“RIGENERAZIONE URBANA IN ABRUZZO | UN CONFRONTO STORICO E CULTURALE GRAZIE AL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIEANZA” – DI VALTER MARCONE
Redazione- C’è un Abruzzo pittoresco cantato, mimato , ballato da intere generazioni di poeti, letterati, fotografi, pittori , uomini di cultura, studiosi . Da tempo remoto fino alla esplosione di tutti quei resoconti che l’età dei viaggiatori stranieri in Abruzzo produsse e che conosciamo attraverso traduzioni, studi e resoconti pubblicati spesso da piccole case editrici del territorio meritevoli di consegnare l’immagine dell’Abruzzo lungo il corso dei decenni e dei secoli. Tra questi e ne cito uno solo , senza far torto a tutti gli altri ma l’elenco, le qualità e la caratura delle iniziative sarebbe veramente troppo lungo, c’è Adelmo Polla di Cerchio nel territorio di Avezzano in provincia di L’Aquila. Quarant’anni di editoria senza eguali che lo annoverano tra i personaggi più rappresentativi dell’industria libraria italiana . (1)
C’è poi un Abruzzo indagato nelle espressioni folkloriche, etno musicali, religiose delle sue comunità che hanno dato vita nei secoli a quella civiltà contadina e del lavoro che rimane ancora oggi un dna costitutivo della società regionale, da studiosi come Giovanni Pansa , Antonio De Nino, Pietro Piccirilli, Gennaro Finamore, Domenico Ciampoli ,Francesco Verlengia e in tempi recentissimi Emiliano Giancristofaro fondatore della Rivista Abruzzese. Anche in questo caso , di fronte alla massa enorme di pubblicazioni come riviste, almanacchi , quaderni e album che fanno conoscere gli studi appunto demo antropologici sulla regione mi limito a citare una per tutte la Rivista Abruzzese che fondata a Chieti nel 1948 con i suoi 76 anni è tra le riviste scientifiche più antiche d’Italia
Tanto che sul sito della Rivista medesima si legge : “ La letteratura folklorica abruzzese dell’Ottocento ha avuto due protagonisti: Gennaro Finamore e Antonio De Nino che, con i loro studi e le loro ricerche, hanno coperto quasi tutto il territorio della loro Regione, compreso quello della Sabina che oggi rientra amministrativamente nella Regione Lazio. Il loro lavoro di esplorazione ci permette oggi di conoscere gran parte della cultura popolare abruzzese.
Questo patrimonio di documentazione abruzzese è stato arricchito da ulteriori studiosi dalla fine dell’Ottocento al Novecento. Cosicché, per uno studioso come Emiliano Giancristofaro sarebbe stato difficile rintracciare territori ancora non investigati. Ma, sa se tutto (o quasi tutto) era stato scoperto e reso pubblico, restava da fare il lavoro forse più importante, quello di togliere i risultati di quelle ampie ricerche otto-novecentesche dall’ambito del pittoresco e liberarli da quel rivestimento di spiegazioni e interpretazioni dettate da un positivismo talora pesantemente meccanicistico. (…) C’era, dunque, da demolire quell’idea, molto radicata nell’opinione pubblica, di una regione primitiva e che è racchiusa e compendiata nella famigerata espressione “Abruzzo forte e gentile”.” (2)
Una operazione perfettamente riuscita perchè la Rivista Abruzzese ancora oggi trimestralmente ci pone di fronte un Abruzzo in cui certi fenomeni vengono spiegati, grazie anche aglu studi e al metodo di Giancristofaro (3)che si rifà non solo a Finamore ma anche a Lévi-Strauss e a De Martino .
C’è poi l’Abruzzo di Gabriele D’Annunzio, di Ignazio Silone di Ennio Flaiano , di Mario Pomilio ,Gian Luigi Piccoli fino a Benedetto Croce . C’è poi l’Abruzzo di Francesco Paolo Michetti e gli artisti del Cenacolo di Francavilla , Francesco Paolo Tosti, e di Michele e Pietro Cascella .
E c’è l’Abruzzo descritto da viaggiatori moderni, letterati , giornalisti.
“Tutto l’Abruzzo è intriso di tempo; è un luogo che lentamente si spoglia del proprio passato, che custodisce una storia difficile, scabra. “C’è un capitolo in La favola pitagorica di Giorgio Manganelli (da cui è stata tratta la citazione sopra) che si intitola “Lenta ostinazione del tempo“. È interamente dedicato a un viaggio che lo scrittore fa in Abruzzo. In poche pagine riesce a cogliere appieno l’essenza della regione, “nutrita di rupi e sassi, di radure e boschi, di laghi e ruscelli e torrenti e fiumi”.
