ESSERE SE STESSI: PROPRIETA’ E BENEFICI-DOTT.SSA ALESSANDRA DELLA QUERCIA
Redazione-Qual è il medicinale più portentoso, quello che lenisce e rinvigorisce anima, mente e corpo? Esiste un farmaco che, se usato nella maniera giusta, ti riempie di salute e benessere e non apporta alcuna controindicazione? Si vende? E quanto costa?
Bè, non è in vendita e può costare assai salato, ma lo puoi trovare dentro di te. Si chiama “essere te stesso”: l’unica via per la libertà.
Ma com’è possibile? Cosa s’intende per “essere se stessi”?
Essere se stessi: espressione usata, abusata, strumentalizzata e svilita a tal punto da risultare quasi banale e ordinaria. Eppure, nell’essere se stessi è racchiuso il segreto della felicità!
In queste tre semplici parole si celano una miriade di significati, riassumibili in: assecondare la propria natura, abbandonarsi al proprio sentire e bruciare al rogo ogni maschera.
Per alcuni risulta assai facile; per molti altri, invece, è l’impresa più ardua del mondo.
Come mai? Quali sono i veri motivi che inibiscono la naturale espressione della personalità?
Ce ne possono essere tanti, tra i più comuni si annoverano:
- La paralizzante paura=> del giudizio altrui, di commettere errori, di non essere accettati e compresi, di essere tagliati fuori dalla società;
- Lo spasmodico bisogno=> di ottenere continui consensi, di mostrarsi perfetti e inappuntabili, di fare “bella figura” sempre e comunque;
- Un livello carente di autostima;
- Un’eccessiva dipendenza dalle convenzioni e dagli schemi, dati per “oro colato”;
- Eventuali traumi del passato che hanno favorito un blocco emotivo dell’individuo;
- Fini opportunistici: compiacere qualcuno per avere un tornaconto.
Ecco quindi che l’assecondare l’altrui pensiero e l’interpretare un ruolo appaiono come la soluzione ai problemi quotidiani e una sorta di miracolosa panacea per alleviare dolori e disagi. Peccato, però, che spesso si verifichi l’esatto opposto. Eh già, perché all’anima e al corpo non si può mentire a lungo: più si finge, più si ribellano, facendo emergere la scomoda verità. Tutto il malessere soppresso, prima o poi, esploderà in qualche modo: o con reazioni di spropositata aggressività o con fastidiosi disturbi psicosomatici. Chi si nasconde dietro false apparenze si rifugia in un mondo ovattato e fittizio, che lo fa estraniare dalla realtà e lo spegne dentro, a poco a poco.
Quali sono le controindicazioni a cui potrebbe andare incontro chi recita un ruolo?
Non si possono quantificare, ma indubbiamente ne sono svariate. Eccone alcune:
Stress – Ansia – Panico – Depressione – Senso di Affaticamento – Comportamenti violenti – Forte disagio interiore – Instaurarsi di rapporti superficiali, aridi e fasulli.
Essere autentici, invece, è liberatorio. Apporta grossi benefici mentali e fisici e favorisce la nascita di relazioni profonde e costruttive. Procura un senso di appagamento, perché non c’è nulla di più gratificante che essere accettati per quello che si è realmente!
Chi, al contrario, è accettato senza essere se stesso avvertirà un perenne senso di inadeguatezza e rimarrà intrappolato in un personaggio che non è il suo, divenendo schiavo dell’opinione altrui.
Ma, quindi, non esistono effetti collaterali nell’essere se stessi?
In linea di massima, no. È sempre positivo seguire la propria indole e non reprimersi; tranne, ovviamente, in alcuni casi particolari: ossia, quando si lede la dignità umana, quando si mira alla distruzione e all’autodistruzione dell’essere e quando viene meno il rispetto dell’individuo. Già, perché con l’alibi di “essere stati se stessi”, si può scadere in un’estrema maleducazione o si possono commettere gli atti più efferati.
Come accennavamo prima, c’è chi volutamente si cela “sotto mentite spoglie” per ottenere vantaggi personali; c’è chi, invece, soffre tremendamente nel soffocare la sua anima e vorrebbe esternare pienamente il suo essere, ma non ci riesce per inibizioni o per il folle terrore di “farsi dei nemici”.
