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” NARRARE IL DESERTO SOLITUDINE ,SILENZIO ,PREGHIERA MISTICA ” DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Narrare il deserto: solitudine, silenzio, preghiera mistica ma anche storie e vite di popoli e luoghi. In ogni tempo viaggiatori, esploratori, e da ultimo turisti hanno incontrato nei loro percorsi il deserto . Ovvero hanno fatto in modo diverso “ esperienza del deserto”. Un luogo antico e per così dire metafora di molte cose, se non addirittura della stessa vita. Quando i luoghi si “desertificano” per usare un tema che ormai ci coinvolge , in quanto sta tutto dentro il problema del riscaldamento globale del pianeta e quindi del cambiamento climatico, ebbene quando i luoghi diventano deserto assomigliano alla vita dell’uomo che anch’essa si fa deserto in alcune circostanze. Per lo più questa espressione di farsi deserto è sentita al negativo perchè si pensa che il deserto sia sterile e senza vita. Insomma una specie di “pensiero” opprimente anche della vitalità del nostro animo e del nostro corpo.

Ma sotto la sabbia delle dune c’è vita e c’è vita anche sopra. Pensate per esempio alle carovane del deserto in ogni tempo composte da cammelli e mercanti a cui si accompagnavano i viaggiatori per difendersi dai predoni del deserto. Ecco appunto anche i predoni che danno vita a incursioni e quindi ai modi di difendersi da parte dei carovanieri. Come pure le città nel deserto .Le “metropoli del futuro” come Dubai o Abu Dhabi che hanno fatto di tutto per cambiare l’idea e l’immagine che la gente comune ha delle città nel deserto , ovvero solo polvere . O in Arabia Saudita una città ancora più avveniristica “The Line”la città utopica che dal Golfo di Aqaba si estenderà per 170 km attraversando una catena montuosa e il deserto. Alta 500 metri, ci potranno vivere 9 milioni di persone e sarà sostenibile.

O le città antiche come “il Sorgere di Aten” (The rise of Aten) risalente al regno del grande faraone Amenhotep III, chiamato anche Amenofi (1391-1352 a.C.); tale città continuò ad essere abitata anche dal faraone Tutankhamon e dal suo successore, Ay. la più grande città antica trovata in Egitto che è rimasta sepolta sotto la sabbia del deserto egiziano per millenni .è stata riportata alla luce da un team di esperti guidati da Zahi Hawass, archeologo ed ex ministro per le Antichità dell’Egitto, il quale ha dichiarato di aver iniziato gli scavi nel settembre del 2020 fra i templi di Ramses III, a Medinet Habu, e di Amenhotep III, a Mennon, con l’obiettivo di cercare il tempio funerario di Tutankhamon.

Oppure come una città antica di ben 4000 anni, costruita tra il 2.400 e il 2.000 avanti Cristo, durante l’Età del Bronzo nel cuore di un’oasi in Arabia Saudita riportata alla luce da un gruppo di archeologi. Siamo a Khaybar, nella regione dell’Hegiaz, nell’area occidentale della Penisola Arabica, a circa 150 chilometri a nord di Medina.

Un elenco abbastanza lungo su cui spicca la più famosa delle città del deserto :Petra, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e una delle Nuove Sette Meraviglie del Mondo, è una città storica e archeologica nel sud della Giordania con una sua caratteristica architettura scolpita nella roccia di colore rosa,

Per non parlare di Las Vegas sull’altra sponda dell’oceano una città famosa per il suo casinò che sorge in pieno deserto del Mojave, in Nevada negli Stati Uniti . Palm Springs in California che sorge nel deserto del Sonora, nella California meridionale. È una celebre località di villeggiatura, O di Jaisalmer che si trova nell’India nord occidentale, nel cuore del deserto del Thar.

