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RECENSIONE DEL LIBRO ” BORGO ERIZZO. SCRITTI DEDICATI AL QUARTIERE ALBANESE DELLA CITTA’ DI ZARA “

SOCIETA' DALMATA DI STORIA PATRIA DI VENEZIA , ATTI E MEMORIE - VOL XLIV, VENEZIA 2022

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Redazione- E’ stato pubblicato alla fine del 2022 dalla Società Dalmata di Storia Patria di Venezia il volume “Borgo Erizzo. Scritti dedicati al quartiere albanese della città di Zara”.

La storia di questo sobborgo (che dal dopoguerra si chiama in croato Arbanasi) risale a quasi 300 anni fa, quando circa 400 albanesi di religione cattolica provenienti dalla zona tra Antivari e il lago di Scutari abbandonarono le loro terre per sfuggire alla persecuzione ottomana. Inizialmente furono accolti nella zona delle Bocche di Cattaro (che allora faceva parte dell’Albania veneta) da Vincenzo Zmajevich, vescovo di Antivari fino al 1713 e Visitatore Apostolico dell’Albania, divenuto poi arcivescovo di Zara. Un primo gruppo di profughi albanesi arrivò alle porte di Zara nel 1726 e venne accolto da Nicolò Erizzo, Provveditore Generale della Repubblica di Venezia in Dalmazia ed Albania, che concesse loro un vasto territorio a sud della città. Fondò così il nuovo paese che da lui prese il nome di “Borgo Erizzo”. Nuovi arrivi di profughi si verificarono nel 1727 e nel 1733.

Inizialmente i borgherizzani erano dediti all’agricoltura, ma col passare del tempo nella parte più vicina alla città prese avvio il processo di urbanizzazione, con attività di artigianato, commercio di bestiame e impiego nell’edilizia. Gli abitanti aumentarono rapidamente dai circa 400 iniziali agli oltre 3.000 secondo l’ultimo censimento austriaco del 1910.

Gli albanesi di Borgo Erizzo conservarono le tradizioni e la lingua della terra d’origine, suscitando l’interesse di storici come Tullio Erber e di linguisti come Carlo Tagliavini.

Il fulcro di questo volume – come spiegato nella prefazione da Elio Ricciardi, Generale dei Bersaglieri in congedo, di famiglia dalmata e studioso di storia della Dalmazia – è l’accurata ricerca svolta da Gianfranco Kotlar (Zara 1936-2020) di tutti i riferimenti a Borgo Erizzo nei giornali italiani di Zara pubblicati tra il 1867 e il 1941. Nativo di Borgo Erizzo, di profondi sentimenti italiani come la sua famiglia, Kotlar fu uno dei membri più attivi della Comunità degli Italiani di Zara. In precedenza aveva raccolto anche gli articoli dedicati a Borgo Erizzo dai principali giornali croati di Zara dal 1862 al 1920, pubblicati in un volume nel 2012. Il suo grande rimpianto era di non essere riuscito a fare lo stesso con la raccolta degli articoli dei giornali italiani. Elio Ricciardi ha quindi curato e promosso la pubblicazione di questi articoli per realizzare il desiderio incompiuto dell’amico borgherizzano.

La raccolta, che si estende per un arco temporale di circa 80 anni, densi di avvenimenti storici, offre una vivida panoramica della vita quotidiana, politica e sociale della comunità albanese di Borgo Erizzo. Costituisce un documento di grande valore per capirne l’evoluzione e una base per future ricerche storiche.

Gli albanesi di Borgo Erizzo, inseriti fin dall’inizio in due ambienti diversi come quello italiano della città di Zara e quello slavo delle campagne circostanti, nella seconda metà del 1800 furono coinvolti nelle lotte nazionali in atto in Dalmazia. In quel periodo nacque infatti la contrapposizione tra “annessionisti” croati (favorevoli all’annessione del Regno di Dalmazia al Regno di Croazia e Slavonia), appoggiati dal clero slavo e dalle autorità austriache, soprattutto dopo il 1866, e “autonomisti”, capeggiati dagli italiani, che riuscirono a prevalere fino al 1882.

Quando le scuole italiane furono chiuse in tutta la Dalmazia, tranne che a Zara, gli italiani, per sopravvivere come tali, si riunirono in sodalizi culturali e sportivi: nacquero così le Società dei Bersaglieri, e proprio a Borgo Erizzo ebbe sede una delle cinque presenti in tutta la Dalmazia.

