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” CARENZA FARMACI : PRODUTTORI DI PRINCIPI ATTIVI E GESTIONE DELLA PRODUZIONE .MERCATI A CONFRONTO ” – DI VALTER MARCONE

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Redazione- Il tema è quello dell’allarme procurato dalla carenza di farmaci nel nostro paese secondo le segnalazioni delle associazioni di categoria e in particolare dei farmacisti come si legge nelle cronache ormai quotidiane . E parliamo anche della produzione dei principi attivi , settore in cui l’industria italiana è in competizione con quella asiatica e soprattutto della gestione della produzione mettendo a confronto i mercati specialmente dopo il periodo di pandemia dovuta al Covid 19. Mancano i farmaci per le seguenti motivazioni : la «cessata commercializzazione» sia «temporanea» che «definitiva» molto frequentemente anche «l’elevata richiesta» e i «problemi produttivi»

I produttori di principi attivi si trovano in posizione chiave per assicurare la disponibilità di medicinali e contrastare il fenomeno delle carenze. L’Italia è uno dei leader a livello mondiale nel settore dei principi attivi, con un un giro d’affari di circa 3 miliardi di euro, con circa l’85% della produzione esportato in più di 90 Paesi (fonte: Federchimica). Tuttavia, la concorrenza dei Paesi asiatici ha determinato, negli ultimi anni, un indebolimento della produzione di principi attivi in Europa e una crescente dipendenza nell’ottenimento del farmaco finito. Perchè oggi la supply chain europea dipende per più del 74% dalle forniture provenienti dall’Asia. E spesso , per quanto riguarda i principi prodotti in India va rilevato , secondo alune inchieste televisive che vengono prodotti in luoghi dove per l’igiene “ non mangereste nemmeno un panino “.( 1)

Hyderabad è il cuore dell’industria farmaceutica indiana, un distretto produttivo con 400 aziende e 170 siti di produzione su larga scala che preparano medicine e principi attivi per il mercato internazionale. Ma il rispetto dei lavoratori e dell’ambiente è spesso sacrificato in nome della riduzione dei costi. Secondo le normative indiane le acque reflue dovrebbero essere trattate dalle aziende in loco e depurate in impianti speciali. Report invece ha documentato diversi scarichi in cui i residui dei farmaci si mischiano alle acque fognarie. Si tratta di un bio-reattore a cielo aperto in cui alla presenza di antibiotici nelle acque si associa il ritrovamento di super-batteri resistenti ai farmaci, dello stesso tipo di quelli che stanno mietendo vittime negli ospedali della Toscana. Perché questi batteri con la globalizzazione girano il mondo e alla fine il risparmio dei prezzi ottenuto in India si paga anche in Italia. (2)

La lista dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, è lunga ,anzi lunghissima. E’ il resoconto sotto forma di lista di un monitoraggio. La lista dei farmaci carenti in questo momento elenca fino a 3200 farmaci carenti .

Per capire però la situazione attuale e forse le preoccupazioni che possono derivare da questa allerta dell’Aifa occorre fare una seppur breve premessa per così dire di natura tecnica. Ovvero ricordo qui ,usando proprio il sito dell’Aifa, alcuni compiti dell’Agenzia , quale per esempio il monitoraggio sui farmaci e il modo in cui è pervenuta a stilare l’elenco di carenze .

L’Aifa monitora costantemente, attraverso apposite procedure, la temporanea irreperibilità sul mercato nazionale di medicinali, in particolare di quelli indispensabili per la cura di determinate patologie.

L’elenco viene alimentato dalle informazioni trasmesse dai titolari di AIC ( codice identificativo dei medicinali ad uso umano, numero attribuito dall’Agenzia Italiana del Farmaco quando autorizza l’immissione in commercio in Italia) e sulla base delle segnalazioni ricevute e verificate dall’Ufficio .In aggiunta, viene pubblicato un estratto della lista con i farmaci temporaneamente carenti per i quali l’AIFA rilascia l’autorizzazione all’importazione alle strutture sanitarie per analogo autorizzato all’estero o ha rilasciato la Determinazione all’importazione al titolare AIC. Infine L’AIFA pubblica l’elenco dei medicinali che non possono essere sottratti alla distribuzione e alla vendita, al fine di garantire una fornitura di farmaci sufficiente a rispondere alle esigenze di cura sull’intero territorio nazionale.