Siamo abituati a vedere il binomio cammello deserto : in realtà per gran parte degli abitanti dei deserti dell’Africa e dell’Asia, il cammello fornisce cibo, vestiario e riparo, ed è il principale mezzo di trasporto, oltre ad essere impiegato come animale da tiro per scopi agricoli. Il dromedario, un cammello a una gobba dell’Arabia allevato come cavalcatura e come animale da corsa, può correre nel deserto alla velocità di sedici chilometri all’ora e coprire una distanza di 160 chilometri al giorno. Un animale con almeno due caratteristiche importanti: mucose della bocca resistentissime tanto che può mangiare piante spinose e una gobba che è una vera a propria riserva di grasso. Oggi diversi tour operatir offrono le cosiddette “ cammellate nel deserto” vere e proprie attrazioni turistiche. In realtà sono l’uso moderno del cammello che per secoli ha rappresentato l’unica risorsa , come accennavo per intere popolazioni a cui mancavano i moderni suv quattro per quattro.

E’ Italo Calvino, da par suo, a paragonare una pagina scritta con i suoi caratteri, le sue interpunzioni, le sue riga con le dune del deserto . “ Lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa come le dune spinte dal vento del deserto. ” Lo scrive in

“Lezioni Americane” . Ma la narrazione del deserto ha al suo attivo intere biblioteche . C’è dunque il deserto dei testi sacri, dei geografi, degli esploratori, dei climatologi, dei geologi, dei mistici e dei romanzieri .

Il deserto nei testi sacri. A cominciare da quello egiziano raccontato nell’Esodo ma anche nelle esperienze degli eremiti ed asceti . L’Egitto è un paese in cui il deserto copre la maggior parte della sua superficie . Rimane solo il tre per cento in cui il verde è dovuto a quello che tutti abbiamo studiato a scuola, il Nilo che con il suo corso e con il fenomeno delle inondazioni stagionali rende una parte di quel territorio fertile. Il popolo d’Israele che fuggiva dalla schiavitù egiziana trovò nel suo percorso per raggiungere la terra promessa un deserto dove un Dio clemente e premuroso fece sgorgare l’acqua per dissetarlo e piovere la manna per nutrirlo. Una terra di nessuno nel deserto caldo di giorno e freddo di notte con bassopiani immensi ai confini con il Libano Uno scenario turistico fra Nilo e Mar Rosso o nella regione del Sinai dove verso la metà del I millennio vissero profeti come Elia mentre Giovanni Battista, quella voce che grida dal deserto visse nel deserto di Giudea .

Poi c’è l’esperienza del Sant’Antonio del deserto insieme a tutti gli altri asceti. Un Sant’Antonio la cui esperienza viene a livello popolare quasi idolatrata per la sua lotta ascetica contro le tentazioni impostegli dal demonio . Una saga importante che mette l’accento , come è caratteristico della cultura popolare, sulla quotidianità di una vita dedicata alla preghiera e alla meditazione in un ambiente ostile. Nell’occidente eremiti ed asceti andarono anche loro alla ricerca di ambienti ostili per vivere la loro vita eremitica. In ambienti montani che per la loro altezza richiamavano la vicinanza a Dio . Un esempio per tutti. Pietro Angelerio, il futuro Papa Celestino V, che proveniente dall’eremo di Madonna dell’altare a Palena arriva alle pendici del Monte Morrone e incontra uno di Sulmona e gli chiede come era la vita sul monte in quanto cercava un ambiente aspro. E il suo interlocutore gli rispose che sicuramente avrebbe incontrato difficoltà nei mesi in cui la montagna si riempiva di neve. Poi fra Pietro visse parte della sua vita eremitica, dopo aver fondato eremi anche sulla Maiella e aver dato vita all’Ordine monastico dei celestini con la casa madre Santo Spirito del Morrone nella frazione La Badia di Sulmo0na , proprio nell’eremo di Sant’Onofrio sul Morrone dove si era ritirato in età avanzata e dove la legazione del Conclave di Perugia, guidata dal re Carlo Martello, gli annunciò l’elezione al soglio di Pietro.

