PRECARIETA’,VALORI CONDIVISI,FORMAZIONE DEI GIOVANI ,LOTTA ALLE CORRENTI: IDEE NUOVE PER UN NUOVO PARTITO
Redazione- Precarietà, valori condivisi,formazione dei giovani, lotta alle correnti ,insidie della unanimità, ambientalismo ,sono le idee nuove per un nuovo partito che Enrico Letta, chiamato alla candidatura della segreteria del Partito Democratico, ha esposto in una relazione all’Assemblea nazionale in streming prima di essere eletto .Un discorso rivolto ai giovani in un partito in cui il 35% degli iscritti ha più di 65 anni per rimarcare appunto le sensibilità che i giovani condividono: valori innanzitutto e poi precarietà, formazione istruzione compresa quella universitaria,ambientalismo. Uno sguardo rivolto ai giovani attraverso due proposte concrete : lo jus soli e il voto ai sedicenni.
Cent’anni fa c’era un partito. Cent’anni di solitudine e di scissioni. Questa non è una rievocazione storica e nemmeno una celebrazione di un partito appunto a cento anni dalla sua nascita .ma è una riflessione su quanto a lungo vive un partito senza tradire le sue origini e di quante rifondazioni abbia bisogno per rimanere al passo con i tempi. Ossia poter continuare a parlare ai suoi iscritti e ai suoi elettori con un linguaggio che sia prima di tutto comprensibile e che poi in realtà affronti la sostanza dei problemi e offra soluzioni reali all’interno di una visione del mondo che deriva dalla identità. Quello che la nuova segreteria dovrà fare .
Un discorso che vale più di ogni altro tempo in questo momento per il partito democratico che dopo l’incontro con il Movimento 5stelle e l’esperienza del governo Conte 2 si è trovato catapultato in un governo di emergenza , delle larghe intese pagando forse il prezzo, come qualcuno dice , di una subalternità ma anche sostanzialmente scontando una sua identità che nel corso degli anni è andata affievolendosi . Orfano poi di un segretario che a sorpresa ha voluto dare con le dimissioni “irrevocabili “ ( dette e mantenute) proprio per smuovere quell’atmosfera di deserto dei tartari “ che attendeva non si sa bene che cosa. Forse appunto la nomina di un nuovo segretario avvenuta domenica 14 marzo con Enrico Letta .
Si domanda infatti Luciano Canfora nel suo ultimo libro “ La metamorfosi” pubblicato da Laterza proprio a gennaio di quest’anno 2021, centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia ,poi italiano : “Quanto a lungo vive un partito politico ? E quanto rapidamente si trasforma nel corso della sua esistenza fino a convertirsi in altro ( se non nel suo opposto)?” Certo su due piedi è difficile dirlo. Anche perché le due domande possono sembrare tutt’uno proprio in considerazione della natura del soggetto di cui si occupano: l’ideologia di un partito politico che si fonda su un “ sistema di pensiero che muta per restare al passo con i tempi ( e con le esigenze elettorali diremmo più prosaicamente ) e che quindi si allontana dalle origini distaccandosi da quelle idealità e quel pensiero filosofico che ne ispirò la nascita e la costituzione.
Perché un partito è un organismo vivo ,una formazione che non può essere una formazione “eterna”. Ecco perché il Pd sta attraversando la crisi più buia della sua esistenza, quindici anni dopo la sua rifondazione che qui consideriamo una nascita, un nuovo inizio (dopo una storia partita cento anni fa con la prima nascita ,quella del Partito Comunista d’Italia con la scissione di Livorno ) .Un partito in cui si sono incontrati in quella seconda rifondazione post Ulivo cattolici, democratici ,socialisti e azionisti, post comunisti, in cui ambientalismo e femminismo ,la nuova cultura dei diritti e delle libertà incrociava una iniziale spinta di alleanza elettorale con la necessità di creare un soggetto politico.
Un soggetto politico il Pd nato a immagine e somiglianza di un paese in cui il bipolarismo e il sistema maggioritario sembravano dovessero durare in eterno contribuendo all’affermazione del bipolarismo . Un soggetto destinato a durare nel tempo ma proprio perché in questo tempo, quando tutto è cambiato, non può durare più a lungo. Un soggetto politico che dunque nel momento in cui si accorge (!?) che quella che doveva essere una spinta alla crescita è diventata una zavorra, deve avere il coraggio di ripensarsi e quindi di rifondarsi. Dentro un quadro di riferimento nuovo.
