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” GLI STALKER “- DOTT.RE MARCO CALZOLI

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Redazione-  Lo stalking è un fenomeno transnazionale e che non conosce differenze di status socioeconomico. Un recente studio condotto dal National Institute of Justice (2007) ha messo chiaramente in luce che ben 1,8 milioni di americani diventano vittime di stalking ogni anno. Dallo studio del National Institute of Justice emerge anche un altro dato piuttosto significativo, ossia che la maggior parte delle volte esiste una relazione pregressa tra il molestatore e la sua vittima.

Il Dark Number (numero oscuro – casi di cui non si viene a conoscenza e che non rientrano nelle statistiche perché non denunciati) in questa tipologia di fenomeni è presumibilmente molto elevato.

Chi fa stalking è soggetto alla Sindrome del Molestatore Assillante. Lo stalking è un vero e proprio comportamento patologico, che esula dalla gelosia che vige sempre tra amanti o confidenti o amici. È normale che tra due persone che si amano ci sia l’intenzione di controllare l’altro fino a un certo punto e anche dopo il rifiuto fino a un certo periodo, ma lo stalker segue quotidianamente la vittima per almeno 15 giorni e 10 episodi ripetitivi, le uccide il cane, le deturpa l’automobile. La vittima è terrorizzata e spesso chiede l’aiuto della polizia in lacrime.

Quindi in criminologia si parla dei Tre elementi fondamentali dello Stalking:

  • Attività intenzionale non solo di seguire o spiare o voler parlare con la vittima ma di farle del male;
  • Minacce credibili
  • Induzione di paura nella vittima.

Attualmente l’art. 612 bis del Codice Penale punisce “con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”. Questa fattispecie penale è denominata Atti persecutori.

Cassazione penale – sentenza n. 8832 depositata il 7 marzo 2011. Per la configurazione del reato di “atti persecutori” cd. “stalking” è sufficiente che gli atti persecutori creino un grave stato di turbamento emotivo tale da destabilizzare la vittima, non potendosi ricondurre la fattispecie dell’articolo de qua ad una ripetizione dell’art. 582 c.p. (lesioni). Il reato in sostanza si integrerebbe anche senza atti diretti contro l’incolumità fisica. La Sentenza della Corte di Cassazione, con cui è stato rigettato il ricorso di un uomo che perseguitava la sua ex fidanzata con atti persecutori indirizzati contro la sua automobile pur senza arrecare danno alla incolumità fisica della stessa, precisa che la nuova fattispecie del reato di “stalking” di cui all’art. 612-bis c.p. ben può integrarsi in presenza di condotte persecutorie, come l’incendio e/o il danneggiamento della macchina della vittima, anche senza atteggiamenti diretti contro l’incolumità fisica, tali da destabilizzare psicologicamente la donna: la nuova tipologia non può essere ricondotta in una ripetizione del reato ex art. 582 c.p. – il cui evento è configurabile sia come malattia fisica che come malattia mentale e psicologica – ma è sufficiente che gli atti ritenuti persecutori abbiano un effetto destabilizzante della serenità, dell’equilibrio psicologico della vittima.

Cassazione – sentenza n. 20993/2013 Sez. V Penale. Ai fini della sussistenza dell’elemento soggettivo del reato di atti persecutori (art. 612 bis c.p.), è necessario e sufficiente il dolo generico, costituito dalla volontà di porre in essere taluna delle condotte minacciose o moleste descritte nella norma con la consapevolezza della sua idoneità a produrre taluno degli eventi parimenti descritti nella stessa norma, senza che ciò comporti, peraltro, la necessità di una rappresentazione anticipata del risultato finale, essendo al contrario sufficiente la costante consapevolezza, nello sviluppo progressivo della situazione, dei precedenti attacchi e dell’apporto che ciascuno di essi arreca alla lesione dell’interesse protetto.

Cassazione – sentenza n. 33842/2018 Sez. V Penale. Integrano il delitto di atti persecutori di cui all’art. 612-bis cod. pen. anche due sole condotte di minacce, molestie o lesioni, pur se commesse in un breve arco di tempo, idonee a costituire la “reiterazione” richiesta dalla norma incriminatrice, non essendo

invece necessario che gli atti persecutori si manifestino in una prolungata sequenza temporale.