La “carenza” di un medicinale, intesa come difficoltà o impossibilità per il paziente nel suo reperimento, è un fenomeno che può avere carattere temporaneo o permanente e può essere determinato da diverse problematiche, tutte ascrivibili al Titolare AIC, quali, per esempio, l’irreperibilità del principio attivo, problematiche legate alla produzione, provvedimenti di carattere regolatorio, imprevisto incremento delle richieste di un determinato medicinale, o emergenze sanitarie.
La carenza di un medicinale può incidere significativamente sui pazienti in quanto può comportare l’interruzione totale o parziale del trattamento terapeutico o la necessità del passaggio a un’alternativa terapeutica che potrebbe risultare meno efficace o, comunque, richiedere una fase di assestamento.

La problematica delle “indisponibilità”, a differenza di quella riguardante le “carenze”, è generata da distorsioni del mercato spesso collegate alle dinamiche del circuito distributivo, come ad esempio il parallel trade.

La necessità di intervenire in modo sistematico e incisivo sulle numerose segnalazioni riguardanti l’indisponibilità di alcuni medicinali nel nostro paese ha portato, nel 2015, all’istituzione di un tavolo di lavoro, cui prendono parte, con il supporto del Comando Carabinieri NAS, altri enti/associazioni pubblici e privati, e all’avvio di un progetto pilota che consentisse di individuare modalità condivise per l’intensificazione delle attività di vigilanza sulla concreta applicazione delle norme vigenti, attraverso una serie di controlli sul territorio.

Un primo risultato del Tavolo è stata la sottoscrizione nel 2016 di un Testo Condiviso sulla Distribuzione dei Medicinali, nel quale si ribadiscono i principi normativi fondamentali che regolamentano il settore del farmaco – che deve essere in primo luogo considerato come “servizio pubblico” – con particolare riguardo agli aspetti della distribuzione, sia all’ingrosso che al dettaglio, che hanno come fine ultimo quello di tutelare la salute pubblica e del singolo, garantendo la disponibilità e l’accessibilità al farmaco. (3)

Dopo questa breve premessa vediamo attentamente quali sono le carenze .Molte dunque, a vedere il numero della lista : 3200 specialità .Tra questi medicinali che scarseggiano nelle farmacie di tutta Italia, ci sono antinfiammatori, antipiretici, alcuni tipi di antibiotici, cortisonici per l’aerosol, prodotti per la tosse, ma anche farmaci antipertensivi e antiepilettici.

Infatti Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), precisa meglio il tipo di farmaci : “tra i farmaci che i pazienti hanno più difficoltà a trovare ci sono comuni antinfiammatori come Brufen, Nurofen e Moment, mucolitici come Fluimucil, antifebbrili come la Tachipirina, in quanto in questo periodo ci sia «un macro utilizzo di alcuni farmaci, per la contemporaneità di forme virali da affrontare con antinfiammatori per dolori muscolari, considerando che abbiamo un’influenza che quest’anno ha fatto un 20% di contagi in più dell’anno passato e che gira in contemporanea al Covid, per il quale si usano gli stessi farmaci sintomatici». Poi per la carenza di alcuni antibiotici, «tipo quelli a base di cefalosporine come Cefixoral – aggiunge Scotti – c’è un problema di approvvigionamento di principi attivi dalla Cina, paese ora in grande difficoltà per via del Covid”. (4)