Tra le testimonianze moderne di vita ascetica nel deserto voglio ricordare quella di Carlo Carretto che per la sua vita monastica scelse una delle comunità fondata da Charles De Fauucault altro testimone di quella narrazione del deserto che arriva fino a noi attraverso le opere di questi due monaci con il vangelo in mano , nella mente e nel cuore per tradurlo nella vita.

Carlo Carretto nasce il 2 aprile 1910 ad Alessandria .Nel 1946 divenne presidente della G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica).Nel 1953, si dimette dal suo incarico e matura la decisione di entrare nella Fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, famiglia Charles de Foucauld. L’8 dicembre 1954 inizia il suo noviziato in Algeria, dove, per dieci anni, condusse una vita eremitica nel Sahara.

Nel 1965, tornato in Italia si stabilì a Spello (Perugia), dove, poco prima, in un antico convento disabitato era sorta una comunità di piccoli fratelli. Ben presto quella comunità, anche ad opera di Carlo Carretto divenne una comunità di accoglienza per quanti cercavano preghiera e riflessione. Moriva il 4 ottobre 1988

Per quello che riguarda dunque la sua narrazione del deserto scrive Carlo Carretto in Lettere dal deserto : “Non fu difficile rinunciare al matrimonio e consacrarmi a Dio, perché tutto era cambiato in me; a me sarebbe parso strano innamorarmi di una  ragazza, tanto Dio riempiva la mia vita.

Furono anni pieni di lavoro, di passioni, di incontri con anime, di grandi sogni. Gli stessi sbagli – e furono molti – erano dovuti alla violenza di ciò che bruciava dentro di me e che non era ancora purificato.

Passarono molti anni; e molte volte mi sorpresi in preghiera a domandare di risentire il suono di quella voce che tanta importanza aveva avuto per me.”(…)”Vieni con me nel deserto”. C’è una cosa più grande della tua azione: la preghiera; c’è una forza più efficace della tua parola: l’amore!

E andai nel deserto.(…)La grande ricchezza del noviziato sahariano è senza dubbio la solitudine e la gioia della solitudine, il silenzio. Un silenzio, il vero, che penetra per ogni dove, che invade tutto l’essere, che parla all’anima con una forza meravigliosa e nuova, non certo conosciuta dall’uomo distratto.

Quaggiù si vive sempre in silenzio e si impara a distinguerne le sfumature: silenzio della chiesa, silenzio della cella, silenzio del lavoro, silenzio interiore, silenzio dell’anima, silenzio di Dio.

Per imparare a vivere questi silenzi, il maestro dei novizi ci lascia partire per qualche giorno “di deserto”.

Una sporta di pane, qualche dattero, dell’acqua, la Bibbia. Una giornata di marcia: una grotta.

Un sacerdote celebra la S. Messa; e poi parte lasciando nella grotta, su un altare di sassi, l’Eucaristia. Così per una settimana, si resterà soli con l’Eucaristia esposta giorno e notte.

Silenzio nel deserto, silenzio nella grotta, silenzio nell’Eucaristia. Nessuna preghiera è così difficile come l’adorazione dell’Eucaristia. La natura vi si ribella con tutte le forze. (1)

La vita nel deserto . Un tema importante La narrazione del deserto sotto questo particolare versante . Eremiti e anacoreti accompagnano la storia del cristianesimo fin dai primi secoli. Secondo la regola benedettina l”eremita fu riconosciuto da San Benedetto come uno dei quattro tipi di monaco. Eremiti e anacoreti si diffusero in tutte le regioni della cristianità medievale. Ordini religiosi, come gli eremiti carmelitani, hanno un modello eremitico che risale a Sant’Elia. Il “deserto” viene narrato come una categoria spirituale più che geografica o fisica: ritirarsi in disparte, non condividere il modo di pensare e di agire della maggioranza, accettare la prova e la privazione per saggiare cosa si ritiene davvero essenziale, fare silenzio per imparare l’ascolto (2)