Una regione dove “si incontrano continuamente zone silenziose, appena incise dalla presenza dell’uomo”. È una terra “frammentata e schiva” che “rende difficile sondare tutti i luoghi in cui s’acquattano i più segreti tesori d’Abruzzo”: chiese isolate, monasteri, pii rifugi che si vedono dall’autostrada e che si possono raggiungere solo a piedi.
“Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine (a quale stato o nazione? O, forse, a quale tempo?), con una sola morale: il lavoro. E con le nostre Madonne vestite a lutto e le sette spade dei sette dolori ben confitte nel seno. Amico, dell’Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue.”Ennio Flaiano è stato un un abruzzese riconoscente , che in diverse occasioni ha rievocato nostalgico la sua terra.
“L’Abruzzo ha carattere cantonale; deve essere veduto, ricercato di valle in valle, in cento piccole capitali dei monti. L’Abruzzo è l’unica regione meridionale, o meglio pre-meridionale, nella quale la componente ellenica non si avverte. Vi giunse invece più tardi un soffio d’Oriente, e lo si coglie nei costumi, nei tappeti, negli ori, nei merletti. L’Abruzzo ha qualità insulari, e la regione più affine ad esso è la Sardegna; ma qualche somiglianza si può scorgere anche con la Dalmazia e l’Albania. Il fondo dell’Abruzzo è dunque bizantino, romanico, gotico, con riflessi d’Oriente.”
Nel 1934 Carlo Emilio Gadda è in Abruzzo come inviato della Gazzetta del Popolo. Ha da poco iniziato la collaborazione con il giornale di Torino dopo aver lavorato a Città del Vaticano come ingegnere elettronico per la costruzione della centrale elettrica. Il motivo del suo viaggio è documentato dagli studi di Errico Centofanti: A dirigere la Gazzetta del Popolo c’era Ermanno Amicucci, ingegno brillante e intellettuale di spicco tra gli opachi ranghi fascisti. Abruzzese di nascita, Amicucci proprio nella sua regione pensò di mettere subito alla prova il nuovo collaboratore, incaricandolo di seguire l’inaugurazione sul Gran Sasso d’Italia d’un insieme di spettacolari strutture turistico-sportive firmate in gran parte da un torinese di larga fama, Vittorio Bonadé Bottino, ingegnere di casa Fiat e autore, tra l’altro, del Lingotto e dei grandi alberghi a torre del Sestriere. Gadda dunque avrebbe dovuto realizzare un reportage puntuale e dettagliato dei mirabili lavori in terra d’Abruzzo dell’ingegnere di Torino: la Funivia del Gran Sasso e l’Albergo di Campo Imperatore. Prima di arrivare nel territorio aquiliano, Gadda fa tappa ad Avezzano, dove scende dal treno proveniente da Roma e si trattiene per due giorni. Queste sono le sue impressioni al suo arrivo in città, raccontate nel testo intitolato “Un romanzo giallo nella geologia”: (4)
L’Abruzzo che Gadda scopre e racconta è una terra di sentimenti primari e di primitiva bellezza. Ecco come l’Ingegnere racconta l’inizio del suo viaggio verso Teramo. «Al passo delle Capannelle ha principio o fine, secondo chi vada, una lunga bocca montana, sui milletré circa: donde, andando ad oriente com’io facevo, saluti rivolgendoti i colli, le acque, i campi signoreggiati dall’Aquila: che porta, negli occhi, la spera fulgidissima del sole. Se quelle terre le lasci, tu allora ne rimpiangi, dico da quell’altitudine e da quel valico, i nobili marmi, di mano di Francesco Ariscola e, posando, pensi: “Addio, bel ducato! con antichi argenti per la tua Croce, che ha gemme, lungo i cammini della neve, di turchesi rare, e faville: e ha stille di sangue in rubini!”. Oh! il monte ora è freddo, è povero ed aspro. Neppur la capra vi vedi, nella gola del silenzio, non un pastore, non un capanno: la cantoniera è lontana: né il fischio, vi odi, di chi ti poteva chiamare con quel saluto. Poc’anzi i folti dei pini, nere falangi all’assalto, ci avevano accompagnato verso la solitudine: giovani e tozzi, come una fanteria compatta de’ Marsi e degli Apuli, all’assalto del monte. Le brigate forestali ne propagano la disciplina sull’erta, sulle calve piagge: il vento, ne’ suoi subissi, prorompe contro le centurie affiancate». (5)
Nel 1953, la Rai è impegnata in una serie di progetti per favorire la conoscenza dell’Italia presso gli italiani: da qui la scelta di chiamare Guido Piovene, affermato scrittore e giornalista, perché percorra il Bel Paese da nord a sud, dalle “Tre Venezie” alla Sicilia. Piovene accetta: per tre anni percorre lo Stivale e racconta agli ascoltatori le “cose viste”. I tempi della radio, però, sono stretti: manca, al letterato, lo spazio per dare voce a gran parte delle sue riflessioni. Per questo i testi furono poi pubblicati in un libro “Viaggio in Italia”. Non mancò di raccontare l’Abruzzo degli anni Cinquanta, una terra che, nonostante il contesto nazionale, tra ricostruzione e boom economico, conservava il suo carattere immutabile, che resisteva alle mode e ai rovesci della storia.