Ci troviamo in questo momento dentro una tempesta perfetta .”È in atto una ‘tempesta perfetta’ che continua a incidere sul problema della carenza di medicinali di uso comune, iniziata già nella scorsa primavera”, ha spiegato il presidente della Federazione dei farmacisti Mandelli in un’intervista a Today.it,riferendosi al “picco dell’influenza in Italia, all’aumento dei casi Covid in Cina, alla guerra in Ucraina e al caro energia. L’aumento dei casi Covid in Cina non solo sta richiedendo un maggior utilizzo di principi attivi nel Paese per permettere alle persone di curarsi, ma sta creando anche delle difficoltà nella produzione dei principi attivi, dei rallentamenti. Poi ci sono gli effetti della guerra in Ucraina e del caro energia, la competizione mondiale per prendere plastica, alluminio, carta e vetro che servono per il packaging, ultimo il sovrapporsi della malattia influenzale all’epidemia del Covid, che in Italia c’è anche se con numeri inferiori. La tempesta perfetta è questa: quattro momenti particolari che determinano una carenza di farmaci”.

Il rischio è che ora la carenza dei farmaci possa aggravarsi per il pericoloso fenomeno dell’accaparramento,un fenomeno che spesso si è visto in altre situazioni di carenza, per esempio alcuni generi alimentari . Quasi sicuramente pesa la coindicenza di alcuni fattori come la mancanza di materie prime o di principi attivi, prodotti quasi tuttiin Cina, acausa della recrudescenza della pandemia da coronavirus insieme alla crisi della logistica . Il neo ministro della salute Orazio Schillaci a questo proposito ha deciso di istituire un tavolo di approfondimento e monitoraggio .

Il termine principio attivo indica una sostanza che possiede un’attività farmacologica. Il principio attivo è l’ingrediente fondamentale di un farmaco, cioè la molecola che nell’organismo svolge un’azione contro la malattia che si vuole combattere o, più in generale, modifica una funzione organica con lo scopo di curare o prevenire una malattia. I principi attivi possono essere di diversa natura e di diversa origine; possono, infatti, essere di origine naturale, cioè prodotti da microorganismi, vegetali o animali, e quindi di natura estrattiva, oppure non naturale, cioè possono essere prodotti per sintesi chimica. (5)

A proposito comunque dei principi attivi già dal 2016 L’Aifa afferma : “le “Big Pharma”, dopo una fase di “passaggio” caratterizzata dallo spostamento delle richieste di approvvigionamento verso il mercato asiatico tornano a rivolgersi ai produttori italiani per l’approvvigionamento sia di principi attivi che di intermedi avanzati innovativi. Un risultato importante che premia in primo luogo l’approccio strategico/imprenditoriale,come confermato da Gian Mario Baccalini, Presidente di Aschimfarma-Federchimica. “ (…) “Le ispezioni presso i siti produttivi, effettuate dagli ispettori  dell’Agenzia Italiana del Farmaco, sono una garanzia per la salute dei pazienti in tutto il mondo: le aziende italiane del settore esportano infatti oltre l’85% della produzione verso mercati esteri, tra cui per esempio quello statunitense, che rappresenta oggi uno dei mercati più controllati. Ciò testimonia, indubbiamente la qualità del sistema produttivo e di quello di controllo cui sono sottoposti da parte di AIFA i siti produttivi italiani”, ha sottolineato il Direttore Generale dell’AIFA, Luca Pani. (6)

I principi attivi devono rispondere a livelli di qualità e di affidabilità tra i più alti nell’industria chimica. Il Regolamento (UE) 528/2012 prevede che i principi attivi, per essere utilizzati nei prodotti biocidi, debbano essere stati approvati ed inseriti nella lista positiva per il tipo di prodotto corrispondente. L’Italia è uno dei leader a livello mondiale nel settore dei principi attivi, con un un giro d’affari di circa 3 miliardi di euro, con circa l’85% della produzione esportato in più di 90 Paesi (fonte: Federchimica). ( 7 )

In realtà malgrado l’Italia abbia un certo ruolo nella produzione dei principi attivi l’emergenza pandemica ha determinato difficoltà , sotto molti aspetti ,nella produzione farmaceutica, soprattutto a causa di due fattori . Il primo la produzione dei principi attivi (API) nell’ambito della strategia farmaceutica europea, mentre il secondo attiene alla gestione della produzione (e di tutti gli adempimenti ad essa connessi) in una situazione di crisi. Di questo si è occupato la Sessione del 10 giugno del Simposio AFI 2021 Produzione API: Aspetti rilevanti per una gestione strategica e operativa.

