“L’ADOLESCENZA”- DOTT.RE RICCARDO ROMANDINI
Redazione-Questo periodo denominato adolescenza si estende dalla pubertà considerata intorno agli 11 o 12 anni fino all’età quasi adulta.L’inizio dell’adolescenza è marcato da un indice di tipo biologico, lo sviluppo puberale, mentre la fine è legata a criteri di ordine sociale come il raggiungimento di un atteggiamento autonomo e responsabile verso la società.
Questo criterio di fine non è collocabile in misura precisa, visto che la definizione del termine “atteggiamento autonomo e responsabile” muta di significato a seconda delle epoche storiche e dei contesti culturali.Si tende a suddividere l’adolescenza in tre periodi, quello intermedio è visto come una fase di transizione tra i due.La prima adolescenza è caratterizzata da rilevanti cambiamenti a livello di suola, aumento di conflittualità in famiglia e da una gruppalità ancora qualificata da quella segregazione sessuale tipica dell’infanzia.
Nella tarda adolescenza è prevalente la preoccupazione per il futuro, un minor conflitto con i genitori, una gruppalità mista. Erikson afferma che il compito evolutivo dell’adolescente è l’acquisizione di una identità autonoma, attraverso la ridefinizione e riorganizzazione del proprio sé rispetto a se stesso e gli altri.
L’adolescente passa da uno stato di diffusione dell’identità ad uno di acquisizione dell’identità attraverso due modalità relazionali:
- Sperimentazione: l’adolescente riveste ruoli diversi e recita una pluralità di copioni sociali confrontandosi con regole e valori diversi.
- Identificazione: si moltiplicano le relazioni sociali e aumentano le possibilità di identificazione con le figure primarie e con altri adulti e coetanei.
L’adolescente passa attraverso un periodo critico legato alla messa in crisi delle certezze riguardanti la onniscienza e l’onnipotenza degli adulti, sull’univocità della realtà esterna, sulla semplificazione della vita interiore e sull’esistenza dello schema di riferimento esterno come guida stabile e sicura.
Tutto questo avviene a causa di conflitti psichici relativi allo sviluppo fisico, sessuale e intellettivo.In particolare lo sviluppo fisico registra rapidi e vistosi cambiamenti a livello morfologico e funzionale.Importante è considerare come il ragazzo vede questi cambiamenti e come questo influisce sulla valutazione che ha di se stesso.
Per quanto riguarda lo sviluppo sessuale facciamo riferimento alla teoria delle sessualità di Freud e al modo in cui l’adolescente ha superato le diverse fasi: riemergere di nuclei orali portano ad alterazioni del comportamento alimentare; riemergere di nuclei anali si ritrova nella scarsa pulizia personale, che si attua con lo sporcarsi, trascurarsi, essere disordinati.
Questo serve a spiegare che dietro una denuncia da parte dell’adolescente di un disagio emotivo per una certo difetti fisico stanno spesso problematiche psichiche legate al fatto che le fasi precedenti sono state mal superate.
Questo approccio risulta fecondo osservando le reazioni di ragazze all’arrivo del menarca. L’evento può essere vissuto come qualcosa di sporco di cui vergognarsi e si può arrivare a reazioni di rifiuto o negazione dell’evento.
Quindi i vari comportamenti assumono diverse forme a seconda del modo in cui l’adolescente riesce ad integrare il passato con il presente nel momento in cui la maturazione fisiologica determina una riedizione di tutte le fasi che hanno caratterizzato il precedente sviluppo.
Riguardo il comportamento sessuale notiamo che l’adolescente riprende a far domande sui problemi sessuali e diventa frequente l’attività di masturbazione che viene vissuta da un lato come spinta verso una propria autonomia dall’altro con sentimenti di colpa o persecuzione.
In questo periodo avvengono anche grosse modificazioni a livello cognitivo, si passa da un pensiero concreto ad uno astratto più vicino a quello adulto.
Questo pensiero è definito ipotetico-deduttivo e vede l’adolescente capace di formulare diverse alternative possibili e dedurre le conseguenze implicate nelle ipotesi stesse.
Il pensiero non rimane vincolato all’esperienza reale, ma si cimenta in formulazioni teoriche ipotetiche su vari aspetti di conoscenza, acquisisce la consapevolezza delle potenzialità del proprio pensiero.
Ben si colloca l’esigenza dell’adolescente di introspezione, la sua propensione alla discussione e la tendenza di accettare con entusiasmo ideologie innovatrici senza riguardo alle difficoltà.
