NONOSTANTE TUTTO, C’E’ SOLO DA FARE
Redazione- Nonostante la pandemia, le lotte per il potere , la cattiva politica, lo scaricabarile delle responsabilità tra Governo e Regioni, il commissariamento della sanità in alcune regioni, i cento decreti che mancano per attuare le misure economiche e amministrative per combattere le conseguenze del Covid 19, le scuole chiuse, la perdita di migliaia di posti di lavoro in alcune settori, la scomparsa di aziende e imprese che dopo la chiusura forzata per la pandemia non riapriranno più, la società italiana resiste . E c’è ancora molto da fare per avviare una ripresa che possa giovarsi della exit strategy del vaccino , anzi dei vaccini , la cui campagna di somministrazione è appena iniziata . Dunque una resistenza che ha bisogno però di una marcia in più : la compattezza per raggiungere l’obiettivo di una salvezza in ogni senso.
Molti avrebbero forse voluto che fosse stato il Partito democratico a porre al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ma anche alla stessa maggioranza di governo, le questioni che ha posto Matteo Renzi in conferenza stampa e nell’aula del Senato alcune settimane fa per chiedere un cambio di passo sia in merito alla governance del Recovery Fund ( in cui tutti confidano per una ripresa imminente ) sia per quanto riguarda il metodo e il merito dei progetti di questa risorsa . Stando almeno ai mugugni dell’interno del Partito democratico che pure, su alcune questioni in ordine alle iniziative del governo sulla bozza di proposte per il Recovery Plan , ha avanzato idee anche alternative a quelle contenute nello stesso documento presentato il 15 dicembre 2020.
E forse avrebbe fatto meglio il Partito democratico nel porre le questioni riformulando un crono programma di lavoro e un nuovo patto di maggioranza di maggioranza a chiedere di essere ascoltato di più su alcuni punti decisivi dal Presidente del Consiglio che a sua volta avrebbe potuto ,abbandonando il suo atteggiamento “ doroteo” ( leggasi temporeggiamento ), aprire una chiarificazioni con la stessa Italia dei valori e diversi confronti con gli altri partiti,con le parti sociali e il Parlamento , da tempo . Proprio per non arrivare a quel “ faccia a faccia” Renzi-Conte dei primi giorni di gennaio che si è protratto fino ad arrivare alle dimissioni dei tre ministri di Italia Viva mercoledì 13 gennaio 2021, aprendo una crisi tra sabbie mobili e nebbia difficile da comprendere , specialmente da parte dei cittadini che si aspettano ben altro in questo momento .
Il Governo Conte due ha fatto, in tutti questi mesi di pandemia da collante di una situazione che diversamente avrebbe portato di filato alle elezioni anticipate già nel mese di marzo dello scorso anno. Renzi a quel tempo con un colpo di testa decise di farsi protagonista di una svolta individuando una maggioranza per far nascere il Conte due in alternativa ad una probabile vittoria alle elezioni e quindi alla nascita di un Governo di centro-destra. Un tentativo accettato da Pd e Movimenti 5s che lo ritennero utile alle loro strategie e anzi lo classificarono sommamente positivo. Ora Renzi , torna a riproporre il suo protagonismo tentando di mandare a casa Giuseppe Conti e di reimpostare un governo diverso nella speranza che Pd e Movimento 5s stiano alla finestra a guardare. Tentativo che è andato avanti per molto ma che al momento del clou, con il ritiro della delegazione di Italia dei valori dalla compagine Governativa e quindi con la spinta a Conte di salire al Colle per porgere le dimissioni , ha visto uno stop di Pd, Leu e M5s che hanno fatto quadrato attorno a Giuseppe Conte riconoscendogli la capacità di fare da legame ( é stato, è e sarà l’unico capace di questo compito ?) e ritenendolo in questo momento insostituibile . Ma ritenendo anche essenziale in questo momento l’azione di un Governo nel pieno delle sue prerogative per definire e varare provvedimenti che con i progetti del Recovery Plan vanno di pari passo come il decreto ristori, e il conseguente scostamento di bilancio per finanziarli, l’allungamento temporale della condizione di emergenza, il controllo di una campagna vaccinale che rappresenta una svolta .
