IL POTERE DELLE EMOZIONI-NOVELLA DI GIORGIA BUFO
Introduzione della prof.ssa Diana Delalle
Redazione-Il 27 ottobre Giorgia Bufo della 4^ P del Liceo “Leonardo da Vinci” di Pescara ha festeggiato un compleanno straordinario, infatti per i suoi 17anni ha ricevuto un premio speciale: la messa in scena della sua novella, già selezionata il 5 giugno scorso tra le vincitrici nella II sezione del concorso di narrativa “Le Novelle della città di Pescara”, indetto dall’ Associazione Culturale Hermitage, e avente come oggetto “Pescara tra 90anni”.
Ma come è nata la sua novella? Quanto tempo ha impiegato per idearla e per scriverla? Quali stimoli le hanno permesso di elaborare nella sua mente la visione della città nel futuro?
L’occasione è stata offerta dall’ultimo compito in classe dell’anno scolastico, perché diversamente Giorgia e i suoi compagni non avrebbero avuto il tempo per scrivere a casa il loro racconto. Si sa, gli ultimi giorni di scuola sono pieni di verifiche. Molti studenti, però, avevano elaborato nella loro immaginazione una possibile storia ambientata nel futuro della città di Pescara, ma non avevano avuto il tempo per scriverla e così l’unica soluzione è stata trovata in quelle due ore di compito in classe. Certamente hanno potuto attingere alle conoscenze della storia passata e presente di Pescara, acquisite puntualmente durante l’attività di Alternanza Scuola Lavoro presso il Museo delle genti d’Abruzzo, ma per quanto riguarda lo scenario del futuro hanno dato fondo necessariamente alla loro fantasia, nutrita di buone letture, studio sistematico e consapevole.
Come mai allora è stata scelta proprio la novella di Giorgia tra le vincitrici? Che cosa ha guidato la giuria nella sua decisione? “Le emozioni” è la risposta. Le emozioni che la storia suscita, con il coinvolgimento del lettore. La prova di ciò è stata la messa in scena del racconto attraverso l’interpretazione di un eccezionale Milo Vallone, che ha saputo far vibrare le corde segrete del pubblico presente nel Cantiere Teatrale, dove è stato rappresentato lo spettacolo-premio.
Sembrerebbe ovvio, di conseguenza, attribuire un ruolo secondario alla ragione per le nostre scelte. Ma non è così. Infatti la ragione è la necessaria guida, è quella che permette di organizzare le nostre conoscenze in modo selettivo e funzionale alle emozioni che vogliamo suscitare nei nostri destinatari. E’ quella che ha guidato Giorgia nella scelta di un linguaggio sobrio ed equilibrato, nell’organizzazione di una novella dall’intreccio originale e dal messaggio di speranza in un futuro migliore, partendo tuttavia dalla realistica constatazione delle tante cose che oggi non funzionano nella città e che solo gli uomini, se lo vorranno, potranno far cambiare.
Non ci resta dunque che goderci la lettura della novella e constatare quante potenzialità si nascondono nella mente dei nostri giovani.
“I prossimi 90 anni di Pescara, come la immaginiamo”
“Miei cari bambini sono qui a riempire le pagine di questo piccolo diario per narrarvi alcune avventure, ma soprattutto per farvi sapere com’è la mia città: la splendida Pescara. Spero che, quando leggerete queste righe, sarà ancora la città in cui vivrete”. Così cominciava il diario un po’ bruciacchiato che stringevo tra le mani seduto sul morbido e vecchio divano che riempiva il piccolo ingresso di casa nostra. La casa dove vivo con mia moglie Anna. Io pompiere da ormai quasi dieci anni, lei maestra di un asilo nido. Quel mucchio di pagine ingiallite dal tempo erano datate anno 2017, perciò vecchie di novanta anni. Il fuoco le aveva annerite, perché erano rimaste incastrate in un cassetto di un comò che stava bruciando insieme a tanti vecchi mobili di un’umile casetta fuori dal centro di Pescara, su una collina rigogliosa e abbandonata. L’incendio era cominciato nel boschetto attiguo alla casa e si era esteso fino ad essa. Le cause, però, sono ancora incerte. La casa apparteneva ad una coppia di anziani, defunti da parecchio tempo, che aveva lasciato il suo unico possedimento ai nipoti. Purtroppo, loro avevano lasciato l’Italia appena raggiunta la maggiore età. Quel diario mi affascinava. Mi incuriosiva il fatto che fosse stato scritto precisamente novanta anni prima, mi colpiva l’amore con cui era stato scritto, l’affetto nei confronti dei destinatari che sprigionava dalle parole. La parte che amavo di più era quella che parlava della città, la leggevo e la rileggevo perché non riuscivo a credere ai miei occhi. “Pescara ormai la conosco centimetro per centimetro, sapete miei cari? Ma forse solo perché è una piccola città. C’è il porto con le barche e i pescherecci fermi o in arrivo, c’è il bellissimo ponte sul mare con le sue luci notturne che si vedono a distanza di chilometri, ci sono i miei adorati trabocchi dove il nonno mi ha stretto la mano per la prima volta, c’è l’infinita riviera piena di