In un quadro come quello descritto, i produttori di principi attivi si trovano in posizione chiave per assicurare la disponibilità di medicinali e contrastare il fenomeno delle carenze. Tuttavia, la concorrenza dei Paesi asiatici ha determinato, negli ultimi anni, un indebolimento della produzione di principi attivi in Europa e una crescente dipendenza nell’ottenimento del farmaco finito.

Mentre in passato il ruolo dell’Europa nella produzione di medicinali era centrale a livello globale, oggi la supply chain europea dipende per più del 74% dalle forniture provenienti dall’Asia. Numeri che hanno esposto l’UE a notevoli rischi, in particolare nelle prime, convulse fasi della pandemia. La strategia farmaceutica europea individua fra gli obiettivi chiave la costruzione di un’autonomia per l’industria healthcare. Per favorire il raggiungimento di questo scopo, la Commissione ha lanciato un’iniziativa di approfondimento mirata all’identificazione delle cause della vulnerabilità della supply chain farmaceutica e alla proposta di soluzioni per aumentarne la resilienza. (8 )

Secondo Aschimfarma l’autonomia sanitaria europea “dipenderà in gran parte dalla sua capacità di mantenere e sviluppare la sua base industriale esistente, nonché di investire in tecnologie innovative e sostenibili”. Ed è in quest’ottica che, insieme alle altre grandi associazioni della supply chain italiana (Egualia e Farmindustria), ha presentato il Progetto per il reshoring di farmaci e principi attivi farmaceutici in Italia coordinato dal Cluster ALISEI.

Ester Maragò su Quotidiano sanità.it scrive : “Si chiama delocalizzazione il tallone d’Achille del settore farmaceutico in Europa. Una dipendenza critica della Ue dai Paesi terzi, quali India e Cina, sulla quale la pandemia ha puntato impietosamente i fari costringendo il Vecchio continente a correre ai riparti per rispondere alla scarsità di principi attivi e materie prime farmaceutiche; frutto appunto delle politiche di ricollocazione delle lavorazioni primarie a basso valore aggiunto verso quei Paesi. Politiche che hanno messo pesantemente in discussione, durante il periodo più duro della lotta al Covid, la sostenibilità e la capacità di resilienza dell’industria europea in settori strategici come quello sanitario. Ed anche di quella italiana svuotata negli anni della sua capacità di produzione. In ogni modo, la soluzione per recuperare spazi e competitività c’è. E anche questa ha un nome: si chiama reshoring farmaceutico. Tradotto, riportare nuovamente a casa impianti produttivi destinati a farmaci e principi attivi farmaceutici.Ma bisogna capire come procedere. “

L’articolo poi prosegue appunto indicando queste soluzioni che appunto da Nomisma ed Egualia sono state quindi indicate per arrivare a un nuovo equilibrio: ossia meno discrezionalità delle stazioni appaltanti, più uniformità dei procedimenti, sburocratizzazione e diminuzione degli oneri per le imprese. (9)

A lanciare ripetutamente l’allarme negli ultimi mesi sono stati i farmacisti che hanno parlato più volte di «tempesta perfetta»: «Con la guerra in Ucraina ancora in corso e i conseguenti problemi produttivi legati alla crisi energetica e alla scarsità di materiali per il packaging, come vetro e alluminio, il picco della stagione influenzale e l’onda lunga del Covid che sta interessando anche i Paesi asiatici produttori di principi attivi come la Cina e l’India – ha spiegato il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli – la situazione stenta a tornare alla normalità. Mi preme, tuttavia, sottolineare che i cittadini non vengono mai lasciati soli: i farmacisti restano un punto di riferimento insostituibile per informare e orientare i pazienti, anche suggerendo l’utilizzo di farmaci equivalenti e alternative della stessa classe terapeutica e, laddove possibile, allestendo i medicinali nei laboratori galenici di cui molte farmacie sono dotate». A confermare l’allarme è Antonello Mirone, il presidente di Federfarma Servizi, che rappresenta la distribuzione intermedia del farmaco: «La situazione è ormai diventata insostenibile. Vorremmo conoscere la ragione vera del problema, per dare risposte omogenee ai cittadini. Perché i fenomeni di carenza di farmaci che vediamo ora non li abbiamo visti neppure in piena emergenza Covid».

