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ESSERE MUSICOTERAPISTI NEL REGNO UNITO: LA STORIA

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 PRESENTAZIONE

a cura della Prof.ssa Stefania Gianni

 

Attualmente la musicoterapia in Italia sta vivendo una stagione di curiosità ed interesse tanto da essere comunemente accettata come una attività da svolgere in ambiti molto diversi che vanno da quello preventivo, a quello terapeutico e di riabilitazione.

Purtroppo il riconoscimento de facto della sostanziale efficacia di questa disciplina  non va di pari passo con il riconoscimento istituzionale di chi la esercita.

Ma l’Italia non è il solo paese in cui la figura del musico terapista/terapeuta non è riconosciuta. Il tema – di per sé piuttosto interessante – necessita di un apposito spazio e perciò riteniamo estremamente utile cominciare a gettare uno sguardo su questa attività a partire da uno dei paesi europei in cui quella del musicoterapista è una qualifica professionale “protetta”: il Regno Unito.

In tal modo, seguendo l’iter storico, formativo e di riconoscimento sociale, in cui le tappe sono precisamente e necessariamente scandite, sarà poi più semplice avvicinarsi alla realtà della musicoterapia nel nostro Paese.

A introdurci nel mondo della musicoterapia anglosassone sarà una giovane musicoterapista che, diplomatasi in Italia, ha preferito confrontarsi subito con il mondo professionale all’estero ed è riuscita a superare l’esame di accesso al registro dell’ Health and Care Profession Council (HCPC) diventando una professionista della musicoterapia riconosciuta nel Regno Unito.

 

Redazione-Nel Regno Unito l’uso della musica in terapia in forma sperimentale è iniziato quasi in contemporanea con gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Il dottor Sydney Mitchell è stato uno dei primi pionieri inglesi: aveva formato un’orchestra i cui musicisti erano i pazienti dell’ospedale psichiatrico dove “l’obiettivo primario non era la perfomance quanto il trattamento”.[1] Mitchell aveva anche studiato l’effetto dell’ascolto musicale sui suoi pazienti e trovò che “la musica classica sembrava dare un senso di sicurezza” mentre le canzoni popolari e tradizionali facilitavano i legami nel gruppo.[2] Alla sua morte, la moglie di Mitchell, cantante d’opera di fama internazionale, continuò il lavoro del marito in due ospedali per persone con problemi di salute mentale. Questo è stato un primo esempio di musicoterapia sviluppato non da un medico ma da un musicista che non aveva seguito una formale formazione terapeutica.[3]

Verso la fine degli anni ’50 del 1900, musicisti, insegnanti, dottori e terapisti incominciarono a riunirsi legati dal medesimo interesse per la musica in terapia e formarono la Society for Music Therapy and Remedial Music che, nel 1967, cambiò nome in British Society of Music Therapy (BSMT).

Da questa prima organizzazione, nei primi anni ’60, incominciarono ad essere istituiti brevi corsi di formazione che vennero poi progressivamente estesi fino a diventare corsi full-time. Nel 1969 nacque il primo corso ufficiale di formazione per musicoterapisti alla Guildhall School of Music and Drama diretto da Juliette Alvin.

Nel 1976 venne formata la Association of Professional Music Therapists (APMT) con lo scopo di controllare la formazione degli studenti ed il lavoro dei musicoterapisti. I fondatori di questa associazione furono: Tony Wigram, Mary Priestley, Angela Fenwick, Esme Towse e Auriel Warwick.

Solo nel 1982 la musicoterapia è stata riconosciuta come un’effettiva forma di trattamento dal National Health Service. Non è stato un processo semplice perché, ovviamente, i musicoterapisti dovevano dimostrare che la loro era una seria forma di trattamento, più profonda rispetto alla musica usata come intrattenimento la quale era una comune attività svolta negli ospedali.

Nel 1988 la musicoterapia è stata riconosciuta come una qualifica professionale e dal 1997 ha il suo registro professionale diventando un titolo protetto: chi ha finito il proprio corso di formazione deve iscriversi al registro del Health and Care Profession Council (HCPC) per poter definire se stesso musicoterapista. Con questo atto si riconosce la musicoterapia come una professione di supporto alla medicina. È stato un passo fondamentale che ha aumentato le possibilità di lavoro sia nel settore pubblico che privato.

Infine nel 2011 la BSMT e la APMT si sono fuse diventando la British Association of Music Therapy (BAMT).

È importante sottolineare che anche altre arti terapie hanno seguito le orme della musicoterapia: nel Regno Unito l’arteterapista e il drammaterapista sono figure riconosciute e protette dal registro professionale. Esse, compresa la musicoterapia, sono considerate Allied Health Professions e sono al pari livello, dunque, di professioni come il terapista occupazionale, l’ortottista, il logopedista,

il tecnico di radiologia.

[1] British Society of Music Therapy, Pioneers in Music Therapy, Bulletin, 1968, 25, p. 18.

[2] Ibid.

[3] R. Darnely-Smith, H. M. Patey, Music Therapy, SAGE Publications, London 2003, cap. 1, p. 13.

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