Cassazione – sentenza n. 26049/2019 Sez. V Penale. Integra l’elemento materiale del delitto di atti persecutori la condotta di chi reiteratamente pubblica sui “social network” foto o messaggi aventi contenuto denigratorio della persona offesa – con riferimenti alla sfera della sua libertà sentimentale e sessuale – in violazione del suo diritto alla riservatezza.

Dutton 1994 sostiene che lo stile di attaccamento in questi soggetti è in relazione con gelosia, pedinamento, sorveglianza e comportamenti da separazione oggettuale.

McCutcheon et al. 2006 sostiene che gli studenti di college con un attaccamento insicuro nell’infanzia hanno più possibilità di sviluppare comportamenti di celebritystalking.

In uno studio del 1997 ( Kienlen et al.) fatto su di un piccolo numero di stalker incarcerati, si sostiene che la maggioranza di essi ha perso il primary caretaker in infanzia e, nei sette mesi precedenti

l’insorgenza del comportamento di stalking, ha avuto una personale e significativa perdita.

Spitzberg 2006 ha condotto una ricerca in cui afferma che dal 2 al 13% dei Maschi e dall’8 al 32% delle Femmine nel mondo sono stati vittima di stalking durante il corso della loro vita.

Mohandine et al. 2006 ha trovato che la durata media di un comportamento di stalking verso una vittima è di circa due anni.

Delicato 2021 dimostra che la presenza del tratto di personalità psicopatico e la presenza di episodi di Intimate Partner Violence sono predittori del fenomeno dello stalking.

Esistono almeno queste tipologie di stalker (Mullen):

  • Stalker “risentito” o “vendicatore” che agisce per vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito da parte della vittima. Può spingersi fino ad aggredire la vittima sia fisicamente che sotto il profilo dell’immagine sociale. Il risentimento per questo genere di soggetto arriva a diventare il motore di tutta la sua intera esistenza fino a pregiudicare progressivamente persino l’esame di realtà.
  • Stalker “bisognoso d’affetto” per cui la vittima arriva a rappresentare l’unico modo per ottenere una sorta di riscatto sociale e psicologico, l’unico elemento in grado di ribaltare tutta una serie di vissuti di scarsa autostima ed inadeguatezza che sembrano contraddistinguere la struttura di personalità di questa tipologia di molestatori. Questo genere di stalker tende a negare a se stesso il rifiuto da parte dell’oggetto d’amore fino ad arrivare a capovolgere in chiave compensatoria i messaggi ricevuti da parte della vittima. All’interno di questa categoria rientra anche la tipologia dello stalker affetto da delirio di erotomania in cui il bisogno di vicinanza ed affetto da parte dell’offender viene reinterpretato attraverso una chiave di lettura erotizzata che distorce gravemente ogni comportamento e atteggiamento della vittima vissuto come un “vano” tentativo da parte di quest’ultima di resistere all’attrazione per l’offender.
  • Stalker “corteggiatore maldestro” connotato da una scarsa competenza relazionale che si traduce in tentativi di approccio con la vittima decisamente inadeguati rispetto all’obiettivo del molestatore e cioè fare la corte alla malcapitata di turno. Solitamente si tratta della tipologia di molestatore meno persistente nel tempo. Egli infatti, dopo una serie di tentativi maldestri di corteggiamento non andati a buon fine, tende ad abbandonare la presa per dedicarsi ad altre persone da “molestare” con le sue tecniche di approccio.
  • Stalker “molestatore respinto”, che comincia a perseguitare la vittima in seguito ad un rifiuto subito da quest’ultima. Nella maggioranza dei casi si tratta di un “ex” che tenta spasmodicamente di ripristinare la relazione d’amore con la vittima oppure che vuole vendicarsi per l’abbandono subito e percepito come inaccettabile. Questo genere di predatore è decisamente determinato, persistente nel tempo e difficilmente incline a farsi spaventare dal tipo di reazioni messe in campo dalla vittima. Perseguitare la vittima infatti rappresenta per lui l’unico modo per mantenere in piedi una forma di relazione, per quanto negativa e patologica essa possa essere, che per lui rappresenta comunque un’ottima alternativa alla perdita totale dell’altro. Ad alimentare la spinta persecutoria di questo genere di individui è proprio infatti un vissuto intollerabile di angoscia associato all’abbandono da parte della vittima. Perdere l’altro, per questo genere di stalker, equivale a perdere se stesso.
  • Stalker “predatore sessuale” che molesta le sue vittime per ingenerare in queste ultime un vissuto di sempre crescente paura, elemento che per lui rappresenta una fonte insostituibile di eccitazione sessuale. L’obiettivo principale di questo genere di molestatore è l’ottenere con la forza la disponibilità sessuale della vittima. Ma è il senso di potere e di controllo che percepisce nell’organizzare il suo assalto a rappresentare per lui la maggior fonte di eccitazione.