Scorrendo la lista pubblicata dall’Aifa che segnala anche la motivazione della carenza emergono tra le principali cause oltre alla «cessata commercializzazione» sia «temporanea» che «definitiva» anche altre due motivazioni molto frequenti e cioè «l’elevata richiesta» e i «problemi produttivi». In particolare l’elevata richiesta riguarda proprio alcuni farmaci più utilizzati in questa stagione proprio per la cura del Covid e dell’influenza, mentre i problemi produttivi potrebbero nascondere proprio la difficoltà a reperire le materie prime come i principi attivi, ma anche quelle necessarie per il packaging come scatole e blister. Comunque come ricorda anche il presidente di Farmindustria Marcello Cattani «delle 3.200 carenze il 50% sono farmaci sostituibili da altri farmaci. Quindi, di fatto è una carenza teorica».

A preoccupare c’è il fatto che «tra i farmaci che i pazienti hanno più difficoltà a trovare ci sono comuni antinfiammatori come Brufen, Nurofen e Moment, mucolitici come Fluimucil, antifebbrili come la Tachipirina», spiega Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che ricorda come in questo periodo ci sia «un macro utilizzo di alcuni farmaci, per la contemporaneità di forme virali da affrontare con antinfiammatori per dolori muscolari, considerando che abbiamo un’influenza che quest’anno ha fatto un 20% di contagi in più dell’anno passato e che gira in contemporanea al Covid, per il quale si usano gli stessi farmaci sintomatici». Poi per la carenza di alcuni antibiotici, «tipo quelli a base di cefalosporine come Cefixoral – aggiunge Scotti – c’è un problema di approvvigionamento di principi attivi dalla Cina, paese ora in grande difficoltà per via del Covid». «C’è un trend che è aumentato rispetto ad un anno fa, con circa 500 stabili carenze complessive in più – aggiunge Cattani, presidente di Farmindustria -, ma sono concentrate in alcune categorie: farmaci antidepressivi,

Non è solo l’Italia a scontare difficoltà nel reperimento di farmaci anche di comune uso. Passando alle contromisure, il governo francese ha vietato la vendita online di prodotti a base di paracetamolo fino alla fine di gennaio. A invocare «una politica centrale a livello dell’Ue per il problema della carenza di farmaci che affligge tutti gli Stati membri» è stato il ministro della Salute greco Thanos Plevris in una lettera alla commissaria europea Stella Kyriakides .Il problema dell’approvvigionamento di alcuni farmaci è cresciuto in tutta l’Unione «a causa della riduzione della produzione dovuta alla pandemia di Covid-19, alla crisi energetica, alla guerra in Ucraina e alla riduzione del processo produttivo nei Paesi in cui si trovano le materie prime»(10)

«Non c’è un allarme reale» In definitiva sulla carenza di farmaci in Italia. «I farmaci di cui c’è una vera carenza, tra i 3.197 che l’Aifa mette sul sito, sono 30. Di 300 che importiamo dall’estero, 30 sono realmente essenziali. La maggior parte sono farmaci di cui non c’è più la produzione, che non sono in commercio, ma quasi tutti hanno un equivalente o un’alternativa terapeutica». A placare i timori sulla disponibilità di farmaci è Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Che appunto appena il 23 gennaio scorso diceva «Ci tengo a dire che si tratta forse di una comunicazione non perfetta, un po’ distorta, nel senso che ci vuole un dialogo importante tra medici, farmacisti, associazioni di categoria», aggiunge.«Ricordo che la maggior parte dei prodotti attivi chimici viene prodotta in India e in Cina», spiega Palù. «Ma solo 30 sono veramente essenziali perché non trovano un corrispettivo prodotto da un’industria italiana. Sono farmaci che vengono usati in sala operatoria. Degli antinfiammatori, dei cortisonici, dei miorilassanti e degli antibiotici abbiamo sempre valide alternative», aggiunge. L’Aifa, ricorda Palù, «cura il Tavolo tecnico delle indisponibilità e questo è stato attivato con i referenti istituzionali». (11)

