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LE DIFFERENZE CULTURALI COME RICCHEZZA DELLE TRADIZIONI DELL’UMANITA'(TERZA PARTE)

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prof. Silvio Petaccia  (MIUR) e dott. Giovanni Zuccarini (MiBACT)

 

 Il SUMO

 

Redazione-Per capire qualcosa di più riguardo a un popolo e la sua cultura, è utile e interessante scoprire anche cosa lo diverte, lo esalta e a volte lo entusiasma. Per questa ragione nella terza parte di questo articolo tratteremo del Sumo, una delle principali lotte tradizionali e sport nazionale del Giappone.

Il Sumo (letteralmente “strattonarsi”) è un tipo particolare di combattimento corpo a corpo in cui due lottatori esclusivamente maschi chiamati rikishi (in Italia anche sumotori), dopo essersi posizionati dietro due linee bianche tracciate a terra si affrontano con lo scopo di atterrare l’avversario o di spingerlo al di fuori del ring circolare (dohyo). Non di rado le vittorie sono ottenute anche sollevando e proiettando l’avversario fuori dal dohyo.

La zona di combattimento, detta appunto dohyo, è costituita da un cerchio di paglia del diametro di circa 4,55 metri tracciato in un quadrato di sabbia e terra sopraelevato di circa mezzo metro, circondato dalle tribune degli spettatori. Nel cerchio vi sono due linee parallele davanti alle quali si fronteggiano accosciati i rikishi, pronti allo scontro.

I rikishi sono per lo più atleti di dimensioni imponenti, con i lunghi capelli raccolti in una elaborata crocchia simile a quella dei samurai del passato, che viene solennemente recisa a fine carriera.

Si affrontano vestiti di nient’altro che di un “mawashi”, una cintura di cotone lunga diversi metri che i lottatori avvolgono attorno alla vita. Tale unico indumento rappresenta una parte importante della tecnica del lottatore: ci sono, infatti addirittura oltre 80 modi differenti per manovrare l’avversario attraverso prese su questo robusto perizoma detto mawashi.

Il combattimento è diretto da un arbitro centrale coadiuvato da 4 giudici (uno per ogni punto cardinale) e un cronometrista. Esistono numerosi tipologie di giudici-arbitri che seguono una gerarchia identica a quella dei rikishi. Il grado di un arbitro si può determinare dalla sontuosità e dal colore delle decorazioni del suo ventaglio, del nastro e delle coccarde che ornano il colletto e le maniche del suo pesante kimono. Quelle dell’arbitro sommo (tate-gyoji) sono viola, il suo assistente le possiede viola e bianche, mentre le divise degli arbitri degli ultimi gradi della gerarchia presentano ornamenti sia di colore blu che nero. Inoltre la divisa dei giudici di gara è caratterizzata in particolar modo oltre che dal ventaglio e dal kimono anche dalle calzature: ad esempio un arbitro a piedi nudi è meno importante di uno che porta calzini e zoccoli tradizionali.

Vista la semplicità dei criteri su cui si basa la vittoria su un avversario, buttarlo fuori o a terra, sono tuttavia da prendere in considerazione nelle regole di base del sumo alcuni divieti. I colpi proibiti sono: colpire a pugno chiuso, infilare le dita negli occhi, sferrare calci al petto e allo stomaco, assestare colpi al basso ventre. Sono ammessi colpi di mano, palmo o schiaffi ed è consentito l’uso di gambe e braccia per spingere, lanciare e colpire l’avversario.

Un divieto relativamente recente è quello di denudare l’avversario e si ritiene che quest’ultima proibizione sia stata adottata in segno di rispetto dell’etica occidentale. Infatti sino al 1913 i rikishi si affrontavano in totale nudità.

Le gare di Sumo, si svolgono in un unico “round” la cui durata massima è di tre minuti, ma solitamente si conclude in pochi secondi, non esistono incontri che finiscano “pari”. Quando il risultato appare dubbio, gli arbitri laterali discutono sul dohyo e decidono a chi dare la vittoria.

Nel caso non si raggiunga un verdetto, l’incontro viene fatto ripetere. Inoltre dato che il sumo tradizionale non ha categorie che si basano sul peso, per garantire che ciascun lottatore si scontri con un avversario di eguale potenza e abilità, viene redatta una classifica detta banzuke in cui i lottatori professionisti sono suddivisi in diverse categorie in base al numero delle vittorie (e delle sconfitte) ottenute nei tornei precedenti. La divisione più elevata è chiamata makuuchi (o makunouchi) mentre la divisione minore e la jonokuchi. Se il rikishi, vince almeno 8 incontri sale di categoria (kachikoshi), mentre, al contrario, se ne perde almeno 8, viene degradato al livello più basso (makekoshi). Dopo numerose vittorie, i lottatori di sumo possono arrivare al grado di Yokozuna, ovvero “grande maestro”: è il titolo in assoluto più alto che possa essere raggiunto da un lottatore. Proponiamo il video del Grand Sumo e la bellezza delle tradizioni.