I “nemici” esisteranno sempre e purtroppo nessuno è esente dall’averli. È un dato di fatto, va così, e non può e non deve essere questo a frenare l’agire di un individuo. Il noto sociologo Francesco Alberoni nel suo libro “Abbiate coraggio” spiega come riconoscere i detrattori, in alcuni significativi passaggi:
“Tutti noi abbiamo dei nemici, anche se spesso non lo sappiamo. Persone a cui diamo fastidio per il nostro successo, o perché costituiamo un ostacolo alla loro carriera, o semplicemente per invidia. Non ci accorgiamo del loro rancore perché desideriamo sentirci amati, apprezzati e, perciò, cerchiamo di non vedere i sintomi di malanimo nei nostri riguardi. Però questi sintomi ci sono sempre perché nessuno, neanche il più abile commediante, riesce a tener celate le sue passioni profonde. Un sintomo di aggressività è il fatto di non fare mai un elogio. […] Credete, quando qualcuno che vi conosce, che vi frequenta, che dice di essere vostro amico, non vi elogia, vuol dire che ha un sotterraneo rancore nei vostri riguardi. […] Altri rivelano la loro aggressività facendo sempre qualche battuta ironica, che secondo loro sarebbe spiritosa, ed è invece solo malevola. Altri dimenticano di salutarvi. […] Quando qualcuno ha un rancore nei vostri riguardi molto spesso, quando vi incontra, si lamenta e vi rimprovera. […] Altri manifestano il loro malanimo dandoci cattive notizie o riferendoci, con dovizia di particolari, le peggiori maldicenze che hanno ascoltato su di noi. Noi li stiamo a sentire pensando che lo facciano per il nostro bene, per metterci in guardia dai pericoli. Non è vero. Lo fanno per il piacere di vederci a disagio, arrabbiati e di cattivo umore. […] Quando non colpisce direttamente voi, chi vi odia trova spesso il modo di ferire o di far fare cattiva figura ad un vostro amico o a qualcuno che amate. Una specie di «vendetta trasversale» di tipo mafioso. Diffidate di chi parla male dei vostri amici e di chi riferisce pettegolezzi sui vostri cari. Quando vi odia qualcuno che ha un potere su di voi, vi crea continuamente ostacoli. Sono tutte scuse. Chi vi vuol bene troverà sempre il modo di aiutarvi.”
Alla luce di queste parole, si evince chiaramente che potrà sempre esserci chi non condividerà, o fingerà di non condividere, il nostro modo di essere e tenterà di ostacolarci in ogni maniera. Esisterà sempre qualcuno che non comprenderà mai la nostra anima e potrà offenderla, volontariamente o inconsciamente. Quindi?
- Sii sempre te stesso, accettati nei tuoi punti di forza e nei tuoi lati più bui;
- La vita non è solo in bianco e nero, è un tripudio di affascinanti sfumature. Sperimenta! Esplorati! Ascoltati! Diventa ciò che vuoi essere!
- Ignora chi vorrebbe tarpare le tue ali. Non permettere a nessuno di svalutarti. Non dar peso a chi ti punta il dito con arroganza: è risaputo che l’atteggiamento ipercritico, sovente, scaturisca da vissuti infantili, eventi particolari o torti subiti, che hanno provocato forte rabbia, carenze affettive e umiliazioni.
- E tieni sempre impresso nella mente che: una persona in pace con se stessa esprime le sue opinioni con educazione e tranquillità, anche quando non condivide il punto di vista di chi ha di fronte. Sa relazionarsi al prossimo con maturità e, se proprio deve fare un appunto, lo fa in modo costruttivo e con cognizione di causa. Chi vive in uno stato di equilibrio e serenità interiore non avverte nessuna necessità di denigrare o fare del male a qualcuno. Solo chi è frustrato e insoddisfatto della propria vita può arrivare a tanta cattiveria gratuita.
A tal proposito, la saggezza antica propone una favola breve, ma assai esplicativa. A cui non occorre aggiungere altro.
FAVOLEGGIANDO…
“C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “Guardate quel ragazzo quanto è maleducato… lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano!”. Allora la moglie disse a suo marito: “Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio.” Il marito lo fece scendere e salì sull’asino. Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “Guardate che svergognato quel tipo… lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa!” Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino. Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “Pover’uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino. E povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!” Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio. Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: “Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta! Gli spaccheranno la schiena!”
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino. Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “Guarda quei tre idioti: camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”
CONCLUSIONE:
“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore… ciò che vuoi… la vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama… e vivi intensamente ogni momento della tua vita… prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.”