Fr. Charles de Foucauld nato in una nobile famiglia francese, nel 1858, ebbe una giovinezza irrequieta e avventurosa, A 28 anni la conversione cambia completamente la sua vita; scrive in una lettera:“da quando ho conosciuto Dio, ho subito desiderato di vivere solo per Lui”.Impiegherà vari anni per trovare la sua vocazione definitiva, cercando di conformarsi a Gesù, che,“pur essendo Dio, si fece povero per amore nostro”. Meditando il Vangelo si sentì attratto particolarmente dal mistero di Nazareth: i trent’anni che Gesù visse come un povero carpentiere, mischiato alla massa delle persone semplici, con una vita fatta di preghiera, umile lavoro e amicizia. Si sente chiamato a vivere “come Gesù a Nazareth”.(3)

Dice: “Non c’è credo, parola del Vangelo che, come questa, abbia fatto in me un impressione così profonda e trasformato maggiormente la mia vita: tutto ciò che fate a uno di questi piccoli è a me che lo fate. Se si pensa che tali parole sono quelle di colui che ha detto questo è il mio corpo e questo è il mio sangue, con quale forza si è portati a cercare e ad amare Gesù in questi piccoli, in questi poveri”.
La sua casa si chiamava “la fraternità” ed era sempre aperta e ospitale verso tutti soprattutto i poveri e gli schiavi.

Vent’anni dopo la sua morte, sono nate quelle congregazioni che aveva sognato, i Piccoli fratelli di Gesù ,le Piccole sorelle di Gesù, le Piccole sorelle del Vangelo e i Piccoli fratelli del Vangelo .

Il saluto di papa Francesco ai delegati dell’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld, pochi giorni dopo la canonizzazione (avvenuta il 15 maggio 2022) sintetizza la vita e l’esperienza di quest’uomo .” Cari fratelli e sorelle, benvenuti! Sono contento di incontrarvi e di condividere con voi la gioia per la canonizzazione di Fratel Carlo. In lui possiamo vedere un profeta del nostro tempo, che ha saputo portare alla luce l’essenzialità e l’universalità della fede.L’essenzialità, condensando il senso del credere in due semplici parole, in cui c’è tutto: “Iesus – Caritas”; e soprattutto ritornando allo spirito delle origini, allo spirito di Nazaret.  Auguro anche a voi, come Fratel Carlo, di continuare a immaginare Gesù che cammina in mezzo alla gente, che porta avanti con pazienza un lavoro faticoso, che vive nella quotidianità di una famiglia e di una città. Quant’è contento il Signore di vedere che lo si imita nella via della piccolezza, dell’umiltà, della condivisione con i poveri! Charles de Foucauld, nel silenzio della vita eremitica, nell’adorazione e nel servizio ai fratelli, scrisse che, mentre «noi siamo portati a mettere al primo posto le opere, i cui effetti sono visibili e tangibili, Dio dà il primo posto all’amore e poi al sacrificio ispirato dall’amore e all’obbedienza derivante dall’amore» (Lettera a Maria de Bondy, 20 maggio 1915). Come Chiesa abbiamo bisogno di tornare all’essenziale, di non smarrirci in tante cose secondarie, con il rischio perdere di vista la purezza semplice del Vangelo.

E poi l’universalità. Il nuovo Santo ha vissuto il suo essere cristiano come fratello di tutti, a partire dai più piccoli. Non aveva l’obiettivo di convertire gli altri, ma di vivere l’amore gratuito di Dio, attuando “l’apostolato della bontà”. Così scriveva: «Io voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei e idolatri a considerarmi come loro fratello, il fratello universale» (Lettera a Maria de Bondy, 7 gennaio 1902). E per farlo aprì le porte della sua casa, perché fosse “un porto” per tutti, “il tetto del buon Pastore”. Vi ringrazio perché portate avanti questa testimonianza, che fa tanto bene, specialmente in un tempo in cui si rischia di chiudersi nei particolarismi, di accrescere le distanze, di perdere di vista il fratello. Lo vediamo purtroppo nella cronaca di ogni giorno.Fratel Carlo, nelle fatiche e nella povertà del deserto, raccontava: «La mia anima è sempre nella gioia» (Lettera a don Huvelin, 1° febbraio 1898). Care sorelle e fratelli, la Madonna vi conceda di custodire e alimentare la medesima gioia, perché la gioia è la testimonianza più limpida che possiamo dare a Gesù in ogni luogo e in ogni tempo”.