Con gli avvenimenti di mercoledì 13 gennaio 2021 si aprono una miriade di ipotesi che potrebbero portare ad un crisi di governo con dimissioni formali, passaggi in parlamento ,coinvolgimento del Presidente della Repubblica .Attraverso una corretta prassi istituzionale che abbiamo visto in occasione di altre crisi in cui il Capo dello Stato assume la regia e si fa arbitro . Ma potrebbe anche aprirsi un periodo di sabbie mobili ( dipende dalla decisione che Giuseppe Conte prenderà al punto in cui è giunta la situazione, decisione che appunto è solo sua ), ovvero una continua trattativa con Matteo Renzi e il suo partito che spintosi all’eccesso ha dovuto per forza presentare le dimissioni dei suoi ministri ,lasciando però qualche margine appunto ad una trattativa. Trattativa già iniziata da settimana in cui il leader di Italia Viva ha continuamente rilanciato e rialzato l’asticella. Qualcuno dice per vano narcisismo, qualcun altro per intestarsi una vittoria (nel senso che quando inizia un percorso non ammette sconfitte ) qualcun altro ancora per tutta una serie di fatti e avvenimenti che hanno coinvolto personalmente sia Giuseppe Conte che Matteo Renzi .Con l’aggiunta che probabilmente all’estero nessuno riuscirà a capire questa crisi di governo. Per non dire in definitiva che forse nemmeno renzi sa dove andare a parare . Tutta una commedia all’italiana,ovvero una commedia dell’arte che appunto prevede una recita su canovaccio .
E forse Giuseppe Conte e i partiti della sua maggioranza avrebbero fatto meglio a non sottovalutare la determinazione con la quale Matteo Renzi ha portato avanti la rivendicazione sugli argomenti nel merito e nel metodo e sulla gestione del Recovery Plan favorendo appunto sostanzialmente una chiarificazione nella maggioranza. Un confronto capace di recuperare tutte le istanze avanzate dai partiti di maggioranza e forse anche dalle opposizioni appunto su un progetto di riforme e di cambiamenti da sottoporre alle parti sociali e al Parlamento, destinazione Unione europea nei prossimi mesi .Lo si è capito da quanto Matteo Renzi ha detto agli stessi partiti di maggioranza che egli ritiene non esenti da responsabilità per quanto attiene infatti il problema progetti Recovery Pla, Mes sanitario , con l’aggiunta della delega ai servizi sicurezza che Giuseppe Conte non ha intenzione di cedere.
Dunque ci sono delle incognite che segnano il percorso di questa chiarificazione di maggioranza che avviene in modo tardivo e forzato che potrebbero, messe assieme, portare ad una crisi al buio o forse ad un processo di cambiamento soft , meno categorico ma altrettanto problematico. Anche perché come afferma qualcuno se tutto il fervore di Matteo Renzi dovesse portare a qualche rimpasto di governo, a qualche modifica delle proposte contenute nella bozza di Recovery Fund e all’apposizione di qualche bandierina ideologica su questo o quel settore di intervento, da parte dei singoli partiti ,tutto questo sarebbe poca cosa. Di fronte ai cambiamenti veramente epocali di cui ha bisogno questo paese .