https://www.youtube.com/watch?v=EQSEW1NFRwo

Tuttavia c’è da dire che le antiche suggestioni di uno sport ricco di tradizioni e di simbolismo si rivelano soprattutto nella varietà di riti propiziatori e di gesti, svolti prima e dopo il combattimento, che donano all’evento un alone di misticismo. Si arriva infatti al momento del combattimento solo al termine di un lungo e per certi versi maestoso cerimoniale attraverso cui il sumo vuole rendere omaggio alle sue origini antiche e alla religione Shinto. Fino a non molto tempo fa, infatti, gli incontri di sumo si disputavano all’ interno dei templi sacri dello shintoismo. E tra le tante piccole cerimonie che ci riportano in un Giappone antichissimo e che prendono più tempo del match stesso, ricordiamo alcuni rituali svolti prima e dopo il combattimento, quali:

il Makuuchi dohyohiri, ossia la presentazione al pubblico di tutti i lottatori.

Tutti i rikishi della categoria dei Makuuchi all’inizio della giornata di combattimento salgono sul dohyo, e si presentano al pubblico attraverso un cerimoniale fatto di movimenti tradizionali con le braccia e di scaramantici movimenti con un particolare grembiule detto kensho mawashi colorato con i simboli rappresentanti il rikishi.

Lo Yokozuna dohyohiri, cioè l’apertura combattimenti. Il primo passaggio è l’entrata dei lottatori, che si posizionano sul dohyo. Ma l’apertura dei combattimenti ha ufficialmente inizio solo dopo l’ingresso dello Yokozuna e lo svolgimento di rituali propiziatori e benauguranti, quali: il lancio del sale. Utilizzato sia per purificare il ring sia come gesto scaramantico compiuto dai  rikischi contro la possibilità di farsi male e anche come mezzo per disturbare. Il lottatore infatti, dalla sua postazione di combattimento può alzarsi per andare poi a prendere il sale e lanciarlo per togliere concentrazione all’avversario.

Lo SHiko, classico movimento eseguito dai lottatori in cui la gamba viene alzata portandola quasi in posizione verticale e prontamente riportata verso il basso urtando fortemente a terra con il piede, cosi da produrre un forte rumore.

E’ un movimento questo usato dal rikishi non solo come rituale di purificazione del terreno sul quale si troverà a combattere ma anche come mezzo per intimorire l’avversario, allo stesso modo dello schiaffone che il lottatore si autoinfligge sulla coscia per comunicare la consapevolezza della sua forza.

 Infine l’ultimo incontro di ogni torneo termina con la tradizionale danza dell’arco svolta da un giovane rikishi che fa roteare con maestria l’arco al centro del dohjo. E’ un rituale che ha più valenze, simboleggia la forza e la vittoria, ma anche felicità e prosperità. L’arco, inoltre, era il premio assegnato ai vincitori di un torneo nell’antichità essendo gli arceri i samurai piu’ prestigiosi.

Ma vediamo un’incontro di sumo attraverso un video del campione di origine mongola Hakuho che ha vinto centinaia di incontri e che ha da poco riconfermato il suo ruolo di grande campione.

Notate i rituali al suo arrivo sul dohjo in qualita’ di Hokozuna

https://www.youtube.com/watch?v=8a1RLwdbb3U

In uno sport di combattimento come il Sumo, il cui scopo ricordiamo è quello di atterrare o portare fuori zona l’avversario tramite un combattimento corpo a corpo, è indispensabile che il lottatore sia dotato di una ottimale combinazione di abilità neuromuscolari e coordinative. Nella fase di corpo a corpo, infatti, sono indispensabili ottimali livelli di forza massimale, caratterizzata da bassi valori di accelerazione contro resistenze elevate (quali ad esempio il corpo dell’avversario che si oppone). Il miglioramento della forza massimale e della forza dinamica massima, a loro volta, sono il presupposto dello sviluppo di grandi espressioni di forza esplosiva, caratterizzata da una elevata capacità di accelerazione che consente al rikishi  il sollevamento e lo spostamento veloce del suo corpo.

Inoltre nell’esecuzioni di gesti frequenti nella disciplina del sumo, quali l’uso di gambe e braccia per spingere, lanciare e colpire l’avversario è necessaria una qualità prettamente legata al sistema nervoso: la rapidità.

 Concetto fondamentale da tenere in considerazione nell’allenare queste qualità neuromuscolari è che il loro incremento risulta funzionale alla disciplina solo se interrelato alla cura delle capacità coordinative, poiché quest’ultime sono necessarie all’ottimale esecuzione tecnica delle moltissime mosse previste dal sumo.

