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” ADOLESCENTI OGGI TRA DISPERSIONE SCOLASTICA E ASSENZA DI MOTIVAZIONI” DI VALTER MARCONE

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Redazione- Ottantamila adolescenti non hanno terminato l’anno scolastico 2020-2021. O meglio sono stati bocciati al termine dell’anno per le assenze fatte . Anche se assenti giustificati. Con la complicità dei genitori che hanno prodotto certificati medici, giustificazioni e tutta la documentazione necessaria per giustificare le assenze. Un dato allarmante, rilevato da Demos, perchè coinvolge un numero considerevole di adolescenti in età scolare e le loro famiglie. Ottantamila famiglie che si sono trovate nel corso dell’anno scolastico il problema di un figlio che rifiutava di andare a scuola. Per i più disparati motivi . Dalla mancanza di interesse alla pretesa incapacità di essere in grado di affrontare le prove necessarie per percorrere l’itinerario di studi. Per problemi di autostima, per distrazione a causa dell’uso indiscriminato dei social e di interesse. Fino alle crisi adolescenziali di identità. Nell’anno scolastico 2019-2020 erano stati trentaquattromila gli adolescenti che si erano assentati per un periodo superiore a quello indicato dall’ articolo 14, comma 7, del DPR 122/2009 che fissa il limite delle assenze .

Secondo la normativa è l’articolo 14, comma 7, del DPR 122/2009 a fissare il limite di assenze da osservare affinché l’anno scolastico possa essere considerato come valido. Dice l’articolo :” Per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato. […] Il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta l’esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o all’esame finale di ciclo.” In altre parole si può calcolare che tenuto conto dei 200 giorni di scuola che compongono un anno scolastico e un limite di assenze pari al 25%, in proporzione matematica , bisogna garantire la propria presenza in classe per almeno 150 giorni, con un limite di 50 assenze. Il decreto in verità fa riferimento anche ad alcune deroghe ma per casi eccezionali .

Probabilmente , anzi senz’altro,le assenze che hanno determinato la bocciatura sono uno strascico dei problemi che i giovani hanno incontrato durante degli anni di pandemia e che si sono acuiti sempre più a causa ,probabilmente ancora una volta, di mancati interventi in loro favore . All’uscita del periodo di lockdown Save the Children dando voce “agli studenti inascoltati nella crisi”, ha presentato i risultati di una indagine commissionata a IPSOS “I giovani ai tempi del Coronavirus”, che analizza opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni.

Così da quella indagine si apprende, proprio in riferimento al periodo più critico appena trascorso, quello che di fatto ha chiuso le porte delle aule scolastiche , avviata la didattica a distanza e comunque contemplato altre misure di limitazione della presenza a scuola ,che “il 28% degli studenti dichiara infatti che almeno un loro compagno di classe dal lockdown di questa primavera ad oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni (tra questi, un quarto ritiene che siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più alle lezioni). Secondo gli adolescenti intervistati, tra le cause principali delle assenze dalla DAD, vi è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo. Difficoltà che sembrerebbero avere un duro impatto nella loro preparazione scolastica: più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso. Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%). “ (1)

Dalla ricerca ISPSOS per Save de Children emerge anche una realtà più preoccupante : i ragazzi si sono sentiti esclusi dalle scelte per il contrasto alla diffusione del Covid, che li hanno visti penalizzati nell’interruzione delle attività scolastiche in presenza: il 65% è convinto di star pagando in prima persona per l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia, il 43% si sente accusato dagli adulti di essere tra i principali diffusori del contagio, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola.

«Questo anno ha fortemente condizionato la vita di milioni di bambini e adolescenti e in particolare questi ultimi che hanno subito un allontanamento più lungo dalle aule scolastiche. Si sono ritrovati soli, in una condizione nuova e restrittiva a gestire scuola e relazioni a distanza e non tutti hanno resistito. I numeri ci confermano la preoccupazione profonda per il rischio di un’impennata nella dispersione scolastica: gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla DAD che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili», afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. «È fondamentale agire subito con dei “ristori” anche per questi ragazzi, perché stanno perdendo non solo competenze ma soprattutto motivazione, allontanandosi velocemente dalla scuola e, con essa, dalle loro opportunità per costruirsi un futuro. Guardano alla politica con speranza e curiosità ed è ora che la politica sia all’altezza delle loro aspettative, utilizzando un fondo – Next Generation UE – che proprio alle nuove generazioni dovrebbe essere dedicato, per dare nuova linfa e impulso a combattere un orizzonte con poche prospettive, soprattutto per coloro che vivono in condizioni di difficoltà».

