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LA GRANDE GUERRA: DAI TRATTATI DI PACE ALLA RESA DI FIUME (PRIMA PARTE)

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Redazione- La 1° guerra mondiale si conclude con la vittoria riportata dalle potenze della Triplice Intesa e con la sconfitta della Germania, che si ritrova senza imperatore, e dell’Austria che si ritrova senza impero. Si profila ormai un nuovo assetto mondiale che vede assurgere una nuova egemonia, quella degli Stati Uniti d’America.Il 18 gennaio 1919 si riuniscono a Parigi i delegati degli Stati vincitori, allo scopo di provvedere al nuovo assetto europeo. Prima di procedere alla stipulazione dei vari trattati di pace, il presidente Wilson propone che, sulla base dei suoi famosi 14 punti, si fondi una grande Società delle Nazioni al fine di garantire la libertà e la sicurezza dei popoli senza ricorrere alle armi. Di questa società fanno parte gli Stati vincitori e i paesi neutrali, mentre la Germania e i paesi vinti ne rimangono temporaneamente esclusi. Fra i 14 punti proposti dal presidente Wilson vi era: l’autodeterminazione dei popoli. Si intravvede ormai l’aurora di un nuovo giorno. I valori della nuova Europa sono ispirati a principi liberaldemocratici. Tutti sperano in una Società delle Nazioni, garantita e protetta dai nobili vincitori dell’appena concluso duello ideologico, che deliberano: la rinuncia alla diplomazia segreta, la libertà di navigazione dei mari, l’eliminazione delle barriere economiche, il rispetto generalizzato del principio di nazionalità e così via.

La nascita di questo nuovo mondo, tuttavia, è contrastato dal mito della rivoluzione d’ottobre in Russia. Si può dire che la forza propositiva e il potenziale mitopoietico, insiti nelle due forme nascenti di “internazionale dei popoli”, anticipino quelli che saranno i paesi guida del domani, gli Stati Uniti d’America e l‘Unione Sovietica. Dalla conferenza di Parigi escono cinque distinti trattati. Con il Trattato di Versailles la Germania cede l’Alsazia e la Lorena alla Francia. Sempre la Germania, al rinato Stato polacco deve cedere parte della Slesia, della Posnania e della Pomerania, assicurandogli così un accesso sul mar Baltico. La città di Danzica che si affaccia sul Baltico viene considerata città libera. La Germania orientale è così separata da quella occidentale e l’impero coloniale tedesco diviso tra Inghilterra e Francia. Le responsabilità del conflitto pesano sulla Germania: in base all’articolo 231 essa è tenuta a risarcire tutti i danni procurati alla popolazione nonché le pensioni di guerra in una cifra che è stabilita intorno ai 132 marchi – oro.  A garanzia del pagamento, la Francia occupa per 15 anni il bacino carbonifero del Saar.  L’esercito tedesco è ridimensionato e ridotto a 100.000 unità. Con il Trattato di Saint Germain e del Trianon vengono smembrati Austria e Ungheria a favore della Polonia, della Jugoslavia, della Romania e della Cecoslovacchia. All’Italia viene ceduto il Trentino. Il territorio austriaco rimanente è pari a circa 1/8 di quello precedente, mentre quello ungherese è uguale a circa la metà. Con il Trattato di Neuilly anche la Bulgaria, dopo avere ceduto la Macedonia alla Jugoslavia e la Tracia alla Grecia, ne esce ridimensionata avendo perso pure lo sbocco sul mar Egeo. Con il Trattato di Sevres i Turchi devono cedere alla Grecia la Tracia Ottomana; devono smilitarizzare gli stretti perdendo il controllo anche su parte dell’Asia dopo l’indipendenza della Transgiordania, dell’Arabia e dello Yemen. I restanti territori asiatici vengono portati gradualmente da Francia e Inghilterra ad una condizione di indipendenza e di autogoverno tramite i “mandati fiduciari”.

Il nuovo assetto europeo però si fonda su basi troppo deboli. Si creano numerose minoranze che determinano tensioni interne. La Germania, additata come colpevole, vuole avere la sua rivincita. L’Italia ha un accrescimento territoriale inferiore a quello sperato: si parla infatti di vittoria mutilata (termine coniato da Gabriele d’Annunzio).Nel settembre del 1918, militarmente le truppe dell’Intesa muovono all’attacco del fronte meridionale degli imperi centrali (Germania e Austria) costringendo alla resa prima la Bulgaria (29 settembre), poi l’impero ottomano, rimasto separato dai suoi alleati per l’interruzione del corridoio di terra e il blocco per mare, e roso all’interno da una consunzione che precede le operazioni militari: anche la Turchia è costretta alla resa (30 ottobre 1918).Intanto, dopo la battaglia del Solstizio (19-20 giugno 1918) , gli Italiani si impegnano su tutta la linea del fronte allo sfondamento delle linee di Vittorio Veneto, alla veloce occupazione dei territori abbandonati e invasi, e, alle ore 15:00 di domenica 23 novembre 1918, all’entrata vittoriosa a Trento e a Trieste, città simbolo. Così si porta finalmente a compimento il Risorgimento italiano. Quello dell’ottobre 1918 è un mese carico di eventi con un’accelerazione di date storiche memorabili. Il Comando supremo italiano, consapevole che la guerra sta per concludersi e rompendo gli indugi, prepara l’avanzata dal Piave e dal Grappa, anche su pressione delle autorità politiche e del Consiglio interalleato che ha sede a Parigi. Se l’Austria avesse chiesto l’armistizio prima di questa battaglia risolutiva, avrebbe  evitato lo smacco della riprova sul campo della sua impossibilità a reggere la volontà di rivincita della rivale più odiata, l’Italia. Con le due battaglie (sul Grappa e sul Piave) il patriottismo italiano visse il proprio riscatto e la propria rivalsa contro lo storico nemico: l’Austria. La richiesta austriaca di armistizio, il 29 ottobre ’18,  arriva quando l’avanzata italiana dal Grappa e dal Piave è in atto da giorni e non appare più militarmente arginabile. L’armistizio viene firmato a Villa Giusti, alle porte di Padova, nella città in cui aveva sede il Comando Supremo italiano, alle ore 18.00 di domenica 3 novembre 1918. Durante l’armistizio sulle linee di guerra si continua a combattere. Il generale Badoglio e il generale von Webenau si danno 24 ore di tempo per porre termine alle offensive. L’ordine austriaco è anticipato di molte ore per l’abbandono anticipato delle armi da parte dei soldati cechi, polacchi e ungheresi: una Caporetto alla rovescia. Dalla Pace di Parigi, che sancisce la fine della Grande Guerra, l’Italia non ottiene quanto ha chiesto con il Trattato di Londra. Il presidente americano Wilson nel gennaio 1919 è accolto a Roma e a Milano da una folla festante che vede in lui il profeta di una nuova socialità fraterna e democratica di uomini liberi. Tre mesi dopo lo stesso presidente americano cade da quel piedistallo super partes di Presidente dei Popoli, rientrando improvvisamente nel ruolo del politico, venuto da lontano, a guerra inoltrata, con le pretese di dettare legge, ignorando i trattati, i bisogni e le attese di quelli che si erano svenati per combattere e vincere.Gli italiani, nel momento in cui rivendicano le proprie terre nelle zone litoranee adriatiche e nelle isole dalmate, si sentono traditi dagli alleati, in particolare da Wilson, protettore degli Slavi.

(continua)

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