Le correnti che da tempo si sono avvicendate all’interno del partito in attesa del 14 marzo , data della riunione della Assemblea generale ,( fissata dopo le dimissioni del Segretario Nicola Zingaretti ) hanno tentato di “organizzarsi” proprio in preparazione di quell’appuntamento che avrebbe visto un partito orfano di una leadership, considerate le dimissioni irrevocabili dello stesso Nicola Zingaretti. Organizzarsi per cercare di dare una soluzione ad una situazione che sembrava dover accettare una certa deriva e quindi evitarein extremis e in modo rimediato un naufragio. Se nonché all’improvviso qualcuno ha proposto di fare ricorso al patrimonio del partito , quello spesso misconosciuto e accantonato. E’ nata così la candidatura di Enrico Letta che , dopo quarantotto ore di riflessione ha sciolto la riserva accettando questa sfida per amore del suo partito che ha sempre portato nel cuore pur facendo negli ultimi anni “un altro lavoro e un’altra vita “.Un Enrico Letta che ha in qualche modo rivelato anche un dietro le quinte ringraziando Zingaretti di averlo soprattutto cercato e poi di averne avallato la candidatura.l
Ecco perché il lavoro da fare per Letta sarà una sfida vera e propria per esempio alle correnti. Ognuna fa riferimento ad un’area culturale e a un leader, cosicché le correnti sono partiti all’interno del partito i cui leader appunto contano , in una certa visione del partito, forse anche più del segretario . Ne è un esempio la gestione Zingaretti che pur avendo l’adesione del settanta per cento del partito ha visto la sua “Piazza grande”, quella mozione che sembrava veramente ridare vita al partito , entrare in crisi non di credibilità ma di operatività .Correnti strutturate alla vecchia maniera prima repubblica con finanziamenti propri ,organi di informazione, associati e sostenitori.
Ufficialmente sono sette le correnti e occupano una geografia interna tra destra sinistra e centro e hanno il loro peso a seconda dei simpatizzanti , dei parlamentari e dei ministri che vi appartengano. Niente a che vedere con quelle che furono le correnti storiche del partito comunista sia per il peso dei loro leader sia per le proposte politiche e organizzative . Le correnti di quel tempo furono definite “componenti interne organizzate” e riconosciute, peraltro vietate dallo statuto (cosiddetto «divieto di frazionismo», che proibiva l’organizzazione di minoranze interne), ossia delle “ tendenze più o meno individuabili “(inizialmente quelle di Amendola e di Ingrao). Le correnti si sono però via via caratterizzate fino a divenire più individuabili negli anni ottanta. I berlingueriani costituivano il centro del partito, erede delle posizioni di Luigi Longo. A seguire i cossuttiani erano forse l’unica vera e propria corrente del PCI, presente nell’apparato partitico, comprensiva di alcuni ex operaisti. Guidati da Pietro Ingrao, tenace avversario di Giorgio Amendola nel partito, gli ingraiani erano per definizione gli esponenti della sinistra movimentista del PCI, opportunamente radicati nella FGCI e anche nella CGIL. Il Manifesto era la componente di origine ingraiana nata attorno all’omonima rivista ed espulsa dal PCI nel 1969. Esponenti più significati e fondatori poi del quotidiano avente il medesimo nome furono Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Lucio Magri, Luciana Castellina, Eliseo Milani, Valentino Parlato e Lidia Menapace. La sua dura critica alla politica dell’Unione Sovietica (culminata con la condanna nel 1969 all’invasione sovietica della Cecoslovacchia) le costò la radiazione del PCI. Gli amendoliani rappresentavano la destra del partito. Eredi delle posizioni di Giorgio Amendola (sostanzialmente orientato verso una dinamica impostazione legata alla socialdemocrazia), erano presenti nel suo apparato e nella gestione delle cooperative rosse. ( 1)
Alle correnti ma soprattutto alla base del partito ha parlato Enrico Letta nell’assemblea streaming di domenica 14 marzo. E soprattutto alla base che da tempo vive lo scollamento tra il gruppo dirigente, l’apparato di partito e le rappresentanze parlamentare ( deputati e senatori ) che è sempre più apparato di governo ad ogni costo ,ininterrottamente da decenni, pur non avendo vinto negli ultimi decenni alcuna elezione e le sue concrete quotidiane esigenze che sono le esigenze e i problemi della gente comune . Ha parlato richiamando l’attenzione su alcuni punti fondamentali , su alcune idee di paese, su alcuni progetti politici . Con parole capaci di contenere il senso di una politica che dia un volto al partito .
