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“RAGNATELE CREMISI”, IL NUOVO LIBRO DI POESIE DI CLAUDIA PICCINNO

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Redazione-Canta il dolore, il rimpianto, la disillusione ma anche l’amore abbracciante per il prossimo, l’invincibile speranza per un mondo migliore, per un’umanità non più ostaggio e vittima della violenza e del terrore, Claudia Piccinno nelle intense e arrivanti liriche della raccolta Ragnatele cremisi.

Poesia che trova la sua giusta collocazione in spazi umani vòlti all’azzurro; che trova i suoi motivi ispirativi   partendo da freschezze, e stupori di fronte a un Creato incommensurabilmente antropizzato; di fronte ad una natura che si fa messaggera di emozioni, presenze e sottrazioni di un’intera vita:

Radici disperse nel vento

affiorano dal profumo delle tamerici,

esaltano voci sopite

dalle fronde dei salici amici.

Eccoti m’hai teso lo sguardo

e lo riporto in cima

ad incontrare te

nell’intricato intreccio

di foglie senza spigoli

che curvano per me… (Fronde e radici)

Radici, vento, tamerici, salici, intreccio di foglie senza spigoli: tante forze cromatico-allusive che prendono l’Autrice per mano e la scorrazzano in una natura zeppa di input concretizzanti; e Ella risponde con palpitazioni sentimentali simili ad un ruscello che scorre con irruenza a rasentare gli argini; e anche se a volte l’esondazioni di tali flussi creano alla forma difficoltà nel contenerli, subito la Nostra riprende in mano le briglie per controllare la corsa. Ma sono le configurazioni paniche a farsi oggettivazioni di stati d’animo lesti a confessioni di lirica valenza. Ed è dalla vita che la Poetessa trae mosse di epigrammatica soluzione, da ogni aspetto che abbia giocato in qualche modo un ruolo determinante sulla sua storia.

Dal dolore

(…)

Sono una lacrima

del tuo volto,

e luccico d’immemore

atavico dolore (Pietosa madre).

 A

l’incedere randagio dei mari della memoria

(…)

esitante e guardinga

nell’incedere randagio

solco i mari della memoria

e aspetto

ch’un volto si affacci

al davanzale di Dio (Al davanzale di Dio).

Da

l’amore, sentimento dei sentimenti, focus e cuore di larghe espansioni:

(…)

E sei nei miei versi

sorriso nel torpore,

antidoto al dolore (Un’eco d’ali).

A

rimpianti e delusioni di una storia polivalente e complessa come complessa è la vita nel suo inesorabile scorrere:

(…)

La tua sagoma lontana,

pur ambita come tana,

è sfumata nella noia

di una vita senza gioia (Baffo di tigre),

Da

onirici allunghi di inquietudini esistenziali della diaspora di un sogno:

(…)

Io guardo e scorgo

all’orizzonte le mie vele,

estemporanee spettatrici

Fino a

Compagno di scuola,  L’inquietudine, Dono di matrigna, Sinfonia d’azzurro, …, L’ulivo degli amanti, …; Entro l’aurora, poesia che chiude la silloge, e in cui la Piccinno sembra raggiungere un tale abbandono contemplativo, e meditativo, una tale  visione etica dell’esser-ci, da compendiare in questo canto la plurivocità della sua vicenda emotivo-memoriale; intellettivo-passionale:

(…)

Non acoltai

La voce del pozzo,

non ascoltai

le volontarie del centro.

Ora sono io

Che busso alla tua porta

Per metterti in guardia

Dal crederci ancora.

Salvati cara!

Salvati ancora! O sarai angelo

Entro l’aurora!

La lingua scorre snella, pulita, onesta, senza troppe intrusioni formali, né epigonismi o ambiguità semantiche. Arriva diretta e diritta all’anima per dirci della filosofia dell’esistere con un parenetico messaggio costruttivo; non poca cosa fra gli scrittori contemporanei, che, spesso, con fantasie più strane, o  onirici distacchi, combinano versi lontani dalle soglie dell’esistere, di insoluzione poetica, se per poesia s’intende vita in tutte le sue plurali manifestazioni:

“La vita è l’arte dell’incontro”, affermava un poeta brasiliano, Vinicius De Morales, “e vita e poesia sono la stessa cosa”. Ciò che si legge in questi versi disposti ad una musicalità che fa di tutto per agganciare le emozioni, già di per sé in armonia, di questa scrittrice; dolce il tessuto metrico; ben disteso anche per il supporto di un calcolo versificatorio che si genera e rigenera attingendo la sua essenza da un’anima che tiene in sé il reticolato su cui appoggiare la sua ontologica inquietudine. Né meno ci assale l’intrusione della Nostra in un mondo di ingiustizie sociali e di incredibili sottrazioni umane. È qui che risalta la sensibilità di un Autrice tutta volta a gridare le aporie di una società che naviga su un mare di grandi turbolenze, dove Gli occhi delle spose bambine, La Pasqua che vorrei, Crocifissa di spalle, o Plastica nelle vetrine… danno segno di una sua urgente partecipazione lirica ai problemi reali di una attualità  scottante:

(…)

Negò il suo sorriso

a chi la additò

indossando il burka

della sottomissione.

Se ne andò così,

crocefissa di spalle

(Crocefissa di spalle).

http://www.ilcuscinodistelle.org/index.php/it/editoria/editoria-letteraria/48-ragnatele-cremisi

 

Citazioni iniziali di Cecere e finali di Pardini

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