Nell’anno scolastico 2021-2022 369.048 classi di scuola statale hanno accolto 7.507.484
studenti, di cui 268.671 con disabilità .(2)

Ho parlato di assenze prolungate. Sono, di fatto, l’anticamera della dispersione. Un fenomeno che interessa il nostro paese e che viene da lontano. La pandemia lo ha solo aggravato fino al arrivare al 16,7% al sud bloccando per esempio quello che viene definito “l’ascensore sociale “. La perdita di investimenti di più di 8 miliardi di euro, centomila insegnanti e cinquantamila amministrativi in meno, discipline cancellate, tempo pieno dimezzato, sono sicuramente le cause di un flop che i provvedimenti di restrizione a causa della pandemia da covid 19 hanno finito di mettere al tappeto.

L’ultima analisi della Commissione europea “Relazione di monitoraggio nel settore dell’istruzione e della formazione 2020 “ offre un quadro della situazione italiana preoccupante :“Nonostante un leggero aumento nel 2018, la spesa per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nell’UE, ben al di sotto della media UE, sia in percentuale del PIL (il 4 % contro il 4,6 %) sia in percentuale della spesa pubblica totale, essendo pari all’8,2 %, è la più bassa dell’UE che è al 9,9%.

La spesa per l’istruzione terziaria è la più bassa dell’UE, sia in percentuale del PIL (lo 0,3 % contro lo 0,8 %) sia in percentuale della spesa pubblica per l’istruzione (il 7,7 % contro il 16,4 %), mentre la spesa pubblica per l’istruzione è diminuita complessivamente del 7% nel periodo 2010-2018, nello stesso periodo la spesa per l’istruzione superiore è stata ridotta del 19%”.

La stessa Relazione analizza anche il fenomeno della dispersione scolastica: “Il tasso di abbandono scolastico resta tra i più alti dell’UE, soprattutto al sud e tra i giovani nati all’estero. La percentuale di giovani nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni registra un tasso di abbandono ben al di sopra della media UE del 10,2 %. Tra le regioni i tassi variano in modo considerevole, dal 9,6 % nel nord-est al 16,7 % nel sud. Nel 2019 la percentuale di persone di età tra i 30 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria, post-diploma, si attesta al 27,6 %, ben al di sotto della media UE (40,3 %)”. La relazione della Commissione europea fa emergere un quadro impietoso.(3)

Le cause che determinano l’abbandono scolastico sono molteplici, principalmente culturali, sociali, economiche: in particolare però sono i ragazzi che provengono da ambienti a basso reddito, socialmente svantaggiati e da famiglie con uno scarso livello di istruzione che hanno maggiori probabilità di non terminare il percorso di studi. Un fenomeno quindi complesso e pluridimensionale.

Rocco Cafarelli Dirigente scolastico proprio nell’articolo che abbiamo citato prima del Laboratorio adolescenza scrive a proposito del compito della scuola per porre rimedio all’evasione scolastica : “Occorre pertanto adottare una visione organica complessiva, prendere consapevolezza dell’entità del fenomeno e delle sue conseguenze multisettoriali e multilivello. È necessaria una vera assunzione di responsabilità individuali e collettive: dagli insegnanti ai dirigenti scolastici, dalle famiglie agli Enti territoriali, dal Ministero dell’istruzione al Governo, dalle fondazioni ai corpi intermedi, dalle imprese al Terzo settore, alle parrocchie. Bisogna quindi impegnarsi per un nuovo “patto formativo” tra tutti gli attori interessati, perché l’educazione è un compito dell’intera società, non delegabile ad una singola agenzia. La scuola non può essere lasciata sola.