Esordendo così : “Grazie a Nicola Zingaretti con cui c’è amicizia e sintonia, grazie a Nicola per avermi cercato. Lavoreremo insieme, gli ho detto, nel Partito Democratico porteremo avanti il tuo lavoro. Saluto tutte le democratiche e i democratici, le idee che ho esposto al assemblea Pd le posterò a breve in una serie di tweet sul mio profilo e soprattutto le discuteremo insieme nelle prossime 2 settimane. Domani pubblicheremo un vademecum su come farlo e poi ci rivedremo in Assemblea!”
Gianfranco Pasquino il 13 marzo 2021 su Formiche .net (2) ha provato a mettere in bocca a Enrico Letta alcuni temi per parlare al partito . Abbiamo preso le idee di Pasquino e abbiamo voluto continuare il gioco di specchi e di raffronti facendo seguire alle ipotesi di Pasquino quello che in realtà poi Letta ha detto in quel suo intervento del 14 marzo . Così come abbiamo fatto con le proposte di Giuliano Cazzola,tanto per continuare l’esperimento , che in un altro articolo sempre su Formiche .net appunto suggerisce alcuni altri temi a Letta .
Dice dunque Gianfranco Pasquino che Letta avrebbe dovuto sortire così : “ Donne e uomini del Partito Democratico, mettiamo subito in chiaro che la carica di segretario che mi avete offerto su un piatto forse d’argento non è un risarcimento per i vostri deplorevoli e indimenticabili comportamenti del passato che portarono alla mia sostituzione da Presidente del Consiglio. Non cerco né risarcimenti impossibili né vendette. Non sono nel mio stile. Quello che mi offrite non può neppure essere un riconoscimento delle mie qualità. Lo hanno già fatto i francesi e me ne onoro.”
E continuare .”La Presidenza della Scuola di Affari Internazionali a SciencesPo non ha confronti con nessuna attività di consulenza, neanche con quelle per portare il neo-rinascimento in Arabia Saudita. Lascio quella prestigiosa Presidenza con qualche rammarico e soltanto perché voglio contribuire a migliorare la politica di questo Paese. Però, non sono qui per consentirvi di conservare le vostre cariche e di continuare nei vostri intollerabili giochi correntizi. Fin d’ora annuncio che sfrutterò tutte le opportunità di nomine politiche premiando i meriti, come sarò in grado di valutarli, e mai cedendo ai gentili suggerimenti dei capi corrente. Questa mia propensione vale anche per le donne, quelle che si fanno sponsorizzare dai capicorrente che già le hanno portate alla Camera e al Senato.”
Infatti Letta nella sua relazione ha affermato : “”Noi non dobbiamo essere la Protezione civile della politica, cioè il partito che è costretto ad andare al potere perché sennò gli altri sbandano . Perché se lo facciamo diventiamo il partito del potere. Si vincono le elezioni se non si ha paura di andare all’opposizione”, ha spiegato Letta. “Dobbiamo fare un partito che abbia le porte aperte. L’apertura sarà il mio motto: spalanchiamo le porte del partito”. E ha aggiunto: “Il dialogo sociale è venuto meno, riaprirò un colloquio con i rappresentanti delle imprese e dei corpi intermedi. Dobbiamo riaffermarci come partito della prossimità sui territori. Siamo diventati il partito della Ztl, dobbiamo sfidare la Lega sul territorio. Il territorio sarà il nostro campo da gioco. Darò a un membro della mia segreteria la responsabilità delle politiche di Prossimità”.