 Nell’insieme delle capacità coordinative, per ovvie ragioni di spazio, qui ci limiteremo ricordare in particolare le capacità di equilibrio (statico e dinamico) e di sensibilità propriocettiva che consentono al lottatore di mantenere una posizione stabile del corpo, sia da fermo che in movimento, dopo ampi spostamenti e sollecitazioni procurategli dalle mosse dell’avversario che vuole portarlo fuori dal dohyo. La massa qui  e’ rilevante ma non fondamentale, necessitano per una buona performance anche capacita di mobilità articolare ed elasticità muscolare.

Per quanto concerne gli aspetti tecnico-tattici le mosse del Sumo Kimarite descritte nel Nihon Sumo kyokai sono moltissime. Un elenco ne prevede ben 82 raggruppate in prese per categorie che elenchiamo qui di seguito:

– 1. Mosse di spinta (oshidashi) – 2. Mosse di traino (utchari)

– 3. Proiezioni (ippozeoi) – 4. Sollevamenti (tsuridashi).

– Le mosse di “spinta” sono tante e si differenziano spesso per pochi dettagli, ad esempio, se il lottatore continua a tenere la presa mentre porta fuori il suo avversario o se invece lo “lancia” via con uno spintone.

– Le mosse di traino normalmente destabilizzano l’avversario poiché il lottatore al posto di spingere indietreggia e, per non finire fuori dal Dohyo, effettua una proiezione sul suo avversario o un cambio repentino di posizione o addirittura un sollevamento con rotazione. Queste tecniche sono di solito usate come difesa attiva o per salvarsi da una mossa di spinta di un avversario.

– Le proiezioni sono caratterizzate dallo sfruttare  la forza e la velocità dell’avversario per poterlo “lanciare” o farlo cadere. Nella pratica del sumo i rikishi (lottatori) non avendo “prese” sulla giacca come nel nel Judo o nel Karate, usano solo il mawashi (perizoma) o addirittura prese articolari strette sulle braccia per effettuare il lancio.

– Infine, le prese con sollevamento che rappresentano momenti eccezionali negli incontri di sumo. Uomini di oltre cento chili che ne sollevano altri appoggiandoli di solito sulla pancia e portandoli a piccoli passettini fuori dal dohyo per poterli appoggiare fuori. Questo genere di mosse sono molto amate dal pubblico perché, in un certo modo, danno molto lustro al vincitore che dimostra la sua potenza ed allo stesso tempo umiliano un po’ il perdente.

Oltre alla disciplina del Sumo tradizionale giapponese nel mondo si e’ diffusa anche la versione denominata “Sumo sportivo” riconosciuto da federazioni internazionali (International Sumo Federation) e federazioni europee (European Federation of  Sumo), presente nel variegato mondo degli sport nazionali  di oltre 70 paesi. In Italia, nell’ambito del Coni, la gestione del sumo sportivo per quanto concerne l’organizzazione e la partecipazione degli atleti a competizioni sia nazionali che europee è demandata ad un settore della federazione FJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali)

Riportiamo qui il video di alcuni combattimenti disputatisi negli ultimi campionati italiani di Milano nell’ottobre 2017 che esige alcune precisazioni: nel sumo sportivo, aperto anche alle donne, il limite massimo per partecipare alle gare agonistiche è fissato in 35 anni. Gli atleti nelle competizioni sono suddivisi in categorie di peso che per gli appartenenti alla categoria dei seniores  sono le seguenti:

Maschile: sotto 86 Kg, tra 86 e 115Kg e oltre 115 kg

Femminile: sotto 66 Kg, tra 66 e 80 Kg e oltre 80 Kg

Il Sumo femminile si pratica in ben 30 nazioni e la sua popolarità e il numero delle lottatrici è in continua crescita. In Italia sotto la categoria dei 66 kg  abbiamo delle fortissime campionesse.

https://www.youtube.com/watch?v=RzF8QgwYfFQ&feature=youtu.be

Ricordiamo che gli incontri più spettacolari si svolgono nel Sumo Open, senza limite di peso e di età, e nel Sumo storico giapponese diffusissimo nel mondo orientale dell’Oceania e dell’Asia. Mentre in Europa una manifestazione di Sumo Open estremamente importante si tiene a Milano, solutamente nel mese di giugno. Al “Milano Sumo Open International” partecipano  infatti atleti di caratura internazionale e molti campioni europei (fortissimi i bulgari e georgiani) .

Per approfondire vi rimandiamo alla enorme disponibilita’ in rete, e limitandoci a quelli in  lingua italiana, suggeriamo di vedere i due siti:

 http://www.sumo.it/

 http://www.sumoopen.com

Naturalmente non citiamo oltre la letteratura in inglese sul web che e’ sterminata .

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