” CHRISTINE DE PIZAN ” – PROF.SSA GABRIELLA TORITTO
Redazione- Christine de Pizan, come Isotta Nogarola, fu una delle più importanti scrittrici di tutta l’età medievale, se non la più menzionata.
Nacque intorno agli anni settanta della quattordicesimo secolo ma raccolse i frutti del suo notevole lavoro soprattutto nel secolo successivo. Si spense nel 1430, alcuni decenni prima dell’illustre collega veronese Isotta Nogarola.
Christine nacque in Italia, a Pizzano, non lontano da Bologna. Il suo nome fu francesizzato in seguito alle vicende di vita vissuta prevalentemente in Francia.
A raccontare la sua storia francese fu la stessa autrice nell’opera “Avision” del 1405 in cui Christine ci offre molteplici informazioni sia sulla propria famiglia sia sulla sua stessa persona.
I genitori erano nobili. Il padre Tommaso era nato a Pizzano, mentre la madre era di Venezia. Pur essendo nata nel bolognese, Christine fu presto condotta nella città lagunare, dove il padre, già professore presso il glorioso ateneo petroniano, fu molto apprezzato per l’autorità delle sue scienze. Egli infatti era studioso di Medicina e anche di Astrologia, da lui coltivata a livello rigorosamente scientifico.
Il padre di Christine fu molto stimato da Carlo V, il Saggio di Francia, che lo volle a Corte, promettendogli oltre al sostentamento della famiglia, ottime condizioni di impiego che avrebbero consentito a lui e ai suoi una vita tranquilla e agiata.
Christine giunse con la propria famiglia a Parigi quando era ancora infante e crebbe all’ombra della casa reale di Francia. Fu poi data giovanissima in sposa ad Etienne Castell, segretario di re Carlo V. I primi tempi del suo matrimonio trascorsero serenamente. Più tardi purtroppo le cose peggiorarono. Perse il padre e, a causa di una grave pestilenza, anche il marito. Sicché Christine, che aveva studiato con molto profitto e amava scrivere, dovette affrontare gravi difficoltà economiche, palesatesi sin dopo la scomparsa del proprio genitore.
Nel frattempo sul trono di Francia a Carlo V successe Carlo VI il quale non riconfermò a Tommaso le condizioni che gli erano state promesse, per cui Christine, non potendo più contare sui precedenti privilegi, all’età di venticinque anni dovette prendersi cura oltre che dei suoi tre figli anche della madre ormai vedova e sola.
Iniziò allora a lavorare come copista e miniaturista di corte. Cercò di ricavare il più possibile dalle proprietà del padre e del marito. Cominciò a comporre ballate, poesie liriche e opere di carattere filosofico e politico.
In “Mutation de fortune”, poema didattico allegorico, Christine descrisse le sue difficoltà e i cambiamenti di vita intervenuti intorno al 1403: “ora fui un vero uomo”, ponendo in evidenza la durezza del suo nuovo stato, aggiungendo: “la fortuna mi ha insegnato questo mestiere, ossia mi ha fatto apprendere fino a qual punto dovessi essere impegnata per non farmi sconfiggere dai dardi della mala sorte”.
In “Mutation de fortune” Christine confessò di avere da sola provato a colmare quelle lacune culturali che la preparazione datale dal padre presentava. In quel tempo le fanciulle erano destinate al matrimonio, pertanto le famiglie non investivano nei loro studi.
Costretta dalle necessità ma con grande forza di volontà, Christine scrisse e ricevette compensi in denaro per i suoi lavori, assieme al riconoscimento delle notevoli capacità, da parte degli esponenti della corte francese che impararono a stimarla come donna colta e determinata. Quando nel 1400 la discriminazione fra i due generi si accentuò anche nel mondo della cultura Christine si dolse moltissimo osservando che Dio aveva dotato la donna di grande intelligenza e capacità di apprendere i saperi mentre l’uomo continuava a ritenerla debole e praticamente incapace.
La scrittrice allora volle dimostrare il contrario e per questo si propose di produrre opere nuove, padrona com’era della parola e del pensiero. Quella fu una vera ed importante dichiarazione di intenti in seguito alla quale l’autrice dette luogo ad una vasta produzione, resa celebre anche dal fatto davvero inconsueto (dati i tempi) di essere il frutto del lavoro di una donna.
L’attività letteraria di Christine fu intensa negli anni compresi fra il 1400 e il 1406. Compose “Le livre des epitres sur le Roman de la Rose”, “Le livre de la cité des dames”, “Le livre du corps de policie”, “Heures de contemplation sur la Passion de Notre Seigneur”, “Le livre de la Pastoure”, etc.
Nel 1431 scrisse “Ditié de Jehanne d’Arc”.
Oltre all’attività di scrittrice, Christine continuò a copiare e miniare codici. La sua attività assunse una rilevanza tale che dovette assumere al proprio servizio dipendenti copisti che lavoravano sotto la sua sovrintendenza e controllo. Compose anche opere che le furono commissionate, fra esse è notevole la biografia di Carlo V, richiesta dal fratello minore del re, Filippo l’Ardito. Fu così che l’autrice si recò al Palais du Louvre, presso la corte borgognona, e ricevette l’incarico ufficiale di redigere significative opere che furono poi presentate a Giovanni senza paura, figlio dell’Ardito, e che compresero anche testi già menzionati.
Ben presto la fama di Christine si consolidò a tal punto da diventare di moda per molti personaggi della corte francese chiederle opere particolari. Lo fece Antoine, Duca di Brabante, figlio minore di Filippo l’Ardito, e persino Jean de Berry, fratello di Carlo V, mecenate generoso nonché amante dei libri, per cui Christine scrisse la celebre “Lamentacion sur les maux de la France”. Anche il figlio di Carlo VI, il delfino Luigi, la frequentò e l’ebbe in grande considerazione. Per lui la scrittrice compose il “Livre de la paix” tra il 1412 e il 1413. Mentre alla consorte del delfino dedicò il ben noto “Livre des trois vertus”, titolato anche “Tresor de la cité des dames”.
Sembra che per scrivere questo libro Christine si sia ispirata a “De claris mulieribus” di Giovanni Boccaccio. L’influenza di Boccaccio può essere riscontrata anche in altre sue opere, che furono veramente tante. Fu abile nel trattare contemporaneamente argomenti anche molto diversi fra loro, padroneggiandoli abilmente, attestando la sua preparazione e la capacità di affrontare temi e concetti complessi.
In “Avision” Christine descrisse le sventure del regno di Francia, dei suoi grandi sovrani e delle guerre civili, nonché i casi drammatici della propria vita. Sia l’esposizione delle grandi questioni storiche del regno di Francia sia la trattazione delle drammaticità della personale esistenza sono state spiegate con una levità così sincera che la lettura dell’opera lascia conquistati e permette di ammirare, oltre alla preparazione, l’intelligenza di una donna, di una studiosa, meritevole di quell’ampio rispetto che non le venne mai meno.
In “Livre du chemin de long estude”, scritto fra il 1402 e il 1403, ricostruì la vita di re Carlo V in cui si alternano racconti di eventi favolosi, allegorie, narrati con uno stile che non è fiabesco, né cronistico, ma che nell’insieme avvince e offre uno spaccato della vita e delle consuetudini francesi a inizio del millequattrocento. Il libro riporta eventi realmente accaduti e leggende cui Christine non crede, ma che illustrano la koinè culturale, sociale, politica della Francia di quel tempo e della personale cultura della scrittrice.
F.to Gabriella TORITTO