( 1 )https://www.fedaiisf.it/questa-sera-report-su-rai3-dallindia-allitalia-la-filiera-sporca-dei-farmaci

2)https://video.corriere.it/cronaca/i-residui-farmaci-contaminati-india-cosi-nascono-super-batteri-resistenti-come-quello-che-uccide-toscana/47dfc134-f97b-11e9-9778-63d7a5dc0619

Da Report: “Bentornati. Come è stato possibile trasformare un fiume dell’India in un laboratorio a cielo aperto dove batteri che resistono agli antibiotici, proliferano e rischiano di uccidere i soggetti più deboli qui in Italia, lo vedremo. La tentazione è dare la responsabilità alla globalizzazione quando invece qui ci sono responsabilità ben precise, e i segnali dall’allerta c’erano già da tempo. Quando tu scegli, decidi di produrre un farmaco, i componenti di un farmaco, in un luogo e con un sistema più
economico senza poter effettuare efficaci controlli, la ricaduta potrebbe essere questa: che alcuni farmaci, il Valsartan e la sua famiglia che servono per regolamentare la pressione e alcuni che servono per contrastare il reflusso gastroesofageo che hanno come principio attivo la Ranitidina, alcuni lotti sono stati contaminati da una sostanza potenzialmente dannosa. La Nitrosammina. Questi lotti sono stati ritirati, mi sentirei di dirvi state tranquilli, ma in un’epoca in cui tutto è tracciabile, l’epoca del blockchain come è possibile che non si sa dove vengono prodotti i componenti di un farmaco? Il nostro Giulio Valesini e Aldo Ciccolella.

https://www.rai.it/dl/doc/1572370814770_principi_cattivi_report.pdf

( 3 )https://www.aifa.gov.it/farmaci-carenti

(4)https://www.ilsole24ore.com/art/carenza-farmaci-mancano-brufen-e-tachipirina-ma-generici-non-vengono

( 5 )https://www.tevaitalia.it/produzione/principi-attivi-farmaceutici/

(6)https://www.aifa.gov.it/-/la-produzione-nazionale-di-principi-attivi-farmaceutici-la-qualita-come-elemento-strategico-per-la-tutela-della-salute-e-crescita-industriale-del-sett

(7)ASCHIMFARMA rappresenta le imprese appartenenti al settore delle materie prime farmaceutiche, in particolare dei principi attivi e intermedi.
Ad ASCHIMFARMA aderiscono 46 imprese italiane e multinazionali, che generano un fatturato di oltre 2,7 miliardi di euro e producono sostanze chimico-organiche ottenute con processi industriali caratterizzati da un elevato contenuto tecnologico, nella fase sia di sviluppo sia di realizzazione.
L’Italia detiene una posizione di primo piano nel mercato mondiale ed esporta oltre l’85% della produzione in più di 90 paesi. Le imprese associate ad ASCHIMFARMA si caratterizzano per la rigorosa applicazione delle Norme di Buona Fabbricazione, che consente loro di raggiungere i più elevati livelli di qualità ed affidabilità nel mondo.

( 8 )https://www.makingpharmaindustry.it/featured/produzione-di-principi-attivi/

(9)https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=100031

(10)https://www.ilsole24ore.com/art/carenza-farmaci-non-solo-italia-francia-grecia-e-allarme-ecco-cosa-sta-accadendo-AEjwM9TC

(11)https://www.sanitainformazione.it/salute/carenza-farmaci-palu-non-ce-allarme-reale-abbiamo-alternative/

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