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UNA PACE GIUSTA – DI VALTER MARCONE

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Redazione- La pace per essere tale deve essere una pace giusta ma soprattutto deve essere riempita di valori . Con la pace l’umanità può aspirare a condizioni di vita per tutti che rendono significativo il cammino dell’uomo. Mi riferisco ad una pace fondata almeno su tre valori fondamentali quali giustizia ,libertà e democrazia. Che sa poi di quel famoso motto “Liberté, Égalité, Fraternité” nato nel Settecento e adottato nel secondo articolo della costituzione francese del 1958.La libertà e l’uguaglianza degli uomini sono sancite come principio in Francia nell’articolo 1 della Dichiarazione dei diiritti dell’uomo e del cittadino del 1789. La Fraternità è assente dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Compare per la prima volta nei testi del novembre 1848 , poi nelle Costituzione del 1946 e del 1958. Il motto è inciso sul frontone degli edifici pubblici il 14 luglio 1880.

Valori dunque che plasticamente richiamano l’attenzione di una condizione importantissima della vita , quella di tutti noi, quella che viviamo tutti i giorni in una realtà che è piena di ostacoli da superare appunto giorno dopo giorno. Mi riferisco ancora una volta a quella condizione che mette assieme l’esercizio dei diritti con la realizzazione di una eguaglianza concreta. Favorire la fruizione dei diritti civili e creare le condizioni per eliminare le diseguaglianze è sicuramente uno dei capisaldo per esempio appunto della libertà,, della giustizia e della democrazia . E’ infatti impossibile poter godere della libertà, senza che vi sia la concordia fra gli uomini, così come, ovviamente, non può esserci alcuna forma di giustizia in presenza della violenza e della sopraffazione che ogni guerra comporta. Allo stesso modo, la costruzione della vera democrazia si può avere solo in condizioni di pace duratura.

Ma insieme a questi valori per così dire sommi ci sono anche altri valori che possono riempire la pace , quella tra i popoli e quella con se stessi . Ecco perchè propongo una poesia di Erri De luca che sembra lontanissima d quello che è il tema della guerra e della pace ma che in realtà è , secondo me, il tessuto connettivo di quell’impianto più grande contenuto nell’aspirazione dell’umanità alla pace.

VALORE di Erri De Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi
vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere
in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome
del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

Spesso nel trascrivere le poesie che propongo ai lettori aggiungo un qualche commento e una descrizione della struttura metrica per esempio. E’ un “ vizio scolastico” che andrebbe evitato soprattutto nella scuola perchè non permette di leggere in tutte le sue valenze un testo poetico o una prosa. Spesso gli studenti si chiedono se sono li per leggere un testo o per fare gli architetti lessicali. A maggior ragione Lascio quindi volutamente il testo della poesia di De Luca alla lettura con la raccomandazione di sentire anche in questo caso il “valore “ delle parole.

Per tornare poi al discorso più ampio sulla pace va detto che si oppongono ai valori ricordati l’imperialismo e il possesso degli arsenali di guerra. Lo affermava già alcuni decenni fa Mahtma Ghandi : “La Pace non si ottiene con un parziale adempimento delle condizioni, così come una combinazione chimica è impossibile senza l’osservanza completa delle condizioni necessarie per ottenerla. Se i capi riconosciuti dell’Umanità che controllano gli strumenti di distruzione rinunciassero completamente al loro uso, con piena conoscenza delle relative implicazioni, si potrebbe ottenere la pace permanente. Questo è evidentemente impossibile, se le grandi potenze della terra non rinunciano al loro programma imperialistico. E questo sembra a sua volta impossibile, se le grandi nazioni non cessano di credere nella competizione che uccide l’anima e di desiderare la moltiplicazione dei bisogni e, quindi, l’accrescimento dei beni materiali.”

Se diciamo che la pace è lavoro, è una distribuzione più equa di ricchezze e risorse, è uno sviluppo sostenibile, è lotta contro le crescenti diseguaglianze tra i Nord e i Sud del pianeta, è pari opportunità di genere, è istruzione. Se pace è tutto questo affermiamo sicuramente che nega la pace tutto quello che si oppone appunto a questi valori .“Le disuguaglianze ed il mancato rispetto di tutti i diritti umani hanno il potere di erodere tutti e tre i pilastri dell’Onu: pace e sicurezza, sviluppo e diritti umani”, afferma Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, presentando alla 40ª sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra la relazione sul lavoro svolto nel 2018.