E in particolare a proposito delle correnti e rivolto alle donne “ Care donne del Pd non chiedetevi più che cosa i vostri capicorrente possono fare per voi oggi e domani. Chiedetevi che cosa voi siete in grado di fare per il partito. Vi sentirete più libere; sarete più utili; otterrete i successi che meritate. Ai partiti democratici delle diverse zone dell’Italia annuncio che loro è tutta la possibilità e tutta la responsabilità di fare politica sul territorio. Avendo come bussola lo Statuto ritagliatevi tutti gli spazi di autonomia e sfruttateli con coraggio. Non fate come il Pd di Bologna da mesi in un vergognoso stallo per la individuazione del candidato sindaco. Quando c’è più di un pretendente si fanno le primarie secondo regole chiare, esplicite, non manipolate. Ça suffit come diciamo noi che abbiamo visto Parigi.
“Dobbiamo pensare – ha spiegato Letta – che abbiamo vinto e governato quando abbiamo fatto coalizione. Quando siamo andati per conto nostro abbiamo perso. 1996 e 2006, eravamo guidati da Prodi. La coalizione è fondamentale: io ci credo. Ad aprirsi ci si guadagna sempre. Dobbiamo costruire un nuovo centrosinistra, su iniziativa e leadership del Pd. Parlerò nelle prossime settimane parlerò con tutti. L’incontro col Cinque stelle guidato da Conte lo dobbiamo fare, sapendo che non sappiamo ancora come sarà quel M5s. Arriveremo con rispetto a ambizione”.
Continua Gianfranco Pasquino : “ Ritengo mio compito prioritario ristrutturare quello che avete quasi (non voglio attribuirvi eccessive capacità) sistematicamente destrutturato. Smettiamo di raccontarci la rassicurante favola, in parte vera, che tutte le inadeguatezze discendono dalla fusione a freddo. La verità è che in 14 anni da quel fatidico 2007, c’eravate già tutti, non avete mai provato a porre rimedio agli errori gravi dei padri (già, dov’erano le madri?) fondatori. Non avete studiato niente. Avete snobbato facendo spallucce tutte le critiche. Fare politica vuole anche dire rischiare, sbagliare, pagare gli errori, ricominciare dopo le sconfitte. Sì, questa è una lezione che viene, non da una serie televisiva, ma da Max Weber .Dalla teoria della democrazia e dalle riflessioni di due grandi professori ho imparato che l’unanimità non è una prassi democratica. Nasconde unanimismo peloso e dà grande potere di ricatto. Quella che Bobbio mirabilmente definì “democrazia dell’applauso” è servilismo. Ecco perché vi chiedo di votare, e lo chiederò su tutte le decisioni importanti, nonché di dissentire apertamente argomentando il vostro dissenso.
Ed Enrico Letta di rimando ha affermato : “Costruire nuovo centrosinistra, parlerò anche con Renzi”Secondo Letta occorre “costruire un nuovo centrosinistra su iniziativa e leadership del Pd” e per questo annuncia: “Parlerò con tutti coloro che sono interessati a un dialogo: parlerò con Speranza, con Bonino, con Calenda, con Renzi, con Bonelli, Fratoianni, con tutti gli altri possibili interlocutori anche nella società”.
Conclude Pasquino : “ Non voglio “pieni poteri”, ma tutti i poteri che dallo Statuto sono attribuiti al segretario. La democrazia nei partiti è sempre stata un oscuro oggetto del desiderio, in particolare delle minoranze (fintantoché rimanevano minoranze, poi per loro era tutta un’altra storia). Ma, donne e uomini del Partito Democratico, se non operiamo noi sempre comunque e ovunque in maniera democratica, come possiamo sperare di rendere la politica italiana effettivamente democratica? Adesso si voti.”
Invece Giuliano Cazzola avrebbe voluto mettere in bocca a Letta : “ Nei giorni scorsi, quando il Parlamento ha votato la fiducia al governo Draghi, i miei amici francesi mi hanno chiesto se di mezzo ci fosse l’intercessione di papa Francesco perché avvenisse un miracolo. Sarà perché questi processi li ho seguiti da lontano, mentre voi li avete vissuti, io non credevo alle mie orecchie; ma vi rendete conto di quanto è successo in meno di tre anni? Dalle elezioni del 2018 il Pd è uscito con le ossa rotte e non ha mai avuto il coraggio di analizzare seriamente le ragioni di quella sconfitta. Il Paese era caduto nelle mani di una maggioranza sovran-populista che mise a repentaglio i conti pubblici, entrò in conflitto con l’Europa, provocò più danni con il bullismo dei caporioni giallo-verdi che con le azioni concrete.”