Fino all’Abruzzo di Donatella Di Pietrantonio autrice de L’Arminuta dove si descrive un Abruzzo arcaico e primitivo dell’entroterra di qualche decennio fa, con i colori, gli odori e gli uomori di quel tempo . Una terra aspra ma accogliente, dura ma luminosa. Un libro sulla maternità . L’Arminuta (la ritornata) è la storia, raccontata nel libro, di una bambina che a 13 anni scopre di non essere la figlia delle persone che l’hanno cresciuta e che viene restituita alla sua vera famiglia; l’Arminuta passerà così dalla città al paese, dall’agiatezza alla povertà, passando di fatto per due abbandoni. .Sullo sfondo la descrizione della maternità o meglio sarebbe dire delle maternità, rapporti duri segnati dalla fatica della vita: amore, abbandono, rinuncia ma anche affidamento, cura, accoglienza. Nei decenni scorsi in Abruzzo, la ‘donazione’ di bambini fatta dalle famiglie più povere e numerose alle coppie sterili, è stata una consuetudine assai diffusa.
O all’Abruzzo di Remo Rapino e delle su “ cronache delle terre di Scarciafratte che segue “ Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” (minimum fax) vincitore della 58esima edizione del Premio Campiello. Scarciafratta è una Macondo d’Abruzzo. Inerpicata tra i crinali dell’Appennino, è un teatro di fantasmi e di visioni. Un terribile terremoto, la Cosa Brutta, l’ha svuotata. Le case sono ridotte a pietre che rotolano e si sfarinano, ma continuano a parlare.
Sulla Rocca resiste per anni soltanto un uomo, Mengo, seduto su un uscio sotto un cencio di luna insieme a Sciambricò, un cane pastore di quindici anni dagli occhi chiari. Scavando tra le macerie della scuola ha trovato i quaderni dei bambini, e anche un registro dell’Ufficio anagrafe che un impiegato «sfastognato di timbri a bollo tondo e di certificati» aveva riempito di nomi, date, nascite, morti e sposalizi, di tutte le storie perdute del paese. Alla fine della sua vita, per «ridare voce a quelli sommersi dalla morte», Mengo le trascriverà una per una, a Villa Adriatica, la casa di riposo dove viene ricoverato. Fino all’alba del 21 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Edwin Aldrin sbarcano sulla luna, e lui termina di scrivere l’ultima lettera.
Negli anni novanta del Cinquecento si apriva un acceso dibattito destinato a protrarsi fino ai primi decenni del Seicento, in cui si tendeva a fissare l‘identità della nazione napoletana, patria non solo cittadina: Brancalasso, Frezza, Gravigna incardinarono i propri scritti sul problema dell‘identità napoletana, nel rapporto tra la lealtà e la fedeltà205 del popolo, da una parte, e la difesa, l‘ordine, la ―quiete‖ che lo Stato doveva assicurare, dall‘altra. Di lì l‘interesse si spostava anche sulle singole città e, come scrisse Giovanni Donato Rogadeo, anche se in tono dispregiativo, «non solo […] furono i nostri Scrittori infelici nella descrizione universale del Regno, in cui brevemente delle particolari Città ragionarono, ma molto più infelici, anzi ridevoli furono ne‘ volumi dintorno ad alcune Città particolare»
L’Abruzzo è parte integrante del Regno di Napoli , ne è il naturale confine con lo Stato pontificio .I venti libri dell‘Historia del Regno di Napoli, editi all‘Aquila tra il 1581 e il 1582 da quel Giuseppe Cacchi che nella città abruzzese aveva avviato e portato al successo la propria stamperia, nascono con l‘intento di riflettere sulle «origini della moderna grandezza»200 di Napoli divenuta capitale.
Raffaele Colapietra in La storiografia napoletana del Secondo Cinquecento, in «Belfagor», XV (1960), 4, pp. 415-436; XVI (1961), 4, pp. 416- 431 riflette sui motivi che hanno frenato l‘avvio della storiografia meridionale . Non bisogna dimenticare, infatti, che le continue interferenze, le intrusioni, i passaggi di francesi, ungheresi e aragonesi avevano dilaniato il Mezzogiorno sin dalla discesa di Lodovico d‘Ungheria nel 1348 e sarebbero continuate fino alla spedizione del Lautrec, frenando la realizzazione di un «consolidamento nazionale» che si sarebbe raggiunta solo sul finire del Quattrocento, ma che lasciava ancora lembi scoperti nei decenni a venire.
