Ultime Notizie

PILLOLE DI CINEMA CONTROVERSO, POETICO E SUGGESTIVO: LOLITA- DOTT.SSA ALESSANDRA DELLA QUERCIA

0

Redazione- Uno dei due protagonisti della struggente e controversa storia scritta da Vladimir Nabokov e, successivamente, filmata dai grandiosi registi Stanley Kubrick e Adrian Lyne, è Humbert Humbert, un professore inglese trentasettenne con una profonda ferita mai rimarginata nell’anima: da giovane aveva perduto tragicamente il suo primo e unico amore adolescenziale e, da quel maledetto momento, non era più riuscito ad innamorarsi, finché un giorno riceve un incarico di docenza in America, presso il Beardsley College, nell’Ohio. In seguito ad uno spiacevole inconveniente, gli viene proposto di soggiornare nei mesi estivi presso l’abitazione della vedova Charlotte Haze, dove conoscerà casualmente la figlia quattordicenne della donna, Dolores, detta Lolita. Inaspettatamente scatterà in lui un sentimento potente e irrazionale e resterà ammaliato dalla bellezza e dall’indole esplosiva della giovane. Seguirà un pericoloso gioco di sguardi e gesti che fomenteranno l’attrazione fisica tra i due. Charlotte, intenzionata a sposare Humbert e gelosa delle attenzioni che l’uomo dedica a sua figlia, decide di mandare quest’ultima a un campo scolastico estivo. L’uomo pur di non perdere Lolita, accetta di sposarne la madre, pur detestandola. Il resto è un tripudio di colpi di scena, da scoprire e analizzare.

Una storia affascinante e, al contempo, estremamente amara, in cui si esalta la “purezza” del legame instauratosi tra il professore e la ragazzina, nonostante l’assurdità della situazione, deplorevole da un punto di vista moralistico e di criptica lettura. Il sentimento che Humbert nutre per Lolita è viscerale, totalizzante e, al contempo, distruttivo, perché lui non si configura come un essere squallido e depravato in cerca di diversivi inusuali, bensì come un uomo perdutamente innamorato che è disperato per non poter essere l’uomo della sua vita e per non poter invecchiare insieme a lei.

Nabokov era uno scrittore di estrema serietà e non a caccia di facili successi, era ben consapevole di creare un’opera fraintendibile e criticabile, ma lui è andato dritto per la sua strada, sicuro della nobiltà dei suoi intenti e della trama che aveva ideato che, nella sua stranezza, non scadeva mai nel volgare e andava oltre ogni semplice interpretazione. Lui usava dire che l’amore del professore europeo per la ragazzina americana rappresentava metaforicamente l’amore dell’Europa per il Nuovo Mondo.

Un delirio amoroso, condito da atmosfere magiche e surreali, dense di poesia e tormento che è perfettamente sintetizzato nella versione cinematografica di Adrian Lyne del 1997.

L’autore della sceneggiatura è Stephen Schiff, che trovò non poche difficoltà nel rendere al meglio la vicenda narrata da Nabokov. Per prima cosa pensò bene di innalzare l’età della ragazza, che nella versione letteraria originaria aveva soltanto dodici anni. Riadattando l’età di Lolita il tutto apparve, seppur nella particolarità e non masticabilità della situazione, un filo meno scandaloso. Stephen Schiff ottenne gratificanti apprezzamenti per l’innata delicatezza con cui riuscì a trattare un tema così spinoso, realizzando una versione sublime del romanzo, quasi eterea e onirica, molto più incisiva di quella di Kubrick, secondo Dimitri Nabokov, figlio dell’autore del libro, che giudicò la “nuova” Lolita capace di toccare sensibilmente l’animo dello spettatore, come di seguito spiegò:

«La nuova Lolita è stata concepita con sensibilità ed è stata magnificamente prodotta. Lungi dall’essere l’esplicita provocazione che alcuni hanno temuto e altri desiderato, raggiunge una dimensione cinematografica poetica più vicina al romanzo di quanto la lontana approssimazione di Kubrick abbia fatto. La Lolita di Lyne tende a lasciare la fantasia dello spettatore libera di provvedere a se stessa, così come la prosa di Nabokov ha fatto per il lettore…L’ultima Lolita è splendida.»

Nel video con cui accompagno il mio articolo si evince alla perfezione la sensazione descritta da Dimitri: scene dense di micidiale malinconia e suggestiva emozionalità, avvolte in un’atmosfera senza tempo e accompagnate da una colonna sonora, composta dal grandissimo Maestro Ennio Morricone, con un irresistibile Jeremy Irons, magistrale nei panni del professore, con il suo sguardo espressivo, velato di nostalgia e il suo fascino d’altri tempi.

Buona visione!

Commenti

commenti