Deserto narrato nei testi sacri ,nei resoconti dei viaggiatori nelle esperienze degli asceti, quest’ultimi per esempio raccontati da Cristina Campo, nell’introduzione a “Detti e fatti dei Padri del deserto”. Ma anche da storici e romanzieri . Tahar Ben Jelloun nel romanzo Marocco per esempio racconta il deserto del Sahara:”…La bellezza del Sahara è un enigma. Dune si succedono ad altre dune, l’immensità a perdita d’occhio, un orizzonte mutevole e una luce sempre suggestiva. Raccontare il Sahara è come aprire un vecchio manoscritto per orientarsi in un racconto fantastico. E’ un libro illeggibile perché le parole, non appena vi sono impresse, volano via al primo colpo di vento. “.

Il romanzo Pietra di sangue (Jouvence, 1998, trad. R. Del Cason e S. Pagani) narra la dolorosa vicenda di Assuf, un pastore solitario e vegetariano che gli insegnamenti spirituali del padre hanno sempre tenuto lontano dalla società civile e che, negli anni della vecchiaia, è diventato il guardiano delle pitture rupestri conservate sulle montagne del deserto libico. “Taccuini del deserto” di Ben Ehrenreich nasce da un lungo soggiorno dell’autore nel deserto californiano del Mojave ed è una metafora della vita stessa.

Il deserto per esempio ha una grande importanza nella poetica di Giuseppe Ungaretti e nelle sue lettere stando a quelle contenute nel volume pubblicato da Mondadori in occasione del centenario dell’entrata dell’Italia in guerra (24 maggio 1915), nei Meridiani paperback “Da una lastra di deserto. Lettere dal fronte a Gherardo Marone”.Il deserto, ai cui margini sorgeva la sua casa, dà al poeta Giuseppe Ungaretti il sentimento del nulla. La sua poesia offre un’ampia panoramica dell’uso letterario del deserto nel senso fisico e in quello figurativo.

Poi c’è il deserto di Jorge Louis Borges con il quale voglio concludere questa rassegna tratta dal volume Poesie scelte, Milano, Mondadori, 1982 che è appunto una metafora della solitudine e del silenzio quello che gli eremiti antichi e moderni tra cui Carretto e De Foucauld cercarono, quello raccontato dalle storie di beduini tra cui i tuareg e nabati ,quello che incombe sulle città sepolte o dissepolte dalla sabbia a testimonianza del fatto che anche nella solitudine e nel silenzio c’è vita. La vita del deserto.

Prima di entrare nel deserto
i soldati bevvero a lungo l’acqua della cisterna.
Ierocle gettò per terra
l’acqua della sua brocca e disse:
Se dobbiamo entrare nel deserto,
io sono già nel deserto.
Se la sete deve bruciarmi,
che già mi bruci.

Questa è una parabola.
Prima di sprofondarmi nell’inferno
i littori del dio mi permisero di guardare una rosa.
Quella rosa è ora il mio tormento
nell’oscuro regno.
Un uomo fu abbandonato da una donna.
Stabilirono di fingere un ultimo incontro.

L’uomo disse:
Se devo entrare nella solitudine
sono già solo.
Se la sete deve bruciarmi,
che già mi bruci.
Questa è un’altra parabola.
Nessuno sulla terra
ha il coraggio di essere quell’uomo.

(1)https://www.monasterovirtuale.it/carlo-carretto/lettere-dal-deserto.html

(2)https://www.monasterodibose.it/fondatore/articoli/articoli-su-quotidiani/3438-eremiti-oggi-il-fascino-imperituro-del-ldesertor?start=1

(3)https://www.fraternitaspello.it/wp/testimoni/charles-de-foucauld/

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