Vi è una alta frequenza (si stima intorno all’80%) di rilevanti life events stressanti nei sette mesi precedenti l’inizio dello stalking; ad es.: fine del matrimonio o di una relazione significativa, perdita del lavoro, perdita della genitorialità, morte di un parente gravemente malato, problemi gravi di salute.

I criminologi hanno fatto il profilo specificatamente dello stalker in Italia. Sulla base delle persone denunciate per stalking dopo l’introduzione del reato di atti persecutori, il profilo dello stalker è quello di una persona comune. Questi soggetti spesso hanno molto tempo a disposizione che impiegano per appostamenti e pedinamenti o per studiare a tavolino delle strategie per fare del male alla vittima, come nel caso delle denunce false e dei tentativi diffamatori a scapito della loro “preda’. Hanno un’età compresa tra i 30 e i 50 anni e una cultura medio-alta. Gli stalker italiani di solito non hanno precedenti penali, se non quelli legati appunto alle molestie e alle minacce, né hanno una malattia mentale vera e propria, diagnosticata da un centro di salute mentale.

Nella stragrande maggioranza dei casi italiani lo stalker conosce bene la propria vittima e ha avuto con lei una relazione significativa di matrice affettiva: gli ex partner sono i più diffusi tra coloro che si trasformano in persecutori sistematici. E sono coloro che con maggiore probabilità giungeranno a commettere atti violenti nei confronti di ex partner.

Secondo uno studio statunitense (Purcell et al. 2005) più di un terzo delle vittime di stalking sviluppa problemi di rilevanza psicopatologico/psichiatrica. Nello specifico:

  • Disturbo reattivo di tipo ansioso con depressione del tono dell’umore
  • Disturbo acuto da Stress
  • Disturbo post-traumatico da Stress a decorso cronico (superiore a 3 mesi)
  • Disturbo depressivo maggiore
  • Disturbo di somatizzazione.

Marco Calzoli è nato a Todi (Pg) il 26.06.1983. Ha conseguito la laurea in Lettere, indirizzo classico, all’Università degli Studi di Perugia nel 2006. Conosce molte lingue antiche e moderne, tra le quali lingue classiche, sanscrito, ittita, lingue semitiche, egiziano antico, cinese. Cultore della psicologia e delle neuroscienze, è esperto in criminologia con formazione accreditata. Ideatore di un interessante approccio psicologico denominato Dimensione Depressiva (sperimentato per opera di un Istituto di psicologia applicata dell’Umbria nel 2011). Ha conseguito il Master in Scienze Integrative Applicate (Edizione 2020) presso Real Way of Life – Association for Integrative Sciences. Ha conseguito il Diploma Superiore biennale di Filosofia Orientale e Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa – Istituto di Scienze dell’Uomo nel 2022. Ha dato alle stampe con varie Case Editrici 50 libri di poesie, di filosofia, di psicologia, di scienze umane, di antropologia. Ha pubblicato anche molti articoli. Da anni è collaboratore culturale di riviste cartacee, riviste digitali, importanti siti web.

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