A Borgo Erizzo il governo austriaco aveva edificato il “Preparandio”, la prima e unica scuola magistrale croata di quel periodo in tutta la Dalmazia. Gli esponenti italiani del paese, grazie all’iniziativa della Lega Nazionale, fecero costruire la prima scuola elementare italiana, inaugurata nel 1896. Alle elezioni per il Capovilla prevalse sempre il partito autonomista.

Nel periodo che va dalla fine del 1800 alle guerre balcaniche e alla Prima guerra mondiale, Borgo Erizzo rivestì una particolare importanza sia per il governo austriaco che si proponeva di attingere funzionari a conoscenza della lingua albanese da inviare in Albania, sia per la classe politica zaratina in cerca di forze a sostegno del Comune italiano di Zara, rimasto l’ultimo governato dal partito autonomista. A Borgo Erizzo guardava con interesse anche la diaspora albanese, che nel 1913 cercava sostegno per la appena proclamata indipendenza dell’Albania.

Oltre alla raccolta dei giornali italiani, nel volume sono stati inseriti anche altri contributi, che fanno ulteriormente comprendere l’importanza di Borgo Erizzo sia nella storia di Zara sia per il contributo dato dal borgo alla nascita della attuale Comunità degli Italiani di Zara.

Particolarmente rilevanti sono gli scritti di Giuseppe (Pino) Vuxani (Zara 1926-Trieste 2021). I suoi racconti e saggi riportano in vita “un piccolo mondo scomparso”, rivissuto con la nostalgia struggente dell’esule.

Nei suoi racconti parla delle tradizioni della comunità albanese di Borgo Erizzo ancora vive quando era ragazzo: la Pasqua borgherizzana e i particolari rituali con cui veniva festeggiata dalla comunità, la festa della Zonja Jon (Nostra Signora), dedicata alla Madonna di Loreto a cui è intitolata la chiesa del paese, celebrata ancora oggi con grande partecipazione popolare e con la tradizionale processione. Il racconto più nostalgico è dedicato al lungomare delle Colovare e alla gioventù della parte settentrionale di Borgo Erizzo andata via per sempre con l’esodo.

Nei saggi storici illustra la nascita delle contrapposizioni tra italiani, croati e serbi dopo secoli di convivenza pacifica, ripercorrendo la storia della Società dei Bersaglieri di Borgo Erizzo, punto di aggregazione dei borgherizzani di parte italiana. Rende il dovuto riconoscimento al padre Giacomo Vuxani, patriota italo-albanese, figura di primo piano nella storia di Borgo Erizzo, dove già prima del 1910 era contemporaneamente Segretario del Partito autonomista di Bajamonti, della Lega Nazionale, della Società dei Bersaglieri e della Società italo-albanese, nata per sostenere la lotta per l’indipendenza del popolo albanese. Fu anche l’ultimo Viceprefetto e Commissario prefettizio del Comune di Zara e resse la Prefettura nelle ultime drammatiche ore in cui sulla città sventolò il tricolore italiano.

Alla fine della seconda guerra mondiale anche la frazione di Borgo Erizzo subì le violenze dei partigiani di Tito e la lacerazione dell’esodo della quasi totalità della popolazione italiana. Nonostante ciò, l’attuale Comunità Italiana di Zara è costituita in buona parte proprio da abitanti di Borgo Erizzo. Tra esuli e rimasti si è sempre conservato un significativo legame: quando giunge la notizia che in qualche parte del mondo è scomparso un borgherizzano, le campane della chiesa parrocchiale ne danno l’annuncio.

Giuseppe Vuxani riporta anche poesie e canti popolari albanesi tramandati oralmente per secoli, che aveva sentito direttamente dai suoi familiari. Alcune di queste poesie sono state studiate dal famoso linguista Carlo Tagliavini (Bologna 1903-1982) nei suoi saggi sul dialetto albanese di Borgo Erizzo. Questo capitolo si riallaccia idealmente all’ultimo saggio che conclude il volume, la recensione di Tullio Chiarioni (Treviso 1920-Roma 1991) del “Vocabolario della parlata degli Albanesi di Zara”, scritto nel 1987 da Kruno Krstić, in cui vengono esaminate le caratteristiche lessicali, fonetiche e sintattiche del dialetto borgherizzano parlato all’epoca.

