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” UN GIOCO D’AZZARDO ” DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Un gioco d’azzardo quello che stiamo vivendo in questo tempo di trasformazioni del clima e di riscaldamento dell’atmosfera?

Ci sono storie incredibili che da millenni vengono raccontate. Sono la storia dei miti. Quando nacque la Terra la raccontano le cosmogonie anche se nel Seicento ci si misero in molti a calcolare la creazione del mondo stando al racconto biblico. Così che Keplero sostenne che la Terra fosse stata creata il 3993 a. C. mentre l’arcivescovo James Hussher propose il 4004 a. C., precisamente il 23 ottobre.

Una storia incredibile e anche quella che viene raccontata da appena un secolo. Quella di un progresso illimitato che attraverso la tecnica avrebbe reso il futuro della nostra umanità più rispondente alle esigenze dell’uomo in tema di adattamento, sopravvivenza , benessere. Insomma tutto quello che avrebbe affrancato l’uomo dal bisogno. Che nella sua storia ha sempre rappresentato una molla, una spinta formidabile per andare avanti proprio in un cammino di scelte, conquiste, scoperte. Ora questa storia che sembra incredibile e che è stata ed è raccontata a volte anche con toni trionfalistici , con qualche retorica sembra non tener conto del vicolo cieco in cui l’uomo ,proprio grazie a questo progresso, si è cacciato. Situazione a dir poco curiosa in cui quello che doveva essere una meta positiva si sta trasformando in qualcosa di negativo, anzi di mortale.

Mi riferisco al peso dell’antropocene, ovvero tutto quello che l’uomo ha costruito in questo ultimo secolo nell’ambiente e nella natura. Peso che questo pianeta comincia a non sopportare reagendo proprio nel modo peggiore : la trasformazione del clima e il riscaldamento globale . Le conseguenze di questo fenomeno: l’inaridimento di una vasta percentuale di suolo terrestre che determinerà migrazioni dell’ordine di miliardi di persone che non potranno più vivere in quei territori, l’innalzamento delle acque dei mari , la scomparsa di ambienti ed ecosistemi.

In un contesto in cui il disinteresse per questi fenomeni porta a continuare ad usare le energie fossili,ad assistere ad eventi climatici che distruggono intere regioni e causano vittime; tutto giustificato dalla preminenza del profitto economico che non guarda in faccia a nessuno. Fino a farsi una domanda legittima ma dalla difficile risposta: quale dovrà essere l’avvenimento catastrofico che procurando uno shock devastante produrrà un cambiamento di rotta. Probabilmente quello avvenimento sul piatto della bilancia dovrà pesare più del profitto economico.

Noi lo aspettiamo . Ma non sarà sicuramente quello a minacciare la vita sulla Terra. L’avvenimento catastrofico veramente determinante sarà quello della scomparsa di questa umanità, della sua storia e di tutto quello che ha realizzato. Mentre la vita sulla Terra continuerà imperturbabile il suo cammino. Sì perché in realtà la Terra si è formata 4 miliardi di anni fa. Mentre l’uomo è apparso solo da qualche milione di anni.E la vita già esisteva al formarsi della Terra quattro miliardi di anni fa e continuerà ad esistere anche dopo la scomparsa dell’uomo La vita esisteva in una goccia d’acqua che ingrandita avrebbe fatto vedere qualcosa di inaspettato. Filamenti come formati da una catena di palline, una collana di palline che realtà erano e sono microscopici organismi unicellulari simili alle forme che oggi chiamiamo cianobatteri o alghe azzurre. Fossili ritrovati in Australia che risalgono a 3,5 miliardi di anni fa. Grazie ad alcuni sedimenti scoperti in Groenlandia che contengono accumuli di grafite, ovvero carbonio , materia prima della vita, si pensa che la loro presenza potrebbe essere ancora precedente. Non sappiamo veramente come siano andate le cose in quel brodo iniziale. Non sappiamo veramente come tutta l’acqua dei mari e degli oceani sia arrivata sulla Terra. Sappiamo di certo che in quell’acqua era contenuta quella che noi chiamiamo la vita, che ci ha reso uomini pensanti.

La nostra catastrofe dunque poco importa alla vita. Probabilmente il tempo che ci è voluto perché l’uomo arrivasse fin qui, sull’orlo della catastrofe, non ci appartiene. Non ci appartiene il tempo che verrà , che vedrà qualche disastro irreparabile del nostro” pensare” quotidiano ma che preparerà una nuova umanità , diversa da quella attuale e chissà in quanti milioni o miliardi di anni .