Il Mezzogiorno però alla fine del Cinquecento si apprestava a vivere, per i prossimi due secoli, una fase di stabilità, garantita dal compromesso‖ stipulato tra l‘autorità centrale e le forze locali che, in cambio di fedeltà, avevano potuto perpetuare e consolidare il proprio potere. Allora le piccole patrie cittadine e le corti principesche possedevano già le coordinate tematiche per definire, sull‘esempio
della capitale, la propria presenza sul territorio e costruire un‘immagine identitaria collettiva che trovasse la sua legittimazione nel passato. Immagini leggendarie come quelle di un‘«Ortona petra di pirati, edificata da loro de naufragi de legni maritimi», o di una Sulmona fondata «da Solimo compagno di Enea ne la sua venuta in Italia» ( P. COLLENUCCIO, Compendio delle historie del Regno di Napoli, M. Tramezzino, Venezia 1548, c.)agli eruditi locali l‘opportunità di riuscire a celebrare la propria città, facendo leva su un passato che non sconvolgeva coloro che tra Cinque e Seicento leggevano le storie locali, anzi «li inorgogliva e li rassicurava sull‘antichità, e quindi il pregio, del loro campanile‖» All‘Aquila per esempio la riflessione sul concetto di patria cittadina era stata avviata con largo
anticipo sul panorama della cronachistica meridionale, grazie ai sonetti politici di Buccio di Ranallo , redatti tra il 1355 e il 1363. A un secolo circa dalla fondazione della città, il poeta aveva ripercorso i momenti salienti della storia aquilana, stimolato dalle particolari vicissitudini che negli ultimi anni avevano coinvolto la comunità, e cioè la lotta per il predominio tra le famiglie più potenti. . (6)
Nel corso del Cinquecento la tipologia che tende a prevalere, in linea con l‘andamento generale riscontrato nella penisola, è quella delle storie cittadine: gli eruditi abruzzesi circoscrivono le proprie ricerche entro lo spazio urbano, impegnati ad esprimere un radicato senso di appartenenza alla propria città e decisi quindi a celebrarne la grandezza passata e – seguendo una linea consequenziale – quella presente, garantendo così alla propria comunità un confronto storico e culturale con gli altri centri italiani ( 7)
Questa lunga carrellata sull’ Abruzzo e sulla storia delle città dell’Abruzzo che viene da lontano per dire che sono le storie cittadine riscoperte , ricostruite, riscritte a quel tempo che hanno caratterizzato i campanili per secoli e che oggi si trovano di fronte ad una grande trasformazione .
Le città abruzzesi di fronte alle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Oltre 290 milioni di euro potrebbero arrivare in Abruzzo attraverso il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e il relativo fondo complementare, per investimenti sulla rigenerazione urbana.
Parliamo di una somma consistente che dovrà essere impiegata per interventi sullo spazio pubblico, che variano a seconda dei progetti e dei territori. In un ambito che per definizione lascia ai decisori margini di manovra per investimenti di varia natura. Questi non sono sempre attinenti alla “rigenerazione urbana”, definibile come quell’insieme di programmi e interventi che intrecciano esigenze sociali, ambientali e di sicurezza dell’abitare, con l’obiettivo di migliorare la vita, nelle città come nei centri minori.
A livello nazionale 3,3 miliardi provengono dai ;fondi per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale 2,8 miliardi invece sono frutto del programma innovativo per la qualità dell’abitare (Pinqua ) Circa 350 milioni, infine, derivano da i finanziamenti affidati alla gestione del commissario straordinario del sisma 2016-2017.
Questi importi sono stati inizialmente distribuiti attraverso un decreto di fine 2021, all’interno del quale vengono assegnati all’Abruzzo 117,3 milioni per 66 progetti. Successivamente il ministero dell’interno ha assegnato altri 30 milioni per ulteriori 4 progetti in regione. Altri 85,3 milioni sono stati destinati a 121 progetti per l’Abruzzo attraverso un’ordinaaza del commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma, firmata nel 2021. Infine, il programma Pinqua prevede lo stanziamento di 60 milioni di euro per 4 progetti.
Complessivamente quindi i progetti che potranno essere realizzati in Abruzzo sono 195.
Gia a dicembre del 2021 si era tenuta presso il Ridotto del Teatro comunale del capoluogo abruzzese, la quinta tappa di “Italia Domani-Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
L’iniziativa, promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nasce con l’obiettivo di incontrare cittadini e amministrazioni locali per dialogare insieme sui contenuti del Piano.
