale un gruppo davvero notevole di artisti o amatori d’arte godette della possibilità non solo di apprendimento ma anche di scambio. Il commercio intellettuale, favorito dall’incontro, si rispecchiò poi nel commercio di oggetti, opere d’arte, vedute, che cominciarono a circolare tra paesi visitati e madrepatria ampliando le possibilità di confronto e realizzando, in concreto, l’idea universalistica della cultura che l’uomo europeo sentiva come necessaria. “(1)
Come accennavo su quei resoconti si tenne un convegno . Nel 1976 videro la luce per i tipi della Edigrafital di Teramo gli Atti del Terzo Convegno sui Viaggiatori Europei negli Abruzzi e Molise nel XVIII e XIX secolo,contenenti contributi di illustri studiosi italiani ed europei anche nel campo demologico.
Questi scritti aprirono orizzonti insospettati sul patrimonio etno anropologico abruzzese del XVIII e XIX secolo, contenuto in resoconti che spaziano fino agli anni trenta del ‘900, quando il completamento della rete ferroviaria regionale con l’inaugurazione del tratto Sulmona- Castel di Sangro- Isernia, avvenuta nel settembre del 1898, rese possibile un maggior flusso di viaggiatori provenienti da ogni angolo d’Europa.
I viaggiatori europei che raggiungono le varie località abruzzesi per osservare e studiare ‘sul campo’ manifestazioni demologiche tuttora assai vive, sono per lo più storici ed antropologi culturali inglesi, i cui preziosi contributi appaiono nel prestigioso periodico The Anglo-Italian Review, edito a cura della Scuola Britannica di Roma. E proprio da Roma parte diretto a Sulmona la domenica del 2 maggio 1909 Thomas Ashby, il quale tre anni prima era stato nominato Direttore del prestigioso Istituto Britannico di Roma. La sua meta principale era Pratola Peligna, dove lo studiosi si reca per assistere alla processione della Madonna della Libera, già nota al pubblico inglese perché sulla rivista Folk-lore era apparso agli inizi del ‘900 un articolo di M. Harrison sui riti di incubazione ( A survival of incubation) da parte dei pellegrini che sostavano la notte della vigilia della festa nel Santuario di Pratola Peligna (2)
Un contributo agli studi su questo fenomeno dei viaggiatori stranieri in Abruzzo è rappresentato dall’opera di Franco Cercone che ha tradotto le opere dei viaggiatori tesdeschi . Gli studiosi tedeschi che si appoggiano al famoso Istituto di Corrispondenza Archeologica Germanica fondato a Roma nel 1829, sono anche storici dell’oreficeria e dell’arte ma sono attratti dal Lago di Fucino ed in particolar modo dai Campi Palentini, presso Scurcola, dal ricordo di un evento prettamente storico, perché qui avvenne come è noto la storica battaglia che decise le sorti di Corradino e della dinastia sveva in Italia.
“Impressioni d’occhio e di cuore” è il sottotitolo di un racconto del giornalista e critico d’arte ferrarese Primo Levi (Ferrara, 1853 – Roma, 1917), pubblicato nel 1882 e scritto dopo un viaggio compiuto in Abruzzo.
Il titolo principale del racconto, “Abruzzo forte e gentile”, è diventato un motto popolare perchè ben descrive il carattere degli abruzzesi .