Non ci appartiene questo tempo perché il nostro tempo è quella degli anni , pochi in realtà , una misura insignificante. Un intervallo. Tra la nascita e la morte due avvenimenti ai quali noi non possiamo contribuire in alcun modo. Siamo nati per caso e moriremo indipendentemente dalla nostra volontà. Siamo in grado di percepire solo lo scorrere della nostra vita, ma anche questo, però intendiamoci, è un fatto straordinario, quasi un miracolo che ci raccontiamo solo nel giro di poche generazioni. Quella che ci ha preceduto e quella che ci segue poi più nulla. Anche se questo nulla viene riempito da noi a cui tutto sfugge.

L’uovo e il seme sono i due strumenti con i quali la vita ha conquistato le terre emerse del pianeta. L’uovo con il suo guscio di protezione e le sostanze nutrienti all’interno per permettere al nascituro di svilupparsi. Il seme che sostituisce le spore e permette alla pianta che ne deriverà di attecchire anche in ambienti secchi. La terra bruna e feconda proveniente dalla decomposizione dei vegetali Ma alla fine di quel periodo il Permiano, circa 252 milioni di anni fa, sulla crosta terrestre in Siberia si aprirono crepacci lunghi chilometri che cominciarono a vomitare lava che distrusse tutto, incendiò l’atmosfera e inacidì le acque distruggendo il 95% della vita sulla terra .Ma la vita non si arrese : milioni di anni dopo gli ecosistemi si stabilizzarono, le piante ricominciarono a crescere. La vita riprese il sopravvento. Le piante nutrirono gli erbivori e questi nutrirono i carnivori. Il Triassico un mondo nuovo. Stavano per entrare in scena i dinosauri. E con il mesozoico i continenti cominciarono a separarsi.

Dunque è accaduto e potrà riaccadere di nuovo . Il gioco d’azzardo che stiamo vivendo potrebbe portare ad un cataclisma tale da eliminare l’umanità .

E’ questa l’ipotesi catastrofista che la narrazione corrente racconta e che possiamo leggere su giornali e riviste . In realtà già nel 2019 novantadue tra scienziati e promotori dell’iniziativa ritennero necessario fare chiarezza sul peso antropico del riscaldamento della Terra e inviarono questa lettera-petizione al Presidente della Repubblica ,al Presidente del Senato ,al Presidente della Camera dei Deputati ,al Presidente del Consiglio dei ministri che in realtà esclude la responsabilità appunto dell’antropocene sul riscaldamento globale .

I sottoscritti, cittadini e uomini di scienza, rivolgono un caloroso invito ai responsabili politici affinché siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche. In particolare, è urgente combattere l’inquinamento ove esso si presenti, secondo le indicazioni della scienza migliore. A tale proposito è deplorevole il ritardo con cui viene utilizzato il patrimonio di conoscenze messe a disposizione dal mondo della ricerca e destinate alla riduzione delle emissioni antropiche inquinanti diffusamente presenti nei sistemi ambientali sia continentali che marini.

Bisogna però essere consapevoli che l’anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante. Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta.

Negli ultimi decenni si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili. Questa è la tesi del riscaldamento globale antropico promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non vengano immediatamente adottate. A tale proposito, numerose nazioni del mondo hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sono pressate, anche da una martellante propaganda, ad adottare programmi sempre più esigenti dalla cui attuazione, che comporta pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, dipenderebbe il controllo del clima e, quindi, la “salvezza” del pianeta.

L’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models. Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850. La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche.

Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro pianeta, per cui occorre affrontarlo con metodi adeguati e coerenti al suo livello di complessità. I modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni. Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano, ed in genere ampi periodi caldi durante l’Ottimo dell’Olocene. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell’attuale, mentre sono correlati ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli.

Va ricordato che il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo Solare di Maunder). Da allora a oggi l’attività solare, seguendo il suo ciclo millenario, è aumentata riscaldando la superficie terrestre. Inoltre, i modelli falliscono nel riprodurre le note oscillazioni climatiche di circa 60 anni. Queste sono state responsabili, ad esempio, di un periodo di riscaldamento (1850-1880) seguito da un periodo di raffreddamento (1880-1910), da un riscaldamento (1910-40), ancora da un raffreddamento (1940-70) e da un nuovo periodo di riscaldamento (1970-2000) simile a quello osservato 60 anni prima. Gli anni successivi (2000-2019) hanno visto non l’aumento previsto dai modelli di circa 0.2°C per decennio, ma una sostanziale stabilità climatica che è stata sporadicamente interrotta dalle rapide oscillazioni naturali dell’oceano Pacifico equatoriale, conosciute come l’El Nino Southern Oscillations, come quella che ha indotto il riscaldamento momentaneo tra il 2015 e il 2016.