Hanno partecipato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, il Capo del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica economica Marco Leonardi, e il Sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi.
Dopo i saluti del Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio sono intervenuti quindi il Commissario alla Ricostruzione post sisma 2016 Giovanni Legnini, il Coordinatore della Struttura di missione per la ricostruzione e sviluppo dei territori colpiti dal sisma 2009 Carlo Presenti, la Capo del Dipartimento Casa Italia Elisa Grande.
Il Ministro Giovannini ha colto l’occasione per presentare le misure che Italia Domani mette a disposizione del territorio e delle amministrazioni locali per quanto riguarda le infrastrutture e i trasporti – partendo dagli interventi ferroviari, come la velocizzazione della linea Roma-Pescara. Ha sottolineato il ruolo dell’Abruzzo come cerniera tra Adriatico e Tirreno e la scelta di investire sulle linee ferroviarie regionali come direzione verso una mobilità meno inquinante.
Sono state anche presentate le principali misure previste da Italia Domani, con un focus particolare su quelle che riguardano L’Aquila e l’Abruzzo, tra cui:
- Rigenerazione urbana di borghi, paesi e città danneggiati dal sisma
- Recupero e rifunzionalizzazione degli alloggi temporanei realizzati dopo il terremoto 2009
- Realizzazione e messa in sicurezza di asili nido, scuole per l’infanzia e costruzione di scuole innovative
- Rinnovamento infrastrutture e mobilità, con particolare attenzione alla rete ferroviaria
Ammonta a 468 milioni di euro il finanziamento per i primi quattro progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per le aree colpite dai terremoti del 2009 e 2016. Sono risorse che provengono dal Fondo Complementare e che costituiscono la prima tranche del finanziamento totale che, su questo capitolo, arriva a 1,78 miliardi di euro.
La maggior parte sono destinati ai territori della provincia dell’Aquila (80 progetti per 90 milioni di euro complessivi), seguita da quelle di Pescara (40 per 42,9 milioni), Teramo (38 per 56,1 milioni) e Chieti (34 interventi per 58,4 milioni). Sono 3, inoltre, le proposte presentate da regione Abruzzo, e che quindi non sono “territorializzabili”. In questo caso vengono assorbiti ben 45 milioni di euro
Per quanto riguarda la tipologia di interventi, la quota più consistente è relativa alla riqualificazione di spazi pubblici. Questi progetti, che prevedono interventi su piazze, monumenti, parchi e altri spazi collettivi, assorbono il 56,4% del totale dei fondi, pari a circa 165 milioni di euro.
Un altro 19,4% di risorse (56,6 milioni) invece sarà utilizzato per la riqualificazione di immobili. Ciò con diverse finalità: in alcuni casi si tratta di adeguamento sismico, in particolare di edifici scolastici. In altri casi invece l’immobile potrà cambiare destinazione d’uso. La riqualificazione inoltre riguarderà anche edifici dedicati all’edilizia popolare. Da notare infine che una parte dei fondi sarà utilizzata per la riqualificazione di alcuni monumenti e luoghi della cultura come cinema, teatri, biblioteche e auditorium.
Oltre 50 milioni di euro per sostenere i luoghi di cultura in Abruzzo, di cui una parte verrà investita per interventi in 10 teatri e 9 cinema della regione. Sono alcuni dei dati più significativi emersi nell’approfondimento di Osservatorio Abruzzo, del settembre 2022 , dedicato alle risorse dedicate alla cultura nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sono stati pubblicati a giugno del 2022 . gli esiti di una serie di bandi, di competenza del ministero della cultura, che dovrebbero assegnare risorse per 5 misure diverse: efficientamento energetico di cinema, teatri e musei (300 milioni di euro); attrattività dei borghi (1 miliardo); parchi e giardini storici (300 milioni), tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale (600 milioni) e valorizzazione dei luoghi di culto (800 milioni).
I decreti ministeriali pubblicati finora consentono anche di capire che, tra questi fondi, 53 milioni di euro sono stati già assegnati a territori abruzzesi, di cui quasi la metà andranno alla provincia dell’Aquila (24 milioni), seguita da Pescara (10), Teramo (6,9) e Chieti (5,6).
Nella misura sull’efficientamento energetico dei luoghi della cultura va innanzitutto evidenziato che nessun museo abruzzese sarà oggetto di finanziamento. Sono invece 10 i teatri interessati, per complessivi 2,4 milioni. L’intervento più significativo sarà per il teatro comunale di Sulmona, nell’Aquilano (400mila euro). Saranno nove i cinema oggetto di intervento per un totale di circa 3,2 milioni. L’intervento più consistente riguarderà il Ciackcity di Rocca San Giovanni (Chieti) a cui andranno 456 mila euro. A seguire il Multiplex Astra di Avezzano, in provincia dell’Aquila, (450mila euro) e il Movieplex dell’Aquila (407mila euro).