Certo probabilmente da qui allo scioglimento delle camere e nuove elezioni c’è un bel pezzo di strada da fare dal punto di vista istituzionale e politica in quanto è possibile ricercare voti in parlamento, accorpare “ responsabili e costruttori “ ( Governo Conte –Mastella) ,ai quali si richiama anche il fondatore dei M5s Grillo ( che pensa appunto a uomini e donne di ogni orientamento politico per lavorare in favore delle sorti positive del paese ) .rimpasto di governo e tutta un’altra serie di artifici ed equilibrismi che porterebbero ad un Conte ter o a un governo di solidarietà. Se poi la situazione dovesse sfuggire di mano e il Presidente della Repubblica fosse costretto a fare un suo governo (Conte Mattarella) usando la sua moral suasion e abbandonando la sua naturale riservatezza che durante il suo mandato ha dimostrato oppure a sciogliere le Camere ( nei primi mesi del 2021 prima dell’inizio del semestre bianco che preclude ogni operazione elettorale ) allora è possibile ipotizzare,in quest’ultimo caso , veramente una catastrofe . Non tanto per l’impossibilità di presentare i progetti del Recovery Plan che sono stati messi al sicuro con la votazione del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 che seguiranno il loro percorso oppure di approvare il decreto ristori che il Consiglio dei Ministri si appresta avarare e presentare in parlamento per lo scostamento di bilancio di 24 miliardi ( che è l’equivalente di una pesante manovra finanziaria e che comincia a contare sui fondi deol Recovery Plan ) ma per la enorme perdita di tempo che non consentirebbe ai provvedimenti sopra ricordati di prender la rincorsa a causa della campagna elettorale , e della formazione di un nuovo Governo. Con gravi difficoltà anche per l’attuazione dei provvedimenti fin qui presi per far fronte ad una situazione economica e sanitaria che non consente nessuna distrazione e in piena campagna vaccinale .Senza tener conto di una possibile vittoria della destra di Berlusconi, Salvini , Meloni che avrebbero tutto il diritto di apportare modifiche e cambiamenti , appunto secondo la loro visione che trapela dalle critiche e osservazioni che fino ad oggi hanno fatto alle azioni del Governo. . Tutto davanti ad una Europa che confermerebbe il suo giudizio, già affiorato in alcune occasioni che definisce lapidariamente inaffidabile il nostro paese.
Certo c’è anche chi afferma che la strada maestra per risolvere questa crisi è solo quella delle elezioni. Che si deve e si può anche nella instabile situazione creata dalla pandemia come è stato dimostrato dalla consultazione referendaria, dalle elezioni regionali . Come è avvenuto negli Stati Uniti d’America, (anche se in quel paese c’ è la possibilità di votare per posta , cosa che hanno fatto quasi la metà degli elettori ) e come avverrà in Olanda e in Austria tra qualche mese .
Un quadro politico con esiti incerti dunque tale da disconfermare il discorso di Mattarella di fine anno nel quale si è sforzato di richiedere che la politica , che dovrebbe governare le cose attraverso l’azione di uomini e donne impegnate nell’amministrazione dello Stato, si riveli all’altezza della portata storica della sfida al Covid 19. Statisti, costruttori, responsabili in grado di guardare in faccia la realtà per non essere travolti dagli eventi ma appoggiarsi ad una ragione per sconfiggere, lavorando accortamente e unitariamente, incertezze,timori, di una società alla ricerca di una bussola. Anche perché l’anno 2020 è stato, con una definizione veramente appropriata un “ annus orribilis” per dirla con un eufemismo che ci riporta alla memoria altri anni altrettanto orribili come , per esempio , il 1992-93 con la crisi economica e istituzionale ,le inchieste di tangentopoli e il terrore violento dello stragismo mafioso , solo per ricordare avvenimenti vicini a noi nel tempo. Il 2020 un anno non isolato che ha portato tante morti, danni , conseguenze per l’economia e la salute. Sicuramente se ne uscirà. Come se ne uscì da quegli eventi che oltre alle morti, minacciarono un tracollo di democrazia e di libertà della società italiana .
E comunque è vero e pensabile che l’occasione del Recovery Plan potrebbe andare sprecata se non si riesce a mettere la questione su un binario non solo ad alta velocità ma anche con un tragitto con poche fermate , essenziali e vitali. Il meccanismo di questi fondi della Next Generation Eu è tale che non consente alcuna esitazione nel realizzare i progetti approvati dall’Unione Europea. Perché i fondi non vengono anticipati ma erogati a tranche di rendiconto. L’Europa in sostanza rimborsa i fondi chesi è avuta la capacità di spendere mettendo in piedi e gestendo iniziative nei vari settori concordati con i piani e approvati. L’attuazione dei progetti e il loro finanziamento funziona come nel caso della ricostruzione dopo il terremoto come è avvenuto e sta avvenendo per esempio a L’Aquila. Posto il progetto e il crono programma all’atto dell’approvazione viene erogato il 10% della spesa complessiva, successivamente a scadenza che per il Recovery Fund è semestrale, si procede per stati di avanzamento ( SAL) . Se non ci sono stati di avanzamento che dimostrano l’attuazione concreta di quanto richiesto e approvato, non ci sono fondi .