Questo nuovo modo di porsi può portare a scatenarsi di conflitti, legati a regole di comportamento del mondo adulto che l’adolescente percepisce come non motivate razionalmente.
Inoltre l’adolescente si trova in una situazione di marginalità sociale, legato al fatto che le trasformazioni che lo interessano lo collocano all’interno del mondo adulto, ma manca ancora la maturità emotiva e l’insieme di esperienze dirette delle cose tipiche dell’adulto.
Questo pone l’adolescente in una situazione di incertezza che indebolisce il senso della propria identità personale, sessuale e sociale.
A vari livelli possiamo trovare situazioni conflittuali, nelle quali è possibile cogliere la spinta a rigettare le immagini genitoriali al fine di riaffermarsi al di fuori del mondo familiare con una propria identità.
Durante questo processo l’adolescente può utilizzare dei meccanismi di difesa per scongiurare questo senso di incertezza:
- Narcisismo: tentativo di valorizzare il proprio Io, di farne il centro dell’universo, aumentando la propria autostima.
- Ascetismo: adotta una condotta intransigente nello sbarrare la via ai desideri, non permettendosi di andare a feste o altri divertimenti.
- Intellettualizzazione: trasferisce il conflitto dal piano delle emozioni a quello del pensiero. Questo meccanismo ha la funzione di allontanarsi dai valori della propria famiglia, ma questo è fatto al livello cognitivo, mentre nell’inconscio sopravvive l’antico legame di attaccamento.
- Scissione: l’Io separa gli oggetti buoni da quelli cattivi e permette all’adolescente di non provare ansia. Riemerge il controllo onnipotente e l’identificazione proiettiva che vede i genitori come contenitore della propria aggressività.
Il gruppo dei coetanei acquista molta importanza, perché rappresenta lo spazio in cui scissione ed idealizzazione possono operare insieme.
Inizialmente il gruppo avrà una struttura uniforme per quanto riguarda il sesso, per superare le angosce relative alla propria identità sessuale attraverso una chiara distinzione.
I gruppi sono molto eterogenei, permettono una molteplicità di identificazioni.
Con l’uscita dell’adolescente dal gruppo omogeneo per avvicinarsi a persone dell’altro sesso si attua il passaggio la gruppo adolescenziale dove ogni individuo può fare l’esperienza di sofferenza maturativa.
Si fa l’esperienza dell’altro come complementare a sé ed uguale, si abbandona il mito della realizzazione immediata dei desideri.
In questo periodo gioca un ruolo importante la famiglia, visto che si fanno più evidenti le differenze generazionali: nei genitori emerge la consapevolezza delle diversità esistenti tra i periodi storici nei quali loro e i figli sono cresciuti; gli adolescenti si pongono come interlocutori nel chiedere ragioni delle scelte educative fatte nei loro confronti e nel battersi per nuove conquiste.
Scabini afferma che è necessario un atteggiamento di protezione flessibile da parte della famiglia nei confronti dell’adolescente che permetta l’emergere di bisogni di autonomia e differenziazione e sia sensibile ai bisogni di dipendenza, protezione e appartenenza.
Inoltre afferma che l’adolescenza è un periodo di sviluppo dell’individuo ma anche una fase di sviluppo della famiglia.
In particolare individua due processi importanti:
- Individuazione: modo in cui l’adolescente si emancipa dalla propria dipendenza psicologica dai genitori.
- Differenziazione: riguarda la famiglia e va da un estremo di scarsa ad uno di buona differenziazione a seconda che i membri si sappiano distanziare tra loro.
A seconda del percorso dell’adolescente si possono avere diversi tipi di adolescenza: adeguata che si attua attraverso un processo di identificazione introiettiva; ritardata nel caso che la persona rimanga incollata agli insegnamenti dei genitori; prolungata nel caso in cui la persona si arresta alla fase adolescenziale rimandando le scelte che lo porterebbero a diventare adulto per non deludere le alte aspettative dei genitori; sacrificata nel quale la persona non ha il tempo necessario per operare le modificazioni alla propria personalità sfociando in una personalità immatura; dissociale nel caso in cui sono rimasta attaccati alle difese maniacali, idealizzando solo se stessi, può originare da un forte crollo dell’idealizzazione dei genitori in famiglie con modelli educativi rigidi ambigui o con dissociazioni; tossicodipendente che utilizza la droga come allontanamento e forma di
protesta del mondo adulto.