Delle altre quattro misure, invece, quella maggiormente finanziata in Abruzzo è quella pensata per l’attrattività dei borghi, che gode di oltre 23 milioni. In questo senso, a essere rilevante è soprattutto l’intervento su Calascio (L’Aquila) a cui andranno 20 milioni dei complessivi 53, per la rigenerazione culturale e socio-economica di questa area interna. (ANSA).
I comuni abruzzesi che riceveranno risorse per la rigenerazione urbana sono in totale 84. I capoluoghi sono quelli che ricevono la maggior quantità di fondi: L’Aquila con 41,3 milioni complessivi (12 progetti finanziati), Chieti (35 milioni per 11 progetti), Teramo (23,7 milioni per 9 progetti) e Pescara (20 milioni per 11 progetti). È doveroso sottolineare che in alcuni casi si fatica a capire come gli interventi ammessi a finanziamento possano effettivamente rientrare nel perimetro della rigenerazione urbana. Un caso eclatante da questo punto di vista riguarda gli interventi sullo stadio Adriatico di Pescara, finanziati con 1,6 milioni di euro. Altri progetti invece prevedono la realizzazione di parcheggi. Anche in questo caso il contributo in termini di rigenerazione urbana appare marginale.
Per esempio “realizzare una città moderna e sostenibile è d’altro canto proprio l’obiettivo del progetto ‘Teramo città circolare’, che si fonda prioritariamente su una ‘rete cittadina’, di collaborazione attiva, permanente, impegnata a ideare e sostenere idee, progetti e attività condivisi, in grado di sviluppare una cultura ampia e diffusa dell’economia circolare e realizzare un modello di città più ecologico e sostenibile, in linea con il ‘Green Deal europeo’; promuovere e attuare le straordinarie misure e risorse stanziate per la transizione ecologica contemplate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; elaborare ed attuare un ‘Patto per l’economia circolare’ fondamentale per affermare uno sviluppo sostenibile ed un incremento della resilienza del sistema urbano”.
Progetto che il Comune ha approvato nell’ultima seduta di giunta e che sarà presentato a finanziamento all’interno del programma NextAppennino, dedicato al rilancio economico e sociale delle regioni del Centro Italia colpite dai terremoti del 2009 e del 2016 e finanziato dal Fondo complementare al PNRR per le aree sisma nell’ambito della macro-misura B “Rilancio economico sociale”, sub misura B2 “Turismo, cultura, sport e inclusione”, linea di intervento B2.2 “Contributi destinati a soggetti pubblici per Iniziative di Partenariato Speciale Pubblico Privato per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, ambientale e sociale del territorio”.
A fronte della possibilità offerta dal bando di coinvolgere anche società in house l’amministrazione, con lo stesso atto con cui ha approvato il progetto, ha deliberato di delegare la Teramo Ambiente quale soggetto deputato all’attivazione e alla gestione della relativa linea di intervento e di tutte le attività connesse.
“Teramo città circolare mira a promuovere una realtà urbana che vada oltre il concetto di “Città intelligente” – sottolinea l’assessore all’Ambiente Martina Maranella – i cui obiettivi finali sono quelli di promuovere la competitività economica, la riqualificazione e la sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale. Questo attraverso tutta una serie di azioni che mirano alla prevenzione, riduzione dei rifiuti, riuso e riparazione dei beni, alla promozione della Raccolta differenziata e riciclo, alla salvaguardia e tutela della biodiversità, solo per citarne alcune. Di fatto è l’insieme di tutti i progetti legati allo sviluppo delle tematiche ambientali e non è un caso che l’amministrazione abbia intenzione di puntare, come primo progetto per l’attuazione delle linee programmatiche di “Teramo Città circolare”, sull’attivazione del centro di educazione ambientale che sarà ospitato nella Casetta che si sta realizzando all’altezza del Ponte a catena. Lavoro che rientra nell’ambito dell’intervento relativo al primo lotto del progetto di valorizzazione del Parco fluviale. Progetto che, complessivamente, quota 8.500.000 di euro”.
Nel 2022 sono stati assegnati ulteriori 300 milioni di euro per la rigenerazione urbana. Questi fondi sono stati stanziati con il decreto legge 152/2021 e sono stati fonte di forti polemiche sul finire dello scorso anno. In questo caso infatti le risorse assegnate dal ministero dell’interno sono andate quasi esclusivamente a regioni del mezzogiorno. Tra queste, però, non c’è l’Abruzzo.