La pace non è, o non dovrebbe essere, sinonimo di resa. Pace non significa soltanto assenza di conflitto evidente: soltanto una pace giusta, che si basi su diritti e dignità di ogni individuo, è una pace veramente duratura. Sembra essere questo il punto di svolta di una guerra quella che attualmente si sta combattendo tra Russia e Ucraina, iniziata proprio dall’aggressione della Russia all’Ucraina il 24 febbraio 2022 nal momento in cui si chiede un cessate il fuoco e l’instaurazione di trattative . A questo proposito va ricordato come sia un valore l’incontro di intellettuali dell’intero arco costituzionale nel nostro paese che hanno sottoscritto un breve appello al cessate il fuoco indicando alcuni punti di contrattazione per arrivare a questo obiettivo chiedendo che l’Europa li faccia propri. Lo firmano Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Stefano Zamagni. Ed è stato pubblicato su alcuni quotidiani, tra cui Il Fatto e Avvenire. Si tratta di un appello per fermare la guerra in Ucraina con 6 punti possibili di negoziato, “punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco”.

Ecco il testo del breve appello : “ “A una volontà razionale di pace bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass .La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità. L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. È caso ampiamente contemplato nei manuali di strategia. Di fronte a questa minaccia l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta. Nessuna forte reazione popolare, nessuna convinta e razionale volontà di impedirla. Si diffonde una pericolosa sensazione di inevitabilità e di rassegnazione, o, peggio, l’idea che solo una “resa dei conti” possa far nascere un nuovo e stabile ordine mondiale. Ma oggi nessuna guerra può imporre un ordine sotto le cui macerie non restino il pianeta, i popoli, l’umanità tutta. Non ci si può rassegnare. Ma ad una volontà razionale di pace bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass. Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra, secondo una concezione manichea del mondo e della storia. Tutti gli attori in conflitto, quelli che stanno sul teatro di guerra e quelli che l’alimentano o non lo impediscono, ne devono essere consapevoli. Bisogna fermare l’escalation e impedire la catastrofe del sonnambulismo”.

“In quest’ ottica riteniamo che i governi responsabili debbano muoversi su queste linee: 1) Neutralità di un’Ucraina che entri nell’Unione Europea, ma non nella Nato, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Stati Uniti alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia. 2) Concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Kruscev alla Repubblica Sovietica Ucraina. 3) Autonomia delle Regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione dell’Onu. 4) Definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle Regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse. 5) Simmetrica descalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione. 6) Piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.

Questi possono essere i punti di partenza per un cessate il fuoco. In una direzione simile va da ultimo la proposta di Elon Musk, e da tempo le sollecitazioni di Henry Kissinger a una soluzione che nel rispetto delle ragioni dell’Ucraina offra una via d’uscita al fallimento militare di Putin sul terreno. Sono le linee più credibili di un negoziato possibile e necessario sollecitato da sempre, fin dall’inizio della guerra dallo stesso papa Francesco .

Ho parlato di pace fin qui perchè proprio in questi giorni la Commissione di Oslo ha premiato con il Nobel per la pace il bileorusso Bialatski insieme ad una organizzazione ucraina a alla ong russa Memorial. La Commissione norvegese , che ogni anno assegna questo premio dedicato proprio alla pace, sembra riannodare con questa decisione i fili della storia : tre vincitori per un unico premio appartenenti a tre Stati diversi ma soprattutto tre Stati che ora si fronteggiano sul campo di battaglia.

A ottenere il riconoscimento per il proprio impegno a sostegno della pace sono stati l’avvocato e attivista bielorusso Alesa Bialiatski, l’ong russa Memorial e l’organizzazione ucraina Centro per le libertà civili.

Intanto Mosca ha commentato il premio all’ong russa Memorial definendo la Commissione norvegese una organizzazione ormai screditata che appunto ha conferito un premio squalificato. Di più, un Tribunale di Mosca ha ordinato il sequestro a favore dello Stato di un edificio dove sono ubicati gli uffici della ong.

