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” SAN GIUSTO, LA NOBILE AMICIZIA ” DI RENATO LEBAN (TERZA PARTE )

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Giusto era un giovane sano, dall’aspetto piacevole, e con un viso dal quale traspariva la

sua buona indole. I suoi occhi avevano una luce particolare, brillavano per la serenita`

interiore e per la capacita`che aveva nel saper condividere le emozioni altrui.

Era l’ora in cui il sole si apprestava a tramontare e Giusto aveva raccolto in una grande

cesta del pane e della frutta ed aveva messo in un sacchetto di pelle delle monete che

aveva risparmiato per poter donarle ai poveri. Era un’ azione che faceva abitualmente, e

regolarmente passava per le strade piu`vecchie e malandate della citta`. Vicino ai quartieri

miseri trovava sempre qualcuno a cui poter donare le sue piccole offerte. A quell’ora

incontrava spesso dei soldati che, in gruppetti di quattro o cinque, facevano il giro della

citta` per poter prevenire azioni vandaliche di qualche ubriaco o qualche male

intenzionato. Quella sera incontro`per primo un vecchio pescatore, che dopo aver

accettato le cose che Giusto aveva portato con se `, gli raccomando` di fare attenzione ai

soldati di ronda, perche`stavano cercando di provocare i cristiani, in modo tale da poterli

arrestare.

Lasciato il vecchio pescatore al solito angolo, Giusto s’incammino` verso la porta ad arco

che portava dentro le mura della citta`e sali` verso il colle capitolino, in quel luogo dove

altri bisognosi si erano sistemati lungo la strada che portava verso la cima del colle.

La`c’erano tante piccole case, un po` addossate l’una all’altra, dove vivevano appunto gli

indigenti. Piu` in alto c’erano le abitazioni importanti, quelle eleganti, e soprattutto

c’erano gli edifici dove si gestiva l’autorita`.

Sul colle maestoso si ergeva il tempio della Triade Capitolina dedicato a Giove, Giunone,

e Minerva. Accanto al tempio vi era il centro della vita politica e giuridica della

comunita`. Verso il mare c’erano il teatro ed il foro dove si svolgevano gli affari

commerciali e quelli sociali. La`avrebbe trovato il nobile Tullio, l’uomo che l’imperatore

Massimiano aveva mandato a Tergeste per sovraintendere agli affari con il Medio Oriente.

Giusto lo aveva conosciuto a casa di Livio, un’ atleta famoso per aver partecipato ad una

delle Olimpiadi. Fra di loro era nata una certa simpatia, poiche` scoprirono di avere gli

stessi interessi. Per entrambi era importante l’intergrita` personale e l’onesta` nel

rapporto con il loro prossimo. Giusto veniva da una famiglia benestante, e suo padre gli

aveva insegnato l’importanza di essere onesto, caritatevole, e timorato di Dio. Il nobile

romano non credeva nello stesso dio, per lui non faceva una grande differenza , alla fine

non aveva fede neppure negli altri dei. Tullio era un uomo pacifico, un libero pensatore,

amava il dialogo e rispettava le idee altrui. Giusto si compiaceva della sua amicizia,

poiche` riconosceva in lui un uomo colto, onesto, rispettoso dei sentimenti piu`che del

rango sociale d’appartenenza dell’individuo.

Si senti`uno squillo di tromba ed un drappello di soldati Romani marciare compatti. Non

erano vicini a lui: il suono proveniva dalla cima del colle. Forse era il cambio della

guardia nella prossimita` del tempio. Giusto giro` la testa in quella direzione un

po`sorpreso e allo stesso tempo un po` intimorito da cio`che aveva detto il pescatore .

Ripenso`alle parole del presbitero e della scena che aveva visto solo due giorni prima.

Un pensiero triste gli baleno` nella mente, la sua espressione cambio`, divento`serio e si

fermo`, chiedendosi che significato avesse tutta questa violenza. Dov`era la mano di Dio?

In quel preciso istante un raggio di sole illumino’ le mani del giovane che stava portando

con se` la cesta con dentro il pane e la frutta. Una farfalla bianca si poso`sulle sue dita.

Giusto la guardo` ed, alzando delicatamente la mano, se la porto`davanti agli occhi. La

farfalla si equilibro` con le ali, ma non volo` via. Giusto la guardo’ e la trovo` bellissima,

e ritrovo’ in se’ la gioia ed il senso della bellezza della creazione divina. Il suo volto

ritorno` sereno, perche` in quell’istante aveva capito che nulla poteva superare la bellezza

della natura e per quanto violento, crudele, o ingiusto fosse l’uomo, il suo tempo sarebbe

stato comunque sempre limitato, contro l’eternita` della creazione di Dio. La farfalla si

libro` e riprese il volo delicatamente, scomparendo nell’immensita`, nello stesso modo in

cui era arrivata. Giusto riprese a camminare serenamente ed ogni volta che incontrava un

povero si soffermava, donandogli un po`delle cose che aveva portato con se`,

condividendo con lui qualche parola di conforto. Arrivato che fu nei pressi del foro,

cerco` tra la gente il nobile Tullio.