Per intervenire in maniera sistemica occorre progettare quindi un piano nazionale pluriennale straordinario sulla scuola, come indica la Corte dei Conti nella sua ultima relazione, creare alleanze educative tra scuola, famiglie, civismo educativo e istituzioni locali in modo da recuperare una situazione deteriorata. Si potrà evitare questa tragedia che incombe sul futuro dei nostri giovani solo mettendo insieme tutte le energie migliori, e costruendo e rafforzando le “comunità educanti” sia a livello territoriale che a livello nazionale del sistema scolastico ed educativo, in modo da rendere effettivo il diritto allo studio e il successo formativo, come previsto dalla Costituzione, per tutti i nostri ragazzi e ragazze.”

E’ interessante esaminare più a fondo le cause che determinano l’abbandono scolastico e forse tornerò su questo tema. Quello che interessa in questa riflessione , rispetto al fenomeno della dispersione scolastica , da cui si prendono le mosse, essendo una prima conseguenza del fenomeno, è un altro fenomeno, quello della demotivazione. Che porta a volte al traumatico abbandono della scuola e a conseguenze anche peggiori.

Perchè poi ,in definitiva il problema è uno ed uno solo. Anche se grande e forse irrecuperabile in termini di generazioni . Gli adolescenti del post lokdown non hanno più nulla da dire. Non vogliono dire più nulla .E soprattutto non chiedono nulla. Non esprimono alcun desiderio. Probabilmente anche in questo caso è una condizione patologica che va presa con le molle . E’ una faccia della medaglia ; ma è un aspetto da non trascurare assolutamente in questo universo adolescenziale perchè riguarda i più fragili, i più deboli, quelli senza strumenti , quelli caduti in un buco nero ,insieme alle loro famiglie, per povertà, diseguaglianza, cultura .

Al contrario guardo per esempio alle ultime manifestazioni studentesche. Sotto un altro fronte gli studenti sono presenti con forti motivazioni . Fortissime sono state infatti le contestazioni dopo i due gravi incidenti che hanno provocato la morte di due giovani studenti impegnati in stage formativi.

In oltre 40 città si sono svolti cortei e presidi. A Torino sono state occupate numerose scuole . Alcune organizzazioni hanno chiesto le dimissioni del Ministro dell’Istruzione Bianchi e del Ministro dell’Interno Lamorgese. Fino ad essere ricevuti in audizione in Commissione Cultura alla Camera.

Manifestazioni dunque anche contro il “modello di scuola Bianchi”. L’Unione degli studenti ha aperto gli Stati Generali della scuola dal 18 al 20 febbraio di quest’anno a Roma. «Nonostante, dall’inizio dell’anno, migliaia di studenti siano scesi in piazza in tutta Italia, contro l’attuale modello di scuola – esordisce Simone Botti, del liceo Parini di Milano, appena occupato – il ministro continua a non ascoltarci, persistendo nel farci false promesse e non prendendo in considerazione la posizione degli studenti in merito alle problematiche vigenti nel sistema scolastico attuale, per questo a Milano abbiamo occupato decine di scuole e il 18 a Milano e in tutta Italia, torniamo nelle piazze». (4)

Tutto un anno scolastico di contestazioni fino ad arrivare all’inizio di questo anno scolastico 2022-23 con l’autunno dell’insediamento del nuovo governo a cui gli studenti mandano immediatamente un messaggio :”Ora decidiamo noi “. Fino al “No Meloni Day “dello scorso 18 novembre 2022 .

A questo proposito scrive La Stampa del 18 novembre 2022: “Per la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari sarà una giornata di mobilitazione ampia e plurale. «Sono previsti in piazza più di 100mila studenti e studentesse in tutto il Paese e alle manifestazioni organizzate dei due sindacati studenteschi aderiscono anche collettivi, associazioni e molte realtà studentesche in tutta Italia».
«Scendiamo in piazza rivendicando i 5 pilastri della scuola», dichiara Alice Beccari, dell’Unione Degli Studenti UDS. «Una legge nazionale sul diritto allo studio, la sostituzione dei PCTO con l’istruzione integrata, salute e sicurezza per un edilizia sicura ed educante e per la garanzia del benessere psicologico, maggiore rappresentanza studentesca e la riforma dello statuto perché maggiori diritti siano garantiti»
Gli studenti vogliono lanciare un messaggio al Governo Meloni, al ministro Valditara e alla ministra Bernini: sono pronti a difendere il Diritto allo Studio e vogliono costruire una scuola e un Paese diverso.