Ma ha detto Letta : “ Dobbiamo essere il partito dei giovani. Se non riusciremo a coinvolgere i giovani io avrò fallito il mio obiettivo. Voglio mettere in piedi una Università democratica, mettere insieme tutte le energie e le forze che dobbiamo avere. Partecipazione per me è la parola chiave: ho intenzione di lavorare come segretario Pd con questo tema della partecipazione”. Un partito, ha spiegato che dovrà “mettere insieme l’anima e il cacciavite” e che dovrà puntare sui giovani, “arrivo con i giovani nel cuore”. Letta ha anche ribadito che si batterà per portare a 16 anni l’età minima per il diritto di voto.”
Prosegue Cazzola “ La politica italiana era diventata un fenomeno da baraccone, dove tutti i perecottari del pianeta venivano a studiare il ‘laboratorio’, da cui uscivano virus, al confronto dei quali il Covid-19 somiglia ad una banale orticaria. Guardiamoci intorno oggi. Siamo la componente essenziale di un governo il cui premier gode dell’ammirazione e della fiducia dei nostri partner e dei mercati. Il fantasma dello spread è andato a nascondersi perché non fa più paura a nessuno; se ci sappiamo fare possiamo disporre di risorse con le quali, in un arco temporale di sei anni, possiamo rimettere sui binari l’Italia. L’attuale esecutivo ha messo le carte in tavola e tracciato un perimetro all’interno del quale – come si diceva da piccoli a ‘nascondino’- chi è fuori è fuori chi è dentro è dentro. ‘Questo governo – ha affermato EDraghi in senato – nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori. Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione’.”
Ma in realtà poi alle 11,45 di domenica 14 marzo nella sede del Nazzareno perché attrezzata per una diretta streaming che permettesse ai delegati di essere presenti e di votare che cosa ha veramente continuato a dire Enrico Letta ?
Durante l’intervento Letta ha posto il tema della rappresentanza di genere: “E’ un problema non solo nostro. E’ un problema generale ed è un problema assurdo. Ieri sera mi è arrivata la notizia assurda che la candidatura di Cecilia Malmstrom a capo dell’Ocse è saltata”, ha detto Letta durante l’intervento all’assemblea. “Lo stesso fatto che sia qui io e non una segretaria donna dimostra che esiste un problema” sulla parità di genere. “Io metterò al centro” il tema delle donne: è “assurdo” che sia un problema.
“Voglio rilanciare lo ius soli” . Durante il governo Draghi, inoltre ha annunciato Letta, “voglio rilanciare lo ius soli”, è una “norma di civiltà” ed “io sarei molto felice se il governo di Mario Draghi, di tutti insieme, senza polemiche, fosse quello in cui dar vita alla normativa dello ius soli”, la legge sulla cittadinanza.
“Chiederò verifica nei gruppi parlamentari su cose dette qua”. “Vorrei che oggi la discussione non si chiudesse ma iniziasse. Domani presenterò un vademecum di idee da consegnare al dibattito dei circoli per due settimane. Ne discutiamo insieme e poi facciamo sintesi in una nuova assemblea”, ha detto Letta in avvio nel suo intervento in assemblea Pd. Poi ha aggiunto: “Io andrò nei tre gruppi parlamentari e chiederò di fare una verifica al loro interno sulle cose dette qua. E vorrò che queste verifiche siano chiare e nette e sul rispetto della parola. Come ha detto Sartre conta l’immagine che diamo di noi e l’immagine che abbiamo dato di noi è quella di una torre di Babele e non va bene”.
“E’ l’anno più buio della nostra storia repubblicana”, ha detto Letta riferendosi alla pandemia Covid-19 e alle conseguenze. “Centomila morti – ha proseguito – è scesa la speranza di vita, drammaticamente e per la prima volta nella storia recente del paese, la solitudine, lo smarrimento, le famiglie che hanno perduto i loro cari. Il mio pensiero va al personale sanitario, ai rappresentanti dello stato, la loro dedizione è stata ed è fondamentale”, ha detto Letta durante l’intervento all’assemblea Pd. “Penso al mezzo milione di italiani che hanno perso il lavoro, a loro noi guardiamo cercando le migliori soluzioni per il loro futuro”, ha aggiunto.