Dunque,per riprendere la metafora del treno, non fermate ad una miriade di stazioni ,come nel caso di accelerati trainati da sbuffanti locomotive tanto potenti quanto lente, ma un percorso con poche fermate che hanno come capolinea un paese nuovo , diverso, più dinamico , più moderno, con una economia più verde e con una burocrazia ministeriale efficiente dentro un rapporto Stato-Regione attuabile e poche altre cose. Fermarsi ad ogni stazione significa e significherebbe lasciare spazio a impiego di soldi per cashback, finanziamenti a Cinecittà, ai treni storici con mance e bonus a pioggia che in determinati contesti , diversi, completamente diversi da quelli che ci troviamo di fronte , possono essere anche legittimi. Fino ad arrivare per esempio alla riconversione verde del gruppo petrolifero Eni ,con i soldi delle future generazioni . Perché è quanto meno discutibile che si diano fondi del Next Generation Eu ( che sono soldi che dovranno essere restituite dalle future generazioni ) all’Eni che, pur essendo una partecipata di Cassa depositi e prestiti , è sempre una società che guarda al profitto , che nel 2020 in una condizione di crisi generale, ha pagato un alto dividendo ai suoi azionisti . Oltre ad essere una società sanzionata per pubblicità ingannevole .Infatti come si legge sul sito di Legambiente : “L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha disposto il 15 gennaio 2020 una multa di 5 milioni di euro nei confronti di Eni, il colosso energetico italiano a prevalente capitale pubblico, per “pratica commerciale ingannevole” in merito alla pubblicità “ENIdiesel+”, che ha inondato giornali, televisione, radio, cinema, web e stazioni di servizio dal 2016 al 2019. La decisione riguarda il messaggio, oggi dichiarato ingannevole, di un diesel bio, green e rinnovabile, che «riduce le emissioni gassose fino al 40%». L’Autorità ha imposto a Eni di non utilizzare più la pubblicità e disposto una sanzione amministrativa, per pratica commerciale scorretta di 5 milioni di euro “pari al massimo edittale”, tenuto conto della gravità e della durata della violazione. La sentenza è arrivata a seguito di un reclamo presentato da Legambiente, dal Movimento Difesa del Cittadino e da Transport & Environment (T&E) per pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo. La vicenda è stata denunciata la prima volta in articolo pubblicato a gennaio dalla rivista “La Nuova Ecologia”, la storica testata di Legambiente.”
Come è stata sicuramente discutibile durante i primi mesi di quest’anno, all’inizio della pandemia un’altra operazione,che è arrivata a spaccare la maggioranza di governo,.quella relativa alla richiesta di FCA ex FIAT di accesso ai prestiti agevolati dallo Stato per la liquidità . Con il decreto liquidità approvato dal governo – misure a supporto di imprese, artigiani, autonomi e professionisti colpiti dalla crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 – lo Stato ha però posto dei paletti: che l’azienda che ne beneficia non distribuisca dividendi nel corso del 2020, e che il prestito sia vincolato «a sostenere costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia». Tanto che per il 2020 la Fca Italy Spa ha annunciato la sospensione della distribuzione del dividendo di 1,1 miliardi secondo la condizione posto dal Decreto liquidità.
Per l’anno corrente però Il rischio è che quei 6,3 miliardi di prestito assicurato con i soldi pubblici assicuri anche, ironicamente, il pagamento dei 5,5 miliardi di euro di dividendo straordinario agli azionisti per perfezionare le nozze Fca-Psa (gruppo industriale francese a cui appartengono i marchi automobilistici Peugeot, Citroën, DS, Opel e Vauxhall Motors).Nozze appena celebrate che alimentano l’incognita su quei 5,5 miliardi di dividendo .