Gli organi d’informazione affermano anche che gli eventi estremi, come ad esempio uragani e cicloni, sono aumentati in modo preoccupante. Viceversa, questi eventi, come molti sistemi climatici, sono modulati dal suddetto ciclo di 60 anni. Se ad esempio si considerano i dati ufficiali dal 1880 riguardo i cicloni atlantici tropicali abbattutisi sul Nord America, in essi appare una forte oscillazione di 60 anni, correlata con l’oscillazione termica dell’Oceano Atlantico chiamata Atlantic Multidecadal Oscillation. I picchi osservati per decade sono tra loro compatibili negli anni 1880-90, 1940-50 e 1995-2005. Dal 2005 al 2015 il numero dei cicloni è diminuito seguendo appunto il suddetto ciclo. Quindi, nel periodo 1880-2015, tra numero di cicloni (che oscilla) e CO2 (che aumenta monotonicamente) non vi è alcuna correlazione.

Il sistema climatico non è ancora sufficientemente compreso. Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso IPCC la sensibilità climatica ad un suo aumento nell’atmosfera è ancora estremamente incerta. Si stima che un raddoppio della concentrazione di CO2 atmosferica, dai circa 300 ppm preindustriali a 600 ppm, possa innalzare la temperatura media del pianeta da un minimo di 1°C fino a un massimo di 5°C. Questa incertezza è enorme. In ogni caso, molti studi recenti basati su dati sperimentali stimano che la sensibilità climatica alla CO2 sia notevolmente più bassa di quella stimata dai modelli IPCC.

Allora, è scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.

Infine, gli organi d’informazione diffondono il messaggio secondo cui, in ordine alla causa antropica dell’attuale cambiamento climatico, vi sarebbe un quasi unanime consenso tra gli scienziati e che quindi il dibattito scientifico sarebbe chiuso. Tuttavia, innanzitutto bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata.

In ogni caso, lo stesso preteso consenso non sussiste. Infatti, c’è una notevole variabilità di opinioni tra gli specialisti – climatologi, meteorologi, geologi, geofisici, astrofisici – molti dei quali riconoscono un contributo naturale importante al riscaldamento globale osservato dal periodo preindustriale ed anche dal dopoguerra ad oggi. Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana, e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (NIPCC) il cui rapporto del 2009 conclude che «La natura, non l’attività dell’Uomo governa il clima».

In conclusione, posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima. Roma, 17 Giugno 2019

Tra i firmatari Antonio Zichichi ,Roberto Vacca ,Renato Angelo Ricci, Aurelio Misiti  Antonio Brambati, solo per ricordarne alcuni (1)

All’opposto tra gli altri il rapporto Global Warming of 1,5 ºC firmato dall’IPCC, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Un documento che di fronte alla possibilità che la temperatura del pianeta superi di un grado e mezzo di aumento rispetto alla media di qualche decennio fa prospetta gravi conseguenze sugli ecosistemi e sulla salute umana, carestie povertà, migrazioni di massa, mortalità infantile,

Un tema che oscilla dunque tra accettazione dell’esistente, catastrofismo e ragionata esposizione dei problemi che l’innalzamento della temperatura potrebbe causare. La disputa è dunque tra la climatologia ufficiale dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il foro scientifico formato dalle Nazioni Unite nel 1988, per studiare le basi scientifiche, le cause e gli impatti del cambiamento climatico e una fitta letteratura, altrettanto scientifica, che discute, contesta e diffida di alcune delle argomentazioni dell’IPCC.

Tutto appunto in un gioco d’azzardo . Un gioco che per il momento stando alle risultanze della Cop 29 di Baku, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici trova l’accordo tra i 197 paesi partecipanti su un obiettivo di finanza per il clima. In inglese: New Collective Quantified Goal (Ncqg). Ovvero la necessità di mettersi d’accordo su quanto e come le economie sviluppate dovrebbero sostenere i paesi in via di sviluppo per adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre le emissioni.

Troppo o troppo poco . Non si può dire. Quello che si può dire è che il gioco continua ed è un gioco d’azzardo .

(1).https://lanuovabq.it/it/gli-scienziati-si-ribellano-al-catastrofismo-climatico

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