La motivazione espressa dalla Commissione per l’assegnazione del premio dice : “I premiati con il Nobel per la Pace rappresentano la società civile nei loro rispettivi paesi. Per molti anni hanno promosso il diritto a criticare il potere e a proteggere i diritti fondamentali della popolazione. Hanno fatto uno sforzo eccezionale per documentare crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e abusi di potere. Insieme hanno dimostrato l’importanza della società civile per la pace e la democrazia. “

Reiss-Andersen ha specificato che “è stato assegnato per qualcosa e non contro qualcuno”. Né il nome di Bialiatski, né quello delle due ong erano tra i favoriti della vigilia secondo molti giornali internazionali. Molte voci aveva pronosticato la possibilità che il premio fosse conferito al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, al dissidente russo Alexey Navalnyi e alla bielorussa Svetlana Tikhanovskaya. A questi nomi si accompagnavano con insistenza quelli dell’attivista climatica svedese Gretra Thunberg, del divulgatore scientifico e naturalista inglese David Attenboroughe del movimento dei Fridays for future.

Ales Bialiatski ha 60 anni ed è un attivista bielorusso noto soprattutto per essere il presidente della Ong per i diritti umani Viasna, che fondò nel 1996 per dare assistenza finanziaria e legale ai prigionieri politici in Bielorussia e alle loro famiglie. E’ stato anche uno dei maggiori oppositori del regime di Alexander Lukashenko, il presidente bielorusso al governo dal 1994 e che è considerato “l’ultimo dittatore d’Europa”. Nel 2020 è stato arrestato per aver partecipato alle protesta di massa seguite alla vittoria di Lukashenko alle ultime elezioni in Bielorussia ed è attualmente detenuto .

Memorial è una storica Ong per i diritti umani fondata in Russia nel 1987 da Andrei Sacharov (che vinse il premio Nobel per la Pace nel 1975) e da altri attivisti per i diritti umani, in concomitanza con la caduta dell’Unione Sovietica. L’intento di Memorial era quello di documentare e testimoniare i delitti e gli abusi dell’era sovietica, in particolare del periodo stalinista. Negli anni successivi Memorial è divenuta la più grande Ong della Russia, includendo nelle sue attività di testimonianza e documentazione anche la difesa dei diritti umani e dei prigionieri politici. Ù

Centro per le libertà civili è un centro studi e un’associazione ucraina , con sede a Kiev, che prima della guerra lavorava per rafforzare lo stato di diritto in Ucraina. Dopo l’invasione da parte della Russia, si è impegnata nella documentazione dei crimini di guerra compiuti dall’esercito russo in Ucraina. Già nel 2014 aveva fatto un lavoro simile sui crimini e sulle persecuzioni politiche in Crimea,

Secondo Marcello Flores D’Arcais , membro fondatore del Memorial italiano l’assegnazione del premio a tre vincitori è una scelta che mette in evidenza il fatto che ci sono forze che ancora oggi lavorano per la pace. Simone Guagnelli ,professore di lingua e letteratura russa all’Università di Bari afferma che la decisione della Commissione è un chiaro segnale e messaggio di pacificazione. Anche se dopo le dichiarazioni di Mosca la preoccupazione maggiore è quella per il possibile inasprimento delle condizioni di vita dei detenuti politici nelle carceri sovietiche tra cui per esempio Yury Dimitriev .Storico famoso per le sue scoperte sulle vittime dello stalinismo, è stato condannato dal tribunale di Petrozavodsk a 15 anni di carcere. Le accuse sono di pedopornografia e possesso di parti di arma da fuoco. Dmitriev, premio Sacharov alla libertà 2021, aveva già affrontato due processi di questo tipo, respingendo sempre le accuse definendole «politiche». Sessantacinque anni, lo storico è presidente dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani Memorial .

C’è poi una continuità in questo premio con quello assegnato lo scorso anno al giornalista russo Dmitrij Muratov insieme alla giornalista filippina Maria Ressa.

La storia di Memorial è stata ricostruita in un documentario russo “Processo alla memoria” fatto da TvRain,la televisione indipendente che ha subito la repressione di Putin.Il documentario ricostruisce la storia di Memorial attraverso interviste presentate proprio dalla voce di Muratov che aveva da poco ricevuto il premio Nobel per la pace.