Una collana di dodici volumi sulla migliore letteratura di viaggio dedicata all’Abruzzo è una iniziativa di Ianieri Edizioni con il patrocinio de I Parchi Letterari – Paesaggio Culturale Italiano e de I Borghi piu’ belli d’Italia Comete Scie d’Abruzzo
A cura di Peppe Millanta (3 )questa iniziativa viene descritta dall’editore sulla sua pagina web come segue : “ Tanti sono stati i nomi storici che hanno attraversato l’Abruzzo: che questa regione fosse uno scrigno inesauribile di tesori e paesaggi, oltre che luogo di grandi imprese, lo raccontano le pagine che grandi letterati e viaggiatori hanno lasciato come testimonianza del loro passaggio. Da Edward Lear a Maud Howe, da Ferdinand Gregorovius ad Anne MacDonell; e ancora, nei loro appunti di viaggio e nei loro scritti raccontano molto anche personaggi quali Ugo Ojetti ed Alberto Savinio, Uys Krige e lo stesso Primo Levi, per citarne solo alcuni. Tra questi avventurieri ci fu anche Alexandre Dumas, scrittore tra i più importanti di sempre, che in più di un’occasione prese ispirazione dalla terra abruzzese per raccontare le sue storie: oggi il futuro si è spostato altrove, ma il racconto di Dumas restituisce la meraviglia di quel tempo, attraverso uno degli sguardi più significativi dell’Ottocento europeo proprio nel momento in cui tra le aspre montagne di questa terra si realizzava un miracolo di ingegneria ossia il prosciugamento del Fucino. Comete – Scie d’Abruzzo” inizia il suo viaggio dalla singolare esperienza di Alexandre Dumas, appunto. Ogni uscita vedrà una personalità di spicco introdurre l’argomento: si parte dunque con il primo numero la cui prefazione è della scrittrice Dacia Maraini, mentre Michela D’Isidoro ha curato l’introduzione, e raccoglie gli scritti di Dumas nel suo viaggio nel Fucino, in un racconto di metà Ottocento; è noto infatti che Dumas non sostasse per lungo tempo né in un luogo, né portava avanti una professione a lungo, inventandosi prima copista, poi soldato, poi politico. “
Dalle Mappe dei Musei Vaticani ai resoconti dei viaggiatori stranieri del Settecento, ai moderni scrittori e artisti , l’Abruzzo mimato, cantato, ballato si apre allo sguardo del visitatore con tutto il suo fascino. Che è in definitiva il fascino di una terra vissuta da pastori come l’Aligi dannunziano o dai cafoni siloniani. Una terra di aspri rupi ma anche di dolci colline degradanti verso il mare .Un mondo in cui alligna l’olivo e la vite ma che si sporge anche sul mare con i suoi trabocchi. Un mondo di pastori, contadini, pescatori ma anche artigiani artisti come i ceramisti di Castelli .Paesaggi dell’uomo e della natura che costituiscono il dna di una terra ricca di valori che si esprimono anche antropologicamente in usi, costumi, religiosità che dal passato vanno verso il futuro per arricchire ulteriormente una memoria ,la memoria proprio di quegli scritti e di quelle opere che abbiamo ricordate in questa riflessione. Una memoria che è patrimonio da consegnare alle generazioni per un futuro migliore.
(1)https://grandtour.bncf.firenze.sbn.it/racconto/tradizione-del-grand-tour/la-nascita-del-grand-tour
(2 )Sulle ‘escursioni’ compiute in Abruzzo da T. Ashby in tale periodo cfr. Sagre e feste d’Abruzzo, a cura di M. Concetta Nicolai; Ediz. Menabò, Ortona 1995.
( 3 )Collana “Comete. Scie d’Abruzzo” diretta da Peppe Millanta
Piano dell’opera:
1. Alexandre Dumas Viaggio nel Fucino
Il viaggio audace di uno degli scrittori più importanti di sempre, sulle tracce del prosciugamento del Fucino.
2. Ugo Ojetti Una settimana in Abruzzo
Giornalista e appassionato d’arte, una serie di articoli che parlano degli antichi mestieri d’Abruzzo e delle sue nascoste bellezze artistiche.
3. Ferdinand Gregorovius Passeggiate per l’Abruzzo
Uno dei massimi storici di sempre, in Abruzzo sulle tracce di Corradino e della battaglia di Tagliacozzo.
4. Maud Howe Diario di una viaggiatrice
Alla scoperta della Valle del Sagittario grazie all’inaugurazione della ferrovia a fine ’800.
5. Estella Canziani Attraverso gli Appennini
Un viaggio alla scoperta di riti e antiche tradizioni d’Abruzzo compiuto da due donne pionieristiche.
6. Alberto Savinio Dico a te, Clio
Uno degli scrittori più importanti del ’900, in viaggio in Abruzzo tra i sacro e il profano.
7. Edward Lear Escursioni illustrate negli Abruzzi
Il visionario scrittore inglese, innamorato dell’Abruzzo, in un viaggio che lo porterà a scoprire i suoi luoghi più inaspettati.
8. Giovanni Cena Visioni d’Abruzzo
L’indagine e l’occhio di un poeta sulla condizioni di vita nella Marsica.
9. Anne MacDonell Negli Abruzzi
L’Abruzzo raccontato con la delicatezza femminile e lo sguardo senza pregiudizi di una donna innamorata dell’Abruzzo.
10. Serafino Razzi Viaggi in Abruzzo
La cronaca di un frate nell’Abruzzo del ’500, attraverso monasteri e religione.
11. Uys Krige Libertà sulla Maiella
La fuga durante la seconda guerra mondiale dello scrittore sudafricano, attraverso scorci Maiella e umanità unici.
12. Primo Levi Abruzzo forte e gentile
Il libro dove nacque “l’Abruzzo forte e gentile”, la formula più riuscita per raccontare un’intera regione.