Paolo Muner, Ufficiale della Marina Militare Italiana (Guardia Costiera), nella Riserva, ha pubblicato diversi libri di storia albanese, tra cui due che trattano anche di Borgo Erizzo. I capitoli riportati in questo volume fanno capire quanto la storia di questa comunità meriti di essere approfondita anche nella stessa Albania.

Un capitolo è dedicato alla storia dell’Inno albanese di Borgo Erizzo. Nel 1914 una delegazione del paese effettuò una visita avventurosa in Albania per festeggiarne la recentemente riconquistata indipendenza. La Società Italo-albanese di Borgo Erizzo, fondata nel 1910 da Giacomo Vuxani, aveva fatto comporre un inno, molto interessante sia nel testo sia nella parte musicale. Dopo varie vicissitudini, Paolo Muner è riuscito a trovare una “ricostruzione musicale” dell’inno grazie a Giuseppe Vuxani, figlio di Giacomo.

Un altro capitolo, interessante per la nostra città, tratta del legame tra Borgo Erizzo e Trieste. Diverse famiglie di profughi borgherizzani si fermarono a Trieste nel dopoguerra, come ad esempio i Vuxani, i Mussap e i Relja. Molti anni prima, nel 1913, Giacomo Vuxani aveva partecipato assieme al fratello Niccolò, come rappresentante degli albanesi di Borgo Erizzo, al Congresso mondiale della diaspora albanese tenutosi a Trieste, di cui è stato recentemente ricordato il 110° anniversario. Alla sua morte, avvenuta a Trieste nel 1964, lo scrittore esule dall’Albania Ernest Koliqi, professore di studi albanesi all’Università di Roma, gli dedicò una commossa commemorazione sulla rivista culturale “Le Pleiadi” (Shêjzat), nel duplice aspetto di patriota albanese e italiano.

L’ultima testimonianza riportata nel volume da Paolo Muner riguarda la delusione provata dopo un recente viaggio a Borgo Erizzo, per non aver trovato più nessuna traccia di “albanesità” nel paese. Borgo Erizzo aveva conservato per secoli la propria individualità e la propria lingua, ma dopo l’esodo gli abitanti rimasti sono stati completamente assimilati nel corso dei decenni. Pochissimi parlano ancora il dialetto albanese che tanto interesse aveva suscitato negli studiosi come Tagliavini.

Nel 2026 Borgo Erizzo festeggerà i 300 anni dalla sua fondazione. Questo volume vuole contribuire a farne riscoprire la storia secolare, spesso dimenticata, e a fornire spunti per ulteriori studi e pubblicazioni. L’edizione è a cura di Giorgio Varisco, che ha scritto anche le oltre 250 note che chiariscono e arricchiscono il testo.

Per coloro che volessero approfondire la storia di Borgo Erizzo, è opportuno segnalare due libri molto importanti. Fondamentale è il libro di Tullio Erber “La colonia albanese di Borgo Erizzo presso Zara. Cenni storici”, pubblicato a Ragusa nel 1883, frutto di lunghe ricerche nelle biblioteche e negli archivi di Zara e Venezia e di dati ottenuti di prima mano. L’Erber descrive l’arrivo dei profughi albanesi nel 1700, riporta i nomi e il numero di componenti delle singole famiglie, le caratteristiche delle abitazioni, gli usi e costumi degli abitanti.

Un altro contributo essenziale è dato dagli articoli di Beppo Marussi (Borgo Erizzo 1903-Napoli 1962), capace di dipingere vivaci bozzetti del borgo nativo. Alcuni di questi sono stati raccolti nel volume “La Borgo Erizzo della Zara di un tempo”, pubblicato nel 2006 dalla Società Dalmata di Storia Patria di Roma.

Gabriella Vuxani

nata a Trieste nel 1963, si è laureata a pieni voti in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Trieste e diplomata presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Trieste.

Ha frequentato il Conservatorio “Giuseppe Tartini” di Trieste.

Ha collaborato con il quotidiano “Il Piccolo”, scrivendo articoli di critica musicale e di argomenti vari. Vive a Trieste e lavora presso il Comune della città giuliana.

Ha curato con amore le memorie del padre Giuseppe, sentendosi idealmente legata ai ricordi di famiglia di Borgo Erizzo.

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