Insomma, tanto per rimanere nella metafora del treno va detto che insomma sarebbe, poste determinate condizioni, un treno che perderebbe vagoni strada facendo e che forse non riuscirebbe ad arrivare a capolinea senza sbattere prima. . Fermate che erano contemplate nella bozza di progetti presentata alla metà di dicembre e rivisti , anche per l’aspetto economico e finanziario ( maggiori risorse alla sanità per esempio ) nel piano approvato dal Consiglio dei ministri di mercoledì 13 gennaio 2921.
Probabilmente per non sbattere prima si dovrebbe prendere ad esempio un pezzo di storia di questo paese che uscito dalla seconda guerra mondiale a pezzi in tutti i sensi seppe usare i fondi del Piano Marshall, a cui quelli del Recovery Fund sono stati paragonati, come premessa per quello che fu il cosiddetto “ boom economico”
Mario Nocera scrive : “Nel 1947 venne firmato l’European Recovery Program, o più comunemente chiamato Piano Marshall dal nome dell’allora Segretario di Stato George Marshall. Il piano venne avviato nella primavera del 1948 e si concluse formalmente nel giugno 1952, anche se, di fatto, terminò la propria attività nella primavera del 1951. Questa manovra economica consisteva in aiuti ai Paesi colpiti dalla guerra e alla relativa creazione di organismi internazionali per la cooperazione tra essi.” (1) Per quanto riguarda l’Italia, Il Piano Marshall costituì di fatto la precondizione del miracolo economico: strumento di modernizzazione strutturale dell’industria, favorì grandemente lo sviluppo della siderurgia, dell’energia e della meccanica, ma ebbe anche un ruolo rilevante nel diffondere una più moderna mentalità imprenditoriale e nell’incentivare l’integrazione europea.” (1)
Racconta Gianfranco Caminiti sul blog La camera dello scirocco il 7 giugno 2017 : “L’inverno del 1946–47 era stato molto rigido, poi era venuta una lunga siccità, e i raccolti erano stati molto scarsi. I contadini peraltro neanche vendevano tutta la loro produzione, perché in città non c’erano i soldi per comprare e ammassavano e a volte decidevano di non seminare e preferivano tenere i loro terreni a pascolo. C’era carenza di prodotti di ogni tipo (materie prime, macchinari, parti di ricambio) – la guerra aveva inghiottito tutto. Solo gli Stati Uniti erano in grado di fornire beni di consumo, non avendo riportato danni agli impianti produttivi. Ma per comprare i prodotti americani ci volevano i dollari, e di quelli, proprio, non c’era traccia in Europa. Gli aiuti che nei due anni immediatamente successivi alla guerra erano stati mandati dagli americani erano finiti in un pozzo di bisogni senza fine.” (…) “La durata del Piano era prevista in cinque anni e all’inizio del 1952 nel complesso aveva distribuito 13 miliardi di dollari (un fiume di denaro), sotto forma di prestiti e sovvenzioni statunitensi all’Europa. Con quei dollari, l’Europa iniziò a importare merci americane. All’inizio si trattò soprattutto di beni commestibili e fertilizzanti, poi di beni capitale, materie prime, combustibili e attrezzature. E tecnologie. In due anni si era già raggiunto e superato il livello di produzione pre-bellico. Intanto erano arrivati, aggratis, grano, farina e medicine – quanta penicillina, quanta streptomicina. Fu questa la base del “miracolo economico”. A partire dalla Germania, dove peraltro fu abolito lo svalutato Reichmark con l’introduzione del Deutschmark – e quanto protestarono Molotov e Stalin, per questo. Tra il 1947 e il 1970 si verificò il periodo più lungo di crescita ininterrotta dei paesi industrializzati, al ritmo del 4,5 percento annuo, e il commercio mondiale crebbe a un tasso medio annuo dell’8 percento, il più elevato della storia. Gran parte di questa crescita si sviluppò naturalmente in Europa, ma anche l’America poté sostenere una produzione elevata.”