stabilimenti, c’è la zona delle vecchia mura pavimentata con i sanpietrini, con il piccolo ma splendido museo delle Genti d’Abruzzo, dove sono solita passare spesso per aiutare quando serve e con la bellissima casa di D’Annunzio. E’ vero la città ha tanti difetti che le impediscono di brillare in tutte le possibilità che possiede. Il mare, cari bambini, è inquinato ed è tutta colpa di una inefficiente struttura portuale. I rifiuti che le industrie scaricano nel fiume “Pescara” non riescono a defluire correttamente una volta raggiunto il porto. So per certo, però, che si potrebbe trovare una soluzione ad ogni cosa, magari tra un po’ di anni. Pescara può diventare più bella di quanto non sia già. Perciò prego voi, miei adorati, e tutte le generazioni prossime di non andar via, per cercare lavoro all’estero, ma di costruire un futuro qui”. Questa è la parte che leggo e rileggo ininterrottamente. E’ così strano leggere di come fosse la città, sapendo come è ora. Nello stesso tempo la mia mente elabora un altro pensiero: sono davvero amareggiato dal fatto che i nipoti della anziana autrice non abbiano avuto la possibilità di leggere il diario e non siano rimasti qui, pertanto ho deciso che riempirò le pagine restanti raccontando di come è cambiata la città. Farò in modo che questi racconti arrivino ai miei figli, ai miei nipoti e via dicendo. “Voi che state leggendo, sì proprio voi, tenetevi pronti per un viaggio nel 2107 in una città da fare invidia: Pescara”. Cominciai così e le parole scorrevano veloci dalla mente alla penna, perciò continuai. “Da dove cominciare? Ci sono così tante cose da dire, così tanti luoghi da descrivere, così tante innovazioni da raccontare. Ma veniamo al dunque. Pescara è diventata con gli anni un’enorme città che copre quasi tutto il territorio Abruzzese. Lo smog è ormai solo un cattivo ricordo grazie a una politica di miglioramento dei trasporti pubblici ad emissione zero, ma molto si deve anche al fatto che è stata realizzata una fitta rete di piste ciclabili. In più, il sistema stradale è stato perfezionato con la costruzione di ponti, comodi e dal punto di vista architettonico molto piacenti , che facilitano lo scorrimento del traffico e collegano tutte le parti della città. Il mare – come potrei tralasciare la bellissima distesa cristallina che abbiamo – è stato depurato del tutto e annualmente ci sono controlli sulle acque. E’ stato risolto il problema dell’ inquinamento proveniente dal fiume “Pescara” e gli stabilimenti sono sempre più gremiti di turisti affezionati al nostro mare. Il porto è un simbolo dell’ingegneria italiana più all’avanguardia. E’ stato ricostruito dalle fondamenta, migliorato e ingrandito. C’è addirittura una base di atterraggio per elicotteri e aerei. I trabocchi ci sono ancora e si possono annoverare tra i posti più ambiti della città. I turisti sono dediti scattarsi le foto lì. La sera molti ristoranti aprono attraendo tutti con i buoni aromi del pesce fresco. La zona vecchia è rimasta identica. Nulla è cambiato negli anni, ma siamo riusciti a valorizzare i monumenti e gli edifici che vi sono. E’ frequentata giornalmente per il singolare “Museo delle Genti d’Abruzzo” che ha ampliato la sua sede e che offre varie attività per i giovani e per la storica casa D’Annunzio. Per non parlare della pineta Dannunziana insieme all’Aurum, un centro di attività culturali ricavato un secolo fa da una fabbrica. La zona è stata completamente rinnovata ed ora è una delle zone preferite dai turisti. Le scuole, poi, sono state arricchite sotto molti aspetti: le attrezzature elettroniche, le aule, i laboratori e molto altro sono stati restaurati in ogni edificio. Oltre a quanto già detto, ci sono spazi ricreativi per piccoli, giovani e adulti. Pescara offre in aggiunta attività utili ai ragazzi in cerca di lavoro. Insomma, come avete ben capito è una città unica. Ha così tanto potenziale e noi tutti, fin ora siamo riusciti a sfruttarlo al meglio. Sono fiero dei progressi che si sono raggiunti negli anni e amo il posto in cui vivo. Penso che se avessi avuto la possibilità di scegliere dove vivere avrei scelto milioni di volte Pescara ad occhi chiusi, perché è davvero splendida. Vi invito a restare, a non abbandonare questa città e a creare una vita qui, non ve ne pentirete! Se ve lo dico è perché tengo al vostro bene e spero che ascolterete le mie parole. Con immenso amore, Claudio”.
Scritta la firma, ho posato la penna e mi sono stropicciato gli occhi stanchi. Ho scritto tutto di getto, i primi pensieri che avevo in mente li ho buttati giù, ma sono felice di ciò che ho composto. Ho chiuso il diario, vi ho legato uno spago attorno per tenere bene insieme le pagine, e infine, lo infilo in una busta color rosa antico, il colore preferito di mia figlia Gioia. Sono pronto a farle capire quanto è importante la nostra città,
sono pronto a donarle il diario.