Fin qui alcune riflessioni sulla pace. Quella pace o almeno quel cessate il fuoco che tarda ad arrivare sul terreno del conflitto russo ucraina. La riconquista della regione di Kherson con l’arretramento delle truppe russe e il nuovo posizionamento ( che permette di difendere meglio le posizioni acquisite) sembrerebbe aprire qualche spiraglio alla trattativa.In questo senso potrebbero pesare le campagne elettorali che si aprono sia in Russia che negli Stati Uniti d’America per le elezioni del 2024. Di certo i due eserciti, quello russo e quello ucraino, vanno pesantemente riorganizzati. I due Paesi, prima del 24 febbraio, partivano da condizioni demografiche ed economiche svantaggiate, ora abbondantemente aggravate. La difesa dei territori di confine non sarà semplice perciò per nessuno. Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, spiega come il ritiro delle truppe russe dalla città di Kherson sia una mossa tattica di Putin e che ci vorrà tempo per avere un’evoluzione. (1)

La situazione in concreto si ricava dalla osservazione dello scenario di battaglia e dalle dichiarazioni dei protagonisti . Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kouleba, precisa: “La guerra continua”. E il Cremlino ribadisce: la regione resterà russa, e il ritiro non è un’umiliazione. Il ministero della Difesa di Mosca afferma che oltre 30mila soldati e 5mila mezzi militari e armamenti sono stati trasferiti sulla sponda sinistra del fiume Dnipro. (2)

Le vicende che interessano la città di Kherson appaiono cariche di simbolismo per gli ucraini. Fu conquistata dai russi per colpa del tradimento dei servizi segreti che indicarono agli invasori il modo di aggirare i campi minati e perchè non fu fatto saltare un ponte.La città di Kherson torna agli ucraini come il traguardo finale di una campagna di liberazione da parte dei soldati di Kiev. Inoltre Kherson è stata dichiarata territorio russo da Putin a partire dal 29 settembre, dopo referendum farsa, quindi la liberazione diventa ancora più significativa.

Ma continua Alessandro Politi nell’intervista ad Agensir.it “In questo periodo non ci possiamo aspettare grandi iniziative dagli americani che sono i principali fornitori di armi agli ucraini. Allo stesso tempo gli ucraini sanno che non possono contare su un sostegno indefinito, tanto più che i repubblicani non hanno molto interesse a sostenere il conflitto. Zelensky penserà fino alla fine che potrà vincere la guerra. Ma anche lui sa che, se gli americani tagliano i rifornimenti, la soluzione militare termina. Le trattative saranno, temo, lente, difficili e complicate. Non saranno semplici. “

Molto si parla e molto si spera in riferimento all’apertura di colloqui di pace sulla mediazione di Papa Francesco . Tanto che addirittura Open on line afferma “Nel tentativo di arrivare a un accordo tra le due parti che possa mettere fine alla guerra, la Russia sembra puntare su un mediatore di un certo calibro: Papa Francesco. A renderlo noto è l’agenzia russa Tass, secondo cui il pontefice e la diplomazia vaticana starebbero lavorando a una soluzione «per contribuire alla fine del conflitto in Ucraina». «La posizione personale del Pontefice e il lavoro della sua diplomazia mirano ad aiutare e contribuire alla fine del conflitto in Ucraina: questo è l’obiettivo degli sforzi di Francesco», sottolinea la fonte (anonima) citata dalla corrispondente a Roma dell’agenzia di stampa russa. Sulla questione è intervenuto anche il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino Oleksii Danilov. La «principale condizione» per la ripresa dei negoziati con la Russia, ha scritto in un tweet, «è il ripristino dell’integrità territoriale» dell’Ucraina.” (3)

La pace non è una composizioni chimica e ci sono condizioni per ottenerla. Il cammino dunque di fronte allo scenario di guerra alle porte d’Europa è ancora lungo ma è necessario , assolutamente necessario lavorare per instaurare quelle condizioni .L’attesa è grande ,come pure le speranze, i protagonisti sono diversi .L’unico auspicio è che si faccia presto per risparmiare morti, distruzioni, sofferenze.

(1)https://www.agensir.it/mondo/2022/11/11/guerra-in-ucraina-politi-le-trattative-di-pace-saranno-difficili-e-lente/

(2)https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/12/diretta/ucraina_russia_news_oggi_guerra-374123478/

(3)https://www.open.online/2022/11/08/negoziati-pace-russia-ucraina-papa-francesco/

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