I capoluoghi sono quelli che ricevono la maggior quantità di fondi: L’Aquila con 41,3 milioni complessivi (12 progetti finanziati), Chieti (35 milioni per 11 progetti), Teramo (23,7 milioni per 9 progetti) e Pescara (20 milioni per 11 progetti).
Alcuni progetti non sembrano proprio essere interventi di riqualificazione urbana. Un caso eclatante da questo punto di vista riguarda gli interventi sullo stadio Adriatico di Pescara, finanziati con 1,6 milioni di euro. Altri progetti invece prevedono la realizzazione di parcheggi. Anche in questo caso il contributo in termini di rigenerazione urbana appare marginale. (8)
Sul sito del Consiglio regionale dpAbruzzo (9)si legge in una nota del capogruppo di FdI in Consiglio regionale, Guerino Testa e del consigliere e sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Umberto D’Annuntiis. :“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è la classica occasione più unica che rara. Una tale mole di risorse a favore dei nostri territori non si è mai vista in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale e, probabilmente, mai più si rivedrà. Risorse che puntano a sostenere e cambiare definitivamente le nostre città, i nostri paesaggi e le attività delle nostre imprese ridisegnando un Paese più moderno ed efficiente in grado di lasciarsi dietro le spalle le tante incongruenze che ben conosciamo. Parliamo di interventi a favore della transizione ecologica, che vanno dall’economia circolare ai piani sui rifiuti, alle fonti energetiche alternative. E parliamo di misure in favore della cultura e del turismo, per la valorizzazione dei borghi storici, e ancora sulla digitalizzazione e la modernizzazione dei territori, solo per citare alcuni dei numerosi ambiti che potranno giovare dei fondi del Pnrr. L’aspetto fondamentale riguarda la capacità di saper spendere tali risorse economiche, e non è una banalità considerata la deplorevole abitudine che l’Italia ha di non utilizzare quanto ha a sua disposizione. Un record negativo (spesso si spende poco più del 50% di quanto si potrebbe) che impone un epocale ribaltamento nel modus operandi: entro il 2026 i progetti devono essere terminati con fattura alla mano .
( 1)Impiegato presso il Pontificio Istituto Angelicum nella storica Salita del Grillo, ed in seguito nella Libreria Nazionale di Roma, inizia a fare tesoro del lavoro che segnerà la sua fortuna. Diventa un attento ed infaticabile ricercatore di libri esteri e tecnici. In questo periodo incontra il prestigioso antiquario libraio Bretschneider, grazie al quale inizia una proficua ed interessante collaborazione con numerose università americane, alle quali fornirà i migliori testi antichi. Inizia l’epoca dei reprints. Adelmo Polla Editori ha pubblicato 264 titoli, di cui 214 di materia abruzzesistica, 50 reprint, 50 di classical studies e, fiore all’occhiello, i tascabili d’Abruzzo, 150 volumi distribuiti in Italia e all’estero che fanno parte di una prestigiosa collezione affidata a scrittori di prima grandezza. Oltre ventimila pagine che raccontano Storia, Arte, Cultura, tradizioni, usi e costumi della nostra terra, persino il Brigantaggio, in una serie straordinariamente fortunata che rappresenta, sempre secondo lo stesso Zeri, “il patrimonio culturale più eclatante nella storia d’Abruzzo degli ultimi 50 anni”
(3)La produzione scientifica di Emiliano Giancristofaro si è protratta per oltre un cinquantennio: essa è molto vasta e studia, se non la totalità, una gran parte dei fenomeni folklorici di tutto l’Abruzzo. Si tratta di testi in cui sono confluiti sia gli apporti originali frutto delle ricerche personali svolte sul terreno, sia parte del materiale raccolto dai maggiori studiosi di folklore abruzzese, come il Finamore e il De Nino, sia i lavori di altri ricercatori contemporanei, meno famosi ma non meno importanti. Il suo curriculum, insieme con la sua vasta bibliografia, è testimone della varietà dei temi trattati e dell’assidua e lunga attività di ricercatore ed esploratore del mondo abruzzese. (…)L’opera di Giancristofaro, oltre ad una visione globale della cultura tradizionale abruzzese, mette in mostra la padronanza della materia che è discussa con una scrittura agile, corroborata, ma per nulla appesantita, da una profonda cultura classica, cui si unisce una notevole varietà di letture storiche, letterarie, sociologiche e antropologiche. E soprattutto è pregevole il fatto che il folklore non è visto come un fenomeno chiuso in sé, immutabile nel tempo, in quanto c’è sempre un confronto tra il passato ed il presente, tra le tradizioni da una parte, e la cultura di massa della modernità, dall’altra. Nei confronti della cultura popolare tradizionale si può dire che in Giancristofaro non c’è nostalgia; a volte, semmai, c’è un po’ di rammarico, non tanto per la perdita del mondo folklorico, quanto per la scomparsa del senso di solidarietà e di rispetto umano che lo caratterizzava. (Mariano Fresta, articolo pubblicato nei fascicoli 1 e 2 del 2022)
