L’AUMENTO DELLA POVERTA’ ASSOLUTA E RELATIVA-DI GABRIELE GAUDIERI
Redazione–In questo periodo di Stagnazione Economica e di Deflazione galoppante che attanaglia L’Italia,ormai, da decenni, è interessante l’analisi Storico-Economica che fa L’Ill.mo Prof.re Gabriele Gaudieri qui, di seguito, in questo suo intervento dove si evidenzia,tralaltro, la profonda Crisi del Welfare State e la perdita di Diritti Fondamentali della Classe Lavoratrice e Media in un excursus temporale che parte dai primi anni del secolo scorso fino ai giorni nostri:<<Nel boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta sembrava che gli italiani, fiduciosi nelle “umane sorti e progressive”,avessero dimenticatotermini come poverta’ e miseria.Gli anni Settanta, pur vivendo gli italiani in una crisi petrolifera,che sconvolse persino gli accordi di Bretton Woods del 1944, avevano uno Stato Sociale che ne tutelava il benessere e permetteva anche alle classi meno abbienti di diventare,forse per la prima volta, protagoniste nel mondo socio economico e culturale dell’epoca.Sono anni che vedono perpetuarsi l’onda lunga dell’economia Keynesiana, la quale,dopo la crisi del sistema liberistico smithiano del 1929,faceva propria la cultura del welfare state,con un’azione piu’ incisiva dello Stato in economia.In quegli anni, tuttavia, furono commessi degli errori,ossia il mancato rispetto per l’ambiente, che determino’un inquinamento senza uguali, e la nascita del debito pubblico, la cui morsa ci “stritola” ancora oggi.
Non posso,tuttavia,non ricordare il ruolo di emancipazione operaia,svolta dai partiti di sinistra,anche al di fuori del partito comunista, come democrazia proletaria,il Pdup,lotta continua,che,affondando le loro radici nel movimento del 68,proponevano una societa’veramente fondata su principi laici e facendo acquisire maggiori diritti agli operai.Come non ricordare la nascita dello Statuto dei lavoratori,il diritto di divorziare,di praticare l’aborto e di chiedere, a gran voce, piu’uguaglianza sociale, meno privilegi per le “caste” sociali.I giovani si dedicavano con passione alla politica, consapevoli che “tutto” sarebbe potutocambiare, con l’impegno e la passione di chi, la mattina presto, prima di andare al liceo, distribuiva volantini ciclostilati!
Sono stati anni di passione e di contestazione,forse anche di piccoli errori,tuttavia tutti potevano sentirsi protagonisti,al contrario dei banali anni Ottanta in cui si assiste lentamente allo smantellamento del welfare State,ad opera della scuola neo-classica dell’economia,che si ispirava a Reagan (Presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989) e alla Thatcher,in Gran Bretagna(primo ministro nei tre mandati 79/83,83/87,87/90),i quali facevano propria la concezione della deregulation con la distruzione degli ammortizzatori sociali.
Gli anni novanta si aprono con la cosiddetta seconda repubblica, dopo lo scandalo di tangentopoli,che vede l’on.Berlusconi farsi interprete delle idee neoliberiste,al fine di smantellare completamente quanto poco rimasto del Welfare State; una visione, cosi’ estremista del liberismo, determina persino la distruzione delle classi sociali tradizionali quali la piccola e media borghesia ed il proletariato,che perde il suo ruolo “rivoluzionario”, la societa’ diventa “liquida” come afferma Bauman, il consumo e la finanziarizzazione vengono divinizzati!
Non avendo piu’ lo Stato la forza per garantire il benessere sociale, si afferma ilprincipio di sussidiarieta’, con la legge 328/2000,con la quale gli enti locali ed il volontariato si fanno carico dei bisogni sociali:la legge enuncia grandi principi, mai,peraltro,del tutto realizzati,dal momento che molti enti locali versano in grave condizioni economiche e non riescono a far fronteai desiderata degli utenti.
Tra il 95 ed il 2015, in questo contesto sociale di deregulation,ritorna ad affacciarsi, in Italia ed in Europa, la poverta’,all’inizio monitorata in Italia solo dalla Caritas, attraverso il famoso studio “Gemino” e che,poi,sara’ attentamente monitorata da Istat e Eurispes.In Italia, nel 2015, vivono in poverta’ assoluta 582 mila famiglie, per un totale di 4 milioni e 598 mila persone: la poverta’ assoluta e’ la forma piu’ grave di indigenza, costituita da quelle persone che non riescono ad accedere a beni e servizi
per vivere una vita dignitosa.
Con la crisi economica del 2008 le persone povere sono piu’che raddoppiate, dal 3% al 7,5%.In Italia le regioni piu’ sofferenti sono quelle meridionali col 46% dei poveri di tutta la nazione e con una perdita di 576000 posti di lavoro,pari al 70% delle perdite di tutta Italia.Particolarmente preoccupante e’ la poverta’ dei bambini e degli adolescenti, i quali, privati di “materiale educativo”, faticheranno molto di piu’ dei loro coetanei dei decenni precedenti a raggiungere gli obiettivi prefissati.Gli adulti, che chiedono aiuto nei vari centri, sono mossi da difficolta’ di ordinemateriale, quali: poverta’ economica (75%) a cui si aggiunge,nel 57% dei casi,il disagio occupazionale,mentre il 25% ha problemi abitativi. Come afferma Fabio Pollice, direttore del Dipartimento di Storia dell’Universita’ del Salento:” …il nostro e’ un paese che da alcuni decenni ha smesso di investire sul proprio futuro o,piu’ propriamente,ha smesso anche soltanto di immaginarlo,di costruire una visione credibile e condivisa del futuro stesso;una visione che possa orientare le giovani generazioni, sostenerne la progettualita’,quella progettualita’ che di norma costituisce la forza propulsiva della societa’ stessa”. Oltre alla poverta’ assoluta nel nostro Paese e’ in lenta e costante crescita la poverta’relativa,che indica la difficolta’ economica di una famiglia nell’appagare alcuni bisogni non primari,il cui stipendio e’ inferiore a quello di una famiglia, che rappresenta il livello economico medio a parita’ di componenti.La soglia,ad esempio, di poverta’ relativa per una famiglia di due persone e’1000 euro.Le famiglie in poverta’ relativa sono circa il 20%, tale percentuale aumenta nel Sud, sino al 35%. La poverta’ e’ responsabile di numerosi disturbi mentali, come afferma il Prof. Michele Lancella, Universita’ di Verona,”i disturbi mentali gravi sono malattie della poverta’”(Tratto da IC,novembre 2014),i poveri hanno piu’ possibilita’ di ammalarsi. Occorre,pertanto,modificare la situazione attuale attraverso efficaci programmi di inclusione sociale e di supporto alle famiglie, servendosi di accurati ammortizzatori sociali.I nostri politici saranno,almeno questa volta,
all’altezza della situazione?>>.