E infine :”Mi viene in mente la frase di Papa Francesco che dice che vorrebbe un mondo che sia un abbraccio fra giovani e anziani. Da solo nessuno si salva. Ce lo ha detto il Papa”. “Noi del Pd siamo per il primato della scienza, lo rivendichiamo con orgoglio. L’immagine è quella di Sergio Mattarella cui va il mio saluto più affettuoso. La sua foto in fila che si vaccina è l’immagine della speranza”.
Dunque c’era una volta un partito che ha bisogno di un messaggio di speranza ama anche di una identità per evitare di essere subalterno e di riaffermare la sua vocazione maggioritaria. Unità e vocazione maggioritaria che gli permettono di aprirsi a coalizioni di governo per delineare una visione antagonista alla destra della nostra società. Ecco forse i punti salienti,insieme a pochi altri ancora del lavoro del nuovo segretario Enrico Letta .
(1)Le correnti attuali . L’ultima nata è ‘Radicalità per costruire’, lanciata qualche giorno fa da Gianni Cuperlo per “immaginare percorsi che, combattendo diseguaglianza e ingiustizia sociale, facciano da argine alle tentazioni populiste”.Ma quella delle correnti interne al Partito democratico è una galassia che, a oltre 10 anni dalla nascita del Pd, continua a rimanere in costante fermento. Tutti, però, preferiscono parlare di “aree interne”. (…)Tra le più longeve aree interne c’è di certo AreaDem, quella che fa riferimento a Dario Franceschini e che tradizionalmente ha sempre giocato un ruolo chiave nella stabilizzazione degli equilibri interni al partito. Ne fanno parte diverse personalità dem come Piero Fassino, Marina Sereni, Roberta Pinotti, Luigi Zanda.A distinguersi per un notevole peso in Parlamento è invece Base riformista, una delle correnti più recenti nata all’indomani dell’addio al partito di Matteo Renzi. A fare da punto di riferimento sono Lorenzo Guerini e Luca Lotti e a farne parte sono esponenti di governo e parlamentari come Alessia Morani, Simona Malpezzi, Gian Piero Dal Moro, Piero De Luca, Patrizia Prestipino, Andrea Romano, Alessia Rotta. Vicino alle posizioni di ‘BR’, ma con un suo profilo indipendente e definito, si può anche porre il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci. In qualche modo legata alla scissione di Renzi dal Pd è anche Energia democratica, l’iniziativa politica avviata dalla vice ministra all’Istruzione Anna Ascani, che al Congresso aveva dato vita a Sempre avanti con parlamentari come Luciano Nobili e Roberto Giachetti poi fuoriusciti dal Pd per fondare con Renzi Italia viva.
Sempre ai tempi dell’ultimo Congresso l’ex segretario Maurizio Martina era stato appoggiato dall’area Fianco a fianco, che poi si è strutturata tra i dem. A farne parte, tra gli altri, Matteo Mauri e Roberto Rampi. Al Congresso per Martina si era anche schierato l’attuale capogruppo alla Camera Graziano Delrio. In posizione più ‘dialettica’ nei confronti delle scelte della maggioranza del partito si pongono invece i Giovani turchi, l’area che fa riferimento a Matteo Orfini. Ad animare la corrente sono per lo più giovani parlamentari come Fausto Raciti e Giuditta Pini e senatori come Francesco Verducci. A presidiare l’area un po’ più a sinistra del partito c’è anche Dems, che fa capo al vice segretario del partito Andrea Orlando. Anche in questo caso molti i parlamentari che ne fanno parte, come Michele Bordo e Anna Rossomando, e esponenti di governo come Andrea Martella. Dems, però, dopo il Congresso ha sistemato i suoi confini molto a ridosso di quelli dell’area più vicina al segretario Nicola Zingaretti, che ha iniziato a distinguersi al tempo delle iniziative politiche di Piazza grande in vista del Congresso. La schiera dei zingarettiani è quella più impegnata nella guida del partito ma anche al governo come Paola De Micheli, Enzo Amendola, Peppe Provenzano, Stefano Vaccari, Nicola Oddati, Michele Meta,
Marco Miccoli, Marco Furfaro, Marianna Madia, Valeria Fedeli, Monica Cirinnà.
(2)
https://formiche.net/2021/03/letta-partito-democratico-pd-assemblea/