(4)«I sei articoli apparsi sul quotidiano torinese, insieme con altri materiali gaddiani», ricorda Centofanti, «verranno poi raccolti in volume per la prima volta nel 1939 presso i Fratelli Parenti di Firenze, inaugurando l’intitolazione Le meraviglie d’Italia. In quell’occasione, Gadda aggiunge note di non trascurabile entità e modifica alcuni titoli: La filovia del Gran Sasso d’Italia diventa La funivia della neve, Antico vigore del popolo d’Abruzzo viene trasformato in Le tre rose di Collemaggio, Fatti e miti della Marsica nelle fortune dei suoi antichi patroni esibisce l’accezione tronca de’ in luogo dell’originario dei. I testi d’ispirazione abruzzese, però, sono sette. L’ultimo, Verso Teramo, non ha mai trovato la strada d’una tipografia di giornale, il che appare perfettamente comprensibile, una volta che lo si sia letto. Certamente contemporaneo degli altri sei testi, esso diventerà noto solo nel 1943, con la pubblicazione nel volume Gli Anni».
(6)Le storie di città tendono a presentare, nella loro complessità, una struttura esplicativa
abbastanza stabile. Ad eccezione di quelle storie manoscritte giunte a noi incomplete o
puramente abbozzate, i testi editi e quelli che, per una certa organicità del testo, dovevano
essere probabilmente prossimi alle stampe sono generalmente suddivisi in libri e capitoli, il
che consentiva agli scriventi di sistemare più agevolmente la corposa materia storica. Il
racconto prende avvio dalla ricostruzione della storia delle origini che, in alcuni casi isolati
– come quelli del Dialogo dell‟origine della Città dell‟Aquila di Salvatore Massonio e del
De Teate Antiquo di Lucio Camarra –, diviene oggetto unico della narrazione, mentre nella
maggior parte degli altri scritti occupa esclusivamente i capitoli iniziali delle opere. In
queste pagine proliferano abbondantemente quei miti fondativi che, estrapolati dalle fonti
classiche e dai chronica medievali, si sono diffusi a macchia d‘olio nella tradizione locale
dei piccoli e grandi centri abruzzesi e circolano nella letteratura quattro-cinquecentesca,
grazie agli scritti di Biondo, di Collenuccio, di Alberti e di altri protagonisti della scena italiana. Dopo aver narrato le origini mitiche della propria città, facendo riferimento a
storici e geografi della classicità, ciascun autore illustra le vicende storiche locali,
preoccupandosi di porre in evidenza la mai sopita fedeltà del governo cittadino nei
confronti del monarca, al di là dell‘evoluzione politica del Regno e del succedersi delle
diverse dinastie regnanti. Alla descrizione della storia civile segue il racconto della storia
sacra – e dunque «il culto del santo patrono, le reliquie, l‘elencazione di vescovi, cardinali,
pontefici» –, delineata, nella maggior parte dei casi, in un capitolo – o libro – a sé stante,
segno evidente del considerevole potere esercitato dal mondo ecclesiastico sul territorio
locale, che bene si specchia nella fisionomia cittadina. La descrizione dello spazio urbano e
suburbano consente, infatti, di individuare, nel profilo di chiese, monasteri, ospedali,
conventi, vescovadi e palazzi nobiliari, quei luoghi che significativamente testimoniano il
complesso gioco di poteri esercitato nello spazio comunale. Infine, accanto
all‘enumerazione dei privilegi e degli statuti cetuali, non manca quasi mai «l‘attenzione
araldico-genealogica» per i casati della nobiltà locale, affiancata quasi sempre da un
catalogo delle famiglie e dei cittadini ―illustri‖, in cui quasi puntualmente ricorre il
cognome dell‘autore dell‘opera
(7 )STORIE LOCALI NELL‘ABRUZZO DI ETÀ MODERNA (1504-1806) Tesi di laurea Università degli studi di Udine Anno Accademico 2010-11 dottoranda Cristiina Ciccarelli relatore Chiar.ma Prof.ssa Laura Casella
(8)FONTEAbruzzo Openpolis è un progetto di Fondazione openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.
https://www.openpolis.it/il-viaggio-tra-i-progetti-per-la-rigenerazione-urbana-in-abruzzo/
(9)https://www.crabruzzo.it/acra/pnrr-testa-e-dannuntiis-la-regione-%C3%A8-pronta