Come si vede una grande mobilitazione che sottende dunque in generale una forte motivazione da parte degli studenti a discutere sul ruolo e sulla funzione della scuola soprattutto nel momento in cui si parla di merito .

Motivazioni che mancano appunto a quel numero di studenti che hanno lottato all’interno della scuola e poi l’hanno abbandonata. Perchè si sono sentiti traditi da molte inadempienze che hanno pesato sul loro comportamento. Fino ad arrivare ad una convinzione , spesso determinata anche dalla stessa famiglia, di non essere in grado di far fronte ai loro impegni, di essere deboli e incapaci. Una condizione psicologica che ha aperto loro un baratro anche esistenziale. Hanno sentito le richieste della scuola e le pressioni delle famiglie come qualcosa più grande di loro, più forte di loro e si sono arresi. Senza nemmeno combattere . Di seguito brevemente palerò di alcune condizioni patologiche ma la prima ragione a scatenare la ripulsa, l’allontanamento l’elusione è stata quella di non farcela, ovvero una mancata autostima.

In modo inconsapevole il rifiuto scolastico è forse una forma di difesa verso le aspettative e richieste che percepiscono dal mondo esterno, dai genitori, dalla scuola e dagli amici. Insicurezza e un calo delle energie. Inoltre, spesso alla base,quindi nella scuola , c’è anche una mancanza di motivazione e interesse verso qualcosa che non li appassiona. Ma non sono giustificazioni . Gli adolescenti non ce la fanno. I motivi veri si rintracciano in modo larvato e sparso qua e là esaminando problematiche che coinvolgono i giovani e le famiglie.

In apertura di questa riflessione ho accennato all’abbandono scolastico come risultato proprio di questo “ non farcela “ a varie ragioni da parte degli adolescenti. Di seguito esamino alcune di queste ragioni anche se il problema è così ampio e complesso che meriterebbe ben altra trattazione .

Non ci sono dati molto aggiornati da parte della scuola ( l’agenzia più importante per l’istruzione e la formazione ) ma un esame di una prima motivazione e quindi di un primo fenomeno di questo dossier di assenze motivazionali da parte degli adolescenti si ricava da alcune ricerche effettuate da privati.

Una pubblicazione della Fondazione Mondino dell’Istituto Neurologico Nazionale di Pavia evidenzia l’aumento tra gli adolescenti di problemi psicologici gravi e di richieste di ricovero: “Aumentano i numeri assoluti e anche la gravità delle patologie, tra cui atti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Sta esplodendo oggi il disagio già rilevato nella primavera 2020. Sono aumentate nell’ultimo trimestre di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso le richieste di ricovero per autolesionismo in Neuropsichiatria e anche i tentati suicidi aumentano del 50%, a fronte di un + 15%”.

Un’altra ricerca sui giovani tra i 18 e i 25 anni realizzata da “Sociometrica” per la Fondazione Italia in salute rileva che un giovane su tre soffre di sintomi depressivi legati all’emergenza Covid-19 e, in generale, nota che l’impatto psicologico dell’emergenza è più alto tra i più giovani, con una significativa riduzione della vita sociale.

Dice infatti l’Istituto della Fondazione Mondino in un comunicatoi dopo lòa presentazione del report nel febbraio 2021 : “Sono aumentate di oltre il 50% rispetto all’anno scorso le richieste di ricovero alla Neuropsichiatria della Fondazione Mondino IRCCS di Pavia per adolescenti in grave difficoltà. Questo diffuso disagio, emerso già nella primavera 2020 grazie a una survey condotta dallo stesso Istituto per valutare le conseguenze dell’isolamento sociale dovuto alla pandemia da Covid-19, sembra essere esploso in questo secondo lockdown, con forme spesso drammatiche.
“Si registra una vera e propria emergenza nella Neuropsichiatria del Mondino e, dai riscontri che abbiamo, anche nelle altre strutture lombarde” ha affermato il prof. Renato Borgatti, direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione Mondino IRCCS, a margine dell’incontro “Covid e lockdown: gli effetti collaterali sulla psiche dei bambini e dei giovani” che si è tenuto oggi a Roma, presso il Senato della Repubblica. “Il malessere riscontrato nel primo
lockdown ora sembra essersi trasformato in franca patologia – aggiunge Borgatti -Sono aumentate in particolare le richieste di ricovero per psicopatologie con “attacco al corpo”, ossia con atti di autolesionismo via via sempre più gravi, fino al tentato suicidio” (5)