-“Eccoti qui, amico mio, come stai?”-

Sto bene, Giusto, e tuo padre come sta?”-

-“Mio padre e` un po`come tutti gli anziani, brontola sempre per qualche cosa.”-

-“Sono certo che avra` anche le sue buone ragioni per farlo.”-

-“Oh si, adesso dice che devo stare attento ai Romani perche`, secondo lui, voi avete

iniziato una vera e propria persecuzione contro di noi.”-

-“Beh, forse tuo padre non ha tutti i torti. Certamente non saro` io a perseguitarvi, ma da

quando ho avuto modo di parlare con il prefetto Manazio, credo sia lui e lo stato che

abbiano deciso diversamente.”-

-“Come sarebbe a dire?”-

-“Voglio dire che dopo gli editti dell’imperatore Diocleziano, anche l’imperatore

Massimiano ha deciso di cambiare politica con i cristiani.”-

– “E perche`?”-

-“E` difficile per noi capire le vere motivazioni, ma credo che c`entrino certe cose in cui

voi cristiani credete…….”-

-“Ma come sarebbe a dire, dov’e` finito il rispetto delle idee altrui?”-

-“Non tutte le cose vengono fatte tenendo conto dei diritti e dei sentimenti altrui.

Giusto, sei un uomo giovane che non conosce la politica. Sei uno che non si e` mai

sporcato le mani con qualche affare di stato, in altre parole non sei un’ambizioso e

sopratutto non sei un esperto di compromessi.”-

-“Compromessi ? E su quali cose dovremmo trovare dei compromessi?”-

-“Ma che ne so`….forse su quello strano dio nel quale voi dite di credere.”-

-“Tullio, sai che ho sempre avuto il massimo rispetto per te e per tutti voi, ma non credo

che tu possa dubitare della mia buona fede.”-

-“Non dubito della tua buona fede, non l’ho mai fatto e non ho alcuna intenzione di farlo

ora. Pero’, dato che ne stiamo parlando, e` meglio che sia sincero con te e che ti metta in

guardia da cio’ che sta` accadendo. Tuo padre ha ragione, i soldati romani hanno ricevuto

l’ordine di arrestare chiunque si professi cristiano e, a meno che non rinneghi la propria

fede, puo` essere messo a morte.”-

-“Ma e`un assurdita`! E` un estremismo, un atto di crudelta`!”-

-“Come ben sai Giusto, sono contrario a queste posizioni estreme, percio` non devi

temere, non saro` io a denunciarti, ne’ sara`nessuno della mia casa a farlo.

Claudia , ha gia’ dimostrato la sua contrarieta` verso il modo di agire del prefetto

Manazio, quindi non hai nulla da temere da noi.”-

Ma Giusto continuo` ad arrovellarsi il cervello e a pensare a cio` che aveva detto Tullio e

disse:

-“Hai detto veramente a morte?! Ma come possono farlo, e per quale ragione? Che cosa

stiamo facendo di cosi` tremendo e malvagio da meritare la morte?”

-“Non siete ne’ tremendi ne’ malvagi, Giusto, voi siete solamente un ostacolo.”-

-“Un ostacolo? Ma che dici?”-

-“Un’ ostacolo per l’impero Romano.”-

-“Non ti capisco Tullio, parlami senza metafore.”-

-“Allora ,ascoltami e segui il mio ragionamento. La situazione per i cristiani e` precipitata

quando alcune azioni politiche sono state messe in atto. La prima e` stata il rifiuto di due

magistrati a sacrificare agli dei nel giorno della vittoria contro i Persiani. La seconda fu il

comportamento dei sacerdoti che proclamarono che gli dei si rifiutavano di accettare le

loro offerte, e la terza azione politica fu l’atteggiamento del consiglio dell’impero che si

lamento` ed accuso` i cristiani. Il problema c`era ed era costituito dall’inimicizia con le

divinita’ dell’impero, a causa della presenza disturbatrice dei militari e dei civili non

credenti alle divinita`stesse, e quando in fine lo stesso imperatore Diocleziano ando` a

consultare l’oracolo di Apollo a Didimeo e si trovo` a dover dare un significato a quelle

azioni, a quel punto egli non ebbe alcuna scelta se non quella di dichiaravi nemici dello

stato e quindi di Roma.”-

-“Nemici di Roma…. soltanto perche`qualcuno ha deciso che le budella di un capro non

gli dava nessuna risposta? Ma ne sei proprio sicuro?”-

-“Disgraziatamente si.”-

-“E` piu` grande di me questo pensiero, non riesco a farmene una ragione.”-

-“Invece credo che sara` bene che ora tu ci pensi, la vostra e` una situazione pericolosa.

Come ho detto prima, voi rappresentate un ostacolo all’ l’autorita` dell’impero e quindi

al potere dell’imperatore. I vostri seguaci si rifiutano costantemente di servire nelle

cariche pubbliche, non sostenete le autorita` locali, e soprattutto non fate offerte alle

statue che rappresentano i nostri dei e i nostri imperatori.”-

-“Ma sono solamente delle statue di pietra!”-

-“Si, sono di pietra, ma per voi sono diventati dei macigni mortali. Voi dovreste usare un

po`di diplomazia e quindi accettare, come fanno le altre religioni, d’inserirsi con quelle

esistenti, senza pretendere l’abiuro delle altre.”-

-“Chi e` cristiano non puo` essere anche pagano.”-

-“Beh allora sarete costretti ad accettare la realta` politica.”-

-“Che cosa c`entra la politica con la religione?”-

-“Tutto. La politica in questo stato e` un tutt’uno con la religione e la religione di stato ha

scelto una sua politica. Anche se questo puo`sembrarti un gioco di parole, in verita` non

lo e`. Tutto in questo momento e` terribilmente serio.”

-“Ma allora che posso fare?”-

-“Dovrai sapere da che parte vuoi stare. Ora scusami, ma non posso trattenermi di piu`,

Claudia mi sta aspettando e non vorrei farla attendere invano. Ti prego pensaci, abbi cura

di te Giusto, e se hai bisogno di aiuto, sai dove trovarmi. Ciao!”-

-“Ciao Tullio.”-

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