“MAGICHE SERE D’ESTATE” DI GIOVANNA FORTUNA
Quando ascoltavo il silenzio del mare
in quelle magiche estati
la sera lì sulla rena bagnata,
custode materna dell’immenso fondale,
mi sentivo cullare dolcemente dalla brezza
che scompigliava la chioma dorata
e penetrava nella pelle intrisa di salsedine.
Quel fragore composto e naturale delle onde,
riflesse dal quarto di luna d’agosto,
mi addolciva i pensieri
facendoli fluttuare delicatamente
lungo il fiume delle mie stagioni.
Era bello rievocare i giorni del tempo
ed inneggiare alla vita radiosa e misteriosa
come quel faro maestoso
che concedeva a ritmi impeccabili
uno stralcio prezioso del porto,
testimone geloso e silenzioso
di amori naufragati e poi rinati,
di sere di passione e di frasi sussurrate
sul margine di un masso ormai consunto.
Sento ancora nell’orgoglio del mare
il richiamo a quell’angolo di mondo,
l’odore penetrante di pesci e conchiglie
rigettati dalla marea,
quel gioco ancestrale e fanciullino
di lasciare una traccia di sé,
popolare di impronte e di frasi sibilline
quella sabbia compatta e sempre uguale,
fermarsi a riposare in un’oasi di pace
intrecciando collane di alghe
ed ascoltando la partenza appena percettibile
dei pescherecci sospinti al largo.
E’ così che ancor oggi
mi piace aspettare il nascere composto dell’alba
che rompe gli indugi della notte
e riempie di sole e vigore
il giorno già denso di luce.
Lo avverto quando il soffio del tempo
volta le pagine del calendario
nel desiderio vibrante,
ogni anno immancabilmente,
di rievocare il sapore inconfondibile
di quelle magiche sere d’estate.