Probabilmente sarebbe una forzatura il paragone tra allora e la situazione attuale ma l’abbiamo voluta ricordare perché allora ci fu un italiano l’on. Roberto Tremelloni che lavorò all’attuazione di quel piano nel nostro paese. Michele Donno ricostruisce questa vicenda in un libro dal titolo :”Roberto Tremelloni e l’attuazione del piano Marshall in Italia “ pubblicato da Rubbettino Editore nel 2006.
C’è un moderno Roberto Tremelloni per l’attuazione dei progetti del Recovery Fund ?
Probabilmente sì , basta saperlo riconoscere e permettergli di lavorare senza polemiche inutili, senza preclusioni di parte. Perché c’è un mondo che cambia e soprattutto una Europa che cambia a tener conto di quello di cui non si parla affatto in questo paese tutto concentrato sui disaccordi tra Governo e Regioni , sui colori delle Regioni , su dimissioni , rimpasti , ,possibili elezioni, nuove maggioranze ,perenne campagna elettorale . Impegnati in questi particolari stanno sfuggendo i cambiamenti geopolitici ed economici che a “ nostra insaputa “, si fa per dire,ci coinvolgono e ci coinvolgeranno sempre più. Molti di questi cambiamenti stanno avvenendo a cura della Cina che si appresta a sorpassare l’economia americana , che usa il pugno di ferro per le dimostrazioni di Hong Hong e condanna giornalisti e video marker che raccontano le modalità con le quali ha combattuto e combatte la pandemia Covid 19. Una Cina che ha firmato con l’Unione Europea un accordo bilaterale il 30 dicembre 2020 ( procede con accordi bilaterali su scala internazionale per non sottostare agli organismi appunto internazionali sul commercio , cosa che ha fatto anche l’America di Trump) , il Comprensive Agreement on Investiment , che permette un massiccio accesso di investitori europei nel mercato europeo . Alla pari con un altro accordo di libero scambio tra i paesi dell’Asean: Australia, Giappone, Corea del nord ,nuova Zelanda chiamato Regional Comprehensive Economic Partership. Una situazione che vede la Cina impegnata ad isolare L’America per mezzo di questi accordi ma soprattutto, come si accennava, a non sottostare ad alcuna autorità multilaterale globale in grado di regolare i rapporti tra gli Stati ( come l’Organizzazione mondiale del commercio ), con l’intento esplicito di sfuggire alle richieste di garantire per esempio i diritti umani e abolire il lavoro forzato.
Abbiamo parlato della necessità di tenere la barra dritta e il treno sui binari per riuscire ad utilizzare al meglio circa duecento miliardi di euro del Next Generation Eu. Questo significa che occorre concentrare gli sforzi per esempio, nello strutturare e realizzare progetti ,su alcune priorità condivise tra più società: la protezione dai cambiamenti climatici ,la genesi dei diritti digitali, lo sviluppo di nuovi fonti di energia, la crescita di una economia circolare e sostenibile,la cyber sicurezza che sono una parte dei piani di settori che dovrebbe contenere il PNRR ,il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza, che è la traduzione italiana del contenitore dei progetti da affidare al Next Generation Italia nelle sue 133 pagine che componevano la bozza in circolazione dal 15 dicembre e che dovrebbe essere stata sottoposta a drastica revisione secondo le richieste di opposizione ma anche di componenti della maggioranza come Partito Democratico e Italia Viva . I progetti parlano di semplificazione, riforma della giustizia e pubblica amministrazione, risorse per la sanità, infrastrutture e di altri aspetti della vita del nostro paese.
Il punto è però come se ne parla. Se ne parla con un linguaggio e una ideologia ormai superata . Intendo dire che lo stile che riflette propro le procedure di attuazione è quello del linguaggio e dei metodi dei “ mandarini di stato” e quindi soprattutto della loro visione del mondo. Che tiene conto scarsamente della realtà , quella di tutti i giorni dei cittadini da una parte, dall’altra non provano nemmeno a mettere in piedi un’idea di mondo diverso , frutto del cambiamento di fatto dello stato delle cose.