Accanto ad atti di autolesionismo e tentati suicidi, tra le patologie più frequenti vi sono anche disturbi del comportamento alimentare, psicosi con compromissione dell’esame di realtà, aggressività e comportamenti distruttivi, ritiro sociale e dipendenza da internet. Lo stress post traumatico può lasciare segni duraturi nello sviluppo psichico dei ragazzi – spiega la Dr.ssa Martina Mensi, neuropsichiatra dell’équipe della Fondazione Mondino IRCCS che ha condotto lo studio – Dall’indagine sono emersi alterazioni del contenuto del pensiero, quali per esempio allucinazioni e
dispercezioni, sintomi dissociativi, agitazione, disturbi del sonno e incubi,preoccupazione per il futuro,e anche paura per genitori e familiari, che a loro volta appaiono sotto stress “ (6)

Sentirsi insicuri e non credere in sé sfocia spesso in un senso di inadeguatezza e mancanza di autostima. La paura, l’ansia e le preoccupazioni per non essere in grado di affrontare una determinata situazione, rappresentano per molti ragazzi un profondo senso di insicurezza.

Questa è la diagnosi. Occorre però sfuggire, quando si parla di fenomeni relativi all’età adolescenziale, ad alcune preferenze che oscillano tra spiegazioni di tipo multidimensionale, adatte a comprendere comportamenti devianti, trasgressioni sociali, assunzione di sostanze, azioni “a ri-
schio”, al pericolo di attribuire tali dinamiche esclusivamente a fattori di personalità o – viceversa – solo al contesto sociale. Bisogna trovare un equilibrio.

Certo è che una cosa è fondamentale : che l’adolescente apprenda come costruire la propria bussola. Creando per esempio un buon rapporto di empatia e di condivisione. Il ragazzo capirà che la sensazione di impotenza e paura nel suo disorientamento potrà essere finalmente superata. Aiutare a superare questa condizione dunque è il compito della famiglia, delle agenzie culturali, del gruppo dei pari, del mondo dello sport, delle istituzioni di quartiere, dell”associazionismo. E’ uno sforzo da fare per guardare con altri occhi ad una generazione che porta con sé il riflesso di un turbamento che purtroppo alcune condizioni materiali di vita nel nostro paese hanno determinato. Lavorare su quelle condizioni per modificarle ed eliminare la parte negativa rappresenta poi un altro impegno fondamentale per restituire agli adolescenti proprio la fiducia in sé che, in definitiva , tutti gli elementi che ho analizzato hanno contribuito a determinare .

( 1)https://www.vita.it/it/article/2021/01/05/in-italia-circa-34-mila-studenti-delle-superiori-rischiano-di-abbandon/157895/

(2)https://www.miur.gov.it/documents/20182/2512903/Principali+dati+della+scuola+-+avvio+anno+scolastico+2020-2021.pdf/a317b7bb-0acc-d8ea-a739-1d58b07d5727?version=1.0&t=1601039493765

(3 )https://laboratorioadolescenzamagazine.org/456/

(4 )https://www.avvenire.it/attualita/pagine/scuola-oggi-manifestazioni-e-cortei-in-40-citta

(5)https://www.mondino.it/wp-content/uploads/2021/03/cs_3_2021_emergenza-adolescenti.pdf

(6 )La Fondazione Mondino Istituto Neurologico Nazionale IRCCS di Pavia è il più antico istituto nazionale specializzato in ambito neurologico e neuropsichiatrico infantile ed è punto di riferimento nazionale e internazionale per la ricerca, la diagnosi e cura delle patologie neurologiche.
Opera sul territorio nazionale attraverso la rete di ambulatori privati Mondino Care Network, a cui afferisce anche il Mondino Health Center di Milano, centro medico specializzato in neurologia, con sede in via Boscovich 35. www.mondino.it | facebook @fondazionemondinopavia

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