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GENERE, QUALE DEFINIZIONE????

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Redazione- Gli studi di genere sono uno dei campi di ricerca in evoluzione nell’ambito della scienza politica e sociale. Negli ultimi anni gli interventi diretti all’analisi e promozione di un congruo rapporto rappresentativo fra genere e politica hanno interessato i governi di tutti gli Stati membri a livello nazionale, europeo e internazionale.

Il Consiglio d’Europa ha sempre adottato e contestualmente dal novembre del 2013 tali strategie sulla parità di genere con l’obiettivo di conseguire il progresso e l’emancipazione delle donne e quindi l’effettiva realizzazione dell’uguaglianza di genere dei propri Stati membri. Da parte sua, l’Assemblea parlamentare Cde, con il contributo della delegazione italiana nella XVII Legislatura, ha dibattuto un numero rilevante di rapporti, accogliendo risoluzioni e proposte su vari aspetti che, facendo perno sula violenza alle donne negli spazi pubblici e privati, concordano sulla necessità di aumentare la rappresentanza politica e istituzionale femminile.

Per genere, verosimilmente, si intende un concetto differente dal sesso biologico, s’articola piuttosto sul significato psicosociale assegnato alle differenze sessuali compresi ruoli, comportamenti e altre caratteristiche socialmente attribuite ad un genere piuttosto che a un altro. Le differenze di genere rappresentano, sostanzialmente, delle costruzioni socioculturali e non delle prerogative assegnate biologicamente e, come tali, possono oltrepassare la dicotomia standardizzata tra maschio/femmina, nel rispetto dellespressione soggettiva e libera da connotazioni diverse per cultura, etnia, contesti socioeconomici, orientamento sessuale.

La riflessione sulle differenze di genere e sulla relazione tra genere e rispettivi diritti coinvolge sia la salute che la medicina, la giurisprudenza, la tecnologia. A partire dagli anni sessanta numerose ricercatrici italiane ed estere hanno fermentato un dibattito che ha posto l’accento sul corpo, sulla sessualità, sulle pari opportunità, sul diritto alla procreazione.

La procreazione medicalmente assistita è uno strumento medico per favorire la soluzioni di problemi derivanti dall’infertilità. Sono molte le donne, anche single, le coppie che decidono di sottoporsi a tali interventi. Nel corso di un progetto formativo in merito  ho ascoltato molte critiche e condanne, da parte di donne stesse, che non approvano tali metodi. Va bene che sarebbe sempre opportuno ponderare bene le varie tecniche, ma il diritto ad essere madri, ad avere un figlio per una coppia o per una singola donna è un diritto sacrosanto che nessuna giudizio, biasimo, drastico impedimento può limitare. Se siamo noi donne che non comprendiamo questo, tutto resta più difficile, perché sottoporsi a certi interventi richiede tanta forza, coraggio, determinazione, motivazione, amore per se stesse e per la vita. È vero che ogni cambiamento porta con se movimento e che l’avvento della PMA sta producendo e produrrà costantemente dei cambiamenti nelle relazioni tra generi, rispetto della genitorialità e diritto alla vita.

C’è da augurarsi che progressivamente, mirate pratiche riproduttive e il loro impatto sociale e culturale possano e anzi dovrebbero essere lette all’interno di un rapporto nuovo tra corpo, tecnica e medicina che apra a nuove esperienze e possibilità.

Cosi come, per il concetto di gender mainstreaming che concerne le tematiche di genere in relazione alla sfera del potere pubblico, internazionale, europeo e statale, si  stanno valutando le diverse implicazioni per uomini e donne di ogni azione politica prevista, compresa la legislazione e i programmi, in tutti i settori e livelli. Alla base c’è il presupposto di garantire che gli interessi di uomini e donne siano adeguatamente tenuti in considerazione, lavorando sull’abbattimento degli stereotipi. Un buon approccio di gender mainstreaming farebbe in modo che tutte le persone possano scegliere cosa studiare a prescindere dalle caratteristiche sessuali, di razza, religione, orientamento politico. Il  che significherebbe anche prevenire una discriminazione nel mercato del lavoro e nelle carriere del domani. Non è stimolante che tutti pensino allo stesso modo, in quanto,

è la differenza di opinioni che dà la possibilità di un arricchimento comune.

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