E’ questo è un problema importante , molto più importante delle cabine di regia, dell’accaparramento delle risorse, della distribuzione “ erga omnes” di soldi da concentrare su pochi e prioritari obiettivi. Nemmeno nella battaglia frontale che Matteo Renzi e il suo partito stanno conducendo su questo tema (da una parte con obiettivi palesi e dall’altra anche poco comprensibili e credibili ,fino ad arrivare ad un crisi di governo o a uno stato di trattativa continua ) si avverte il cambiamento che i progetti del Recovery Fund dovrebbero portare a questo paese. Per esempio manca in questo dibattito del tutto il ruolo dei Comuni ;si parla della parità di genere con il linguaggio anni Cinquanta ,lo stesso contenuto nei progetti dell’UDI e del CIF che pure in quel contesto temporale svolsero una funzione di cambiamento. Inoltre i progetti del Next Generation Italia sono stati redatti da una generazione ministeriale chiusa da tempo all’interno di una bolla non solo anagrafica ma completamente avulsa dalla realtà come si accennava. Fuori dal tempo, dallo spazio e dalla realtà quotidiana, di questo paese. Una generazione ministeriale che non pagherà le sue scelte per il loro costo sarà tutto in capo alle prossime generazioni .
Così il rischio di mancare un appuntamento sostanziale nel 2021 anche se formalmente i progetti saranno presentati all’Unione Europea in tempo utile e forse saranno anche approvati , è grande se non sarà dispiegata tutta la capacità di implementazione di quei progetti, ossia la loro “messa a terra” ,per così dire ,per non farla diventare una scommessa .Per cui,nonostante tutto quello che abbiamo detto fin qui ,c’è solo da fare .Lo ha fatto intendere da tempo il Presidente della Repubblica che dal Quirinale ha suggerito di azzerare le polemiche e le manovre politiche. E lo chiederà concretamente ed esplicitamente ove dovesse firmare la regia della crisi in atto alla maggioranza che vorrà accollarsi il compito e la responsabilità di traghettare questo paese in piena pandemia verso il semestre bianco, l’elezione di un nuovo Presidente, la scadenza della legislatura , le conseguenti elezioni e quindi un nuovo Parlamento ridimensionato e una nuova compagine di governo espressione del voto degli italiani .
(1)https://www.iusinitinere.it/le-politiche-economiche-del-piano-marshall-14113
“ La prima difficoltà che si manifestò dopo l’attuazione del Piano Marshall era quella relativa ai Paesi europei, che venendo da una guerra fratricida non erano solo economicamente messi allo stremo, ma si trovavano ancora in una situazione di astio e odio reciproco e quindi farli cooperare o quanto meno proporre una politica economica basata sullo scambio di prodotti, era alquanto impensabile. Questo generò una confusione comune e i risultati tanto attesi non subito si manifestarono. L’obiettivo era quello di reintegrare nel contesto politico economico e sociale europeo anche la Germania, ma ovviamente i francesi non erano d’accordo a questo tipo di programma di reinserimento e resero impossibili in un primo momento tutti i negoziati. Nel 1951, grazie alle pressioni degli Stati Uniti, nasce la CECA ossia la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, che aveva lo scopo di mettere in comune la produzione e il commercio di queste due materie prime. Anche se non ci sono fonti certe, si attesta che gli aiuti americani in termini di denaro furono intorno ai 12 miliardi di dollari, per l’acquisto di macchinari industriali e prestiti erogati. Il Piano Marshall, per certi aspetti fu un successo, in quanto grazie alla sua attuazione, ci fu un boom economico presente i vari Paesi europei, come anche in Italia, a partire dagli anni 60. Se si analizza tale operazione dal punto di vista della politica economica che è stata adottata per portare alla luce il processo di risanamento europeo, potremmo affermare che il Piano Marshall ha avuto come obiettivo fondamentale quello di creare una rete di scambi privilegiata tra America ed Europa con conseguenti vantaggi su ambo i
lati, ma tagliando fuori altre potenze estere come quelle asiatiche o per l’appunto ex sovietiche.”